IGEA, Padani +2 i 2S ies iy fi Mie 44h ty E job wi ere È È posti retti cgevoo © Sst TILTh = SSIS SS PALE a a a eae or TETTO. 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O. DE BEAUX REDAZIONE DOTT. F. CAPRA VOLUME LVIII GENOVA FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. A. 1935 - 1939 XII - XVII È; | ANNALI DEL MUSEO CIVICO DI (.TORIA NATURALE GIACOMO DORIA VOLUME LVIII | ANNALI DEL MUSEO CIVICO GIACOMO DORIA | PUBBLICATI PER CURA DEL DIRETTORE PROF. O, DE BEAUX REDAZIONE DOTT. F. CAPRA VOLUME LVII - GENOVA FRATELLI PAGANO - TIPOGRAFI EDITORI - S. A. 1935 - 1939 XII - XVII PRESENTAZIONE I risultati scientifici delle numerose spedizioni del Marchese Saverio Patrizi, benemerito esploratore e raccoglitore in Africa, sono sparsi in vari volumi di questi Annali, a partire dal vol. XLIX, e precisamente in 17 memorie per l’ Africa Orientale (Kenia 1919, Somalia meridionale 1920, 1923-24); in 3 per il bacino del Congo (Alto Uellé 1927-27); in 10 per la Dancalia (Spedizione R. Franchetti, novembre 1828-febbraio 1929), ed in 27 per la spedizione all’ Oasi di Cufra (marzo-luglio 1931). Varie specie di insetti sono poi state pubblicate dagli specialisti nei periodici della Società Entomologica Italiana, della Società Entomolo- gica di Francia, in «Afra», nella « Missione dell’ Omo », ecc. Ho disposto che i risultati della spedizione 1934 vengano a formare da soli il vol. LVIII di questi Annali, ed ho pregato il Marchese Saverio Patrizi di volere pubblicare nel nostro periodico scientifico stesso la parte narrativa, corredata da cartine e fotografie, che sara partico- larmente utile agli specialisti delle singole materie. Oltre i materiali illustrati nel presente volume sono riccamente rappresentati i Miriapodi e gii Aracnidi che, come parte del materiale entomologico ed erpetologico, sono tuttora in corso di studio. Come nella spedizione all’ Oasi di Cufra (marzo-luglio 1931), il Marchese Patrizi è stato accompagnato nel Basso Giuba e nell’ Oltre- giuba dal tassidermista Confalonieri Carlo di questo Museo, il quale ha preso parte attivissima al lavoro, sia nell’ interesse del Museo Coloniale di Roma, sia di questo Museo. Le febbri malariche fecero parecchio torto ai due esploratori e raccoglitori, ma ben poco all’ entità delle raccolte. Al finanziamento della spedizione volle contribuire la « Società degli Amici del Museo», presieduta dal Senatore Felice Bensa. Mi è grato di ringraziare pubblicamente questo sodalizio per il suo aiuto. Genova, 31 luglio 1935 - XII. - 20 aprile 1939 - XVII. sEpili 1939 IL DIRETTORE OSCAR DE BEAUX SPEDIZIONE ZOOLOGICA DEL MARCHESE SAVERIO PATRIZI NEL BASSO GIUBA E NELL’ OLTREGIUBA GIUGNO-AGOSTO 1934 XII PARTE NARRATIVA PER SAVERIO PATRIZI Nell’ estate 1934 ho trascorso circa due mesi e mezzo in Somalia, lungo la costa dei Bagiuni e nella zona forestale dell’ Alto Bubasci. Scopo del viaggio, la raccolta di alcuni gruppi di animali per il Museo Coloniale di Roma, nonchè di materiale di studio per il Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Particolare interesse prometteva 1’ Alto Bubasci, zoologicamente ancora inesplorato. Il soggiorno nella regione del Basso Giuba, a me famigliare per avervi passati complessivamente oltre quindici mesi nel ’20 e nel ’23-’24, mi avrebbe permesso di fare tra l’ altro interessanti con- fronti sulle eventuali variazioni di frequenza di alcune specie. BASSO GIUBA Dopo due anni di eccezionale siccità per la mancanza quasi assoluta delle pioggie regolari, il 1934 ha veduto verdeggiare di nuovo la Somalia in seguito alle abbondanti pioggie primaverili (gu). Al nostro sbarco, il 16 giugno, abbiamo trovato la vegetazione in pieno rigoglio e l'immensa distesa di boscaglia rivestita del suo brillante fogliame e odorosa di acacie fiorite; solo le faccie ancora sparute dei pastori somali e le ossa del bestiame perito di stenti a mandrie intere documentavano i due anni di disastro appena passati. I corsi del Uebi Scebeli e del Giuba, ridotti, a quanto mi veniva riferito, a rare pozzan- ghere nell’ ultima stagione asciutta, al nostro arrivo convogliavano la Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVII. ] sep 11 1988 2 S. PATRIZI loro normale massa d’acqua, ricca di limo strappato all’ altipiano etio- pico, e le messi sulle loro sponde si annunziavano quanto mai pro- mettenti. Raggiungemmo in breve, da Mogadiscio, con gli automezzi conces- simi dal R. Governo della Colonia l’ azienda della Società Romana di Colonizzazione in Somalia, a Belet Amin sul Giuba, nella Vice-Residenza di Margherita, località a me già ben nota e perciò prescelta come base per i nostri lavori, onde evitare perdite di tempo in lunghe ricerche di particolari specie. Il Presidente della Società di Colonizzazione stessa, Conte Franken- stein, nel frattempo purtroppo mancato ai vivi, aveva inoltre messo a mia disposizione una nuova e bella casa in muratura appena ultimata, ove potemmo subito sistemare il materiale per le raccolte e per la prepa- razione nella grandissima veranda occupante un’ intera metà della casa, protetta da reticella metallica, fresca, ventilata, sicura ed ombreggiata da un grande sicomoro, mia vecchia conoscenza, sotto alla chioma del quale svolazzavano di notte stormi di grandi pipistrelli frugivori, gli Epomophorus wahlbergi haldemani, affaccendati a sgranocchiare i suoi piccoli frutti maturi, rossi e carnosi, i cui residui al mattino coprivano letteralmente il terreno ai piedi del tronco. Questi Chirotteri danno ogni tanto uno strido acutissimo e tanto sottile e breve da rassomigliare stra- namente al tintinnio d’ un campanellino d’ argento, frammisto da leggeri suoni miagolanti, che formano, con il gracidar cupo e lontano di milioni di rospi, e l’insopportabile ed incessante stridio dei pipistrelli a coda lunga, la sinfonia notturna di Belet Amin, dove si sentono ben di rado iene e sciacalli. Grandi alberi di Kapok (Eriodendron) ombreggiano ora la « strada del Governo » ed i viali della Concessione e sono un magnifico esempio della prodigiosa rapidità di accrescimento di alcune piante in questo clima e terreno: alberi con il tronco del diametro di 70-80 cm. ad un metro da terra, hanno solo sette anni di vita! IL Descek MomBasa — Al mio arrivo a Belet Amin fui lieto di sentire che il « Descek » (stagno) dell’ Isola Mombasa distante appena trecento metri in linea d’aria dalla nostra sede era pieno d’acqua e gremito di animali. La formazione di questi « descek » è provocata artificialmente dai coltivatori Vagoscia mediante |’ apertura di canali o «farte » quando il lessandr, cca Xx x x x K AEM on Descek-. \ chi ©/ Chisimaio x x Ian Colonia del Kenya Scala 1:2000000 S. Patrizi Xul Itinerario della Spedizione Zoologica S. Patrizi nel Basso Giuba e nell’ Oltregiuba Giugno-Agosto 1934 - XII 4 S. PATRIZI x livello d’ acqua è sufficientemente alto. La loro durata non è natural- mente molto lunga, ma durante 1’ « agai» (1), l’ evaporazione lenta, per lo scarso soleggiamento dovuto alla nuvolaglia che ingombra quasi sem- pre il cielo e l’ umidità notevole dell’ aria fanno si che la superficie occupata dall’ acqua residua dello stagno permanga su parecchie centi- naia di ettari per due o tre mesi dopo la fine del «gu». Sulle rive dello stagno, man mano che I’ acqua si ritira, i Vagoscia si affrettane a seminare granturco, dura, sesamo e cotone, che crescono rigoglicsi giovandosi dell’ umidità immagazzinata nel terreno fertilissimo. Alla nostra prima visita, il 23 giugno, lo stagno ancora vasto pre- sentava uno stupendo colpo d’ occhio: una sola ininterrotta distesa di ninfee fiorite, dalle più delicate sfumature del celeste e del rosa, e su questo smagliante tappeto, miriadi di uccelli d’acqua, decorativi come fiori stessi (fig. 1). Ma ecco che sin dal nostro primo apparire siamo perseguitati dal . grido di allarme delle « Pavoncelle armate » (Hoplopterus spinosus), che cominciano a volteggiare a pochi metri dalle nostre teste, si posano poi sul terreno e continuano a strepitare a testa bassa, attirando l’ attenzione degli altri uccelli sulla nostra presenza, finchè anche i più pigri ed indo- lenti tra gli abitanti pennuti dello stagno finiscono per allontanarsi. Non conosco uccelli più insopportabili di questi « Guastacaccia », e confesso che un paio di volte ho lasciato andar loro una fucilata, raggiungendo così al completo il deprecato effetto di gettar lo scompiglio fra gli acquatici. Abbiamo tuttavia potuto fare buon numero di osservazioni che riassumo brevemente: I numerosi Pellicani (P. onocrotalus roseus), spesso divisi in grup- petti di 10-12 individui, pescavano e diguazzavano battendo le ali sul- l’acqua, con un rumor di lavandaie che battono i panni sull’ asse. Allar- mati, si levavano stentatamente a volo, per apparir poi in tutta la loro maestà di volatori incomparabili, nel lento rotear ad ali immobili, mentre prendevano quota. Lasciavano al tramonto lo stagno per recarsi a per- nottare sulle palme dum, in località appartate. Non nidificano nel descek, e l’inoltrato sviluppo dei giovani dimostrava essere avvenuta la ripro- duzione parecchio tempo prima del nostro arrivo. — Numerosi Cormorani di piccola statura (Microcarbo africanus; in somalo « Mudda dòbi », ossia « tuffatori della terra nera ») si vedevano (1) Stagione intermedia fra il «gu» delle grandi pioggie primaverili, ed il « der», delle piccole pioggie autunnali. PARTE NARRATIVA 5 di sovente appollaiati ed intenti a soleggiarsi ad ali semiaperte su sterpi emersi, quando non erano occupati a pescare frammisti ai pellicani. Abbondavano anche i Ploti (Plotus levaillanti), simili ai Cormorani, ma facilmente distinguibili per la maggior statura, il lungo collo serpentino ed il becco aguzzo, anzichè uncinato; una sera ne osservai un branco di oltre un centinaio, che volava sullo stagno, recandosi probabilmente all’ appollo. L’ Oca del Nilo (Alopochen aegyptiacus; « Bata ghedutùt >» « anatra rossa ») era rappresentata da parecchie coppie in periodo di cova; gli indigeni ci portavano spesso dei pulcini che si addomesticavano assai facilmente, anche se tenuti in uno stato di semi-libertà. L’ Anatra caruncolata (Sarkidiornis melanonotus; «Bata medù » « anatra nera >, molto comune, viveva in gruppetti di 4-5 individui. Verso il tramonto questi si riunivano in branchi numerosi per recarsi a pascolare in altri stagni. L’Anatra vedova (Dendrocygna viduata; « Vivio » onomatopeico), era numerosissima, ma si sparpagliava durante il giorno in gruppi più o meno numerosi associati ad altri uccelli. Nidificava in giugno nel descek Mombasa in piccolo numero, forse perchè troppo disturbata dagli indi- geni raccoglitori di loti. Era d’ indole poco diffidente ed i suoi fischi, che le hanno valso il nome somalo, riempivano I’ aria e prevalevano nell’ in- sieme dei gridi degli uccelli locali. L’Anatra arborea fulva (Dendrocygna fulva) comparve in gran nu- mero verso la fine di luglio e viveva frammista alla D. viduata della quale è ancora più pigra e fiduciosa. Come questa, si nutriva principal- mente di semi minutissimi di Ninfea. i L’ Alzavola punteggiata (Anas punctata) è un’anatra certamente non frequente nel Basso Giuba, dove ne vidi in tutto 4, sempre fedeli al medesimo tranquillo cantuccio dello stagno. L’ Anatrina becco-rosso (Anas erythrorhyncha) sembrava poco abbondante; 1’ ho però rinvenuta anche sulle pozze d’acqua temporanee, lontane dal fiume. La Moretta bruna (Nyroca brunnea) aumentò di numero verso i primi di agosto, ma si conservò sempre di difficile osservazione, perchè molto diffidente e dal volo veloce. Credo poter affermare anche la presenza nello stagno Mombasa del Nettapus auritus, avendo osservato a grande distanza una coppia di pic- 6 S. PATRIZI colissimi palmipedi che rispondevano alla magistrale « Field identifica- tion» del Bannermann (1). Tra gli uccelli acquatici a gambe alte rammento i branchi imponenti di Tantali (Pseudotantalus ibis; « Scék harire » Santone di seta), di Ana- stomi (Anastomus lamelligerus; « Alio Bubùn » Ali mangia-lumache), di Spatole (Platalea alba; « Harirò »), di Ibis sacri (Ibis aethiopica; « Scion- golo Farài »), viventi in buona armonia e formanti sul tappeto di ninfee grandi macchie di colore pezzate di bianco e di nero. Non mancavano piccoli branchi di Garzette (Egretta garzetta), men- tre i meravigliosi Aironi bianchi (Egretta alba; « Bòlobòlo »), non sono molto abbondanti e stanno di sovente isolati o a piccoli gruppi. Sempre isolati ma tutt’ altro che rari sono i maestosi Aironi giganti (Ardea go- liath), gli Aironi testa-nera (Ardea melanocephala); scarsissimo invece, almeno in «agai», |’ Airone cenerino (Ardea cinerea). Tutti questi uc- celli sono dai Somali indistintamente chiamati « Abbòt'hiahass » padre del coccodrillo. Di dimensioni e di colorito modesto, ma rumorosi quanto mai con i loro gridi nasali e schiamazzanti sono gli Ibis haghedash, (Hagedashia hagedash; «Kwarara »), che si associano volentieri agli Ibis sacri e con essi, al calar della notte vanno ad appollaiarsi sui grandi sicomori che ombreggiano le rive del Giuba. Il 26 luglio vedemmo per la prima volta un magnifico « Jabiru » (Mycteria senegalensis), cicogna imponente che, pur avendo un’area di diffusione enorme dall’ Africa occidentale all’ India, non è probabilmente mai stata abbondante in alcun posto; nello stomaco di un individuo ucciso poco dopo rinvenimmo i resti di nidiacei del Beccaccino ornato (Rostratula benghalensis). Nelle vicinanze dello stagno non erano rare le Cicogne vescovo (Dissoura leucocephala), mentre vi mancavano i Ma- rabù (Leptoptilus; « Galeulle »; « Hantolle »), che pure avevo trovati frequentissimi a Belet Amin nei miei precpdenti soggiorni, in altre Stagioni. Fra gli uccelli di minori dimensioni notai la Sgarza ciuffetto (Ar- deola ralloides), |’ Airone guarda-buoi (Ardeola ibis), il Tarabuso striato (Butorides striatus atricapillus) e qualche raro corvo di notte (Nycti- corax). Le Parre (Actophilornis africana) si inseguivano corteggian- dosi e correndo colle dita spropositate sulle foglie di ninfea come su di un lastricato; ogni tanto si levavano a volo per brevi tratti, graci- dando e trascinando penzoloni le zampe. Anche dopo averle ferite era (1) Birds of Tropical West Africa. PARTE NARRATIVA 7 vano sperare di ritrovarle, potendo esse rimanere sott’ acqua un tempo indefinito, con il solo becco emergente fra le piante acquatiche. Trovai non rara e nidificante nei piccoli isolotti erbosi, la Rostratula bengha- lensis già citata, « Painted snipe » degli inglesi. Fra gli uccelli di ripa oltre all’ onnipresente Piro-piro (Tringa hypo- leucus) notai qualche raro Cavalier d’ Italia (Himantopus candidus), fre- quenti Corriere (Aegialitis pecuaria) e qualche Totano (Totanus stagna- tilis). I Martin pescatori (Ceryle rudis) isolati 0 a coppie volavano a ‘pochi metri dal pelo dell’ acqua, si arrestavano di colpo prendendo la mira col lungo becco puntato in basso, piombavano come sassi sulla preda, piccolo pesciolino o girino di rana, per andarlo poi a digerire su qualche ramo emergente. Un altro Martin pescatore, minuscolo e viva- cemente colorito di viola (Corytornis o Ispidina, non meglio identificato), era più frequente lungo il fiume, fra i macchioni, mentre una. terza specie (Halcyon semicaeruleus) comunissima, chiassosa e rissosa, pur vivendo nelle immediate vicinanze del fiume, cacciava di preferenza insetti terrestri e nidificava in profonde buche scavate negli argini dei canali d’ irrigazione dei bananeti. Varie volte abbiamo visto quest’ uccel- letto dalle ali d’ un brillante azzurro precipitarsi con strida di rabbia su uccelli molto più grossi di lui per scacciarli dal suo dominio di caccia. Le Aquile pescatrici (Cuncuma vocifer; «Kòi-kdi >», o « Koile ») erano quasi sempre presenti sul descek di Mombasa e sulle rive del fiume, e quando non erano visibili, tradivano la loro presenza con il fortissimo miagolio da Poiana. Un giorno assistei ad una « grassazione » fatta a volo da uno di questi ladroni ai danni di un Airone testa-nera, obbligato a rigurgitare un pesce che l’ Aquila afferrò destramente a mezz’ aria, venendo poi a divorarlo vicino a me, fra le ninfee. Il Ban- nermann afferma peraltro che quando il rapace si precipita all’ impaz- zata su di un Airone gigante già in atteggiamento di difesa a terra, resti talvolta impalato sull’ acutissimo becco del trampoliere. Questa era per sommi capi l’ avifauna del descek Mombasa nella seconda metà di giugno, luglio e la prima metà di agosto (1). (1) Nota preliminare sulla Flora acquatica del Descek Mombasa. Nymphaea stellata, a grandi fiori azzurri, rossi o bianchi. Nymphaea lotus, a fiori bianchi, più piccoli. Ambedue queste ninfee scno fornite di tuberi ricercati come nutrimento dagli indigeni, che li chiamano « domal ». Lymnophytum obtusifolium, nelle piccole insenature e nei canali poco profondi. Scirpus articulatus var. major Boch. e Scirpus maritimus, sul margine degli stagni. 8 S. PATRIZI . UcceLLI — Tra i moltissimi uccelli osservati altrove rammento i tessitori del genere Amblyospiza che costruivano nidi di meravigliosa regolarità sostenuti da due sottili cannuccie sulla riva del fiume (fig. 2). Le colonie animatissime e chiassose dei Passeri tessitori gremivano i sicomori e. i cespuglioni protesi sull’ acqua; due specie del genere Hyphantornis vivevano in buona armonia sul medesimo albero, intenti a fabbricare, in una vera frenesia edilizia, nidi sferici dalla breve aper- tura tubolare rivolta in basso: il terreno era letteralmente coperto da nidi della precedente covata « scuciti » dai rami per far posto ai nuovi. Anche gli Storni metallici (Spreo, Lamprocolius, ecc.) le Dinemellie (Dinemellia dinemelli), e molti altri uccelli, costruivano i loro volumi- nosi nidi di sterpami sui mastodontici « baobab ». Nell’ alta duna che sovrasta la foce del Giuba sulla riva destra, una prosperosa colonia di Grottaioni (Merops nubicus) nidificava in nu- merosi fori scavati nella sabbia consolidata, ed una simile colonia, di ‘altri Grottaioni (Merops persicus) fu da noi osservata sulla duna di Merca alla metà del mese stesso. Una escursione molto rapida alla bella foresta di Mobilèn (figg. 3 e 4), nell’ Isola Touata, formata dai due bracci del Giuba presso Ales- sandra, ci procurò alcuni interessanti uccelli forestali, fra i quali di certo localmente molto raro il Turaco del Fischer (Turacus fischeri), che ebbi la fortuna di uccidere mentre, in compagnia di un branchetto di Cercopitechi divorava.i frutti d’ un grande sicomoro. Raccolsi anche il Cuculide (Ceuthmochares aereus), che raramente abbandona i mac- chioni più folti. Le quaglie a ventre nero (Coturnix delegorguei) abbondavano pronte alla nidificazione alla fine di giugno nelle pianure di Torda, Buloboda, Bieia, Elvolud ed altre coperte di lussureggiante vegetazione; il canto di questi graziosi gallinacei risuonava ovunque simile a quello della nostra quaglia, ma più sommesso e con diversa cadenza. Su di una specie di piccola Ottarda ripetei un’osservazione già fatta in precedenti viaggi. Queste Lissotis melanogaster, raggiunta con volo obliquo una quota di 20 o 30 metri, si arrestano bruscamente e Neptunia oleracea, è la caratteristica mimosa d’acqua a fusto molle e strisciante e dai vistosi fiori giallo-oro. Utricularia Oliveri, forma meridicnale, finora non segnalata per la Somalia e Najas sp., delicate pianticelle sommerse, di una certa importanza nell’ alimentazione di taluni palmipedi. Devo alla cortesia del. Dott. Lusina, del R. Istituto Botanico di Roma, la determina- zione di queste piante. PARTE NARRATIVA 9 stendono le ali a guisa di paracadute; allora, lasciando oscillare le gambe in avanti ed indietro come pendoli, discendono a piombo, impiegando alcuni secondi nella caduta. Mi sono convinto vié pitt che questa ma- novra serva a dar uwun’occhiata panoramica ai dintorni a scopo di sicurezza. RETTILI — Per la raccolta dei coccodrilli la stagione era poco propizia, essendo il fiume in piena e sommersi i banchi di sabbia sui quali questi rettili amano soleggiarsi. Tuttavia il Confalonieri ne ful- minò con un colpo di carabina uno di m. 4,50, che sonnecchiava sulla riva del Giuba a breve distanza dalla nostra casa. Nel suo stomaco trovammo un braccialetto di donna in ottone argentato. Sarebbe assai interessante determinare la massima statura cui possono giungere questi rettili nel Giuba. InsETtTI — Le nostre lunghe passeggiate in boscaglia, ci frutta- rono un’ abbondante messe di insetti e di altri invertebrati, numerosis- simi per la vegetazione in pieno rigoglio. Curai in modo particolare la raccolta di Emitteri, spesso trascurati dai raccoglitori per la fragilità di molte specie, ed in pari tempo raccolsi buon numero di piante cui è legata I’ esistenza di questi insetti. Scarsissimo fu invece il risultato della caccia notturna alla lampada, che secondo le mie esperienze è fruttuosa soltanto dopo le prime pioggie che seguono un lungo periodo siccitoso, forse perchè molte specie com- piono il loro ciclo di vita allo stato di immagine in pochi giorni, mentre le più longeve vengono prontamente decimate dai fattori che interven- gono a limitare la loro eccessiva moltiplicazione; altre infine, quali le forme sessuate delle Formiche e Termiti sono attirate dalla luce solo durante il volo nuziale, che segue precisamente le prime pioggie. TERMITAI — Di lunghe ricerche facemmo oggetto i grandi termitai (fig. 5) del Bellicositermes bellicosus, sui quali sperimentammo con scarso successo vari mezzi per ottenere la rapida morte degli abitatori: il cia- nuro di sodio, per quanto in forte soluzione e versato a secchi non arrivava mai ad impregnare tutta la massa del nido ed il suo effetto ‘era quindi assai limitato. Sperimentammo anche il cianuro di potassio, posto nei camini di aereazione ed in fori praticati nel vivo del termitaio, sigillando poi il tutto con argilla umida. Anche qui |’ azione del veleno fu insignificante e morirono solo le Termiti che si trovavano nelle gal- 10 S. PATRIZI lerie e nelle celle in immediato contatto con esso. Finimmo cosi per rinunziare ad osservare le Termiti fulminate in posto, e ci decidemmo a far le ricerche dei Termitofili, sopportando i taglietti che i grossi soldati infliggevano alle nostre dita con le mandibole affilate come rasoi. La causa del nostro insuccesso con metodi di distruzione favorevolmente sperimentati dal Prof. Paoli nella concessione della S.A.I.S., deve par- ticolarmente ricercarsi anzitutto nelle dimensioni notevoli dei termitai sui quali operammo ed in secondo luogo nell’ umidità della stagione che ‘impediva la rapida imbibizione della terra fortemente argillosa. Le Ter- miti operaie trovarono talvolta il modo di isolare la zona pericolosa sacrificandosi in massa attorno ai quantitativi di veleno introdotto nei nido. CONTRIBUTO DEGLI INDIGENI — Un notevole contributo all’ incre- mento delle raccolte fu dato dagli indigeni, da noi retribuiti a pronti contanti per ogni animaletto accettato; per tutto il tempo del no- stro soggiorno a Belet Amin vi fu una continua processione di Vagoscia e Somali, operai della Concessione, felici di poter arrotondare la loro paga giornaliera con poca fatica. Serpi, prudentemente legate con uno spago e questo a sua voita fissato al capo di un bastone, Eteroce- fali portati se possibile con ancor maggiore circospezione, zucche ed altri recipienti eterogenei pieni di insetti, formavano il grosso del quo- tidiano «movimento d’ affari ». Due specie di Varani e grosse Tarta- rughe ci venivano spesso portate: i primi, al nostro approssimarsi, gon- fiavano il corpo minacciosi e soffianti, poi cercavano di colpirci le gambe con saettanti frustate della coda. La raccolta degli Ofidi raggiunse proprio grazie all’ aiuto degli indi- geni in breve un numero di esemplari veramente notevole e tanto più inaspettato, in quanto che noi stessi vedemmo pochissimi serpenti du- rante le nostre escursioni. Fra questi era molto forte la percentuale dei velenosi, tra i quali delle Bitis, che raggiungono localmente anche i due metri di lunghezza. Tra molte giovani Naye ce ne venne portata anche una di grande statura: mai cinque lire furono più onestamente guadagnate dal suo raccoglitore. Dato il numero veramente notevole di serpenti velenosi presenti, i casi di morsicatura sono, a quanto ci affer- marono, molto rari o per lo meno raramente seguiti da esito letale. Un giorno ci venne portato un gigantesco Fasmide (fig. 6), chiamato dagli indigeni « Avoi guddè » (1), in forma di stecco lungo 30 centimetri (1) Palophus (Ischnopoda) sp. (det. F. Capra). PARTE NARRATIVA 11 dall’ estremità delle antenne a quella dell’ addome; sorprendente la tra- sformazione che subiva questo insetto quando, stuzzicato, si decideva ad aprire le sue grandi ali. macchiettate di bruno, abitualmente nascoste sotto le brevissime elitre, e le agitava coll’ incertezza di un giuocattolo meccanico. Molto notevoli per il loro mimetismo difensivo mi apparvero alcuni Ortotteri ed Emitteri: dei Fillomorfidi raccolti in luglio esclusivamente su di una pianta chiamata in somalo « dégadéga » (1), della quale imitano le foglioline biancastre, e dei Pentatomidi perfettamente simili alle gemme secche di una Gardeniacea, sulla quale vivono. MAMMIFERI — Nella nostra : breve permanenza, ben poco tempo trovammo pur troppo da dedicare alla caccia dei mammiferi, assorbiti come eravamo da tanti altri compiti. Tra le specie raccolte sono: il Cudù minore, il Gherenuc, |’ Orice, 1’ Urebia, alcuni Dik dik, Sciacalli, un Cinocefalo ed alcuni Cercopitechi gola bianca, frequenti ovunque siano tratti di foresta rivierasca ricca di sicomori. Fui molto lieto di poter constatare che l’ applicazione rigorosa delle disposizioni protettive per la grossa selvaggina ha avuto benefici effetti in questi ultimi dieci anni. Gli elefanti sulla riva sinistra del Giuba sembra siano notevolmente aumentati ed ogni anno visitano ormai rego- larmente una parte del territorio della Vice-Residenza di Margherita, dove fino al 1924 non comparivano che eccezionalmente: una mandria di quattordici capi fu da me osservata a lungo e quasi ogni giorno avemmo esatta notizia dei suoi spostamenti da informatori indigeni, du- rante due mesi della sua permanenza nei pressi della piana di Funga- lango. Questa mandria aveva il suo quartier generale nella intricatissima boscaglia che si estende dalle rive del Giuba presso Sabutuni, fino alla duna, ricca di acacie «tugar >», tamarindi ed altri folti alberi la quale segue a varia distanza il corso del fiume, rasentandolo poi a Belet Mamo. Dopo aver girovagato una parte del giorno, e passate le ore più calde all’ ombra di qualche grosso «tugar >», gli elefanti si recavano verso ‘sera ad abbeverarsi a qualche pozza di acqua piovana sparsa nella bo- scaglia, e pascolavano poi la notte, facendo purtroppo qualche volta irru- zione anche nei campi di granoturco nei pressi di Margherita. Anzi noi finimmo per rinunziare alle nostre escursioni in questa boscaglia onde evitare incontri sgradevoli coi pachidermi, armati come eravamo per lo (1) Pupalia sericea. 12 S. PATRIZI più del solo retino da insetti e di una doppietta da uccelli. Un giorno dovetti sgattaiolare a meno di trenta metri sotto vento per. allontanarmi da un grosso maschio (bor) che aveva rivelato all’ improvviso la sua presenza con un profondo brontolio. Le concordi testimonianze dei bianchi e degli indigeni, sia per l’ Uebi Scebeli che per il rimanente del Basso Giuba, confermano la frequenza di mandrie numerose, mentre sembrano essere, sulla riva sinistra del Giuba, scarsi i maschi portatori di belle difese e degni di un colpo di carabina. Dovetti invece con mio rincrescimento constatare la diminuzione dei leopardi in colonia. L’ aumentato valore delle pelli di questo felino con- sigliarono qualche tempo fa il Governo della Colonia a tollerare l’ im- portazione di un gran numero di trappole in ferro, e la loro libera ven- dita agli indigeni, con la conseguenza immediata di una quasi totale scomparsa del magnifico animale in territori ove pochi anni avanti era . abbondante. I primi a trarre profitto della scomparsa del loro nemico capitale furono naturalmente i Cinocefali, che si dettero a devastare a man salva le colture indigene, procurando un danno molto maggiore di quello arrecato dal leopardo con 1’ occasionale furto di qualche capretto. Anche la mancata selezione naturale delle specie erbivore abitanti la foresta e la boscaglia fitta quali i Tragelafi, Cudù, Cefalofi, mediante l’ eliminazione dei deboli, potrà avere conseguenze dannose che è dif- ficile poter commisurare, data. la conoscenza ancora molto sommaria che abbiamo circa l’ entità del nostro patrimonio faunistico, ma che potranno manifestarsi forse con epidemie, con diminuzione di nascite o altro. Riflettendo a tutto ciò il R. Governo ha vietato ogni ulteriore impor- tazione di trappole; ma ormai parecchio male è fatto, e non resta che augurarci che rapida sia l’ usura dei micidiali ordegni. OLTREGIUBA Verso iL BuBasci — Dopo due mesi di intenso lavoro nel Basso Giuba, decisi di spingermi nell’ Oltregiuba meridionale. Scartai l'itinerario lungo la pista camionabile Chisimaio-Ghersei- Gianateca-Gennanica-Baddada-Ola Uager, per il poco affidamento che dava di giungere a destinazione dopo la recente stagione delle pioggie e prescelsi invece la via di mare, più lunga e faticosa per il monsone di S.O. ancora gagliardo, ma più sicura. Fortuna volle che potessi assi- PARTE NARRATIVA 13 curarmi a Chisimaio una splendida motobarca dei F.lli Siani, di scarsa pescagione, qualita necessaria per risalire il corso del Bubasci. La Reg- genza del R. Governo (Gr. Uff. Caroselli) volle generosamente assu- mersi la spesa del nolo. Il 15 agosto lasciammo l’ ancoraggio di Chisimaio alle 13,30 al mo- mento della marea « ferma ». L’ equipaggio, composto esclusivamente di Bagiuni, era comandato da un ottimo « nakuda » (comandante indigeno), Lali, nativo dell’ isola di Ciuai e perfetto conoscitore della costa fino a Burgao. Per-nostro servizio personale portammo due « boys », uno somalo Abdullahi, ed uno Vagoscia, Hagi, oltre ad un cuoco Bagiuni. Traversata la Baia cosidetta del Rifugio, denominazione poco con- fortata dal mare agitatissimo che vi trovammo, si scese a terra alla estremità Sud della Baia stessa, onde attendere il mare più tranquillo fra la marea montante e la discendente per doppiare senza pericolo il Ras Mtoni, e percorremmo a piedi il tratto fino a Bender Mtoni, a Sud del promontorio omonimo. Un ampio cordone di collinette madreporiche, alte in alcuni punti un centinaio di metri, segue a breve distanza la linea della costa: su quelle che sovrastano Bender Mtoni, raccolsi alcuni insetti e qualche campione della flora, dall’ aspetto assai diverso da quello del retroterra. Tutti i cespugli e gli alberi sul versante marino appaiono infatti scontorti, scapitozzati e tormentati dal violento monsone, mentre sul versante di terra e nelle vallecole riparate allignano floride acacie ad ombrello ed un ricco pascolo erbaceo. Osservo un branchetto di Ghere- nuk, vari Chiurli, qualche grosso Francolino (Pternistes leucoscepus), Ottarde a ventre nero, Totani ed alcuni altri uccelli. Lasciammo Bender Mtoni in barca alle ore 17,30, passando fra mezzo a numerosi isolotti erosi così profondamente dal moto ondoso che il loro orlo è costantemente ridotto in alcuni punti ad un tavolato tal- mente sottile, da crollare di sovente. Lasciato il riparo degli isolotti, troviamo, mentre annotta, un mare agitatissimo che innaffia la coperta, ma alle 19 ci troviamo sotto vento dell’ Isola Ilisi, e da questa fino alla nostra tappa, l’ Isola di Coiama, che raggiungiamo alle 20,30, il mare è tranquillo. Allo spuntare del giorno perlustrammo per un paio d’ ore |’ isoletta, che, dal lato faunistico non presenta nulla di particolarmente interes- sante: osservo solo alcuni Corvi dallo scapolare (Corvus albus), frequenti anche sulla costa, ed un Falchetto grigio, forse un Elanus. 14 S. PATRIZI . Lasciammo Coiama alle 81/2: oltrepassato il capo Sud dell’ isola trovammo forti ondate di monsone fino al ridosso di Ngumi, ma da questa isola fino a Ciuai, ove sorge la piccola capitale dei Bagiuni, la navigazione è tranquillissima nel canale protetto da una serie quasi inin- terrotta di isolotti, scogli e bassifondi. Gettammo l’ ancora nel canale di fronte al villaggio predetto alle ore 12; la marea era bassissima e la spiaggia emersa, di sabbia can- «dida e sparsa di pozzette, si trovava, come in tutte le isole e gli scogli da noi incontrati a sud di Chisimaio, 3 metri più in basso del suolo del- l’ isola, portato a sua volta da pareti strapiombanti (confr. fig. 15). A bassa marea si raggiunge il ciglio dello strapiombo servendoci di rozze scale di legno o più precisamente di pali forniti di intacche, costruiti dagli indigeni. A marea alta, invece, che qui oltrepassa i due metri, le imbarcazioni attraccano direttamente alla scogliera, la cui som- mità vien quasi a livello con i bordi. Alcuni grossi sambuchi, di costruzione locale e di sagoma quanto mai slanciata ed elegante, adorno il bompresso di una frangia di fibra vegetale, erano in secca presso la scogliera. Diamo un’ occhiata alla fauna dei bassifondi emersi. Grossi cumuli di conchiglie di Murex, al piede dello strapiombo, sono dovuti all’ atti- vità dei pescatori Bagiuni i quali ne vendono gli opercoli che vengono bruciati come profumo. Abbondano anche le elegantissime Cipree leo- — pardo e Cipree moneta, utilizzate per decorare recipienti per il latte e cestini in varie località della Somalia e, private dell’ umbone, come pedine in un giuoco popolarissimo tra gli scaricatori del porto di Chi- simaio. Molte Oloturie, della specie più pregiata per il commercio con l’ estremo Oriente, sono sparse sulla sabbia umida; un ragazzetto indi- geno è intento a scavar qualcosa dalla sabbia, che riconosco per enormi sipuncoli (probabilmente Sipunculus indicus Peters). Questi vermi vivono infossati nella sabbia umida e per catturarli è necessario impalarli con un bastoncino aguzzo onde impedir loro di approfondarsi rapidamente. Fra le rocce madreporiche della scogliera catturiamo parecchie pic- cole lucertole, tipo Mabuia, che si nutrono di piccoli granchiolini. La secca è animata da una quantità di uccelli ripicoli. Noto delle Beccaccie di mare, delle Dromas ardeola, Chiurli (Numenius arquatus e phaeopus), Spatole (Platalea alba e forse qualche rara P. leucorodia), Tringhe, Totani, tutti intenti ad esplorare minutamente il terreno rimasto PARTE NARRATIVA 15 temporaneamente all’ asciutto. Le Spatole, a branchetti, marciano a passi cosi regolari e compassati che sembrano soldati all’ esercizio. Ritrovo anche molte vecchie conoscenze del Descek Mombasa: Tantali a branchi, Aironi giganti, solitari e maestosi nello specchio abbagliante dell’ acqua calmissima, Aironi bianchi, Garzette e qualche raro Pellicano. Verso l’ imbrunire tutti questi uccelli si riuniscono a pernottare sui numerosi isolotti di pochi metri quadrati di superficie, inaccessibili alle barche per le loro ripe strapiombanti e spesso battute dai marosi. Con l’ alta marea, alle 16, lasciammo Ciuai e, dopo una tranquil- lissima navigazione, raggiungemmo verso il tramonto l’ ancoraggio di Mdoa, all’ Isola di Ciula, la più verdeggiante delle isole Bagiuni, orlata di mangrovie dalla parte del canale. Vedemmo finalmente sulla riva un gruppetto di Fenicotteri, i primi osservati durante il nostro viaggio. 17 agosto — Appena giorno ci dirigiamo verso l’ interno dell’ isola per visitarne i pozzi d’ importanza capitale anche per |’ aridissima costa di terraferma a sud di Chisimaio, da dove i Bagiuni che coltivano le « sciambe » (campi) si partono su minuscole piroghe per rifornirsi di acqua potabile a Ciula trasportandola in botticelle. Nel pozzo principale situato in una zona depressa, vera conca sabbiosa, l acqua è buona ed abbondante. Nei pressi vegeta un gruppo di pochi cocchi, ed un altro gruppetto si vede in direzione del villaggio di Ciula. Dalla parte del- I’ Oceano i frangenti infuriano, levandosi in pennacchi e nuvole altissime. Le dimensioni dell’ isola sono: iunghezza dell’asse orientato NE-SO, km. 5,568; superficie approssimativa, 5 km.q.. La popolazione vive di pesca ed è dedita alle industrie del mare, però coltiva anche campi di dura ad Anole, Cudaio e Rasini sulla costa. Si contano circa 300 abitanti. Data la vicinanza con la terraferma e la continuità con questa du- rante le basse maree sigiziali, Ciula non può presentare alcuna pecu- liarità zoologica; al mattino sento cantare i soliti francolini e vedo volare alcune altre specie di uccelli frequenti ovunque. Appena la marea ce lo permette, alle 7,20 lasciamo Ciula. Oltre- passiamo l’ imboccatura dell’ estuario di Anole, dove un gruppetto di Casuarine indica il villaggio di Cudaio. Alle 8,10 siamo a Daracas, iso- letta scarsamente cespugliata; fra questa e la terraferma, come pure avviene per Ciandraa, il bassofondo si asciuga del tutto a bassa marea ed i somali possono condurvi a piede asciutto le loro capre al pascolo. Fra Hagi Bule e la terraferma cominciano le formazioni a man- grovie, « gandal» (Brugueira gymnorhiza), con bellissimi alberi di un 160 S. PATRIZI verde intenso, dai quali i Bagiuni traggono il legname per i remi e gli alberi dei sambuchi, « burti » per l’ orditura dei tetti ed il materiale per vari altri usi. Il canale, navigabile per modeste imbarcazioni ad alta marea, dà l’ impressione d’un vero e proprio fiume, dalle rive boscose, piuttosto che di un braccio di mare. Sulle radici e sui rami delle mangrovie spic- cano candidissimi Aironi. Passato il Canale di Ciandraa entriamo nella Baia Micala, riparata dal Capo Bur Gao contro i marosi. Essa è di scarsissimo fondale anche ad alta marea e si insinua profondamente nella zona depressa retro- stante al Capo, terminando in una vera foresta di mangrovie. Decido di fare a piedi il percorso da Micala a Bur Gao, per evitare la burrascosa doppiata del promontorio e fare qualche raccolta, lasciando il « nakuda » ad attendere il massimo sollevamento della marea. Appena sceso osservo numerosi Emitteri del gruppo dei Gerridi che ‘ si rincorrono a frotte sull’ acqua della baia; sono i primi che vedo in simile ambiente e mi interessano in modo particolare per le loro abitu- dini marine; sono forse assai prossimi agli Halobates, gli unici insetti finora conosciuti che siano stati osservati in pieno Oceano. Ho poi ritrovati questi Gerridi, dalle ali atrofizzate e dall’ addome abbreviatissimo, lungo tutto il corso del Bubasci fin dove arriva l’acqua del mare. Nell’alto corso, dove |’ acqua diviene del tutto dolce, appare una forma assai più pic- cola, frammista agli altri Gerridi del tipo comune allungato e fornito di ali. Traversare la foresta di mangrovie sarebbe faticosissimo, ci diri- giamo quindi verso le alture costituenti 1’ ossatura del Ras Bur Gao e le oltrepassiamo raggiungendo un sentiero che corre lungo l’Oceano (fig. 15). Verso le 14 arriva da sud una forte burrasca di vento e pioggia che dura pochi minuti. Seguiamo la costa fino ad un’ insenatura riparata dal vento dove le scogliere sono frastagliate ed erose fino all’ inverosimile. Esposta alla furia dell’ ondata, scopro una grotticella il fondo della quale è formato da roccia rossastra e levigata in strano contrasto colle frasta- gliature della scogliera. Sul bassofondo roccioso lasciato scoperto dalla marea, sono miriadi di Conchiglie elegantissime, Ofiure, Attinie, Spugne; piccoli pesci guiz- zano nelle pozzette. Le pareti dello «sgrottamento costiero » albergano anche qui le piccole Mabuie carcinofaghe, mentre i Chitoni incrostano numerosi la roccia. PARTE NARRATIVA U7 Fra gli insetti primeggiano gli Ortotteri, che raccogliamo in buon numero, e non mancano alcune specie di farfalle nei punti alquanto riparati dal vento. Unici mammiferi un branchetto di Cinocefali che ci spia dall’ alto della collina. La flora sul Ras Bur Gao è assai rachitica. Sono molto caratteristiche le lunghissime radici in forma di nastri legnosi posti di taglio, dell’arbusto chiamato dai somali « addei », dei cui ramoscelli essi si servono per nettarsi i denti. Verso le 15 ci rimettiamo in cammino ed incontriamo il « nakuda » Lali, fierissimo di aver doppiato il capo proprio nel momento peggiore della burrasca. Sono con lui alcuni indigeni ed il « bulukbasci » coman- dante dei cinque zaptiè, che da soli rappresentano la maestà della legge in un territorio assai vasto e poco conosciuto. Il graduato, un arabo pieno di buona volontà e servizievole, mi parla, mentre ci incamminiamo per Bur Gao, di orde di elefanti che, secondo lui, devastano il terri- torio, completamente indifferenti agli spari a salve che gli zaptiè fanno per allontanarli dalle piantagioni indigene. Dalle traccie ancora visibi- lissime nell’ abitato di Bur Gao posso infatti constatare poco dopo che giorni addietro un gruppo di 19 capi passò a meno di 20 metri dalla caserma degli zaptiè, unica costruzione in muratura sul posto. Verso OLA UaGER SUL BuBasci — 18 agosto — Alle 8,30, con la marea montante, lasciamo Bur Gao sulla nostra barca che rimor- chia una piroga onde alleggerire il proprio carico, e cominciamo a risa- lire 1’ estuario, molto largo e dalle rive fittamente ricoperte di « gandal »; il monsone fin quasi alla confluenza del Bubasci col Chimoti solleva l’acqua in piccole ondate. La navigazione per una imbarcazione piccola come la nostra non presenta difficoltà di sorta, e richiede solo attenzione in alcuni punti ove sono banchi di roccia sommersa; d’ altronde anche per piroscafi di un discreto tonnellaggio il fondale sarebbe sufficiente per un tratto di parecchi chilometri dall’ imboccatura dell’ estuario, ed io ritengo che coll’ aiuto di buone segnalazioni e con un servizio di pilo- taggio, Bur Gao potrebbe essere, a parte ogni altra considerazione, il miglior porto naturale dell’ intera nostra Colonia. Fra i « gandal» scorgo, sulla nostra sinistra, |’ alto e sottile mina- reto di un antico mausoleo Bagiuni. Alle 10 scendiamo a Chelivani ove trovo alcune capanne di Bagiuni che qui coltivano le loro sciambe, essendo per ora la zona immune da (9000 00F = 1 B[BOSI - BGNISI1}[O .[[9P d[VWOT plot QUOTSIY Of ohh F724 PXIVZEL vd : . Pinapjeb Saal n paid 21041024}: - Hey e exyinb nag: è : alnorSueyy VW, ® dUOIZEULLO] o1ael tly PATRIZI Ss yeuunsy = 18 PARTE NARRATIVA 19 incursioni di elefanti. Altrettanto non può però dirsi degli uccelli, che gli agricoltori scacciano schioccando dalle loro fionde con grande mae- strie pallottole di argilla indurita mentre montano la guardia su appo- site piattaforme che sovrastano ovunque i campi. Assoldai a Chelivani altri due indigeni pratici dell’ alto Bubasci e buoni rematori tali Fumo ed Abdi, e, scelta una seconda piroga di rimorchio (fig. 7), ripartimmo poco dopo, raggiungendo Buscbusci alle 12,30 circa. Decisi di attendere qui |’ alta marea del mattino seguente, e constatai intanto che le traccie d’ elefanti erano numerosissime, ma di data piuttosto vecchia; solo due o tre grossi maschi, fra i quali un soli- tario enorme, battevano ancora le vicinanze, come attestavano le pedate freschissime alle pozze d’acqua. Numerose anche le giraffe e non man- cava qualche rinoceronte. L’ acqua, ottima per quanto torbida, era data da un pozzo pieno fino all’ orlo, scavato ad un centinaio di metri dalla riva sinistra del Bubasci. La zona era però deserta; scarsi erano gli uccelli: notai un Irrisore e poche altre specie nella boscaglia; alcuni Chiurli e rari pellicani lungo il Bubasci. Raccolsi alcuni interessanti Emitteri: Ochterus presso al pozzo, Hebrus, sul terreno umido, Velia nei ristagni d’acqua piovana. 19 agosto — Sempre in attesa della marea, faccio con Confalonieri una breve escursione sulla riva destra del Bubasci, seguendo la pista aperta un tempo per il passaggio di automezzi che venivano traghettati con un pontone ora riportato a Chisimaio; la boscaglia è folta ma bassa ed uniforme; non riportiamo che un Dik-dik ma troviamo ovunque vec- chie traccie di elefanti. Partiamo alle 8,15. Dopo circa un chilometro la riva destra si innalza, sovrastante a picco una brusca svolta del Bu- basci; un isolotto boscoso ne divide il corso che a monte diviene tortuo- sissimo. Alle 8,45 il corso si restringe molto, ma il fondale è ancora discreto: siamo ad Ali Iavio, località d’acqua nel « gilal ». Alle 9,30 l’ acqua è solo leggermente salata ma pure la navigazione ancora ottima, per quanto occorra una certa circospezione. Sulle due sponde le mangrovie mutano aspetto; diminuiscono i « gandal » i quali vengono, man mano che decresce la salinità, sostituiti da altri tipi forse meno alofili; il piccolo fiume prende inopinatamente l’ aspetto di un corso d’acqua europeo dalle erbose e basse rive ombreggiate, giacchè le mangrovie rammentano qui salici e pioppi. Gli ultimi « gandal » che da giovani sembran piante da ornamento, tanto sono regolari le loro chiome ovoidali e fusiformi, divengono assai stenti e finalmente scom- 20 S. PATRIZI paiono quando l’acqua dolce ha decisamente il sopravvento sulla ma- rina. Alle 9,50 abbiamo il primo insabbiamento, facilmente superato aiutando la barca con le pertiche, poi, dopo breve tratto di miglior navi- gazione, gli insabbiamenti si fanno più frequenti, e non riteniamo pru- dente avventurarci oltre con la motobarca. Alle 10,30 trasbordiamo tutto il nostro materiale sulle due piroghe (fig. 10) e le spediamo verso Ola Uagèr, con 1’ ordine di spingersi più in alto possibile; Confalonieri, io, il vice-nakuda Combo, uno zaptiè caricato a Bur Gao ed i nostri due « boys » ci avviamo a piedi lungo la pista un tempo camionabile, che segue la riva sinistra del Bubasci fino ad Ola Uagér, ove devia verso Giu. In circa due ore di marcia molto rapida raggiungiamo la località ove tutti i bianchi hanno sempre accam- pato, uno spiazzo nella boscaglia ombreggiato da alcuni grandi alberi (fig. 9). Alcuni «Bon» che hanno i! loro rudimentale villaggio ad Ola Uagèr ci aiutano di buon grado a pulire dalle erbe lo spiazzo destinato al campo, e compiono il trasporto del materiale, in aiuto al nostro personale. OLA UacER — 20 agosto — Sistemiamo il nostro campo; I’ umi- dità assai elevata dell’ aria ci obbliga a costruire un graticcio, sotto al quale poniamo della brace, per asciugare le scatole ed i cartocci di insetti. Malgrado questa precauzione alcune farfalle vengono attaccate dalla muffa. Discendo al fondo della valle del Bubasci, attraversando la rigo- gliosa foresta-galleria, ricca di alberi imponenti (fig. 11). Il fiumicello è ridotto ad una serie di ristagni dalla corrente insensibile, separati fra loro da strettoie e chiuse ad ogni navigazione per |’ intrico dei rami bassi; molti alberi hanno i rami festonati da lunghi licheni di colore verde-glauco o color ruggine (fig. 8). In una radura l’ erba foltissima è calpestata di fresco da un rinoceronte e da un grosso «bor » (elefante solitario). Il grosso delle mandrie di elefanti è in questa stagione con- centrato nel territorio costiero, da Bur Gao a Ras Chiamtoni, secondo quanto mi riferiscono i Bon; ma può immaginarsi quale spettacolo deb- bano presentare durante la stagione secca le rive del Bubasci, quando quasi tutti gli animali di una vasta zona debbono convenirvi per abbe- verarsi. Sotto le corteccie degli alberi abbattuti sono comuni dei grandi Pedipalpi simili a ragni dall’ aspetto minaccioso. Sono abbastanza fre- PARTE NARRATIVA 24 quenti belle farfalle e libellule, mentre sono quanto mai scarsi gli insetti di altri ordini. Appena annotta echeggiano i gridi dei Galagoni che si rincorrono sui rami come scoiattoli; ne vediamo parecchi con l’ aiuto delle nostre torcie elettriche che fanno anche brillare come piccoli fanali i grandi occhi delle graziose proscimmie. Dei gufi dialogano nel folto: cupo e profondo il richiamo del maschio, più alto quello della femmina. Sento il verso d’un uccello notturno che parecchi anni or sono mi aveva col- pito con la sua insistenza, presso alle gallerie forestali nelle savane dell’ Alto Uelle, ma come allora, mi è impossibile identificare il cantore. 21 agosto — Impiego la mattinata in ricerche entomologiche nei pressi del campo, raccogliendo anche qualche campione di flora locale. La sera mi dirigo verso la foresta con un Bon per guida, nella speranza di poter catturare un cosidetto « dik-dik rosso»; una di queste piccole antilopi traversa infatti il Bubasci a pochi metri da me, ma non arrivo a scor- gerla per |’ intrico dei rami. Proseguo per alcuni chilometri sulla riva destra; la foresta si fa sempre più vasta e tetra, priva completamente o quasi di sottobosco, con frequenti «lame » di acqua color caffè per l’ acido umico (fig. 12). Quando. il sole riesce ad illuminare sufficiente- mente uno di questi ristagni, le ninfee celesti aggiungono una pennellata di colore che spicca vivida su lo sfondo cupo della foresta. Trovo pochis- simi altri fiori vistosi; il più elegante di tutti è senza dubbio quello rosso vivo, pendulo, dai petali finemente frastagliati, di un alberello alto tre o quattro metri (1). Verdi muschi ricoprono i tronchi abbattuti e marce- scenti, sui quali rinvengo anche varie specie di funghi legnosi. Sull’ imbrunire attira la mia attenzione uno dei più strani gridi di uccello che si possa immaginare e che mai prima di oggi avevo udito: è un pianto accorato, nasale, disperato, interrotto da risatine diaboliche. Sono quanto mai curioso di scoprire l’autore dell’ indescrivibile verso, ma per quanto questo echeggi proprio sulla mia testa mi è impossibile distinguere il lugubre cantore vespertino fra il groviglio di foglie e liane che mi sovrasta. Finalmente, messo un piede in fallo, spavento l’uccello delle dimensioni di un piccione, che fugge dalla cima dell’ albero. Nei pressi dell’ accampamento uccido una scimmia di una specie ben distinta dal Cercopiteco gola-bianca del Giuba per dimensioni mag- giori e macchia bianca della gola più estesa. (1) Hibiscus schizopetalus. 22 S. PATRIZI Vorrei rimontare il Bubasci fin che è possibile con la barchetta di gomma che fa parte del mio corredo, ed in serata la faccio montare, fra la curiosità alquanto scettica dei marinai Bagiuni, che non conce- piscono come si possa tirar fuori da un piccolo sacco un’ imbarcazione capace di portare due persone. i 22 agosto — Scelgo come rematore il Bagiuni Abdi ed alle 8 mi imbarco, con grande meraviglia dei miei «baharia » (marinai) riuniti sulla sponda. Ho dapprima l’ impressione di poter andare avanti Dio sa quanto: il Bubasci rimontato un tratto tortuoso e completamente rico- perto da un’ imponente volta di verzura, si apre in una specie di laghetto, largo una cinquantina di metri e di poca profondità, (da m. 1,70 a 2,40 scandagliati). Le rive sono coperte di bellissimi alberi (fig. 13) che proten- dono sull’acqua i loro rami, scenario incomparabile sfumato da infinite gra- dazioni di verde, e che si riflette con grande nitidezza sullo specchio ‘ d’acqua tranquillo. Manca, in questa stagione, del tutto la corrente, e ritengo che questo laghetto, che i Bon mi assicurano perenne, sia ali- mentato da infiltrazioni sotterranee. Durante le pioggie il pelo dell’ acqua è superiore di più di un metro di quello attuale, come documentano gli evidenti segni sulla riva. Vi abbondano i Barbi che saltano alla super- ficie con sonori schiocchi. Frequenti i Varani che al minimo allarme si tuffano in acqua, ed i Pitoni, attorcigliati ai rami protesi. Scarsissimi gli uccelli acquatici; qualche Tringa, qualche Butoride, qualche Ardeola. Vi sono vari Martin pescatori, e ne vedo passare anche una coppia di grandissime dimensioni, probabilmente la Megaceryle maxima. Il laghetto, dopo quattrocento e più metri di percorso si restringe bruscamente in una galleria di verdura e termina, dopo un altro cen- tinaio di metri in una strozzatura talmente ingombra di ramaglie, che sono costretto ad abbandonare la comoda navigazione scendendo ad una vecchia abbeverata d° elefanti. Il rematore, prima di toccar terra mi avverte concitato della presenza di una grossa Naja che sta prenden- dosi il sole proprio nel mezzo del sentiero aperto dai pachidermi: una fucilata, ed il rettile troncato in due si divincola cercando di mordere ancora il bastone con il quale lo finisco. Ho un sacrosanto rispetto per questi serpenti, irascibili, agilissimi e capaci di sputar negli occhi dei nemico da una considerevole distanza una saliva causticissima, come ebbi ad esperimentare, per fortuna non sugli occhi miei, sul Giuba, nel 1924. | (Var Pi 25 ier ‘È x PARTE NARRATIVA 23 Con due Bon che hanno seguito sulla riva la mia troppo breve navi- gazione, e con Abdi mi inoltro nella foresta. Trovo qui abbondanti le liane da caucciù (Landolfia petersiana) che fotografo (fig. 14) mentre lasciano colare il latice da intaccature fatte nella corteccia, e che viene coagulato mediante acqua salata; il Bon ha un mezzo ancora più sem- plice per coagulare piccole quantità di caucciù: si spalma di lattice l’ avambraccio, il sudore del quale è sufficiente a fare rapprendere la « mbira ». L’ avifauna forestale è ricchissima e tale da assicurare una messe interessantissima all’ ornitologo che si fissasse per un lungo sog- giorno ad Ola Uagèr. Uccido una coppia di « Pigliamosche del Paradiso » dalle lunghe timoniere candide nel maschio, più brevi e brune nella femmina, dei Tessitori che facevano udire un cicaleccio incessante, inter- rotto ogni tanto da dolcissime note flautate, in perfetta scala discendente di sesta, dei piccoli Lamprocolius, dei Dicrurus. Colpisco anche una Cicogna-vescovo, specie che viene a pernottare nella foresta insieme all’ Ibis haghedash; constato anche la presenza di due avvoltoi e cioè di un Capovaccaio e d’ un Avvoltoio fulvo, il secondo dei quali ha il suo grosso nido nell’ inforcatura di un alto albero. Di mammiferi uccido un magnifico scoiattolo di colore fulvo ardente. Sono abbastanza fre- quenti i Tragelafi ed i Kudù minori. Tornato ad imbarcarmi, attraverso di nuovo il lago; dei rondoni intrecciano i loro voli sull’ acqua nel breve crepuscolo; fra questi vedo con piacere delle Cheture, piccola specie dalla coda brevissima e dalle rachidi delle timoniere terminate in acuta spina, che finora non ho mai osservata sul Giuba. Sono prettamente forestali e nidificano sugli alberi. 23 agosto — Parto la mattina con due cacciatori Bon in direzione di Giù. La boscaglia in alcuni tratti fittissima ed intricata, si apre all’ al- tezza di Acùnnah in una savana erbosa ed alberata, con macchioni iso- lati; vi mancano del tutto le Acacie ad ombrello e l’ aspetto gene- rale del paese è ben diverso da quelli cui si è assuefatti in Somalia, ricordando piuttosto le savane del Congo orientale. La caccia non vi è poi tanto abbondante come mi avevano assicurato i Bon, e dopo molta fatica riesco ad uccidere un Damaliscus korrigum, a poca distanza da Giù. I miei neri fanno una scorpacciata incredibile di carne arrostita alla meglio, poi si caricano sulle spalle 1’ abbondante resto per i 20 km. di ritorno. 24 S. PATRIZI IL Ritorno — 24 agosto — Siamo ormai al termine del nostro brevissimo soggiorno in questa interessante regione, e cominciamo a spedire parte del nostro materiale con i portatori, fino alle piroghe a circa un’ ora di cammino a valle del campo. Catturo nella foresta un bel Prionops dalla cresta color cannella, un muscicapide ed un rondone forestale. Dopo mezzodì traverso di nuovo il laghetto, e sull’ imbrunire uccido una Chaetura, dato che questi minuscoli Cipselidi volteggiano solo per pochi minuti sopra il corso d’acqua, al momento del tramonto, mentre di giorno volano alti sulle chiome degli alberi. Dopo pranzo, con l’ aiuto di una lampada elettrica, uccido ancora un Galagone; queste piccole proscimmie hanno una vitalità incredibile, e solo fulminandole con una fucilata si riesce ad evitare che scompaiano nel folto. I Bon ci portano altri due grossi Cercopiteci maschi catturati con le trappole da leopardi. Contrariamente all’ attesa, le Glossine non sono affatto abbondanti | sulle rive del Bubasci; sono invece più numerose lungo la pista camio- nabile presso Ola Uagèr. Interrogo i Bon su quaiche supposto caso di tri- panosomiasi umana in questa zona; non conoscono alcuna malattia che presenti i sintomi della malattia del sonno; conoscono e temono invece più di tutto «il freddo» (malaria), e «l’ orinar sangue », senza che questo fatto presenti però i caratteri di gravità della febbre biliosa emo- globinurica; ritengo quindi possa trattarsi della bilharziosi. 25 agosto — Lasciamo il campo di Ola Uagér, e seguendo il sen- tiero lungo il Bubasci raggiungiamo alle 9 le due piroghe; il nostro carico è rapidamente completato e salutiamo i nostri amici Bon, inte- grando la loro paga con generose manciate di sale che è molto gradito. Alle 11 raggiungiamo la motobarca, ma dobbiamo attendere fino alle 16 che l’acqua sia sufficientemente alta per partire; i marinai rimasti a guardia queste notti mi dicono che gli elefanti sono loro passati spesso assai vicino, e che la notte scorsa hanno udito un leone. Trovo infatti le sue traccie fresche nella direzione indicatami; era un esemplare di modesta statura, disceso dal ciglione delimitante a sud la valle del Bu- basci che in questo punto è piatta, sabbiosa-argillosa e con numerosi boschi di mangrovie; il costone fiancheggiante la valle segna invece l’inizio di una foltissima boscaglia spinosa ed intricata che si estende con ogni probabilità, fino alle colline costiere. Partiti alle 16 abbiamo una navigazione ottima, priva di incidenti favorita dalla luna chiarissima, ed alle 23,30 siamo ancorati all’ estuario PARTE NARRATIVA 25 di fronte a Bur Gao, dopo aver brevemente sostato a Chelivani per lasciare le piroghe e i due Bagiuni che le conducevano, nonché un vecchio e solitario cacciatore Bon. Alle 10,45 abbiamo superato la pericolosa uscita dell’ estuario appro- fittando della bassa marea e senza ballare troppo; uno dei marinai si reca allora a prua, recita degli scongiuri cui fanno coro tutti gli altri, e lancia in direzione di terra, dove è sepolto un famoso santone, un sacchetto contenente della dura offerta allo spirito protettore dei marinai. Alle 14 siamo a Cudaio, situato all’ imboccatura dell’ estuario di Anole largo in questo punto circa un chilometro e mezzo, assai simile per aspetto a Bur Gao e navigabile per i grandi sambuchi per una diecina di chilometri. Sceso a terra, fotografo un branco di Tantali e di Spatole (fig. 16) che esplorano il bagnasciuga e si lasciano avvicinare senza timore: uno dei Tantali è di color zafferano sporco, che ho osservato già altra volta. Alziamo l’ albero, spieghiamo la vela e con il monsone in poppa e l’ ausilio del motore raggiungiamo Ciuai in due ore appena, a 14 chilo- metri di velocità: data |’ altezza della marea possiamo attraccare diret- tamente al ciglio superiore della scogliera litorale. Accetto di buon grado l’invito del «nakuda» Lali a pernottare nella casa di un suo fratello anch’ egli « nakuda » di professione ed al servizio di un commerciante arabo. La casa in muratura, ma priva di soffitti, ha un tetto altissimo in foglie di palma (makuti), che deve man- tenere gradevole la temperatura durante i periodi di maggior caldo; con il monsone però fa fin troppo fresco. Il tipo di costruzione e la pulizia del fabbricato indicano l’ agiatezza del proprietario, che ha ornato le pareti di atroci oleografie raffiguranti la Kaaba, Raja indiani in pompa magna, inscrizioni arabe tutte svolazzi e sfiorettature; quel che più attira la mia attenzione sono due sciabole persiane, ricordo dell’ antica origine del popolo Bagiuni, ora adoperate in alcune fantasie. Il resto del vil- laggio è piuttosto misero, e non giustifica la fierezza con la quale Lali me lo mostra. 27 agosto — Ci imbarchiamo alle 10, a bassa marea che ha costretto i marinai a portare la barca assai per tempo nel canale più profondo. Decido sostare all’ isola Ngumi, l’ antica capitale Bagiuni, ora disabi- tata; solo qualche raro pescatore vi approda e vi stabilisce la sua tem- poranea dimora. Dal ricovero di uno di questi vediamo le rovine di 26 S. PATRIZI Ngumi, una cittadina che doveva essere assai. ben costruita a giudicare dalle scarse reliquie non del tutto frantumate dai cannoni portoghesi. Lasciamo Ngumi verso le 14. Troviamo mare grosso ad Ilisi, e poi di nuovo nella rada di Chisimaio, dove arriviamo a notte fatta. Gli scienziati metteranno in luce le caratteristiche della fauna fore- stale dell’ alto Bubasci. A me basta rilevare che |’ interruzione fra le foreste del confine sud-occidentale dell’ Oltregiuba e quelle lungo il corso del Giuba è completa con bene oltre 150 km. di arida boscaglia e che grandissima è pure la distanza delle zone forestali dall’Abissinia meridionale. SPIBGAZIONE DELLE BIGURE DELLE EA VOBE 1 - Basso Giuba: Descek Mombasa (Anastomus lamelligerus, Pseudotantalus ibis, Ibis aethiopica). £ 2 - Basso Giuba: Belet Amin, nido di Amblyospiza. 3 - Giuba: foresta di Mobilèn e Uebi Yeto. -4 - Giuba: un Ficus della foresta di Mobilèn. 5 - Belet Amin: sezione di termitaio. 6 - Belet Amin: un grande fasmide (in somalo avoi guddé). 7 - Il Bubasci a Chelivani. Giovani mangrovie. 8 - Alto Bubasci: boscaglia-savana, albero con licheni. 9 - Bubasci: il nostro campo ad Ola Uagèr. 10 - Bubasci: la motobarca non può proseguire e si trasborda sulle piroghe. II - Foresta di Ola Uagèr: un grande Dyospirus. 12 - Foresta di Ola Uager: uno stagno. 13 - Alto Bubasci presso Ola Uagèr. 14 - Alto Bubasci: Landolfia petersiana, liana del caucciù (il lattice cola dalla cor- teccia tagliata). 15 - Ras Bur Gao: erosioni della scogliera e frangenti all’ imboccatura dell’estuario. 16 - Cudaio (costa dell’ Oltregiuba): uno stormo di Pseudotantalus ibis e Plata- lea alba. 2a PESCI PER LA DOTT. DELFA GUIGLIA I pesci riportati dal March. Saverio Patrizi e dal Sig. Carlo Confa- lonieri dal loro recente viaggio di esplorazione nella Somalia Italiana (15 giugno-27 agosto 1934) e di cui il Prof. Oscar De Beaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, volle gentilmente affi- darmi lo studio, furono quasi tutti raccolti a Belet-Amin nel basso Giuba, solamente il Barbus zanzibaricus Peters e il Zenarchopterus dispar (Cuv. | Valenc.) provengono dal Bubasci. Benché questo materiale non sia molto abbondante né come numero di esemplari nè come numero di specie (9 sp.) e non comprenda forme ancora sconosciute per la ittiofauna di questo bacino, pure mi ha per- messo di compiere alcune osservazioni di un certo interesse che ho cre- duto utile far rilevare. In confronto agli altri grandi fiumi africani assai scarsa è ancora oggi la conoscenza della fauna ittiologica del Giuba; le prime e più im- portanti collezioni di pesci di questo bacino furono quelle radunate dal Cap. V. Bottego durante i suoi viaggi di esplorazione nel paese dei Somali e dei Galla (1892-1897). A queste si possono aggiungere le rac- colte compiute da Don Eugenio dei Principi Ruspoli (1893), a cui alquanto più tardi seguirono quelle del Cap. Carlo Citerni (1910), dei D.ri Ste- fanini e Paoli (1913), March. Saverio Patrizi (1923) e D.ri Stefanini e Puccioni (1924), che pur modeste aumentarono via via la conoscenza sull’ ittiofauna di questo fiume. Da quanto mi risulta le specie del bacino idrografico del Giuba fino ad oggi conosciute ammontano a 32. Certamente ulteriori ed accurate ricerche nelle diverse località di questo fiume dovranno di molto aumen- tarne il numero; c’é pure da sperare che una maggiore massa di ma- teriale possa permettere di risolvere punti controversi intorno all’ esatta posizione sistematica di alcune specie di cui non si possiedono fino ad ora che pochi esemplari, insufficienti per poter giungere a conclusioni positive. | Riporto qui 1’ elenco delle varie forme che, secondo le diverse note faunistiche, sono state fino ad oggi riscontrate nel bacino del Giuba, 28 D. GUIGLIA riservandomi di fare una revisione di esse non appena mi sara possi- bile radunare una maggior copia di esemplari di questo interessantissimo sistema fluviale. 15. 16. . Protopterus annectens (Owen) Piana di Fungalango (Vinciguerra 1927). . Mormyrops deliciosus (Leach) Lugh (M. zambanenji Vinciguerra 1897); alto Ganale (Vinciguerra 1912); Giumbo (Vinciguerra 1927). . Mormyrops Citernii Vncgr. Alto Ganale (Vinciguerra 1912). . Petrocephalus gliroides (Vncgr.) Lugh (Mormyrus gliroides Vinciguerra 1897); Belet-Amin (Guiglia 1935). . Mormyrus kannume (Forsk.) Alto Ganale alla confluenza con 1’ Uebi Mana (Vinciguerra 1912). . Alestes affinis Ginther. Auata affluente del Daua (A. imberi Vinci- guerra 1895); Lugh (Vinciguerra 1912); Bardera (Senna 1915); Giumbo (Vinciguerra 1927); Lugh (Di Caporiacco 1927). . Labeo Boulangeri Vncgr. Fiume Berber tributario dell’ Ueb (Vinci- guerra 1912). . Labeo stictolepis Vncgr. Alto Ganale (Vinciguerra 1912). . Labeo grammipleura Vncgr. Giumbo (Vinciguerra 1927). . Labeo Bottegoi Vnegr. Lugh (Vinciguerra 1897); Bardera dint. (L. Gregorii Senna 1915); Giumbo (L. Neumanni Vinciguerra 1927); Belet-Amin (Guiglia 1935). I . Labeo cylindricus Ptrs. Fra Lugh e Bardera (Tylognathus cantinii Vinciguerra 1895). . Barbus Erlangeri Blgr. Lugh (Di Caporiacco 1927). . Barbus gananensis Vnegr. Fra Lugh e Bardera, Auata affluente del Daua (Vinciguerra 1895); Lugh (Vinciguerra 1897); Alto Ganale (Vinciguerra 1912). . Barbus Hindii Blgr. Fiume Berber tributario dell’ Ueb (Vinciguerra 1912). Barbus trimaculatus Ptrs. Lugh e Ueb (Vinciguerra 1897). Barbus zanzibaricus Ptrs. Lugh (Vinciguerra 1897); Bardera (Senna 1915). 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. PESCI 29 . Engraulicypris Bottegoi (Vncgr.) Auata affluente del Daua (Neobola Bottegoi Vinciguerra 1895); Daua (Neobola Bottegoi Vinciguerra 1896); Lugh (Neobola Bottegi Vinciguerra 1897, Engraulicypris bottegi Di Caporiacco 1927); Bardera dint. (Senna 1915); Giumbo (Vinciguerra 1927). Clarias mossambicus Ptrs. Fra Lugh e Bardera (Vinciguerra 1895); Magala Re Umberto (Vinciguerra 1896); Bardera dint. (Senna 1915); Belet-Amin (Guiglia 1935). Eutropius depressirostris (Ptrs.) Bardera (Vinciguerra 1895); Magala Re Umberto (Vinciguerra 1896); Lugh (Vinciguerra 1897); Bardera dint. (Senna 1915); Is. Mombasa (erroneamente Giumbo, Vinciguerra 1927); Belet-Amin (Guiglia 1935). Physailia somalensis (Vncgr.) Lugh (Ailia somalensis Vinciguerra 1897). Bagrus urostigma Vncgr. Fra Lugh e Bardera, Bardera (Vinciguerra 1895); Lugh (Vinciguerra 1897); Belet-Amin (Guiglia 1935). Clarotes laticeps (Riipp.) Fra Lugh e Bardera (Vinciguerra 1895); Fiume Ueb (Vinciguerra 1896); Lugh (Vinciguerra 1897); Bardera dint. (Senna 1935); Belet-Amin (Guiglia 1935). Synodontis zambensis (Ptrs.) Bardera (Syn. zanzibaricus Vinciguerra 1895); Lugh (Syn. zanzibaricus Vinciguerra 1897); Giumbo (Vinci- guerra 1927). Synodontis leopardus Pfeff. Fiume Ueb (Vinciguerra 1897). Synodontis serratus (Riipp.) Fiume Ueb (Vinciguerra 1897). Malapterurus electricus (Gmel.) Lugh (Vinciguerra 1897). Anguilla bengalensis (Gray) Giuba senza localita precisata (A. labiata Vinciguerra 1895); Giumbo (Vinciguerra 1927); Belet-Amin (Guiglia 1935). Fundulus Patrizii Vncgr. Paludi di Harenaga alla sinistra del Giuba (Vinciguerra 1927). Tilapia nilotica (Linn.) Fra Lugh e Bardera (Chromis niloticus Vin- ciguerra 1895); alto Ganale confluenza con 1’ Uebi Mana (Vinci- guerra 1912); Bardera dint. (Senna 1915); Giumbo (Vinciguerra 1927). 30 D. GUIGLIA 30. Gobius giuris H. B. Giumbo (Vinciguerra 1927). 31. Gobius aeneofuscus Ptrs. Is. Mombasa (erroneamente Giumbo, Vin- ciguerra 1927). 32. Gobius gymnopomus Bleek. Giumbo (Vinciguerra 1927). Non poche delle sopra nominate specie che, come gia ho detto, ho tratto dai diversi elenchi faunistici, dovranno essere accuratamente e coscienziosamente rivedute, per es. alcune delle forme del Gen. Labeo oggi considerate come specie a sè, credo che dall’ esame di un abbon- dante materiale potranno risultare razze locali di una sola specie od anche semplici variazioni individuali. L’ esattezza della determinazione delle specie del Gen. Synodontis dovra pure essere controllata. Faccio osservare come nell’ opera del Boulanger (Catalogue of the Fresh-Water Fishes of Africa) il Syn. leopardus Pfeffer sia, non so per quale ragione, completamente omesso, non sono riuscita difatti a rin- tracciarlo nè fra le specie nè fra i loro sinonimi. Per ciò che riguarda l’ esattezza dei luoghi di raccolta faccio notare come la località Giumbo a cui Vinciguerra riferisce gli esemplari rac- colti nel 1923 dal March. Saverio Patrizi (Vinciguerra 1927) sia molto probabilmente non esatta per tutte le specie, difatti tanto nell’ Eutropius depressirostris che nel: Gobius aeneofuscus, uniche specie di cui sono ancora riuscita a rintracciare il cartellino originale, questo porta la dici- tura: «Somalia Ital. F. Giuba - Braccio sinistro is. Mombasa - Gen- naio-Febbraio 1923» mentre dalla nota di Vinciguerra (l. c. p. 252 e 258) questi stessi esemplari risulterebbero essere stati raccolti a Giumbo alle foci del Giuba, località che, come è noto, dista più di ottanta chilo- metri dall’ isoletta di Mombasa. PESCI 31 1. Petrocephalus gliroides Vinciguerra Mormyrus gliroides Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Genova, Vol. XXXVII, 1897, p. 353. - Petrocephalus gliroides Boulanger, Proc. of the Zoo- logic. Society, 1898, p. 790. - Boulanger, Catalog. Fresh-Wat. Fish. Afric., Vol. I, 1909, p. 58. - ? Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. XLIX, 1922, p. 378, Tav. V BOSE Tre esemplari di Belet-Amin (luglio 1934). Vinciguerra (1897, l. c.) descrive questa specie su di un esemplare di Lugh; il cattivo stato di conservazione di questo individuo gli ha però impedito di dare una diagnosi dettagliata e completa, ho creduto perciò utile ridescrivere la specie in base agli esemplari di Belet-Amin riferibili indubbiamente al P. gliroides (Vncgr.). Dig CAN 20 Tati 3940 Dimensioni dei tre esemplari: Lunghezza del corpo (senza la pinna codale) . mm. 148 123 118 PMU ZAMOC INCORPO, 5% i ngs Puan Cae Oey 52 45 43 lmefnezza del icapo ta nt eni be ey ee 40 36 32 PMS ZAMS CAD OC Rie ul Lce Nenten A ae nT Cae 8 yy 39 35 Site: Pena pezza dels i 2 > ARE) a Diametro gdelltorpita si co i ele te eh > 8 if ve) Lunghezza della base della dorsale . . . >» 31 29 28 Punehezzaucdella baseudellwanales. i249. (4 > 9387/7, 32 32 Pomehezzaydelpeduncolo, codale.. 9525 7 > 34 29 27 Piltezzandelapeduncolo: codale nen, 3. > 14 WF era | DS L’ altezza del corpo è contenuta 2 volte e */. e la lunghezza del capo 3 volte e */, o 3 volte e ?/, della lunghezza del corpo (esclusa la pinna codale). L’ altezza del capo, misurata nel punto massimo, è appena un poco minore della lunghezza. Il muso arrotondato, promi- nente è circa */, la lunghezza della testa. La bocca, situata circa al livello del primo terzo anteriore dell’ occhio, è '/. dell’ intera lunghezza della testa. I denti sono bicuspidati e se ne contano da 22 a 24 nella mascella superiore, 14 in quella inferiore. Il diametro dell’ orbita è ap- pena un poco minore della lunghezza del muso. La pinna dorsale consta 32 D. GUIGLIA di 27 raggi, è situata leggermente più indietro della pinna anale, ai livello del 2° o 3° raggio di essa e termina presso il 25° o il 24° raggio dell’ anale stessa. Il margine superiore è concavo, i tre primi raggi sono sensibilmente più lunghi degli altri, questi vanno notevolmente degra- dando, solo l’ ultimo si allunga ed è contenuto circa 2 volte nel primo. Alla base nel punto di origine si osserva una lieve ma sensibile curva- tura oltre la quale la base stessa si presenta lievemente convessa. Le pinne pettorali constano di 9 raggi sensibilmente degradanti, 1’ ultimo Fig. 1 - Petrocephalus gliroides (Vnégr.) - Uebi Scebeli. raggio è circa */, del primo, la loro lunghezza è ?/, circa la lunghezza della testa e circa il doppio della lunghezza delle pinne ventrali; termi- nano presso a poco sull’ ultimo terzo di queste. La pinna anale consta di 29 raggi ed è, nei due esemplari di minori dimensioni, egualmente distante dalla base della ventrale che dalla base della codale. Nell’ esemplare di maggior lunghezza la distanza fra la base della ventrale e la base dell’ anale, è maggiore (di 1/, circa) della distanza fra l’ultimo raggio dell’ anale e I’ origine della codale. In questo stesso esemplare la base dell’ anale rispetto alla base della dorsale è in con- fronto agli altri esemplari proporzionalmente più lunga, supera difatti di */, circa la base della dorsale, mentre negli altri individui invece questa è appena un poco più breve della base dell’ anale. Il margine superiore, come nella dorsale, è leggermente concavo, il primo raggio è il doppio dell’ ultimo. La codale è biloba, i lobi sono ad apice arro- tondato e a margine interno leggermente ricurvo. Faccio osservare come PESCI 33 nell’ individuo lungo 123 mm. i due lobi siano fra di loro ineguali, quello corrispondente alla pinna dorsale è cioè sensibilmente più ristretto di quello corrispondente alla pinna anale. L’altezza del peduncolo codale è contenuta da 2 volte a 2 volte e '/, nella sua lunghezza. Le squame della linea laterale variano da 39 a 40, nella linea tra- sversale se ne contano 12 sopra e 12 sotto la linea laterale fra la dor- sale e l’anale 12 sopra e 13!/, sotto. Intorno al peduncolo codale le . squame sono 12. Il colore è bruno superiormente, argenteo-rosato inferiormente, il capo è leggermente giallastro. Vinciguerra (1897, l. c., p. 354) dice essere il gliroides molto vicino al catostoma (Giinther) (1), l’unica differenza a cui accenna è la diversità nel numero dei raggi della pinna dorsale. Da quanto risulta dalla descri- zione che del catostoma dà il Boulanger (1909, 1. c., p. 57, fig. 42 e Proc. Zool. Soc. 1898, p. 790) ho potuto constatare come le due specie siano fra di loro nettamente distinte per altri numerosi ed importanti caratteri: 1°) L'altezza del corpo è ‘/, o poco più della totale lunghezza (nel x gliroides |’ altezza è contenuta 2 volte e */, nella lunghezza). Ao llimasore:t/ della lunghezza del capo (nel gliroides è !/,). 3°) La bocca è '/, della lunghezza della testa (nel gliroides è 1/.). 4°) La pinna dorsale consta, come già ho detto, di 20-22 raggi ed ha origine sopra il 4° o 5° raggio dell’ anale (nel gliroides questa con- sta di 27 raggi ed ha origine al livello del 2° o 3° raggio dell’anale). 5°) La codale ha i lobi appuntiti (nel gliroides questi sono arrotondati). 6°) Le squame della linea trasversale variano da 9 a 10 sopra, da 13 a 15 sotto la linea laterale, fra la dorsale e l’ anale da 10-11 sopra e sotto la linea laterale (nel gliroides sono 12 sopra e 12 sotto la linea laterale, fra la dorsale e l’anale sono 12 sopra e da 13 a 131!/, sotto la linea laterale). 7°) Intorno al peduncolo codale le squame sono 16 (nel gliroides sono 12). (1) Questa specie viene da Boulanger nettamente staccata dal catostoma di Pfeffer (Tierw. O. Afric. Fish., 1896, p. 39) e di Pappenhein (Mitt. Zool. Mus. Berlin, III, 1907, p. 344), specie che contraddistingue con il nome di Stuhlmanni (Catalog. Fresh-Wat, Fish. Africa, Vol. I, 1909, p. 56, fig. 41). Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVII. 2 ci AI RI NRE RI RATE ALITO x dI Dart sr ci : mA >a oe Se AT em SRI TTD 34 D. GUIGLIA Come aspetto d’insieme il P. gliroides è simile allo Stuhlmanni Blgr. (1) da cui però si differenzia per diversi e ben definiti caratteri. In quest’ ultima specie difatti l’ altezza del corpo è contenuta 3 volte e 1/, nella lunghezza totale ed è eguale alla lunghezza della testa (nel gliroides è contenuta 2 volte e */, ed è maggiore, di !/, circa, della lunghezza della testa). x I! naso è corto, !/, la lunghezza della testa (nel gliroides è 1/,). La pinna dorsale è di 20-22 raggi ed ha origine al disopra del 5° raggio dell’ anale (nel gliroides ha 27 raggi ed ha origine al disopra del 2° raggio dell’ anale). La pinna codale ha i lobi appuntiti (nel gliroides questi sono arrotondati). Le squame della linea trasversale sono 9 sopra e 13 sotto la linea laterale, fra la dorsale e l’ anale sono 10 sopra e 9 sotto ei 12 ISS Vinciguerra nel suo contributo alla conoscenza della fauna ittiolo- gica dell’ Uebi Scebeli (1922, 1. c.) ascrive al P. gliroides un individuo di Afgoi che Egli stima essere identico all’ esemplare tipico di Lugh; unico carattere differenziale a cui accenna è la maggior lunghezza del corpo, quello difatti raggiunge i 124 mm. mentre |’ esemplare del Ganana giunge solo ai 118 mm. Io dall’ esame e dal confronto dell’ individuo di Afgoi con gli individui di Lugh, Belet-Amin ed altri 6 esemplari del Villaggio Duca degli Abruzzi (leg. Dr. A. Andruzzi, 25 -II- 1924, Call. Mus. Civ. Storia Naturale Genova) riferibili indubbiamente al gliroides, (nel gliroides si ha fra la dorsale e l’ anale). ho notato caratteri differenziali tali da essere indotta a staccare il sopra detto individuo dal vero P. gliroides. Innanzi tutto il diametro dell’occhio è maggiore della lunghezza del muso (2), secondo la tabella del Bou- langer (1. c. p. 47) l esemplare di Afgoi dovrebbe quindi essere ascritto al gruppo IA anzichè al gruppo IB a cui giustamente è riferito il gliroides. Notevole è inoltre la diversa lunghezza e conformazione del muso, questo nell’ individuo di Afgoi è sensibilmente più breve che nel gliroides tipico è difatti appena */. della lunghezza del capo. La distanza fra 1’ aper- tura boccale e |’ apice del muso è solamente di !/., maggiore della lar- ghezza della bocca (nel gliroides la stessa distanza è il doppio della larghezza della bocca). (1) Catalog. Fresh-Wat. Fish., Vol, I, 1909, p. 56. (2) Vinciguerra (1922, 1. c., p. 379) erroneamente dice essere la lunghezza del muso alquanto superiore al diametro dell’ occhio. PESCI 35 Inoltre la base della pinna dorsale nel punto di origine è diritta, non presenta cioè la caratteristica curvatura che si osserva nel gliroides tipico. I lobi della codale sono appuntiti e a margine interno rettilineo, anzichè arrotondati e a margine interno ricurvo come ho notato negii altri esemplari di vero gliroides. Da ciò risulta chiaramente come le due forme siano fra di loro sensibilmente distinte, non osando però su di un unico esemplare per di più in cattive condizioni di conservazione pronunziarmi in modo asso- ‘ luto e definitivo, mi limito per il momento semplicemente a staccare l’ individuo di Afgoi dal P. gliroides tipico, riservandomi di ritornare sull’ argomento quando potrò avere a mia disposizione una maggior copia di materiale sia del Giuba che dell’ Uebi Scebeli. Credo utile far rilevare inoltre, per impedire possibili errori d’ in- terpretazione, come la raffigurazione che Vinciguerra (1922, 1. c., Tav. V fig. 1) dà del suo P. gliroides sia alquanto difettosa, essa difatti, non solo non corrisponde all’ esemplare tipico di Lugh, ma differisce pure notevolmente per numerosi caratteri, di cui mi limito ad accennare qui ai principali, dall’ esemplare di Afgoi preso come modello: x 1°) Nella figura di Vinciguerra il muso è visibilmente più lungo del dia- metro dell’ occhio nella proporzione di 71/, a 6 (nell’ esemplare di Afgoi, come ho già detto, è invece sensibilmente più breve, il cat- tivo stato di conservazione dell’ occhio di questo esemplare m’ impe- disce di dare gli esatti rapporti fra le due lunghezze). 2°) La pinna dorsale termina allo stesso livello dell’ anale, il margine superiore è appena leggermente ricurvo, i raggi vanno regolarmente degradando e |’ ultimo raggio è contenuto 2 volte e */, nel primo; la base è perfettamente diritta (nell’ esemplare di Afgoi la pinna dorsale termina al livello del 24° raggio dell’ anale, il margine supe- riore presenta una sensibile concavità mediana, i tre primi raggi sono visibilmente più lunghi, i successivi vanno notevolmente degra- dando, solo verso |’ apice si allungano nuovamente e l’ ultimo raggio x a € contenuto 2 volte nel primo; la base particolarmente verso la meta x posteriore € convessa). 3°) La pinna anale per le stesse ragioni della dorsale è raffigurata in maniera errata. Mae Be ies bh ein oe ee ene aio 36 D. GUIGLIA 4°) La pinna pettorale termina al di là della ventrale, i raggi vanno leggermente degradando e l’ultimo è */, del primo (nell’ esemplare ‘di Afgoi termina sull’ ultimo terzo della ventrale, i raggi degradano x notevolmente e |’ ultimo raggio è !/, del primo). 5°) Il margine interno del lobo della codale è basalmente ricurvo (nel- DS l’ esemplare di Afgoi lo stesso è angoloso). 6°) La distanza fra la base della pinna ventrale e l’origine dell’ anale è contenuta una volta e */, nella distanza fra la base della ven- trale e l’ apertura boccale ed è maggiore della distanza fra l’ ultimo raggio dell’ anale e la base della codale (nell’ esemplare di Afgoi è contenuta una volta e */, ed è eguale alla distanza fra l’ ultimo raggio dell’ anale e la base della codale). Considerate queste notevoli imperfezioni che rendono puramente ipotetica la figura data da Vinciguerra, la quale è d’ altra parte basata su di un esemplare non corrispondente in ogni carattere al gliroides tipico, ho creduto opportuno qui riportare la fotografia di un esemplare del Villaggio Duca degli Abruzzi senza dubbio riferibile al vero gliroides Vinciguerra. (Fig. 1). 2. Labeo Bottegoi Vinciguerra Labeo Bottegi Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. XXXVII, 1897, p. 358 - Boulanger, Catalog. Fresh-Wat. Fish. Afric., Vol. IV, 1916, p. 204. Numerosi esemplari di Belet-Amin (luglio 1934). Riferisco questi esemplari alla forma di Labeo descritta da Vinci- guerra su parecchi individui di Lugh. Credo conveniente indicare di essi i principali caratteri tanto più che la diagnosi originale del Bottegoi non è in ogni punto perfettamente esatta e che gli individui di Belet-Amin offrono rispetto a quelli di Lugh qualche leggera differenza. L'altezza del corpo è contenuta da 3.volte e¢ +/, a3) voltee >. nella lunghezza del corpo (esclusa la codale). i La lunghezza del capo è contenuta da 3 volte e 1/, a 3 volte e 2/. circa nella lunghezza del corpo (sempre esclusa la codale). Il muso è ottuso, prominente, la sua lunghezza è contenuta poco meno di 3 volte nella lunghezza del capo ed è un poco maggiore del diametro dell’oc- PESCI 37 chio. Questo è contenuto 4 volte o appena un poco meno di 4 nella lunghezza del capo e 1 volta e '/, circa nello spazio interorbitaie. Questo è eguale o appena un poco minore della metà della lunghezza della testa. Gli occhi sono perfettamente laterali. I barbigli mascellari sono brevi ma proporzionalmente più sviluppati che nell’ esemplare tipico di Lugh. La dorsale (III 11) ha il margine superiore concavo, il raggio più lungo è presso a poco della stessa lunghezza o appena un poco più. ‘breve della testa (nell’ esemplare tipo di Lugh è invece un poco più lungo della testa). La distanza fra la sua origine e l’ apice del muso è Fig. 2 - Labeo Bottegoi Vncgr. - Giuba (Lugh), cotipo. alquanto maggiore della distanza fra l’ ultimo raggio di essa e la base della codale. Le pettorali non giungono fino alle ventrali e sono eguali o appena un poco minori della lunghezza della testa (1). Le ventrali sono sensibilmente scostate dall’ anale. L’ anale (III 5) raggiunge la base della codale. Nel materiale di Lugh ho notato qualche esemplare in cui la base dell’ anale è più o meno leggermente scostata dalla base della codale. La codale è ampiamente smarginata, i lobi sono lunghi ed appuntiti. La linea laterale è, come nell’ esemplare tipico, ret- tilinea, presenta solo una leggera curvatura in corrispondenza delle pet- torali, consta di 38-39 squame. La linea trasversale varia da 6'/, a (1) Erroneamente Vinciguerra (1897, 1. c., p. 359, 360 e 1927, p. 250) descrive gli esemplari di Lugh con le pinne pettorali rageiungenti la base delle ventrali, in realtà tanto nell’ esemplare tipo che nei cotipi le pinne pettorali non giun- gono fino alle ventrali, la loro lunghezza è in media eguale o un poco minore della lunghezza della testa. 380 i D. GUIGLIA 7*/, sopra e da 5!/, a 6!/, sotto la linea laterale, fra questa e la base delle pinne ventrali si contano da 4 a 5 squame. Il colore del corpo è bruno superiormente, argenteo inferiormente; sul dorso scorre una linea grigia regolare e bene evidente. Le poche e leggere differenze che questi esemplari di Belet-Amin offrono rispetto a quelli tipici di Lugh credo si possano far rientrare entro i limiti delle oscillazioni individuali e delle variazioni relative alla eta, non stimo quindi opportuno staccarli dal Bottegoi. A questa stessa forma di Labeo dovrebbero pure venir riferiti gli individui di. Bardera determinati da Senna (1915, p. 178) come Gregorii (secondo lui sinonimo di Bottegoi). Dalla descrizione però, oltre ad alcune differenze nei rapporti di dimensioni (altezza del corpo contenuta da 4 volte a 41/, nella lunghezza totale, diametro dell’ occhio contenuto 2 volte nello spazio interorbitale), risulterebbe essere la dorsale egual- | mente distante dall’ apice del muso che dalla radice della codale; tanto negli individui di Lugh che in quelli di Belet-Amin questa è invece, come già ho detto, sensibilmente più distante dall’ apice del muso che non dalla base della codale. Di Caporiacco (1927, p. 86) determina come Gregorii 2 esemplari di Genale e 4 di Mahaddei Uèn (Uebi Scebeli), fa però osservare come questi individui differiscano dalla descrizione del Boulanger per avere l’ altezza del corpo contenuto 3,66-4,25 volte, nella sua lunghezza (senza la codale) e per avere 38-40 squame alla linea laterale; per questo crede opportuno doverli riaccostare al Bottegoi di cui dubita I’ identità spe- cifica con il Gregorii. Dai pochissimi caratteri citati dall’ Autore è im- possibile dire se gli esemplari da lui esaminati debbano veramente venir ascritti al Bottegoi, tanto più che, contrariamente a quanto Di Capo- riacco stesso asserisce, non condividono con questo esattamente l’habitat essendo essi dell’ Uebi Scebeli anzichè del Giuba, nel quale bacino è stato fino ad ora trovato il Bottegot. Secondo la tabella dicotomica del Boulanger (1) il L. Bottegoi deve venir indubbiamente ascritto al gruppo Neumanni - Gregorii. La prima specie, da quanto mi risulta dalla descrizione originale (2), è ben distinta sopratutto per il differente rapporto di lunghezza del muso rispetto al capo, per il diametro dell’ occhio notevolmente più piccolo (1) Catalogue of the Fresh - Wat. Fishes of Africa, Vol. I, 1909, p. 301 - 302. (2) Proced. Zool. Soc. of London, 1903, p. 329, tav. XXIX. PESCI 39 (è difatti contenuto da 4 volte !/, a 5 volte !/, nella lunghezza della 7, 00 Assai più affine al Bottegoi è il Gregorii Giinther (1); Vinciguerra (1897, 1. c., p. 361) lo stacca dalla sua specie unicamente per il minor testa), per il maggior numero di squame alla linea trasversale: numero di squame al di sopra e al di sotto della linea laterale: DO Boulanger in un primo tempo crede invece opportuno unire il Bot- tegoi al Gregorii, la descrizione che egli dà difatti di questa specie (2) risulta una fusione dei caratteri di ambedue le forme. Io dall’ esame della descrizione originale ho potuto constatare come il vero Gregorii oltre ad un minor numero di squame alla linea trasver- sale dovrebbe avere le pinne pettorali giungenti fino alla base delle ventrali, contrariamente cioè a quanto accade nel Bottegoi. Inoltre dalla figura di Giinther risulterebbe essere nel Gregorii la linea del dorso più sensibilmente ricurva, l’ origine della pinna ven- trale al livello circa della metà della dorsale (nel Bottegoi è presso a poco al livello del primo terzo anteriore), la curvatura della linea late- rale in corrispondenza delle pinne pettorali un poco meno accentuata. Solamente con l’ esame di esemplari di provenienza tipica (F. Tana) sarà forse possibile stabilire se realmente il Bottegoi sia una specie indi- pendente dal Gregorii o non piuttosto, cid che credo più probabile, una variazione locale di questa specie stessa. Boulanger da principio, come ho già detto, unisce il Bottegoi al Gregorii, in seguito (3), molto probabilmente senza 1 esame dell’ esem- plare tipo, crede opportuno staccarlo da esso e porlo come specie inter- mediaria fra il Forskdlii e il cylindricus, cioè secondo la tabella dico- tomica del Boulanger stesso (l. c.) il Bottegoi dovrebbe riportarsi al gruppo IB 2. comprendente i Labeo ad occhi supero-laterali intiera- - mente o quasi intieramente visibili dal disopra, ciò che in realtà è errato, nel Bottegoi gli occhi sono difatti perfettamente laterali. A quanto pare anche Vinciguerra doveva condividere l’ opinione del Boulanger poichè senza obbiezione alcuna accetta e pubblica (1913, p. 299 e 1927 p. 250) I’ asserzione di questo Autore. D’ altra parte lo stesso Vinciguerra (1897, p. 360) dice essere il Bottegoi, più che ad ogni altra specie, affine al Forskdlii Riipp. perchè avente presso a poco la stessa formola dorsale e lo stesso numero di squame nella linea laterale. (1) Proced. Zool. Soc. of London, 1894, p. 90, tav. X fig. B. (2) Catalog. Fresh - Wat, Fishes of Africa, Vol. 1, 1909. p. 321. (8) Catalog. Fresh - Wat. Fishes of Africa, Vol. IV, 1916, p. 204. 40 D. GUIGLIA Io dall’esame di un esemplare del Nilo (Coll. Museo di Genova) e dalla descrizione e figura del Boulanger (1) ho potuto constatare come il Forskdlii, oltre la diversa posizione degli occhi, presenti rispetto al Bottegoi dei caratteri differenziali tali da non lasciare alcun dubbio circa la sua posizione sistematica diversa e del tutto indipendente dal Bottegoi stesso. Accenno qui alle differenze più evidenti: 1°) Occhi supero laterali, piccoli, il loro diametro è contenuto da 54/, a 8 volte nella lunghezza della testa (nel Bottegoi sono perfetta- mente laterali e il loro diametro è contenuto da 4 volte o poco meno di 4 nella lunghezza della testa). 2°) Muso lungo, circa la metà o un po’ più della metà della lunghezza della testa ed alquanto maggiore del diametro dell’ occhio, nell’ esem- plare del Nilo questo è contenuto 4 volte nella lunghezza del muso (nel Bottegoi il muso è contenuto 3 volte nella lunghezza della testa ed il diametro dell’ occhio è contenuto in esso da 1 volta Choa lvoltay 4/5 cltca): 3°) La pinna dorsale è ampiamente falcata, il raggio più lungo supera alquanto la lunghezza della testa (nel Bottegoi la curva del margine superiore della dorsale è meno accentuata ed il raggio più lungo è in media eguale o subeguale alla lunghezza della testa). 4°) La pettorale è più distante dalla ventrale che nel Bottegoi e i lobi della pinna codale hanno l’ apice appuntito ripiegato indentro. 5°) La linea laterale prosegue diritta (nel Bottegoi questa è leggermente curvata in basso in corrispondenza delle pettorali). Da ciò chiaramente risulta l’ inesattezza dell’ avvicinamento del Bot- tegoi al Forskdlit. Il cylindricus Ptrs. da Boulanger anche accostato al Bottegoi, è da questa specie pure nettamente distinto, almeno da quanto mi risulta dalla descrizione e dalla figura di Peters (2) e di Boulanger (3), sopratutto per avere il corpo assai meno elevato, |’ occhio più piccolo, il muso note- volmente più allungato. Anche il victorianus Blgr. e il Darlingi Blgr. (4) di cui Vinciguerra (1922, p. 382) dice essere probabile l’ identità specifica con il Gregorii (1)- Catalog. Fresh - Wat. Fishes of Africa. Vol. I, 1909, p. 529. (2) Reise Mossamb., Vol. IV, 1868, p. 47, tav. 10 fig. 1. (3) Catalog. Fresh - Wat. Fishes of Africa, Vol. I, 1909, p. 551. (4) Catalog. Fresh - Wat. Fishes of Africa, Vol. I, 1909. p. 321 e 322. PESCI 41 Giinther e il suo Bottegoi, si differenziano notevolmente da ambedue le forme; diverso è difatti il rapporto dell’ altezza del corpo rispetto alla lunghezza (l’ altezza è contenuta almeno 4 volte nella lunghezza, 4 nel Darlingi, da 4 volte a 4 volte e */, nel victorianus) il diametro dell’ occhio è sensibilmente più piccolo (contenuto 4 volte e !/, nelia lunghezza della testa e 2 volte e !/, nello spazio interorbitale nel Dar- lingi, da 5 volte a 6 volte e 2/, nella lunghezza della testa nel victo- rianus), in un esemplare dell’ Uganda da me esaminato appartenente a ‘ quest’ ultima specie Il’ occhio è contenuto circa 3 volte e '/, nello spazio interorbitale), il muso è notevolmente più allungato, nell’ esemplare di victorianus dell’ Uganda (Coll. Museo di Genova) è circa la metà della testa, la concavità del margine superiore della dorsale è tanto nell’ una che nell’ altra specie più sensibilmente accentuata. Inoltre nel victo- rianus la pinna pettorale è assai distante dalla ventrale e nell’ esemplare da me esaminato è più breve della lunghezza del capo. Tenuto conto di questi notevoli caratteri differenziali credo sia completamente da escludere l’ ipotesi di Vinciguerra che anche il victo- rianus e il Darlingi siano da riunire al Gregorii e al Bottegoi e consi- derare come semplici variazioni individuali di un’ unica specie, al con- trario è invece assai probabile, come già ho detto, che il Bottegoi sia una razza locale del Gregorii Giinther, unica specie a cui in realtà si può avvicinare il Labeo del Giuba descritto da Vinciguerra. 3. Barbus zanzibarieus ?efers Barbus zanzibaricus Peters, Decken’s Reise Ost-Afrika, III, 1869, p. 146 - Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. XXXVII, 1897, p. 362 - Boulanger, Catalog. Fresh-Wat. Fish. Afric., Vol. II, 1910, p. 136 - Senna, Monit. Zoolog. Ital., XXVI, n. 8, p. 179. Otto esemplari di Ola Uagèr (22 agosto 1934) di cui il maggiore raggiunge i 97 mm. e il minore 86 mm. L’ altezza del corpo è contenuta 3 volte circa, la lunghezza del capo 4 volte o un poco meno di 4 nella lunghezza del corpo (esclusa la codale). Il muso è arrotondato, prominente, la sua lunghezza è con- tenuta da 3 volte a 3 volte 1/, nella lunghezza del capo ed è appena un poco maggiore del diametro dell’ occhio. Questo è contenuto da 3 volte */, a 3 volte !/, nella lunghezza della testa. I barbigli sono due 42 D. GUIGLIA per parte, il posteriore è maggiore di circa */, dell’ anteriore e supera (di /, circa) il diametro dell’ occhio, |’ anteriore è un poco minore de diametro dell’ occhio stesso. Lo spazio interorbitale è contenuto da 2 volte e !/, a 2 volte e */, nella lunghezza del capo. La pinna petto- rale non raggiunge la ventrale ed è minore, di */; circa, della lun- ghezza del capo. La ventrale ha origine al disopra della 10% squama della linea laterale e leggermente avanti |’ origine della dorsale. L’ anale (III 5) è notevolmente distante dalla base della codale. La dorsale (III 8) ha origine sopra |’ 112 squama e la distanza fra essa e l’ apice del muso è eguale o subeguale alla distanza fra la sua origine stessa e la base Fig. 3 - Barbus zanzibaricus Peters - Bubasci (Ola Uagèr). della codale. Questa è biloba ed a lobi appuntiti. Il peduncolo codale è in media una volta e !/, o un poco meno di !/, più lungo che largo. La linea laterale consta di 30 squame e presenta una curvatura abba- stanza sensibile in corrispondenza delle pettorali. Le squame della linea trasversale sono 51/, sopra e 3'/, sotto la linea laterale. Fra la base della ventrale e la linea laterale le squame variano da 2!/, a 3°/.. Il colore è bruno superiormente argenteo inferiormente, una linea grigio-scura attraversa tutto il corpo, la base della codale presenta una sfumatura bruno-grigiastra. Questi esemplari corrispondono estremamente alla diagnosi origi- PESCI 43 nale (1) del zanzibaricus Peters (1. c.) tanto che io credo indiscutibile che debbano a questa specie venir riferiti. Boulanger nella sua tabella dicotomica (1 c. p. 15) pone erronea- mente il B. zanzibaricus nel gruppo delle specie con la base della pinna ventrale intieramente sotto la dorsale, la diagnosi originale di questa specie dice invece essere la base della dorsale un poco indietro alla base della ventrale «.....der Basis der Riickenflosse ein wenig hinter dem Anfang der Bauchflossen », ciò che in realtà si osserva negli esemplari . di Ola Uagèr. Delle specie di tale gruppo (base della ventrale intieramente o in parte in avanti la dorsale) descritte e raffigurate dal Boulanger (I. c.) quella a cui maggiormente si può avvicinare. lo zanzibaricus Peters è il lumiensis Blgr. (1. c., p. 125, fig. 102) simile è difatti il profilo e l’ aspetto d’ insieme. Ne differisce, oltre che per la lunghezza dei bar- bigli, l'anteriore è difatti maggiore del diametro dell’ occhio e il poste- riore è 2 volte questo, per la minore lunghezza del muso e del diametro dell’ occhio, quest’ ultimo è infatti 4 volte la lunghezza della testa anzi- chè 3 volte */, come nel zanzibaricus. Minore è pure il numero dei raggi molli della dorsale (III 7) e le squame della linea laterale (27). Dalla figura inoltre la pinna ventrale appare più sensibilmente in avanti alla dorsale che non nel zanzibaricus e |’ apice del muso visibilmente schiacciato anzichè allungato e prominente come negli esemplari di Ola Uagèr da me esaminati. i Faccio osservare come questi individui siano rispetto agli altri zan- zibaricus citati del Giuba di dimensioni sensibilmente maggiori, essi difatti variano, come ho già detto, da un massimo di 97 mm. (come nell’ esemplare tipico) ad un minimo di 86 mm., mentre gli esemplari di Lugh (Vinciguerra 1. c.) raggiungono un massimo di 52 mm. e quelli di Bardera (Senna 1. c.) di 54 mm. Il B. zanzibaricus fu descritto di Mombasa (Africa Orientale Bri- tannica) e in Somalia oltre che del Giuba è citato pure dell’ Uebi Scebeli (Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, XXXIII, 1893, p. 454). (1) La diagnosi riportata dal Boulanger (l. c.) non è in ogni punto corrispondente ali’ originale, questo Autore difatti considerando la var. paucior Hilgendorf come sinonimo della forma tipica dà del zanzibaricus una descrizione che risulta costituita dalla fusione dei caratteri di ambedue le forme, Riguardo al vero valore sistematico della var. paucior Hilgend. (Zool. Jahrb., Syst, XXII. 1905, p. 414) nulla posso dire di positivo, la diagnosi originale è troppo breve per poter con esattezza interpretare tale varietà. 44 D. GUIGLIA 4. Clarias mossambicecus fefers Clarias mossambicus Peters, Reise nach Mossambique, Zool. IV, Fluss- fische, 1868, p. 32-37, Tav. VI, VII, fig. 2 e 3 - Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. XXXVII, 1896, p. 25 - Boulanger, Catalog. Fresh-Wat. Fish. Afric., Vol. II, 1911, p. 232, fig. 195 - Senna, Monit. Zoolog. Ital., XXVI, N° 8, p. 180 - Torto- nese, Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, Vol. XLIV, 1934, Serie QUIN Bee io, 82354 Un esemplare di Belet-Amin (luglio 1934) lungo 102 mm. Riferisco questo giovane individuo a questa specie di Clarias, |’ unica che pare sia stata fino ad ora trovata nel bacino del Giuba. Faccio osservare come |’ estremità posteriore sia della pinna dor- sale che dell’ anale si presentino leggermente convesse, non cioè obli- quamente troncata come risulta dalla figura del Boulanger (I. c.). Questa specie è largamente diffusa in tutta |’ Africa orientale; in Somalia, oltre che nel Giuba, pare comune anche nell’ Uebi-Scebeli. 5. Eutropius depressirostris fefers Eutropius depressirostris Peters, Reise nach Mossambique, Zoolog. IV, + Flussfische, 1868, p. 25, Tav. IV fig. 5 - Boulanger, Catalog. Fresh-. Wat. Fish. Afric., Vol. II, 1911, p. 291, fig. 237. Quindici esemplari di Belet-Amin (giugno 1934) di cui il maggiore misura 95 mm. e il minore 53 mm. (compresa la codale). Questi individui, tutti molto giovani, presentano, come quelli di Bardera citati da Senna (1915, p. 180), la pinna pettorale raggiungente la ventrale, al contrario cioè di quanto dovrebbe avvenire, secondo le descrizioni degli Autori, nel vero depressirostris; questo fatto che Di Ca- poriacco (1927, p. 88) ha pure notato in 3 esemplari di Genale e in 1 di Mahaddèi Uèn, dei quali non dà alcuna dimensione, è secondo me indubbiamente da attribuire, come pure afferma Vinciguerra (1922, p. 385), all’età giovanile degli individui esaminati; difatti il maggiore degli esemplari di Bardera citati da Senna raggiunge appena i 110 mm. Anche nella serie degli individui di Giumbo nominati da Vinciguerra (1927, p. 252) solamente in quelli di minori dimensioni le pinne petto- rali raggiungono la base delle ventrali. PESCI 45 I barbigli, relativamente agli esemplari adulti, sono abbastanza lun- ghi, e la loro lunghezza negli esemplari di Belet-Amin, come in quelli gia studiati da Vinciguerra, non si mantiene perfettamente costante: i nasali oltrepassano sempre il margine posteriore dell’ orbita e in certi esemplari di minori dimensioni possono giungere fino al processo occi- pitale; i mandibolari esterni sono in generale più lunghi dei mascellari, solo in qualche raro caso (negli individui di maggiori dimensioni) sono + subeguali; i mascellari raggiungono e in qualche esemplare oltrepas- sano |’ apertura branchiale; i mandibolari interni più brevi dei nasali sono circa i ?/, o la metà di quelli interni. Molto ben visibile è in tutti gli esemplari di Belet-Amin la macchia nera al disopra della pinna pettorale e la fascia nero-grigiastra sulle parti laterali. x Questa specie è, a quanto pare, assai comune in tutto il bacino del Giuba e dell’ Uebi Scebeli; è citata dell’Africa orientale e meri- dionale. 6. Clarotes laticeps (Ripp.) Clarotes laticeps Boulanger, Catalog. Fresh-Wat. Fish., Vol. II, 1911, p. 342. . Un esemplare di Belet-Amin (luglio 1934) lungo 235 mm. Questo individuo non ha nulla che debba esser messo particolarmente in rilievo, la spina e i raggi della 2* dorsale sono ‘normalmente svilup- pati, anche negli altri caratteri è del tutto corrispondente alle descri- zioni degli Autori. Specie comune del bacino del Giuba e dell’ Uebi Scebeli, la sua area di diffusione è notevolmente estesa: Nilo, Tana, bacino del Lago Ciad, Senegal, Niger. 7. Bagrus urostigma Vinciguerra Bagrus urostigma Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, XXXV, 1895, p. 36 - idem, XXXVII, 1897, p. 348 - Boulanger, Catalog. Fresh-Wat. Fish. Afric., Vol. II, 1911, p. 312. Due individui di Belet-Amin (luglio 1934) il maggiore dei quali misura 310 mm. e il minore 167 mm. (esclusa la codale). Questi esemplari debbono venir senza dubbio riferiti alla forma di Bagrus descritta da Vinciguerra su 2 individui del Ganana, l’ uno preso fra Lugh e Bardera e l’altro a Bardera, essi difatti corrispondono quasi 46 D. GUIGLIA completamente ad un individuo cotipo di Lugh (Vinciguerra 1897, 1. c.). Non ho potuto basare purtroppo il mio esame comparativo sui due esem- plari tipici poichè l’ uno, conservato in pelle a secco, è pressochè instu- diabile e |’ altro montato, presenta notevoli alterazioni sia nelle propor- zioni che nella forma delle varie parti del corpo. Il maggiore degli esemplari di Belet-Amin, presso a poco delle stesse dimensioni dell’ individuo di Lugh, è del tutto a questo corri- spondente, almeno da quanto le cattivissime condizioni di conservazione di quest’ ultimo mi abbiano permesso di constatare. Quello di minori dimensioni presenta qualche leggera differenza in parte dovuta alla sua età giovanile, così per es. la distanza fra |’ ultimo raggio della pinna dorsale e |’ origine dell’ adiposa e sensibilmente mi- nore che non negli esemplari più adulti, in quello è difatti circa 1‘, della base della dorsale, in questi è invece in ?/, circa della base stessa. Inoltre i raggi molli della pinna dorsale sono 10 anzichè 9; le macchie nere della codale sono assai meno numerose, macchiette dello stesso colore si notano pure sparse sull’ adiposa e sulla metà posteriore del corpo, ciò che invece non si osserva nè nel maggiore degli individui di Belet-Amin nè negli altri esemplari del Giuba citati da Vinciguerra. Boulanger, molto probabilmente per |’ inesattezza delle comunica- zioni avute, pone erroneamente nella sua tabella dicotomica (1. c., p. 304) I urostigma Vnegr. nel Gruppo IB, cioè fra quelle specie in cui la distanza fra l ultimo raggio della dorsale e la pinna adiposa è almeno eguale alla base di quest’ ultima, il detto Bagrus deve invece venir ascritto al gruppo IA, cioè fra quelle specie in cui la distanza fra I’ ulti- mo raggio della dorsale e la pinna adiposa è minore della base di que- st’ ultima e più precisamente accanto al docmac (Forsk.) (1) con il quale è affinissimo. Dall’ esame comparativo del minore degli esemplari di Belet-Amin con un esemplare di docmac del Nilo (Coll. Museo di Ge- nova) di eguali dimensioni non sono riuscita difatti a trovar delle diffe- renze tali da permettere una sicura e netta distinzione fra questa specie e l’ urostigma. Ho notato solamente come nell’ individuo di Belet-Amin, da quanto lo stato non ottimo della pinna codale mi abbia permesso di osservare, oltre al superiore anche il lobo inferiore della codale stessa (1) La località « Ganana River» citata da Boulanger nell’ elenco della distribuzione geografica del docmac (Catalog. Fresh - Wat. Fish. Afric., Vol. II, 1911, p. 310) deve con tutta probabilità riferirsi non già al fiume Giub2 ma al Ganana Dulei tributario del Lago Stefania (V. Vinciguerra, Ann, Mus. Civ. Storia Naturale, Genova, Vol. XXXIX, 1898, p. 241). PESCI 47 si prolunghi in un filamento, carattere questo che sembra essere proprio anche all’ individuo di maggiori dimensioni e che, a quanto pare dalla descrizione del Boulanger (1. c. p. 309, fig. 246) e dagli esemplari da me esaminati, non dovrebbe trovarsi nel vero docmac. Purtroppo il materiale di cui dispongo è assai scarso e nella mas- sima parte in cattivissime condizioni di conservazione, mi riesce quindi impossibile poter giungere a delle conclusioni sicure e positive. Sola- mente in base ad una maggior quantità di esemplari sia dell’ una che dell’ altra specie si potrà forse stabilire il valore sistematico dell’ uro- stigma Vncgr., per il momento mi limito a far rilevare la sua estrema affinità con il docmac (Forsk.). Il B. meridionalis Giinther a cui Vinciguerra (1895, 1. c., p. 38) par- ticolarmente avvicina e confronta |’ urostigma è invece da questa specie stessa, almeno da quanto mi risulta dalla descrizione del Boulanger (I. c. p. 312, fig. 248), nettamente distinta, innanzi tutto perchè appar- tenente al gruppo dei Bagrus con la distanza fra l’ ultimo raggio della dorsale e |’ adiposa almeno eguale alla base di quest’ ultima, indi per la testa più ristretta e per il naso non sorpassante la mascella inferiore, inoltre nel meridionalis i barbigli mascellari dovrebbero essere assai più corti, non oltrepassanti cioè la lunghezza della testa mentre nel- I urostigma la sorpassano di gran lunga giungendo essi difatti fino alla metà della pinna adiposa negli individui giovani e fino oltre gli ultimi raggi della dorsale in quelli adulti. Dal B. bayad (Forsk.), con il quale dovrebbe condividere il carat- tere dei lobi codali ambedue filamentosi, si distingue sopratutto per avere questa specie la testa, particolarmente sulla porzione apicale, più ristretta, l’ultimo raggio della dorsale sulla stessa verticale del raggio interno della ventrale anzichè a questo in avanti e la pinna adiposa iniziantesi a brevissima distanza dalla dorsale. 8. Anguilla bengalensis (Gray) Anguilla labiata Peters, Reise nach Mossambique, Zool. IV, Flussfische, 1868, p. 94, Tav. XVII - Anguilla bengalensis Boulanger, Catalog. Fresh-Wat. Fish. Afric., III, 1915, p. 7, fig. 5 - Vinciguerra, Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. LII, 1927, p. 253. 48 D. GUIGLIA Due individui di Belet-Amin (luglio 1934) di cui il maggiore misura mm. 1650 (1) e il minore mm. 400. Il minore di questi due esemplari deve indubbiamente venir riferito a questa specie di Anguilla, esso concorda difatti perfettamente con le descrizioni e le figure dei diversi Autori. Anche il maggiore, nonostante il suo stato di conservazione mediocre (pelle salata con cranio), si può quasi con certezza ascrivere alla stessa specie, la disposizione dei denti della mascella superiore e del palato corrisponde difatti perfettamente a quella raffigurata da Peters per la sua labiata (1. c. Tav. XVII fig. c), differisce invece sensibilmente, in modo particolare per la disposizione dei denti mediani, dalla figura del Boulanger (I. c., p. 4, fig. 2c) molto probabilmente non del tutto esatta. L’ espansione carnosa delle labbra, benchè raggrinzita e contratta, è pure abbastanza bene evidente. Il cattivo stato di conservazione della pelle non mi permette di dare caratteri più dettagliati intorno a questo esemplare, particolarmente inte- ressante per la sua notevole lunghezza che, a quanto pare è la massima fin'ora raggiunta, la più grande dimensione riportata dal Boulanger è infatti di appena 1200 mm. Questa specie di Anguilla è stata riscontrata in tutto l'Oceano Indiano e nei fiumi dell’ Africa orientale e meridionale. 9. Zenarchopterus dispar (Cuv. e Val.) Hemirhamphus dispar Day, Fish. Ind., 1878, p. 517, Tav. CXIX fig. 5. - Day, Fn. Brit. Ind., 1889, Fish. vol. I, p. 426. - Zenarchopterus dispar Bleeker, Atlas Ichth., VI, 1868, p. 63, Tav. VII fig. 4. - Boulanger, Cat. Fresh-Wat. Fish. Afric., III, 1915, p. 16, fig. 10. Tre individui (2 9 2, 14) dei dintorni di Bur Gao alle foci del Bubasci (fine agosto 1934); le 9 9 misurano 105 mm. (compresa la codale), il ¢ 81 mm. Lo stato di conservazione di questi esemplari non è del tutto per- fetto, in esso difatti le pinne sia dorsali che anali sono alquanto sciu- pate, ciò nonostante s’ intravede nel ¢ la conformazione. della pinna anale caratteristica a questa specie. Il becco della mascella inferiore del & è spezzato, non ho potuto perciò osservare la sua esatta conforma- (1) Questa, misura corrisponde alla lunghezza della pelle, secondo il Sig. Confalonieri l’animale, da vivo, raggiungeva i 2 metri. PEE A ete Sia Beta ANI fe PESCI 49 zione. A questo proposito faccio notare come tanto nella figura del Day (1878, 1. c.) che in quella di Bleeker (1. c.) il maschio sia rappre- sentato con il becco perfettamente diritto, ciò che in realtà non è, que- sto nella figura tipica riportata dal Boulanger si presenta difatti legger- mente ma sensibilmente ricurvo, carattere questo che ho osservato pure in esemplari maschi dell’ Isola Engano (leg. E. Modigliani, Coll. Museo di Genova) determinati da A. Perugia come Hemirhamphus dispar (Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. XXXII, 1893, p. 255). Questa specie è già nota per le coste orientali dell’ Africa tropicale ed è comune nei mari dell’ India e dell’ Arcipelago Indo-Malese. BIBLIOGRAFIA (1) 1895 - VINCIGUERRA D. - Esplorazione del Giuba e dei suoi affluenti compiuta dal Cap. V. Bottego. - Pesci. - Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. XXXV, p. 21-60. 1896 - VINCIGUERRA D. - Pesci raccolti da Don Eugenio dei Principi Ruspoli durante l’ultimo suo viaggio nella regione dei Somali e dei Galla. - Ann. Mus. Civ. Storia Naturale, Vol. XXXVII, p. 24-31. 1897 - VINCIGUERRA D. - Pesci raccolti dal Cap. V. Bottego durante la sua seconda spedizione nella regione dei Somali e dei Galla. - Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. XXXVII, p. 343-364. VINCIGUERRA D. - Missione per la frontiera Italo-Etiopica sotto il comando del Cap. C. Citerni. - Pesci. - Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. XLV, p. 293-303. 1915 - SENNA A. - Pesci raccolti nella Somalia meridionale dai Dott. Stefanini e Paoli. - Monit. Zool. Ital., XXVI, n. 8, p. 176-182. 1912 1927 VINCIGUERRA D. - Enumerazione di alcune specie di pesci della Somalia Italiana raccolte dal March. Saverio Patrizi. - Ann. Mus. Civ. Storia Naturale Genova, Vol. LII, p. 246-259. 1927 - Di Caporracco L. - Pesci raccolti in Somalia nel 1924, dalla spedizione Stefanini e Puccioni. - Monit. Zool. Ital., XXXVIII, n. 4, p. 84-89. (1) Nel presente elenco mi sono limitata a quei lavori strettamente riguardanti la ittiofauna del Giuba. 50 NEUROTTERI PER IL R. P. Longino NAVAS, S. J. La spedizione del Marchese Saverio Patrizi nella Somalia Italiana meridionale nelle regioni del basso Giuba (Belet Amin) e del Bubasci (Ola Uagér) ha radunato un materiale non molto ricco ma oltremodo interessante di Neurotteri; infatti 1 10 esemplari raccolti ed inviatimi in studio appartengono a cinque generi, uno dei quali nuovo, e a sette specie, delle quali due nuove ed una terza (Nelees tristictus Nav.) oggi ancora inedita, essendo la sua descrizione in corso di stampa. Debbo alla gentilezza del Prof. O. De Beaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, |’ aver potuto studiare questi inte- ressanti Neurotteri. Tutte le specie sono conservate nelle collezioni di detto Museo. Fam. ASCALAPHIDAE 1. Phalaseusa Patrizii, sp. nov. (fig. 1). Similis Hildebrandti Kolbe. Minor obscuriorque. Caput flavum, stria transversa in clypeo, macula in fronte ante antennas subfusca; vertice et occipite ferrugineis; pilis longis, fulvis, aliquot ad latera et in vertice fuscis; oculis fuscis; antennis 17,5 mm. longis, fuscis, clava forti, lata. Thorax capite angustior, flavus, fulvo et fusco pilosus, inferne strio- lis subfuscis, lineis in meso- et metanoto in + crasso, media longi- tudinali in metanoto, fuscis. Abdomen fulvum, fusco et fulvo pilosum, margine posteriore segmen- torum et superne stria longitudinali fuscis. Pedes fulvi, fulvo pilosi, fusco setosi; calcaribus rectis, metatarsum haud excedentibus, fuscis; femoribus apice et ad latera subfuscis; tibiis partim subfuscis; tarsis subtotis fuscis, posterioribus superne fulvis. Alae apice subellipticae; reticulatione fusca, in medio basali fulva, fusco-ferrugineo limbata, maculam grandem formante; stigmate longiore NEUROTTERI 51 latitudine, fere 5 venulis comprehenso, stigmalibus seu mediis fulvis; area apicali biareolata. Ala anterior angulo axillari rotundato, leviter prominente, ideoque margine posteriore recto, ad angulum axillarem leviter concavo; macula basali fusco-ferruginea a basi ultra ortum sectoris radii extensa; 4-5 venulis radialibus internis; sectore radii 4 ramis. Fig. 1 - Phalascusa Patrizii Nav. © Ala posterior macula basali interna subobsoleta, medio instar fasciae latae transversae, externe in tres ramos subdivisa, posteriore ultra angu- lum posteriorem extenso; 2 venulis radialibus internis; sectore radii 4 ramis. Long. corp. @ 16,5 mm. — al. ant. 23 » — — post. 18,2 » Patria. Somalia Ital.: Basso Giuba, Belet Amin, 20-VII-1934, spe- dizione del Marchese S. Patrizi, al quale ho il piacere di dedicare questa specie. La prominenza dell’ angolo ascellare nell’ ala anteriore e le mac- chiette molto maggiori di ambedue le ali distinguono al primo aspetto guesta specie dalle altre vicine. 52 NAVAS Fam. MYRMELEONIDAE 2. Palpares interioris, Kolbe. Oltre Giuba: Ola Uagér, 21-VIII-1934. 3. Sogra brachygaster, Ramb. Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. 4. Cueta mysteriosa, Gerst. Belet Amin, VII-1934. 5. Cueta obliqua, sp. nov. (fig. 2). Similis mysteriosae Gerst. Minor. Caput fulvum, macula grandi fusca in vertice, ante antennas in ramos crassos extensa, duabus lineolis subfuscis longitudinalibus, alia in IN ante maculam, eius ramos ante- riores claudente; occipite punctis fuscis in lineam transversam; oculis fuscis; palpis fulvis; antennis fuscis, 4,7 mm. longis, clava parum dilatata, apice acutis. Thorax flavus, ad pleuras lineis lon- gitudinalibus fuscis; superne (fig. 2) tribus lineis longitudinalibus fuscis, media subdivisa longitudinaliter; pro- noto transverso, pilis lateralibus fulvis. Rigid Ge Abdomen fulvum, inferme duabus Parte anteriore lineis longitudinalibus, superne tribus, lateralibus sensim latioribus; cercis superioribus 4 fulvis, declivibus, brevibus, nigro pilosis. Pedes fulvi, fusco punctatis et setosi; calcaribus metatarso brevio- ribus, testaceis; apice tibiarum et articulorum tarsorum fusco. Alae apice subacutae; membrana hyalina; stigmate fulvo-roseo; reti- culatione fusca, pallido interrupta; area apicali venulis gradatis fuscis divisa; stria obliqua fusca externa, fascia pallida praeter illam externe; axillis furcularum marginalium fusco limbatis. Ala anterior 9 venulis radialibus internis, 10 ramis sectoris radii; striola fusca ad anastomosim rami obliqui cubiti. Ala posterior 8 venulis radialibus internis, 11 ramis sectoris radii; puncto fusco ad anastomosim rami obliqui cubiti; linea plicata posteriore parum conspicua. NEUROTTERI 53 Long. corp. ¢ 27 mm. — al. ant. 21 » Postel Patria. Somalia It.: Basso Giuba, Belet Amin, VII-1934. 6. Nelees tristietus Nav. Belet Amin, VII-1934. DS Il tipo è un 4 del Kenia; questo esemplare è ® e lo considero come cotipo. Le sue dimensioni sono: Long. corp. 9 16,5 mm. — al. ant. 18,7 » — — post. 18 » 7. Nima gen. nov. Etim. Il nome generico ricorda Belet Amin (anagramma di Amin), luogo d’ origine della specie tipica. Similis generi Formicaleo Leach. Caput antennis perlongis, longioribus capite et thorace simul sum- ptis, clava debili, insertione distantibus fere latitudine primi articuli. Pronotum transversum. Abdomen cylindricum, alis brevius. Pedes teretes, tibiis brevioribus suo femore; calcaribus arcuatis, tres primos tarsorum articulos aequantibus aut excedentibus; tarsorum arti- culo primo duplo longiore secundo, tribus intermediis brevibus, subae- qualibus, quinto longiore duobus primis; pulvillo manifesto; unguibus arcuatis, parallelis. Alae angustae, acutae, lanceolatae; area costali angusta, simplice, venulis simplicibus, apicali latiore, venulis furcatis, nullis vel paucis gra- datis; nulla linea plicata manifesta. Ala anterior pluribus venulis radialibus internis; areis cubitali in- terna et axillari simplicibus, cubitali externa linea plicata parum con- . spicua. Ala posterior una venula radiali interna; area cubitali externa sub- tota biareolata. 54 L. NAVAS Dal genere Formicaleo Leach (genotipo tetragrammicus F.) si distin- gue per le ali più strette ed a nervatura più semplice, per la diversa lunghezza degli articoli tarsali e degli speroni ed anche per la lunghezza e forma delle antenne. Per questi stessi caratteri si distingue dagli altri generi vicini. Il tipo del genere è la specie seguente. Nima somalica sp. nov. (fig. 3). Fulva, fusco varia. Caput macula in fronte et lineis transversis et punctis in vertice et occipite, fuscis; oculis fusco-aeneis; palpis fulvis, articulo ultimo labia- lium fusiformi elongato, fusco; antennis 9 mm. longis, fuscis, fulvo-ferrugineo annulatis, clava debili, apice acuto, flavido. Thorax superne 4-6 lineis longitudinalibus irregularibus fuscis (fig. 3). Pronotum lineis mediis obliquis, alia lineola in medio; pilis lateralibus fuscis. Abdomen inferne fulvum, superne fuscum, stria media longitudinali et maculis lateralibus fulvis; pilis apicalibus seu spinulis ® nigris. Pedes fulvi, fusco setosi et punctulati; apice tibiarum et articulorum tarsorum in- Fig. 3 - Nima somalica Nav. - Pro- e mesonoto ferne fuscis; calcaribus testaceis, anterioribus quatuor, posterioribus tres primos tarsorum articulos aequantibus vel excedentibus; unguibus testaceis, leviter arcuatis, parallelis, longis. Alae acutae, membrana hyalina, stigmate pallido, reticulatione fusca, fulvo striata et varia. Ala anterior stigmate interne leviter fuscato; area apicali paucis- simis venulis gradatis; stria angusta fusca ad anastomosim rami obliqui cubiti, duabus guttulis fuscis ad rhegma et axillis furcularum margina- lium externis fuscis; duabus venulis radialibus ultimis late, paucis disca- libus pone illas augustissime fusco limbatis; 8 venulis radialibus internis; sectore radii 12 ramis; linea plicata pone cubitum solum indicata, ramis accessoriis cubiti curvatis. ultimis et axillis ulis gradatis (fere 3); sectore radii 13 ramis; area cubitali externa ubtota biareolata, in medio triareolata. Long. corp. @ 28 mm. 5 fl ant 30 i I — — post. 30 » i jo: Somalia It.: Basso Giuba, Belet Amin, VII-1934. 56 NUOVE SPECIE DI ETEROCERI AMATIDAE - ARCTIIDAE - NOCTUIDAE PER IL DR. E. BERIO Il nome Arctiidae (Arctiadae) dovrebbe, secondo le ultime statuizioni di Hampson, essere sostituito con Lithosiidae (Lithosiadae), perchè il Gen. Lithosia F. è più antico di Arctia Sckh. (vedere Hampson in Nov. Zool. XXV, 383, 1918). Ma il cambiamento, come tutti gli altri numerosi che allo stesso titolo l’ autore vorrebbe proporre, è, secondo me, in urto con lo spirito e la parola del Codice Internazionale oggi vigente. Dice esso infatti: « Il nome di Famiglia è formato aggiungendo la desinenza <«idae >»; quello di sottofamiglia aggiungendo «inae » alla radicale del Genere preso come tipo» (Art. 4); e ancora: «Il nome di una famiglia e sottofamiglia deve cambiare, quando cambia il nome del genere preso come tipo» (Art. 5). Quindi non risulta affatto che il nome di famiglia e sottofamiglia debba foggiarsi sul nome del genere più vetusto. Si dirà che, se è vero questo, nulla però vieta che un autore assuma come tipo della famiglia o sottofamiglia appunto il genere più antico, proprio come ha fatto ora Hampson. Io sostengo che detta operazione, che sarebbe lecita se fatta al mo- mento in cui si viene costituendo un gruppo di generi in famiglia o sottofamiglia, non è più lecita, quando detto gruppo è stato già previa- mente stabilito, sia da altri che dallo stesso autore, e a questo è stato già dato un nome, foggiato sul genere preso già come tipo, anche se questo non sia per avventura il genere più antico appartenente al gruppo così formato. Non si tratta di vedere se la denominazione così come fatta ora da Hampson sia accettabile e in armonia colle leggi internazionali di nomen- NUOVE SPECIE DI ETEROCERI Di DS clatura; bensì si tratta di vedere se è ammissibile un cambiamento nel senso da Hampson proposto. Ebbene, tale cambiamento, secondo me, è arbitrario. Le ragioni per me sono: E’ possibile che la legge di nomenclatura permetta che ogni autore possa cambiare a suo piacimento i nomi delle famiglie e sottofamiglie scegliendo come tipo un genere sempre diverso? (1) Evidentemente non è possibile; nessuno che non fosse molto pro- fondo nei gruppi potrebbe più assolutamente afferrare a prima vista, di quale famiglia o sottofamiglia si tratti; senza contare che vi sono anche i generi nuovi, che si potrebbe allo stesso modo pretendere di prendere come tipo di famiglie o sottofamiglie vecchie, con che risultato si può facilmente comprendere. La frase del Codice Internazionale già sopra riportata: «Il nome di una famiglia o sottofamiglia deve cambiare, quando cambia il nome del genere che si è preso come tipo », implica che solo quel determinato caso, del cambiamento del nome di quel genere, permetta il cambia- mento del nome della intera famiglia o sottofamiglia; e quindi, in defi- nitiva, che mancando la detta condizione, il nome già dato secondo le regole a determinato gruppo, non possa cambiarsi fino a che si accetti la composizione del gruppo stesso. Infine è concetto che risiede in ragioni ancora più stringenti che non le Regole Internazionali; in ragioni di necessaria stabilità, quello per cui non si può cambiare il nome di una cosa (in questo caso, famiglia e sot- tofamiglia) se non vi sono ragioni di obbligo; e, per noi, l’ obbligo è rappresentato unicamente dalla legge di nomenclatura zoologica, la quale lo restringe al caso succitato. i Concludendo: Non si può, per ragioni di chiarezza e stabilità, e per implicita sta- tuizione delle Regole Internazionali, cambiare il nome di una famiglia e sottofamiglia, accettando in pari tempo i gruppi sistematici come li ha formati il denominatore, se non in caso di necessità. Il caso di necessità unicamente contemplato dalla legge internazio- nale è quello in cui l’ ossequio alla detta legge importi il cambiamento (1) Una ragione in favore del cambiamento si potrebbe trovare nel Codice stesso, ove trattando della legge di priorità esso si riferisce esclusivamente al Genere e alla Specie; e si potrebbe quindi agevolmente osservare che se il nome di fami- glia e sottofamiglia sone ad essa sottratti, i loro nomi più antichi non acqui- stano dalla loro priorità nessun diritto; ma questo sarebbe forse 1’ unico sofisma possibile contro tante ragioni contrarie. 58 E. BERIO del nome del genere che gia è servito a comporre il nome della famiglia o sottofamiglia. i o Mentre è doveroso mutare Syntomidae in Amatidae, dato che Amata deve sostituirsi a Syntomis, è arbitrario sostituire Lithosiidae ad Arctiidae; Zenobiinae ad Acronictinae; Odontoinae a Stictopterinae; Polypogoninae a Hypeninae, fino a che i Generi Arctia, Acronicta, Stictoptera e Hypena avranno impiego. E’ pure necessario sostituire Mominae con Diphtherinae, Euteliinae con Phlogophorinae, per i diritti di priorita dei Gen. Diphthera e Phlogo- phora. Per Acontiinae (che Hampson vorrebbe mutare in Vestermanniinae) vale una differente constatazione, come pure per Noctuinae (che Miss Prout vorrebbe mutare in Ophiderinae): Acontia Ochs. 1816 è valido, secondo l’ art. 25 del Codice Inter- nazionale; quindi fa priorità su Acontia Zink. 1818. Il tipo del Gen. è quello scelto da Ochsenheimer (malvae Esp.) (o almeno quello che finora pare sia stato considerato da tutti il tipo scelto da questi, mentre non è che la prima specie nella lista), e non allora quello che secondo Hampson (Nov. Zool., XXV, 200, 1918) sarebbe stato scelto da Zincken, il quale, poi, in effetti, non ha dato indicazioni di tipo, limitandosi a dire che la specie più nota del Genere Acontia O. è luctuosa O. (Allg. Encyc. Wiss., I, 333. 1818). Non è vero quindi che il genere cada nella sottofamiglia delle Noc-- tuinae (dove, secondo la classificazione di Hampson andrebbe Juctuosa O.), ma esso resta nelle Acontiinae, che, quindi, non possono mutare il loro nome, neppure per far posto al nome foggiato sul genere più vecchio, per le ragioni che si sono più sopra esposte. La ragione che induce poi Miss Prout a ripudiare Noctuinae per Ophiderinae è diversa; essa infatti (A. M. N. H. 8 (9) 1, 1921) osserva che il tipo del Gen. Noctua L. è strix L. la quale, secondo le recenti ricerche non apparterebbe alle Noctuidae, ma ai Cossidae. Qui però si inserisce altra questione: quella della ricerca del Genotipo del Genere Noctua, che non è semplice come pare, perchè le leggi di nomenclatura non dicono affatto che il tipo del genere debba essere la prima specie nell’ elenco dell’ autore originario, bensì danno una regola per la ricerca che non può essere seguita molto semplicemente. In ogni modo, c’é sempre da osservare che, nell’ attesa che si sia accertato quale sia vera- mente il tipo del Gen. Noctua L. secondo il Codice Internazionale, non NUOVE SPECIE DI ETEROCERI 59 si può respingere l’uso di Noctuinae, fino a che non si respinga anche Noctuidae, e per la stessa ragione. Una osservazione va fatta ancora, incidentalmente, sulla retta for- mazione dei nomi di famiglia e sottofamiglia, dalla radicale del genere con l’ aggiunta di «idae » e «inae», e non di « adae » come spesso usa Hampson. Quindi: Lithosiinae, Arctiinae, Agrotidinae (1), Cuculliinae, Era- striinae, Acontiinae; e non Lithosianae, Arctianae, Agrotinae, Cucul- ‘lianae, Erastrianae, Acontianae, come spesso viene usato, specialmente dagli Inglesi. I°. AMATIDAE Apisa canescens microcaneseens n. sp. “6 0 Petto, torace, antenne, lati dell’ addome, fronte, grigio roseo; capo, tegole, addome superiormente, grigio topo poco più scuro. Ali ante- riori grigio semiialino sul bianco; costa e subcosta grigio rosato scuro. La 9 è un poco più grande di statura. Simile a subcanescens Roths. ma più piccola, come segue: canescens canescens, lunghezza ali ant. & 25; 9 36 mm. canescens subcanescens, lunghezza ali ant. 4 15; ® 22 mm. canescens microcanescens, lunghezza ali ant. ¢ 11; 9 15 mm. Typus del nome microcanescens $s Belet Amin, Somalia Italiana, Giuba, VIII, 1934 (Patrizi). Allotypus 9 Belet Amin, Somalia Italiana, Giuba, VII-1934 (Patrizi). Una serie di 8 ¢ 4 e 18 ® @ catturate tra il giugno e l’agosto, nella detta località, mostra chiaramente nella sua uniformità che qui canescens si presenta con un aspetto sottospecifico peculiare che va designato col detto nome. La sottospecie subcanescens Roths. è di Casamance, Senegambia, come informa gentilmente il Sig. P. M. Thomas dal Tring Museum (la descrizione originale ometteva infatti di citare 1’ habitatus). II°. ARCTIIDAE Maenas minorata n. sp. 4 Capo bianco, con una macchia bruna quadrata al vertice. Patagio e tegole tinti di bruno; queste ultime senza macchie centrali. Addome (1) Rettamente Agrotidinae, benchè oramai entrato nell’ uso comune Agrotinae! A proposito di Noctuidae si veda a pag. 65. 60 E. BERIO sopra giallo ocraceo con una serie laterale di punti neri. Petto e addome inferiormente bianchi. Zampe gialliccie. Antenne bianche con le ramifi- cazioni nere. Ali anteriori e posteriori bianche. Sulle anteriori una sottile striscia ramificata bruna che va dalla base, lungo la vena inferiore della Cell., fino a coprire un piccolo tratto della vena 2, con una ramificazione alla base lungo la vena superiore della Cell., e una biforcata lungo le vene 3 e 4. Una striscia bruna senza ramificazioni parallela al margine interno; una dalla areola all’ apice, e una breve da sotto l’ apice alla vena 6 a circa 2/3 partendo dall’ origine. | Holotypus 4 Belet Amin. Somalia Italiana, Giuba, VIII, 1934 (Patrizi). Esp. 25 mm. Typus al Museo di Genova. III°. NOCTUIDAE A) AGROTINAE Timora zernytamsia n. sp. (Fig. 1). Capo, 3° art. dei palpi, pro- e mesotorace bruno scuro; lo stesso colore hanno le zampe anteriori e mediane e i tarsi posteriori. Metatorace, addome, petto, 3° tibie, giallo pallido. \\ Neu ar WS Fig. 1 - Timora zernytamsia n. Sp. A Ali anteriori giallo pallide con una linea bruno scura dalla base sulla vena 2 fino quasi alle frangie, tra le vene 4 e 5, una macchia puntiforme pure bruna sulla vena 1 alla base dell’ ala, una serie di punti bruni sulle vene rappresentano la postmediana; 8 punti neri al margine distale tra le vene. Frangie e ali posteriori giallo sporco molto chiaro. NUOVE SPECIE DI ETEROCERI 61 Inferiormente le 4 ali uniformi giallo molto chiaro, tutto 1’ interno della Cell., le vene 6, 7, 8, 9, 10 e lo spazio tra le vene 4 e 5 sulle ali anteriori sono segnati di fosco. Holotypus 9 Belet Amin. Somalia Italiana, 15-7-1934 (Patrizi). Esp. 26 mm. Dedicata al Dr. H. Zerny e al Dr. W. H. T. Tams che conferma- rono la novità della specie, e la sua appartenenza al genere indicato. Typus al Museo di Genova. b) HADENINAE Borolia Patrizii n. sp. (Fig. 2). Capo, torace, ali anteriori color giallastro rosato chiaro; sui patagi una ombreggiatura bruna. Addome grigio; petto e zampe grigio brunastro. Sulle ali anteriori è segnata una linea nella piega submediana, dalla base fino all’ altezza della inserzione della vena 2 colla Celi. Un punto im- preciso alla fine della Cell. sulla vena 5; tutto lo spazio apicale compreso tra la vena 4, la Cell. e la vena 10 è bruno chiaro, ma le vene sono segnate su questo, col colore giallo rosato del resto dell’ ala. Frangie brune. Ali posteriori bianche colla costa ombreggiata di bruno. Inferior- mente le 4 ali sono bruniccie; sulle anteriori lo spazio tra il margine interno e la vena 6 è bianco, tranne al termen. Holotypus ¢ Belet ‘Amin, Somalia Italiana, 25-7-1934. (Patrizi). Esp. 28 mm. Typus al Museo di Genova. C) ERASTRIINAE Ozarba scorpio n. sp. (Fig. 3). Sez. II B. di Hampson. Palpi, capo, torace, spazio basale delle ali anteriori, e un largo spazio rotondo comprendente la reniforme, color malva. Ali anteriori: subbasale assente; antemediana debolissima e doppia, ma segnata solo alla costa da due segni scuri tra i quali sta una macchia chiara. La linea mediana è formata dal limite tra il campo malva di cui si è accennato e il resto dell’ ala che è olivaceo scuro; molto profondo verso l’ interno e mescolantesi con una debole suffusione olivacea al torno. La linea mediana parte dal margine interno e sale dritta sino al limite posteriore della Cell., oltre cui piega un poco distalmente e, con 62 E. BERIO un andamento a gancio volge leggermente di nuovo verso l’ indietro, per seguire fino ad attaccarsi alla postmediana, e formare con questa un largo arco di cerchio, che termina alla costa a 2/3 dalla base. La post- mediana che forma colla sua parte superiore una porzione di questo arco, è doppia, e dal punto da dove si stacca dalla mediana prosegue con una dolce curva fino al margine interno. Subterminale mancante. Frangie con- colori. Alla costa, al punto di arrivo della postmediana, un segno chiaro, e altri due prima dell’ apice. Claviforme e orbicolare mancanti; la reni- forme è rappresentata da un impreciso spazio olivaceo, con un leggeris- simo segno più chiaro nella parte inferiore. Ali posteriori e addome gri- gie, più scure distalmente. Frangie infumate. Inferiormente le 4 ali sono grigie con traccie (giallo ocree) della postmediana alla costa. Spazio tra la vena 1 e il margine interno ocraceo Fig. 8 - Ozarba scorpio n. sp. Q | Fig. 4 - Ozarba deficiens n. Sp. a molto chiaro. Le ali inferiori hanno una fascia grigia di circa 1/4 dell’ala; il resto è, come pure il petto e le zampe, grigio picchiettato di giallo ocraceo; i due colori sono mescolati circa in eguale proporzione. Holotypus ® Belet Amin, Somalia Italiana, 25-7-1934. (Patrizi). Esp 08m? Typus al Museo di Genova. Ozarba deficiens n. sp. (Fig. 4). Sez. II B. di Hampson. Capo, torace, addome, palpi, ali anteriori e posteriori uniforme- mente bruni con sfumatura rosacea sporca. NUOVE SPECIE DI ETEROCERI 63 Una incerta linea subbasale alla costa e una pure incerta anteme- diana, ombra mediana larga, dalla reniforme al margine interno. Postme- diana indistinta dalla costa alla reniforme, una linea molto indistinta da poco dietro l’ apice, alla costa, fino al limite posteriore della reniforme. Subterminale ondulata formata di lunule rivolte colle punte prossimal- mente. La reniforme è fortemente segnata da una linea nera e un punto nero profondo. Inferiormente le 4 ali, il petto, le zampe, |’ addome ocracei. Ciuffo ‘anale rossiccio ruggine. Holotypus 4 Belet Amin, Somalia Italiana, 25-7-1934. (Patrizi). Esp. 21 mm. Typus al Museo di Genova. Callhyccoda gen. nov. genot. C. viriditrina n. sp. Proboscide ben sviluppata; palpi eretti, 2° segmento lungo e mode- ratamente scagliato, 3° corto, non raggiungono il vertice del capo. An- tenne ciliate nel 3; occhi piccoli | subreniformi. Fronte con una pro- minenza subovale ad orli rilevati e rugosa nel centro. Zampe modera- tamente scagliate, tibie senza spine. Le anteriori senza sproni. Torace completamente coperto di scaglie; metatorace con cresta sparsa. Il 1° segmento addominale con una de- bole cresta. Ali anteriori triangolari, col termen solo curvato; vene 3, 4, ’ 5 Fig. 5 - Callhyccoda viriditrina n. gen., 5 all angolo inf. della Cell.; 6 al n. sp. - Capo visto di fronte. superiore; 9 da 10 in anastomosi con 8 a formare l’areola, dalla quale nasce la 7; 11 dalla Cell. Nelle ali posteriori, 3 e 4 non peduncolate dall’ angolo della Cell.; 5 da ben sopra l’ angolo, quasi completamente sviluppata; 6, 7 dall’ angolo supe- riore; 8 in anastomosi solo presso la radice. Differisce da Hiccoda Moore solo apparentemente per le vene 3, 4 delle ali posteriori; somiglia, nella descrizione, a Callostrotia Hmp.; però ne differisce per la lunghezza dei palpi e forma delle ali anteriori. 64 E. BERIO La prominenza frontale non è circolare come nella maggioranza dei generi a fronte crateriforme; essa ha la forma ovale ed è un poco più appuntita nella sua parte inferiore che nella superiore. Essa è completa- mente libera da scaglie (Fig. 5). Callhyecoda viriditrina n. sp. (Fig. 6). Capo, palpi, torace grigio verdastri; addome bruno. Ali anteriori verde oliva chiaro; una grossa macchia verde brillante scura contornata di bianco e in forma subtriangolare alla base dell’ ala, tra la Cell. e il margine interno. Una quasi rotonda pure anellata di bianco e dello stesso colore al torno, e una triangolare dietro I’ apice, alla costa. Uno spazio verdastro più chiaro alla base nella metà costale dell’ ala, che si estende fino a 2/5 dalla costa; di qui parte una linea incerta, pure bianco verdastra, che si dirige al torno dove incontra il Fig. 6 - Callhyecoda viriditrina Fig. 7 - Leocyma discophora n. gen., n. SP. g ab. caeca n. © contorno bianco della grossa macchia rotonda, da questo punto parte un’altra linea chiara, che si unisce alla parte inferiore della macchia trian- golare all’ apice. La prima di queste due linee è un poco più carica di verde distalmente. Frangie concolori. Ali posteriori bruno acciaio; frangie nella metà esterna bianche, e in quella interna brune più chiare delle ali. Inferiormente le 4 ali sono uniformemente grigio brillanti, tranne una striscia distale irregolare alle ali posteriori che è impastata di grigio più chiaro. NUOVE SPECIE DI ETEROCERI 65 Holotypus 9 Belet Amin, Somalia Italiana, 15-7-1934. (Patrizi). Esp. 26 mm. Tyous al Museo di Genova. In esemplari meno freschi (dell’ agosto), la tinta verdastra del fondo delle ali anteriori viene sostituita da un verde molto pallido quasi bianco. d) ACONTIINAE ‘Leocyma discophora ab. cacca n. (Fig. 7). Simile a L. discophora Hmps.; soltanto essa non porta la macchia bruna dietro il centro della Cell., mentre l’ antemediana dalla Cell. al margine interno è fortemente incurvata. Fronte e palpi biancastri tinti di bruno; vertice del capo, torace, addome, gialli; petto e femori bianchi; tibie e tarsi biancastri tinti di bruno. Addome giallo bruno, inferiormente bianco con i due segmenti anali giallo bruni. Ali anteriori gialle con qualche scaglia nera. Uno spazio subtriangolare bruno dalla fine della Cell. al termen, ove si estende da sotto l’ apice al tornus. Antemediana sottile bruna, obliqua dalla costa al margine superiore della Cell.; di qui sempre obliqua a quello inferiore ma leggermente incurvata al centro. Dalla Cell. al margine interno incur- vata; qui essa termina più distalmente che sulla nervatura mediana. Postmediana obliqua fin sotto la vena 6 e di qui incurvata obliquamente; subterminale obliqua fin sotto la vena 7; di qui obliquamente incurvata e rivolta in fuori al tornus; una linea ondulata bruna prima del termen; ciglia scure rosso brune, meno all’apice. Ali posteriori pallide gialle semi- ialine; rosso dorate verso il termen; ciglia tra la vena 2 e la 6 tinte di ‘rosso bruno. Inferiormente le 4 ali tinte di giallo dorato e sparse di scaglie nere, tranne al margine interno. Ciglia brune. Holotypus ® Belet Amin, Somalia Italiana, VIII-1934. (Patrizi). Esp. 34 mm. Typus al Museo di Genova. OSSERVAZIONE — Dopo i recenti responsi della Commissione Internazionale di Nomenclatura Zoologica sulla interpretazione ed estensione dell’ art. 30 del Codice, il tipo del genere Noctua è N. typica L. che non appartiene alla sottofamiglia delle Noctuinae nel senso di Hampson e Warren. Noctuidae per la famiglia resta valido (certamente con soddisfazione di tutti); quanto alla sottofamiglia, nell’ attesa che altri veda quale sia il nome migliore, mantengo per ora la designazione di Hampson e di Warren. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVII. 3 Dat tigen rye È bse? 2 or Mateo an 66 ODONATI e Catalogo degli Odonati del «Corno Orientale dell’ Africa » PER IL DR. CESARE NIELSEN Della fauna odonatologica della Somalia italiana si sa così poco, che il materiale raccolto dal Marchese Saverio Patrizi, benchè sia rap- presentato da sole 16 specie, merita un’ esposizione, essendo un prezioso contributo per la conoscenza delle libellule della nostra colonia. Molto interessante è la presenza nella Somalia della Macromia biflava Martin, specie finora nota solo dell’ Africa occidentale, impor- tantissima è inoltre la cattura di una bella serie del Pseudagrion lindicum Griinberg, specie conosciuta e descritta su 3 soli esemplari raccolti dal Dr. Stuhlmann nell’ Africa orientale e conservati nel Museo di Berlino. Nella regione somala furono fatte altre raccolte, ma la maggior parte riguardono la colonia inglese e fra queste ricordo le raccolte di libellule del Dr. A. Donaldson Smith e la più recente di C. L. Colle- nette. La regione dell’ altipiano abissino è molto più conosciuta, perchè. visitata da diverse spedizioni fra le quali importante per la ricca rac- colta di libellule fu quella del Freiherr von Erlanger. Riunendo le diverse raccolte delle regioni limitrofe alla nostra colo- nia si può avere un catalogo approssimativo delle specie di libellule che compongono la fauna della regione somala, più comunemente nota sotto il nome di «Penisola dei Somali», nome ben poco appropriato. Più che una penisola è un grandissimo promontorio con popolazione non esclusivamente somala, quindi più esatto sarebbe il già proposto nome di « Corno orientale dell’ Africa». Questa regione è limitata dal Golfo di Aden e dall’ Oceano Indiano ed include |’ arcipelago di Socotra, che appare come una continuazione delle catene montuose degli Uarsangheli; nel continente il limite parte da Bulhar, ad occidente di Berbera, va diritto fino al ciglio dell’ altipiano abissino, sopra Harrar, e continua sullo spartiacque del bacino dell’ Auasc, comprendendo per intiero i ba- cini dell’ Uebi Scebeli e del Giuba, fino allo spartiacque coi bacini dei PaO ELAN ale MUS A eA ee art mC SLI SOIT NERE LED FOE REA RES velo SUE TE a MR aM Mi PAGINE ODONATI 67 laghi Zuai, Margherita, Stefania e Rodolfo, giungendo a Moyale; di là con una linea ideale continua fino a El Uac (= Eilla Dargulla) sul con- fine fra |’ Oltregiuba italiano e la Colonia inglese del Kenya, e segue quindi il 41° meridiano, che segna il confine fra le due colonie, fino al mare (1). Il territorio così limitato comprende politicamente una gran parte della Somalia inglese, dell’ Abissinia, una piccola parte della Co- lonia inglese del Kenya e tutta la Somalia italiana. Nel catalogo oltre il nome delle località dove furono catturate le ‘diverse specie ho accluso, fra parentesi, il nome dei raccoglitori (per semplificare è dato nelle sole iniziali). Nella compilazione del catalogo ho incontrato diverse difficoltà per identificare sulla carta le località che sono scritte in modo tanto diverso a seconda della lingua del viaggia- tore o della pronunzia degli informatori. Il Prof. G. Paoli del R. Os- servatorio Fitopatologico di Genova, mi è stato di grande aiuto per la verifica sull’ esattezza della ubicazione delle località somale toccate dai diversi esploratori ed alla sua cortesia debbo pure le indicazioni per i confini naturali della regione, per cui esprimo qui tutta la mia ricono- scenza. Ringrazio il Prof. De Beaux, Direttore del Museo di Storia Naturale di Genova, che mi ha consegnato per lo studio il materiale in libellule raccolte dal March. S. Patrizi nella Somalia italiana ed il Dr. F. Capra, che mi è sempre di grande aiuto sia mettendomi a disposizione per lo studio il ricco materiale esotico del Museo sia fornendomi dati bibliografici. Fam. Aeschnidae 1. Gynacantha manderica, Grinberg Belet Amin 20-VI-1934 1 3, 30-VI-1934 1 3, 15-Vi-1934 1 9. La manderica è la specie più piccola dei rappresentanti africani del gen. Gynacantha e si riconosce facilmente oltre che per la forma delle appendici addominali del maschio anche per la forma delle ali che sono corte, larghe e piuttosto arrotondate. Gli esemplari di Belet Amin sono un po’ più grandi della norma specialmente il 4 del 20-VI- 1934 risalta per la lunghezzza delle ali che è di 40,5 mm. per le ali anteriori e di 41 mm. per le posteriori, il 4 del 30-VI invece ha una lunghezza di 37 mm. per le ali anteriori e 38 mm. per le posteriori. (1) Comunicazione del. Prof. G. Paoli al Congresso di Studi Coloniali, Napoli. ottobre, 1934: Sulla fauna entomologica della Penisola dei Somali e sui suoi rapporti zoogeografici, Atti Secondo Congresso di Studi Coloniali, pp. 165-183. 68 C. NIELSEN I 4 4 hanno 18 antenodali e 13 postnodali nelle ali anteriori e rispet- tivamente 12 e 15 nelle posteriori. La ® ha l’addone lungo 50 mm,, le ali anteriori 41 mm. e le posteriori 42. 2. Gynacantha cylindrata, Karsch Belet Amin VI-1934 1 ®©. Bel esemplare ed identico ad un esemplare del Congo conservato nella mia collezione. Anche in questa 9 le ali sono affumicate di bru- nastro specialmente fra il nodo ed il pterostigma. 3. Hemianax ephippiger, Burm. Belet Amin VI-1934 1 &. Specie che si trova anche in Europa e forse può svilupparsi anche in Italia. Fam. Libellulidae Sottofam. CORDULIINAE 4. Macromia (Phyllomacromia) biflava, Martin Ola Uagér 15-VIII-1934 1 6,2 2 9. L’es. 4 di Ola Uagér somiglia molto all’ es. ¢ del Congo fran- cese determinato dal Martin e conservato nel Museo di Genova, però presenta alcuni caratteri differenti come l’ appendice anale inferiore che è leggermente più corta delle appendici superiori, il tubercolo del 10° segmento addominale che è molto prominente, mentre nell’ es. del Congo è meno pronunciato (Figg. 1, 2 e 3). Inoltre i tubercoli della fronte sono bruno-gialli invece di essere blu metallici come nel tipo del Martin. Anche il numero delle antenodali e delle postnodali varia un po’, così nell’es. 4 di Ola Uagér ci sono 15 antenodali e 6 post- nodali nelle ali anteriori e rispettivamente 10 e 8 (9) nelle ali poste- riori, mentre nell’ es. del Congo le antenodali sono 17 (15), le post- nodali 6 (8) nelle ali anteriori e rispettivamente 11 e 10 nelle poste- riori (Fig. 4). L’ addome nell’ es. del Congo è lungo 55 mm. mentre nell’ es. di Ola Uagèr è solo di 50 mm. Pure nella colorazione dell’ addome vi sono delle differenze, perchè mentre nell’ es. del Congo predomina Re te ODONATI 69 Macromia (Phyllomacromia) biflava, Martin a 1. - Es. di Fernand Vaz (Congo Francese) - Ultimi segmenti dell’ addome, visti di lato (Coll. Museo Civ. Genova), 2. - Gli stessi, visti dal dorso. 3. - Es. di Ola Uagèr, Oltregiuba - Ultimi segmenti dell’ addome, visti di lato. Fig. 4. - Macromia (Phyllomacromia) biflava Martin Ole Ali destre. la colorazione bruno-nera con un anello giallo all’ inizio del 3° segmento ed una piccola macchia dorsale all’ inizio del 7° segmento, nell’ es. di Ola Uagèr invece metà del 3° seg- mento è gialla e la macchia dorsale gialla del 7° segmento copre tutto il segmento e nella parte prossimale è a forma d’ anello, inoltre negli altri segmenti vi sono delle pic- cole macchie dorsali gialle all’ inizio e nel mezzo del segmento stesso. Probabilmente ci troviamo qui di fronte ad una forma orientale della 70 C. NIELSEN Macromia (Phyllomacromia) biflava che finora era citata solo per l’Africa occidentale ed anche qui come specie rara. Nelle due femmine lo spazio discoidale delle ali posteriori è di due cellule e le ali sono più brunastre che nel maschio. Nelle ali anteriori si osservano delle piccole macchie basali scure nello spazio costale e cubitale; nelle ali posteriori queste macchie sono più estese, nello spa- zio costale e sottocostale vanno sino alla 2* antenodale, nello spazio cubitale sino alla prima nervatura trasversale ed inoltre lungo la mem- branula per 2 o 3 cellule. Sottofam. LIBELLULINAE 5. Orthetrum stemmale capense, Calvert Belet Amin 20/30-IV-1934 6 4 3,2 2 9; 10-VII-1934 1 6,1 9. Ola Uagèr 15-VIII-1934 1 3,1 ®©. Questa serie di Orthetrum li ascrivo alla specie stemmale capense benchè la maggioranza degli esemplari lasci diverse incertezze. In realtà solo 18 (Ola Uagèr 15-VIII-1934) corrisponde più al tipo stemmale capense ed è simile ad altri esemplari del Congo belga, conservati nella mia collezione, questo maschio presenta una lunghezza d’ addome di 33 mm., |’ ala anteriore di 37, |’ ala posteriore di 36 mm., il numero delle antenodali è di 15 per le ali anteriori e di 12 per le posteriori, quello delle postnodali è rispettivamente di 10 e di 12. Gli altri esem- plari invece fanno quasi pensare a forme ibride con |’ Orth. chrysostigma, Rurm. o con l’Orth. guineense, Ris. Potrebbe però anche trattarsi di forme stagionali, perchè i’ esemplare di Ola Uagér, individuo ancor gio- vane, è dell’ agosto, mentre gli altri individui, già vecchi, sono della fine di giugno o primi luglio. Questi ultimi hanno la faccia giallo-oliva, la fronte oliva-brunastra, l addome ed il torace blu. (Gli esemplari del Congo hanno il torace quasi nero). Caratteristico è che tutti gli esem- plari di Belet Amin hanno la stessa lunghezza d’ addome: 32 mm., men- tre le ali anteriori variano da 32 a 34 mm. e le ali posteriori da 31,5 a 33 mm.; il numero delle antenodali è di 12 per le anteriori, di 9 per le posteriori, le postnodali sono rispettivamente 8 e 9. Nello spazio Rs-Rspl ci sono da 2 a 5 cellule doppie e l’arculus è quasi costante sulla 2% antenodale. Gli esemplari di Belet Amin si potrebbero in breve caratterizzare come una forma col colore del chrysostigma, Burm, con |’ organo copu- ODONATI 71 latorio del stemmale capense, Calv. od anche del guineense Ris, e con l’ addome di forma intermedia fra il chrysostigma e lo stemmale capense. Sembrerebbero quindi rappresentare una forma di passaggio dal chryso- stigma allo stemmale. 6. Palpopleura lucia, Drury Ola Uagèr 15/19-VIII-1934 1 3,4 9 9. E’ una delle libellule più caratteristiche della fauna africana inter- ‘ tropicale e molto comune. 7. Brachythemis leucosticta. Burm. Belet Amin 30-VI-1934 2 4 @. Comune nell’ Africa tropicale e pure conosciuta nell’ Africa setten- trionale (Egitto, Algeria). 8. Crocothemis erythraea, Brullé Belet Amin 30-IV-1934 3 4 4, VII-1934 1 @. Specie comune anche in Europa, specialmente nelle regioni medi- terranee. 9. Diplacodes Lefebvrei, Ramb. Belet Amin 30-VI-1934 3.4 4,7 o e. Ola Uagèr 15-VIII-1934 1 4. Specie conosciuta in tutto il continente africano, nel Madagascar ed è stata pure raccolta nell’ Asia minore, nella Siria e nell’ Arabia. 10. Philonomon luminans. Karsch Belet Amin 30-VI-1934 1 34. Specie diffusa nell’ Africa tropicale. 11. Trithemis annulata, De Beauv. Eelet Amin 20/30-VI-1934- 46 6, 1° 00 Specie comune nell’ Africa continentale e nel Madagascar e pure diffusa nell’ Africa settentrionale e si spinge fino in Italia (dintorni di Roma, Sicilia e Sardegna). In tutti gli esemplari nelle ali anteriori la macchia basale rosso- bruna è appena accennata nello spazio cubitale, mentre nelle ali poste- riori è estesa sino al triangolo. 72 C. NIELSEN 12. Rhyothemis semihyalina, Desjard. Belet Amin 10-VII-1934 2 4 ¢. Specie conosciuta dell’ Africa tropicale e del Madagascar e pure menzionata della Siria e delle isole dell’ Oceano Indiano. 13. Pantala flavescens, Fabr. Belet Amin 20-VI-1934 5 4 ¢,2 9 2; Ola Uagér 15-VIII-1934 2 3. Specie cosmopolita, propriamente più intertropicale, molto comune. Fam. Lestidae 14. Lestes ictericus, Gerst. Belet Amin 20-VI-1934 1 3. Credo di poter attribuire a questa specie l’unico esemplare del gen. Lestes, catturato dal March. Patrizi in Somalia. Purtroppo le cono- scenze sulle specie africane di questo genere cosmopolita non sono troppo soddisfacenti ed hanno bisogno di una profonda revisione. Una parte delle descrizioni è basata su materiale insufficiente e quello che è peggio mancano disegni esatti. Della Somalia è stato descritto dal Forster nel 1906 il Lestes somalicus che è moito affine all’ ictericus, ed anche la descrizione della forma delle appendici addominali corrisponde molto bene all’ esemplare di Belet Amin. Non |’ ascrivo però alla specie somalicus, perchè nel nostro esemplare il pterostigma è brunastro anzi- chè nero, inoltre il forte dente basale dell’ appendice addominale supe- riore è nero anzichè chiaro, come fa risaltare il Forster. Non escludo però che queste differenze di colorazione possono essere date dai gra- duali stati di maturazione dell’ imago. L’ esemplare di Belet Amin ha una lunghezza totale di 38 mm., l'addome 31 mm., l’ala anteriore 19,5 mm., |’ ala posteriore 19 mm., il pterostigma un po’ più di 1 mm. e l’ala anteriore ha 10 postnodali. Fam. Agrionidae 15. Ceriagrion glabrum, Burm. Belet Amin 19/30-VI-1934 4 ¢ 2. Specie comune, è conosciuta di tutte le parti del continente afri- cano ed anche del Madagascar. ODONATI 16. Pseudagrion lindicum, Griinb. Belet Amin 20/30-VI-1934 numerosi 13 CMS Specie rara, non ancora conosciuta della Somalia, citata dell’ ex Africa orientale tedesca dove fu raccolta per la prima volta a Lindi. Questa bella serie di esemplari corrisponde alla descrizione del Griinberg (Zur Kenntniss der Odonatenfauna des ost-afrikan. Seengebietes - Zoolog. Jahrb. Abt. system. Vol. 18, pp. uo 5 6 Pseudagrion lindicum, Griinberg dio 5. Ultimi segmenti dell’ addome visti dal dorso. - 6. Gli stessi di lato. ali posteriori 10 o 11 e solo l’ultima 700-701, 1903). Gli esemplari esaminati hanno le seguenti misure: 4 lunghezza totale 39-42 mm.; addome 32-35 mm.; ala anteriore 23-24 mm., ala po- steriore 22-23 mm. 2 lunghezza totale 39-41 mm.; addome 32-34 mm.; ala anteriore 23-25 mm., ala po- steriore 22-24 mm. I ¢ 6 hanno: nelle ali anteriori 10-12 postcubitali delle quali |’ ultima o le ulti- me due sono incomplete, nelle ali posteriori 10-11 postcubi- tali, solo l’ultima è incom- pleta, le ® ® nella maggio- ranza hanno nelle ali anteriori 12 o 13 postcubitali, nelle x in tutte le ali è incompleta. Essendo una specie poco conosciuta ho creduto utile fare un dise- gno delle appendici anali del maschio per facilitare la classificazione (Figg. 5 e 6). CATALOGO DEGLI ODONATI DEL CORNO ORIENTALE DELL’ AFRICA 1. Hemianax ephippiger, Burm.: Malka Bebirrissa e Bua nel Basso Giuba (C.V.E.). Berbera (A.D.S.). Bichen (L.L.P.). Belet Amin (M. S.P.). Bender Cassim (Zanetti). Sokotra (H.O.F.). 2. Anax mauricianus, Ramb.: Medisheh (C.L.C.). Sokotra (H.O.F.). 74 C. NIELSEN . Anax parthenope, Selys: Buran (C.L.C.). : Gynacantha manderica, Griinb.: Belet Amin (M.S.P.). . Gynacantha cylindrata, Karsch: Belet Amin (M.S.P.). Villaggio Duca degli Abruzzi (U. Fiechter). . Mesogomphus bitarsatus, Forst.: Salakle nel Medio Giuba (C.V.E.). . Onychogomphus sp.?: Berbera (A.D.S.). Forse è il supinus, Hagen, citato dell’ Harrar, con ogni probabilità però si possono trovare an- che Il’ hagenii, Selys o il pumilio, Ramb. noti dell’ Abissinia. . Ictinus sp.?: Harro-Roba nell’Alto Scebeli (C.V.E.). Forse è il Regis- Alberti, Schout., perchè Forster dice che |’ esemplare catturato da Erlanger deve appartenere ad una 3* specie nuova. Al tempo di Forster del gen. /ctinus si conoscevano solo 2 specie: il ferox, Ramb. ed il pugnax, Selys. . Macromia (Phyllomacromia) biflava, Martin: Ola Uagèr (M.S.P.). . Orthetrum brachiale, P. d. Beauv.: Berbera (A.D.S.). Medisheh, Bu- ran (C.L.C.). Daroli, fiume nell’ alto bacino del Scebeli; Mane, fiume nell’ alto bacino del Giuba (C.V.E.). . Orthetrum caffrum, Burm.: Bone nell’ Alto Scebeli (C.V.E.). . Orthetrum chrysostigma, Burm. (= phillipsi, Kirby): Dobar nelle Goolis Mountains (L.L.P.). Einad, Shimba Beris (C.L.C.). . Orthetrum farinosum, Féòrst.: Medisheh, Marojeh (C.L.C.). Garsha Dirrhu e Odamuda presso il f. Daroli (alto bacino Scebeli); Gurra presso il f. Mane nell’ alto bacino del Giuba (C.V.E.). . Orthetrum sabina, Drury: Berbera (A.D.S.) (C.L.C.). Gooli (L.L.P.). . Orthetrum stemmale capense, Calv. (= contractum, Burm.): Belet Amin e Ola Uagér (M.S.P.). Giuba (Prof. Paoli). Walensopeake (A.D.S.). . Orthetrum taeniolatum, Schneid. EZ brevistylum, Kirby): Dobar (L.L.P.). Buran (C.L.C)). . Orthetrum trinacria, Selys (? forse è il brachiale P. d. Beauv.): Malka Guale Gedud, Salakle, laghetto Geile, Umfudu tutti sul basso Giuba (C.V.E.). ODONATI 75 18. Palpopleura lucia, Drury (= marginata Fabr.): Ginea o Ginir nel- l’ Alto Scebeli; Arbarone nel Medio Giuba. (C.V.E.). Ola Uagèr (M.S.P.). \ 18a. Palpopleura lucia var. portia, Drury: Smithriver, Roko (A.D.S.). 19. Palpopleura deceptor, Calv.: Sheikh Husein (A.D.S.). Burkar nel- 1’ Alto Scebeli e Haro Bussa nel Basso Giuba (C.V.E.). . 20. Brachythemis lacustris, Kirby (= Termitophorba rufina, Forst): lungo il f. Daroli nell’ Alto bacino del Scebeli (C.V.E.). 21. Brachythemis leucosticta, Burm. (= Cacergates leucosticta Burm.): Sinadogo (V.A.P.). Belet Amin (M.S.P.). 22. Crocothemis erythraea, Brullé (= Orthetrum lorti, Kirby): Berbera (A.D.S.). Bulhar (D.S.). Dobar, Goolis Mountains (L.L.P.). Buran, Marojeh (C.L.C.). Belet Amin (M.S.P.). Fino, Sirigo nel medio Giuba; Salakle, Dogge, Umfudu, Bua tutti nel basso Giuba (C.V.E.). Sokotra (E*B5)]eX(FKO.F)} 23. Diplacodes Lefebvrei, Ramb. (= tetra unimacula, Forst; Libellula flavistyla Rbr.): Haro Bussa nel Medio Giuba; Malka Babirista, Umfudu, Mansundu nel Basso Giuba (C.V.E.). Belet Amin, Ola Uagèr (M.S.P.). Sokotra (H.O.F.). 24. Philonomon luminans, Karsch (= Erlangeri, Forst.): Dahele, Gedid, Dogge Umfudu, bacini del Giuba e del Scebeli (C.V.E.). Belet Amin (M.S.P.). i 25. Sympetrum Fonscolombei, Selys: Sheikh Husein (A.D.S.). Ginea o Ginir nell’ alto bacino del Scebeli, Dogge nel Basso Giuba (C.V.E.). 26. Trithemis annulata, P. de Beauv.: Belet Amin (M.S.P.). 27. Trithemis arteriosa, Burm. (= Stuhlmanni, Gerst.; sanguinolenta, Burm.): Dobar nelle Goolis Mountains, Bichen, Sangamore (L.L.P.). Medisheh, Buran (C.L.C.). Lontulu (sbocco del Mane nel Ganale), Laghetto Geile nel basso Giuba, Jara sul Giuba (C.V.E.). Sokotra (H.O.F.). 28. Trithemis Distanti, Kirby: Medisheh (C.L.C.). Daroli e Ginea nel- l’ Alto Scebeli, f. Mane nell’ Alto Giuba (C.V.E). 29; 30. 31. 32. 33. 39. 40. 41. 42. 43. 44. C. NIELSEN Trithemis Donaldsoni Donaldsoni, Calvert (= Erlangeri, Fòrst., Pseu- domacromia Donaldsoni, Calvert): f. Daroli nell’ Alto Scebeli e f. Mane nell’ Alto Giuba (C.V.E.). Stonybrook sull’ Erer (A.D.S.). Trithemis Kirbyi ardens, Gerst.: Sangamore (L.L.P.). Medisheh (C. .L.C.). Stonybrook sull’ Erer (A.D.S.). F. Doli, Ginea presso Ginir nell’ alto bacino del Scebeli, f. Mane e f. Darassum nei bacini dei GinbagieedeliScebelibi(GAV3E5): Trithemis stictica, Burm.: Medisheh (C.L.C.), Harrar (M.D.R.). Rhyothemis semihyalina, Desjard. (= hemihyalina, Hagen): Sokotra (H.O.F.) (E.B.). Dogge nel Basso Giuba (C.V.E.). Belet Amin (M.S.P.). Pantala flavescens, Fabr.: Dobar, Goolis Mountains (L.L.P.). Sheikh Husein, Bulhar (A.D.S.) (D.S.). Buran (C.L.C.). Sokotra (H.O.F.) (E.B.). F. Mane nell’ alto bacino del Scebeli, Burkar fra alti bacini del Giuba e del Scebeli, Jara nell’ alto Giuba (C.V.E.). Ola Uagér, Belet Amin (M.S.P.). . Tramea basilaris, Beauv.: Djehle basso Giuba (C.V.E.). . Tramea basilaris Burmeisteri, Kirby: Sokotra (H.O.F.). . Urothemis assignata, Selys (= sanguinea designata, Selys): Gha- ghabli, Dogge, Geile nel basso Giuba (C.V.E.). Giuba (Prof. Paoli). . Macrodiplax cora, Brauer (= vittata, Laidlaw): Sokotra (H.O.F.). . Libellago caligata, Selys: Gorobule nell’ alto bacino dello Scebeli, f. Mane (C.V.E.). Phaon iridipennis, Burm.: F. Mane nell’ alto bacino del Giuba, Bar- dera nel medio Giuba (C.V.E.). Lestes ictericus, Gerst.: Belet Amin (M.S.P.). Lestes somalicus, Forst.: Bucka sul f. Mane (C.V.E.). Disparoneura alba, Forst.: Gorobule nell’ alto bac. Scebeli (C.V.E.). Ischnura senegalensis, Ramb.: Gooli (L.L.P.). Medisheh, Buran (C.L.C.). Harrar (M.D.R.). Ischnura abyssinica, Martin: Harrar (M.D.R.). ODONATI TO 45. Thermagrion webbianum, Forst.: Ginea o Ginir nell’ alto bacino Scebeli (C.V.E.). 46. Ceriagrion glabrum, Burm.: Laghetto Solole e Eleschia (Helescid) nel basso Giuba (C.V.E.). Belet Amin (M.S.P.). Sokotra (H.0.F.). (E.B.). 47. Enallagma subfurcatum, Selys: Medisheh (C.L.C.). 48. Enallagma somalicum, Longfield: Marojeh (C.L.C.). 49. Pseudagrion lindicum, Griinb.: Belet Amin (M.S.P.). 50. Pseudagrion Kersteni, Gerst.: Medisheh (C.L.C.). 51. Pseudagrion punctum, Ramb.: Gorobule, Gurra nell’ alto bacino Scebeli, Salakle nel medio Giuba (C.V.E.). A.D.S. C.L.C. CVE: DS. E.B. COSE: L.L.P. M.D.R. MESE. VAP. ABBREVIAZIONI Dr. A. Donaldson Smith (Calvert). C. L. Collenette (Longfield). Carlo Freiherr von Erlanger (Forster). Donaldson Smith (Sharpe). E. Bonnet (Mac Lachlan). Forbes, natural history of Sokotra (Mac Lachlan). Mr. & Mrs. Lort Phillips (Kirby). Baron Maurice De Rothschild (Martin). Marchese Saverio Patrizi (Nielsen). Peel C. V. A. (Mac Lachlan). 78 C. NIELSEN BIBLIOGRAFIA CALVERT P. P. - Neuropterous insects collected by Dr. A. Donaldson Smith in Northeastern Africa (1894-95). - Proc. Acad. Nat. Sc. Philadelphia, 1899, Parte II°, pp. 228-242. FORSTER F. - Forschungsreise durch Siidschoa, Galla und die Somali- lander von Carlo Freiherr von Erlanger. Libellen. - Jahrb. Nassau. Ver. Naturk. Jahrg. 59, Wiesbaden 1906, pp. 301-344. Kirpy W. F. - On some dragonflies obtained by Mr. and Mrs. Lort Phillips in Somaliland. 1895. - Proc. Zool. Soc. London 1896, pp. 521-523. LonGFIELD C. - A list of the Odonata of British Somaliland and a descriptions of a new species of the genus Enallagma. - The Ento- mologist. Vol. LXIV, London 1931, pp. 274-278. (Viaggio di Mr. C. L. Collenette con la missione italo-inglese Boundary). Mac LacHLan R. - On a collection of insects made by Mr. E. Bonnet in Sokotra. Odonata. - Proc. Zool. Soc. London, 1898, p. 386. — On a collection of insects made in 1895 and 1897, by Mr. C. V. A. Peel, in Somaliland. Odonata. - Proc. Zool. Soc. London, 1900, pp. 34-35. — Amphibiotica in Forbes H. O.: The natural history of Sokotra and Abd-el-Kuri. - Liverpool, 1903, pp. 398-403. Martin R. - Collections de M. Maurice de Rotschild, recueillies dans I’ Afrique Orientale Anglaise: Insectes: Odonates nouveaux. - Bull. Mus. Hist. Natur., Paris, XII, 1906, pp. 508-514. — Voyage de M. le Baron Maurice de Rothschild en Ethiopie et en Afrique Orientale Anglaise (1904-1905). Résultats scientifiques. Ani- maux articulés. Odonates. - Paris, 1922, pp. 248-262. SHARPE E. M. - On the collection of Insecta obtained by D. Smith in Somaliland (1895). - The Entomologist, Vol. XXIV, London, 1901, pp. 1-8. 79 HOMOPTERA PAR LE DR. V. LALLEMAND En donnant la liste des Homoptéres recueillis par Mr. le Marquis Patrizi en 1934, je crois utile d’ y joindre les espèces que le méme Voya- geur a recoltées dans le Basso Giuba pendant son voyage de 1923-24 et dont j’ ai seulement donné la description des formes nouvelles (1). Fam. Cieadidae Sous-fam. CICADINAE Toba veligera Jac. (= /. laticollis Mel.), Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Fam. Cixiidae Oliarus frontalis Mel., Basso Giuba: Belet Amin, IV-1923 et VI-1934. Oliarus patrizii Lall., Basso Giuba: Belet Amin, IV-1923 (1. c. p. 160). Fam. Flatidae Sous-fam. FLATINAE Mesophylla lineata nov. sp. Téte, thorax, pattes et abdomen blanc verdatre ou blanc jaunàtre; labre, rostre, tibias antérieurs et médians, ainsi que les tarses, 1égè- rement brunatres; élytres verts; sur le milieu du vertex, du pronotum et de l’écusson et le long du bord sutural des élytres (entre le bord sutural et la nervure interne) jusque la pointe du clavus, une bande longitudinale brun clair, celle-ci se continue en une fine bordure brun clair ou brun jaunàtre jusqu’ un peu passé l’ angle apical, cette bordure peut €tre peu visible chez certains individus. (1) V. Lallemand. - Description de quelques Homoptéres nouveaux de l’ Oasis de Giarabub (Cyrénaique) et de la Somalie Italienne. Ann. Mus. Civ. St. Natur., Genova, LIII, 1928, pag. 160-1638, 80 V. LALLEMAND Front plus large que long, à carène médiane; comme chez M. mar- ginata Jac. la deuxiéme ligne subapicale n’ est visible que dans la partie interne; angle apical droit, clavus sans nervure transversale; sur les tibias postérieurs deux épines. (Type et 16 paratypes). Long.: 8 mm. Localités: Mogadiscio; Basso Giuba: Belet Amin; Costa Bagiuni: Bur Gao, VI-VIII-1934 (1). Uysanus lestagei Lall., Basso Giuba: Bidi Scionde, 1924 (1. c. p. 161). Dendrona gestroi Lall., Basso Giuba: Piana di Fungalango, III-IV-1923 (Ecapa all): Fam. Fulgoridae Sous-fam. FULGORINAE Hasta ogadensis Mel., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Hasta ufudensis Mel., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Fulgora rochetii Guér., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Fulgora jacobii Mel., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Fulgora somaliana n. sp. Verte; vertex, écusson et abdomen orange légèrement verdatre; tar- ses vert foncé; yeux bruns portant quatre lignes longitudinales foncées; vertex en forme de lancette, plus court que l’ écusson et égal 4 environ 3 fois le pronotum; faces latérales du prolongement céphalique visibles d’ en haut; nervure du clavus bifurquée en avant du milieu; stigma composé de 4 cellules; 4 épines sur les tibias postérieurs. Cette espèce se caractérise par le nombre des cellules du stigma et d’épines sur les tibias postérieurs. Long.: 10 mm. Localité: Basso Giuba: duna di Belet Mamu, VI-1934. Aselgeia ramulifera Walk., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Sous-fam. LOPHOPINAE Elasmoscelis cimicoides Spin., Bubasci, VIII-1934. (1) Nota del Raccoglitore: Questo Flatidae è comune sui Tamarix nei giardini di Mogadiscio ed abbondante, in tutti gli stadi di sviluppo, sulle mangrovie a Bur Gao. HOMOPTERA 81 Fam. Ricanidae Sous-fam. RICANINAE Ricania morula Mel., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Neoprivesa sp., Basso Giuba: Belet-Amin, VII-1934. Privesa sp., Bubasci: VIII-1934. Fam. Issidae Sous-fam. ISSINAE Eriphyle longifrons Walk. (= Trienopa bipunctata Mel.), Basso Giu- ba: Belet Amin, VII-VIII-1934. Heinsenia cribrifrons Mel., Bubasci, VIII-1934. Fam. Delphacidae Sous-fam. DELPHACINAE Dicranotropis vastatrix Leth., Basso Giuba: Belet Amin, IV-1923; Bidi Scionde, 1924. Dicranotropis sp., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Fam. Tettigometridae Hilda patruelis Stal., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Fam. Cercopidae Sous-fam. CERCOPINAE (Aphrophorinae) Poophilus montium Jac., Costa Bagiuni: Bur Cao, VIII-1934. Poophilus costalis Waik., Basso Giuba: Bidi Scionde, 1924; Costa Bagiuni: Bur Gao, VIII-1934. Sepullia callosa nov. sp. Téte, pronotum, écusson, hanches et pattes ocre brun clair; sur la partie médiane supérieure du front deux lignes longitudinales et plus bas, entre les yeux, une bande transversale, noires; rostre ocre brun a extrémité brune; sur les cuisses et tibias antérieurs et médians des lignes longitudinales noires; cuisses postérieures noires; sternum et OES VITI I TIR PRE cop nas Shep ae a 82° V. LALLEMAND abdomen brun clair; pronotum légèrement teinté par places de brun foncé et assez densèment ponctué de noir, il en est de méme pour l’ écusson dont |’ extrémité est plus claire; élytres gris et brun noiràtre, cette derniére coloration est marquée surtout vers la base, le milieu et I’ extrémité du corium, ainsi que sur la plus grande partie du clavus, sous forme de taches sans limites bien précises ou de points; nervures de la partie apicale noires, immédiatement avant celles-ci une grosse tache calleuse noire. Sur le pronotum une caréne longitudinale; ocelles petits, légèrement plus près l’ un de 1’ autre que des yeux; élytres a ponctuation dense. (Type et 2 paratypes). Long.: 4 mm. Localité: Bubasci, VIII-1934. Fig. 1. - Patriziana elongata n. gen., n. Sp. Patriziana nov. gen. Se distingue de Sepullia, dont il est très voisin, par le dessin de la ponctuation de toute la face supérieure: sur le pronotum et I’ écus- son les points sont disposés en séries transversales, sur les élytres ils dessinent des sillons longitudinaux ou obliques et a peu prés parallèles sur le clavus; 2 épines sur les tibias postérieurs. HOMOPTERA 83 Appartiennent également 4 ce genre: Sepullia brunea Lall. et S. somalica Lall. Je dédie ce genre a 1’ explorateur M. le Marquis Patrizi qui a recueilli 1’ espéce type ci-dessous. Patriziana elongata nov. sp. (Fig. 1). Brune; téte noire, sauf: la partie médiane supérieure du front (au _ milieu de celle-ci une ligne noire), trois lignes obliques sur les còtés du front, ainsi que le clypeus, qui sont ocre jaune; bords latéraux du pronotum, base du corium, une tache située aprés le milieu du bord externe et suite à celle-ci une bordure s’ étendant jusque |’ angle apical, nervures de la partie apicale et ponctuation, noirs; toutes les cuisses et tibias antérieurs et médians a bandes longitudinales noires et ocres; tibias postérieurs noirs, ocres vers l’ extrémité; tarses ocres a extrémité noire. Pronotum long, plus long che large. (Type et 3 paratypes). Bones sca, ome: Taree: 1 273mm: Localité: Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Fam. Membraeidae Sous-fam. OxyRRHACHINAE Oxyrrhachis gibbulus Mel., Basso Giuba: Belet Amin, VI-1923. Fam. Ledridae Coloborrhis corticina Germ., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Fam. Jassidae Sous-fam. HECALINAE Parabolocratus paykulli Stal, Basso Giuba: Belet Amin, IV-1923. Platyretus tricolor Walk. (= P. cinctus Mel.), Basso Giuba: Bidi Scionde, 1924. Sous-fam. CICADELLINAE Kolla albida Walk., Basso Giuba: Belet Amin, IV-1924, VII-1934, Bidi Scionde, 1924. 84 V. LALLEMAND Sous-fam. GYPONINAE Penthimia vinula Stal, Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934. Oncopsis (= Macropsis auct.) serena Mel., Basso Giuba: Belet Amin, VII-1934; Costa Bagiuni: Bur Gao, VIII-1934. Sous-fam. ByTHOSCOPINAE Macropsis (= Pediopsis Erm.) fusea nov. sp. Brun noiràtre, sauf 1’ abdomen, les hanches, les deux extrémités des cuisses, la partie apicale des tibias, les tarses qui sont ocres; extré- mité des tarses noire; yeux bruns entourés d’ un cercle gris. Vertex bien visible d’en haut, presqu’en angle droit; front a peu près plat. (Type et paratype). Long.: 3 mm. Localité: Vittorio d’ Africa, VI-1934. Igerna bimaculicollis Stal, Basso Giuba: Bidi Scionde, 1924. Fam. Euscelidae Sous-fam. DELTOCEPHALINAE Deltocephalus ageratus Mel., Basso Giuba: Belet Amin, IV-1923, Bidi Scionde, 1924. Deltocephalus coronatus Mel., Basso Giuba: Belet Amin, VIII-1934, Bidi Scionde, 1924. Scaphoideus strigulatus Mel., Basso Giuba: Belet Amin, VIII-1934, Bidi Scionde, 1924. Sous-fam. EUSCELINAE Euscelis (1) eapicola Stal, Basso Giuba: Belet Amin, IV-1923 et VII 1934; Bidi Scionde, 1924. Allygus somalianus Lall., Belet Amin, IV-1923 (1. c. p. 162). Stymphalus nigrimarginatus Stal, Basso Giuba: Bidi Scionde, 1924. Nephotettix apicalis Motsch., Belet Amin, IV-1923. (1) Euscelis Curtis 1833 (= Phrynomorphus Brullé 1834 = Athysanus Burmei- ster 1838). 85 UCCELLI PER IL DOTT. EDGARDO MOLTONI Vice Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano Il Marchese Saverio Patrizi ha raccolto durante la sua recente spe- dizione in Somalia poco meno di un centinaio di uccelli che mi vennero consegnati per lo studio sistematico dal Prof. Oscar De Beaux, Direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, ove gli esemplari sono ora conservati. Nella cattura e preparazione degli uccelli il Marchese Patrizi ebbe valido aiuto dal Preparatore del Civico Museo di Genova Sig. Carlo Confalonieri. In questo lavoro vengono elencati non solo gli esemplari di pro- prietà del Museo di Genova, ma anche alcune specie riportate dal Patrizi per il Museo Coloniale di Roma che furono determinate dal Patrizi stesso, le quali saranno contraddistinte da quelle da me direttamente classificate per la sigla (Patrizi det). . Nella parte narrativa della Spedizione, stampata in questo volume degli Annali, il Marchese Patrizi cita diverse specie di uccelli che io tralascio di elencare di proposito essendo facile a chiunque riunirle a quelle a me comunicate o delle quali mi fu data diretta notizia. La Spedizione ha trascorsi circa due mesi e mezzo in Somalia e precisamente sul Basso Giuba, sulla costa Bagiuni e sull’ Alto Bubasci (veggasi per'le località citate in questa nota la cartina riportata a pag. 3 della parte narrativa). Quantunque in questo lavoro non vi siano descritte forme nuove pur tuttavia il materiale riportato è di rilevante valore scientifico per le zone toccate e perchè permette di constatare la presenza di specie di uccelli fino ad oggi non ancora citate per la nostra Colonia. Per la determinazione del materiale raccolto mi sono basato oltre che sulle opere generali riguardanti la regione etiopica, anche sui lavori 86 E. MOLTONI da me elencati come chiusa di un mio studio stampato sugli Atti della Società Italiana di Scienze Naturali, vol. LXXII, 1933, pp. 260-267 al quale rimando. Mi è grato ringraziare il Prof. O. De Beaux ed il Marchese S. Patrizi per avermi affidato il materiale in studio. Al Marchese Patrizi siamo poi debitori delle osservazioni fatte sul posto e riportate sotto le singole specie osservate di cui alcune furono da lui già pubblicate nella parte narrativa di questa spedizione. Fam. Phalacroceoracidae 1. Phalaerocorax africanus africanus (Gmel.) - Cormorano africano. a) Stagno di Mombasa (Belet Amin), VII-1934. Il Patrizi scrive che questi cormorani, chiamati dai Somali Muddà dobi ossia tuffatori della terra nera, si vedono in detta località spesso appollaiati ed intenti a prendere il sole ad ali semiaperte su sterpi emersi, quando non sono intenti a pescare frammisti ai pellicani. Questa specie per la nostra Somalia italiana mi risulta citata per Brava e per Bua, quest’ ultima località sul Basso Giuba. Fam. Ardeidae 2. Ardea goliath Cretzsch. - Airone gigante. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Questa specie fu riscontrata tutt’ altro che rara nello stagno del- ! Isola di Mombasa (Belet Amin), località nella quale io credo fu preso il su citato esemplare. Qualche individuo di questa specie fu pure visto sulle coste dell’ Oltre Giuba a Ciuai nell’ agosto. 3. Casmerodius albus melanorhynehus (Wagl.) - Airone bianco africano. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Nello stagno di Mombasa fu riscontrato non molto abbondante; se ne stavano isolati o a gruppetti. Individui di questa specie furono visti pure sulle coste dell’ Oltre Giuba, a Ciuai, in agosto. Nome somalo: Bolo bolo. ME ae sav Me Prey Magro tara AN Mi Ret a Daly Reeve RR MESSI 4 UCCELLI 87 Fam. Cieoniidae 4. Anastomus lamelligerus lamelligerus Temm. - Anastomo d’ Africa. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Nello stagno di Mombasa (Belet Amin) questa specie chiamata dai Somali Alio Bubun, Ali mangia-lumache, era in branchi imponenti fram- mista a Tantali, Spatole, Ibis sacre ed altri uccelli consimili. 5. Ephippiorhynchus senegalensis (Shaw) - Mitteria del Senegal. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Il giorno Il agosto 1934, forse si tratta di questo individuo, fu riscontrato che una Mitteria poco prima uccisa si era nutrita di pulcini di Rostratula benghalensis; non era specie abbondante nell’ Isola di Mombasa, Belet Amin. Il primo individuo fu visto il 26 luglio. Fam. Anatidae 6. Nyroca erythrophthalma (Wied) - Moretta del Capo. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Il Patrizi nella relazione del viaggio già citata scrive che questa Moretta (Nyroca brunnea) nella zona di Belet Amin aumentò di numero verso i primi di agosto, conservandosi però di difficile osservazione. 7. Anas punctata Burch. - Anatra punteggiata. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Nello stagno di Mombasa ve ne era un branchetto di quattro indi- vidui e sembrava non frequente nel Basso Giuba. 8. Anas erythrorhyncha Gmel. - Anatra beccorosso. a) ?, Belet Amin (Basso Giuba), VI-1934. b) 9, Belet Amin, VII-1934. Questa specie fu rinvenuta non frequente in detta zona, anche in pozze d’acqua temporanee lontane dal fiume; non risulta ancora citata per la nostra Somalia. 88 E. MOLTONI 9. Dendroeygna viduata (Linn.) - Anatra arborea facciabianca. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Era, specie numerosissima nell’ Isola di Mombasa (Belet Amin); essa viveva in branchi enormi i quali durante il giorno si dividevano in gruppi più o meno numerosi associati ad altri uccelli. Nel descek di Mombasa nidificava in esiguo numero forse perchè era troppo disturbata. I Somali la denominano Vivio per il suo caratteristico fischio. 10. Dendrocygna fulva (Linn.) - Anatra arborea fulva. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Questa specie comparve nell’ Isola di Mombasa in gran numero verso la fine di luglio e faceva vita in comune colla specie precedente quantunque si dimostrasse più pigra e fiduciosa. Anch’ essa come |’ Ana- tra arborea facciabianca si nutriva principalmente dei semi minutissimi di Ninfea. | 11. Sarkidiornis melanotus (Pennant) - Sarcidiorne melanoto. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Il Sarcidiorne viveva nello stagno dell’ Isola di Mombasa (Belet Amin), dove era comune, in gruppetti di quattro o cinque individui che di notte si riunivano in branchi numerosi per recarsi a pascolare in altri stagni. Dai Somali è conosciuta col nome di Bata medi, cioè anatra nera. Fam. Falconidae 12. Falco peregrinus arabicus Erl. - Falcone aratico. a) ?, Golfo di Aden, VI-1934. Questo falcone fu catturato nel viaggio di andata. 13. Polihierax semitorquatus castanotus (Heuglin) - Falco semitor- quato abissino. a) 2, Belet Amin (Basso Giuba), VIII-1934, occhi bruno-scuri. Questa forma di falco semitorquato è già stata riscontrata nella nostra Somalia sia nella parte centrale (Beira, Obbia) che nella meri- dionale (Villaggio Duca degli Abruzzi, Afgoi, Dolo, Serenli, Chisimaio). UCCELLI 89 14. Cuneuma vocifer (Daud.) - Aquila gridatrice. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Individui di aquila gridatrice erano quasi sempre presenti sullo sta- gno di Mombasa, Belet Amin, e sulle rive del Giuba. « Un giorno, scrive il Patrizi, assistei ad una « grassazione » fatta a volo da uno di questi ladroni ai danni di un Airone testanera, obbligato a rigurgitare un pesce che |’ Aquila afferrò destramente a mezz’ aria, venendo poi a divorarlo ‘vicino a me, fra le ninfee ». x Dai Somali è nota col nome di Koi-koi ovvero KoOile. Fam. Phasianidae 15. Franeolinus sepbaena jubaensis Zedl.? - Francolino crestato del Giuba. a) 2, Bulo Kero (Belet Amin), Basso Giuba, VI-1934. Credo si debba trattare di una femmina di questa forma di Fran- colino crestato, gia nota per la zona del Giuba e per Brava, ma non lo posso assicurare data l’ imperfetta conservazione delle ali. 16. Coturnix delegorguei Deleg. - Quaglia arlecchino. a) 2, Belet Amin, Basso Giuba, 30-VI-1934, aveva le uova pronte per essere deposte. Questa quaglia fu rinvenuta abbondante aila fine di giugno in modo straordinario nelle pianure che in quell’ epoca erano coperte da lussureg- giante pascolo, come a Torda, Buloboda, Bieia, Elvolud ecc.. Gli indi- dividui erano accoppiati od in procinto di esserlo ed iniziavano la nidi- ficazione, come del resto il Patrizi potè constatare esaminando la fem- mina sopra ricordata. Il Patrizi ricorda pure che il canto di questa specie, già nota per il Giuba, risuonava ovunque simile a quello della comune quaglia, ma più sommesso e con diversa cadenza. 17. Numida pucherani Hartl. - Numida crestata del Chenia. a, b, c) due adulti ed un pullus, esemplari del Museo Coloniale (Patrizi det.). Questa specie è già conosciuta come presente nella nostra Somalia 90 E. MOLTONI meridionale per individui presi lungo il Giuba (Mfùdu, Fanole, Giabbi), e nella zona di Mogadiscio. (Si vegga il mio lavoro stampato sugli Atti della Soc. Italiana di Scienze Naturali, vol. LXXIV, p. 333). Fam. Jacamidae 18. Actophilornis africana (Gmel.) - Parra africana. a) Esemplare del Museo Coloniale (Patrizi det.). Il Patrizi mi comunica che nella zona di Belet Amin si vedevano individui di Parra che si inseguivano tra le ninfee corteggiandosi; ag- giunge che, contrariamente a quanto rileva il Bannermann, ha ucciso una femmina assai più grande di due maschi (ecco le misure dei corpi spellati: femmina L. 105, A. 65; maschi L. 85, A. 47, queste misure in mm. si riferiscono da base del collo a base coccige L., mentre A. è l’ altezza massima dei muscoli pettorali). Questa parra per la nostra Somalia è citata soltanto per le parti meridionali come Brava, Avai (Uebi Scebeli) e Basso Giuba. i Fam. Otididae 19. Lophotis gindiana gindiana (Oust.) - Otarda gindiana. a) 6, fra Belet Manco e Bulo Kero (Basso Giuba), 23-VII-1934. Iride giallo vivo; becco azzurrognolo superiormente nerastro; spazio nudo perioculare azzurrognolo; zampe biancastre. Si trattava di individuo isolato. L’ Otarda gindiana è stata rinvenuta nella nostra colonia sia nella parte centrale (Dibit), sia nella meridionale (Mogadiscio, Giuba ed Oltre Giuba). Fam. Charadriidae 20. Charadrius pecuarius pecuarius Temm. - Piviere pecuario. a) 2, Belet Amin (Basso Giuba), 10-VIII-1934. Occhi scuri. Era specie abbondante nella zona. Il Piviere pecuario era noto per la nostra Somalia sia per la parte centrale (Obbia), sia per la meridionale (Dolo, Chisimaio, Afgoi, Moga- discio). UCCELLI 91 21. Sarciophorus tectus latifrons Reichw. - Piviere testanera minore. a) ?, Torda presso Margherita (Basso Giuba), VIII-1934. Questa specie era citata per la Somalia italiana meridionale in base ad individui presi lungo il Giuba, a Brava, ad Afgoi ed a Mogadiscio. Fam. Recurvirostridae ‘22. Himantopus himantopus (Linn.) - Cavalier d’ Italia. a) 6, Belet Amin (Basso Giuba), 11-VIII-1934. Questa specie, non ancora citata per la nostra Somalia, fu riscon- trata piuttosto rara nella zona. Fam. Scolopacidae 23. Rostratula benghalensis (Linn.) - Beccaccia dorata. a) 4, Descek Isola di Mombasa, Belet Amin (Basso Giuba). Questa specie fu rinvenuta non raramente e nidificante nei piccoli isolotti erbosi del su detto Descek. La Beccaccia dorata era già citata per la nostra Somalia meridionale (Hanole, fra Mfùdu e Gobuen, Giuba). Fam. Glareolidae 24. Cursorius cursor somalensis Shell. - Corrione della Somalia. a) ®, Torda presso Margherita (Basso Giuba), VII-1934. Specie già nota, sia per la Somalia centrale (Obbia), sia per la meridionale (Dolo). 25. Rhinoptilus cinetus cinetus (Heuglin) - Corrione di Heuglin. a) 3, fra Belet Amin e Bulo Kero (Basso Giuba), 25-VIII-1934. b) 2, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934. Iride nera; palpebre gialle; becco, metà apicale e culmine nerastro, il resto giallo; zampe biancastre carnicine. Questi due individui furono presi in boscaglia. E’ specie già conosciuta per la nostra Somalia meridionale. 92: E. MOLTONI 26. Glareola ocularis Verr. - Pernice di mare del Madagascar. a) 2, Belet Amin (Basso Giuba), VI-1934. b) ?, Belet Amin, 30-VI-1934. c) ?, Torda presso Margherita (Basso Giuba), VII-1934. Questa specie per la prima volta citata da me per la Somalia in base ad un esemplare della Regia Università di Modena (Atti Soc. It. Scienze Naturali 1935, p. 346), era nella zona di Belet Amin a stormi di oltre cinquecento individui. Fam. Columbidae 27. Turtur chalcospilos chalcospilos (Wagl.) - Tortora macchiata di smeraldo. a) 6, Makama (Basso Giuba), VII-1934. Questa specie di tortora era già citata per la zona del Giuba, mentre non si hanno notizie per le parti poste a nord di detto fiume. Fam. Cuculidae 28. Ceuthmochares aereus australis Sharpe - Cuculo bronzato australe. a) 4, Foresta di Mobilén, Alessandra (Giuba), 24-VI-1934; becco giallo; iride rossa. Questa specie, che non risulta ancora notificata per la Somalia, è secondo il Patrizi raramente osservabile per |’ abitudine di non abban- donare i macchioni più folti. E’ meno rara del Turacus fischeri rinve- nuto nella medesima foresta. Fam. Musophagidae 29. Turacus fiseheri (Reichw.) - Turaco di Fischer. a) Foresta di Mobilèn (Alessandra), Giuba, 23-VI-1934. Questo esemplare del Museo Coloniale fu determinato in base ad un acquarello inviatomi in esame dal Patrizi. Fu ucciso mentre in compagnia di un branchetto di cercopiteci divo- rava i frutti di un grande sicomoro. Questa specie è considerata local- mente molto rara. UCCELLI 93 Lungo il Giuba la specie è già citata dall’ Erlanger in base ad indi- vidui presi tra Bardera e Mfùdu, Woreda e Solole (giugno) e da Van Someren per Giabbi (Jebeir) (marzo). Fam. Psittacidae 30. Poicephalus rufiventris pallidus v. Someren - Pappagallo rufi- ventre della Somalia. a) Bulo Kero (Belet Amin), Basso Giuba, VI-1934; occhi giallo-oro. Questa forma di pappagallo rufiventre è già nota per la nostra colo- nia, sia per la parte settentrionale (Migiurtinia, Kubo-Gardo), sia per la centrale (Beira) e sia per la meridionale (terre bagnate dal Giuba).' Gli individui della Somalia meridionale appaiono colorati un poco diver- samente dagli altri per cui si avvicinerebbero alla forma Poicephalus rufiventris simplex di Reichenow. Fam. Coraciidae 31. Eurystomus afer suahelieus Neum. - Euristomo dell’Africa Orientale. a) &, Makama, Basso Giuba, VII-1934. Questa forma di Euristomo era già nota sia per le terre bagnate dal Giuba che per la zona di Mogadiscio. Fam. Alcedinidae 32. Haleyon senegaloides ranivora Meinertzhagen - Martin pescatore senegaloide ranivoro. a) ?, Ola Uagér, Oltre Giuba, 22-VIII-1934 (dall’ alcool). b) ®, Alto Bubasci, Oltre Giuba, 24-VIII-1934; becco tutto rosso meno apice e orli della mascella inferiore; zampe nere. Questi due esemplari vengono da me attribuiti alla forma ranivora di Meinertzhagen per le loro dimensioni. Questa forma è caratteristica dei distretti costieri del Chenia e del Tanganica, inclusa Zanzibar. Non risulta ancora citata per la Somalia. Nella zona del Bubasci era frequente. Ree RS PINI RL II tein IRA fh 94 E. MOLTONI 33. Haleyon leueocephala hyacinthina Reichw. - Alcione arboreo di ‘Zanzibar. a) 4, Belet Amin, (Basso Giuba), VI-1934. b) 4, Belet Amin, VI-1934. c, d) pullus, Bulo Kero, Belet Amin, VI-1934. Il Patrizi in proposito scrive: «..... comunissima, chiassosa e rissosa, pur vivendo nelle immediate vicinanze del fiume, cacciava di preferenza insetti terrestri e nidificava in profonde buche scavate negli argini dei canali di irrigazione dei bananeti. Varie volte abbiamo visto quest’ uc- cello dalle ali d’ un brillante azzurro precipitarsi con strida di rabbia su uccelli molto più grossi di lui per scacciarli dal suo dominio di caccia >». L’ Alcione arboreo di Zanzibar fu già citato da me per la Somalia meridionale in base ad individui presi ad Afgoi e. nella zona di Moga- discio. 34. Haleyon chelicuti chelicuti (Stanley) - Martin pescatore striato. a) Bulo Kero, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934. Il Martin pescatore striato era già noto per la nostra Somalia ita- liana in base ad individui presi lungo il Giuba (Anole e Woreda, fra Bardera e Mfùdu) e nel Villaggio Duca degli Abruzzi. Fam. Meropidae 35. Melittophagus pusillus cyanostictus (Cab.) - Gruccione minore orientale. a) ?, Torda presso Margherita (Basso Giuba), VII-1934. Questa forma di Gruccione minore è già conosciuta per la nostra Somalia meridionale per individui presi a Mogadiscio, Afgoi, Golgia (Oltre Giuba) e da Eil Wak fino a Bardera, indi da quest’ ultima loca- lità, lungo il Giuba, fino a Chisimaio. Fam. Bucerotidae 36. Lophoceros deckeni (Cab.) - Lofocero di Von Decken. a) 2, Bulo Kero, Belet Amin (Basso Giuba), 26-VI-1934. Spazio nudo della base del becco blu e rosa carne. UCCELLI 95 Nell’ ingluvie aveva ortotteri e coleotteri. Questo lofocero era gia noto per la nostra Somalia in base ad indi- vidui presi lungo il Giuba da Dolo fino a Fanole presso Bua, a Brava e a Golgia (Oltre Giuba). Fam, Caprimulgidae 37. Caprimulgus fossii clarus Reichw. - Succiacapre chiaro di Mozambico. a) 2, Belet Amin (Basso Giuba), 1-VII-1934. b, c) 3 6, Belet Amin, VII-1934. d, e) 6 6, Belet Amin, VII-1934. Questo caprimulgo gia conosciuto nella nostra colonia per individui presi lungo il Giuba e forse anche per Brava, fu riscontrato nella zona di Belet Amin assai frequentemente. Fam. Micropodidae 38. Telacanthura ussheri stictilaema Reichw. - Rondone codaspinosa stictilemo. a) ?, Ola Uagèr, Oltre Giuba, 24-VIII-1934 (dall’ alcool). Si tratta di specie strettamente forestale che nidifica sugli alberi, non ancora citata per la nostra Somalia, e che il Patrizi stesso non ha mai osservata sulle rive del Giuba; per altro Egli crede che possa rin- venirsi sui tratti di fiume attraversanti foreste, quali Scionda, Mobilèn, ecc., il che è pure la nostra opinione. 39. Notafrapus sheppardi Roberts - Notafrapo di Sheppard. a) Foresta di Ola Uagèr, Oltre Giuba, 24-VIII-1934 (dall’ alcool). Questa specie di rondone arboreo non era ancora nota per la So- malia ed anzi è conosciuta soltanto per la descrizione che ne dà il Roberts negli Ann. Transwaal Mus. vol. VIII, pag. 218 (Beira, Mo- zambico). Questo esemplare corrisponde perfettamente alla descrizione del Roberts. 96 E. MOLTONI Fam. Coliidae 40. Colius striatus affinis Shelley - Uccello topo striato orientale. a) 8, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934. Specie gia rinvenuta nella Somalia meridionale (da Dolo alla costa lungo il Giuba, Afgoi ed Avai sull’ Uebi Scebeli). Al. un 42. 43. 44. Fam. Capitonidae Lybius melanopterus didymus Grote - Capitone alinere didimo. a) 9, Belet Amin (Basso Giuba), VI-1934. Questa forma fu già da me citata per la Somalia meridionale per esemplare della zona di Mogadiscio. Fam. Indicatoridae Indicator variegatus jubaensis Neum. - Indicatore del Giuda. a) Ola Uagèr, Oltre Giuba, 21-VIII-1934 (dall’ alcool). Fam. Motacillidae Tmetothylacus tenellus (Cab.) - Macronice tenerello. a) 4, Torda presso Margherita (Basso Giuba), 2-VH-1934. Si tratta di specie comune nella Somalia meridionale. Fam. Muscicapidae Alseonax einereus kikuyuensis v. Som. - Pigliamosche cenerino di Kikuyu. a) Ola Uagèr, Oltre Giuba, 24-VIII-1934. Questa forma di Pigliamosche cenerino era già nota per la nostra Somalia meridionale per individui presi lungo il Giuba. 45. Trochocereus cyanomelas somalieus Grote - Pigliamosche crestato somalo. a) Ola Uagèr, Oltre Giuba, 22-VIII-1934 (dall’ alcool). b) juv., Foresta di Mobilèn, Alessandra, Giuba, 26-VI-1934. L’ esemplare a è in abito di maschio. UCCELLI 97 Questa forma fu istituita nel 1928 dal Grote in base alle piccole dimensioni degli esemplari della zona del Giuba. 46. Tehitrea viridis suahelica (Reichw.) - Pigliamosche bruno del Paradiso. a) 6, Ola Uagér, Oltre Giuba, 23-VIII-1934. b) ?, Ola Uagér, Oltre Giuba, 23-VIII-1934. i L’ esemplare a è un bel maschio in abito perfetto, mentre b è: in abito di femmina. E’ specie già notificata per la nostra Somalia. Fam. Sylviidae 47. Cisticola galactotes haematocephala Cab. - Beccamoschino capo- sanguigno. a) 3, Bulo Kero, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934. b) 3, Bulo Kero, Belet Amin, VII-1934. c) 6, Belet Amin (Basso Giuba), 5-VII-1934. d) 2, Belet Amin (Basso Giuba), 5-VII-1934. Fu constatata specie frequente anche nelle coltivazioni. Si tratta di forma già nota per le terre bagnate dal Giuba (Basso Giuba) e per Afgoi. Fam. Hiirundinidae 48. Hirundo smithii smithii Leach - Rondine di Smith. a) 3, Belet Amin, (Basso Giuba), VIII-1934. b) 2, Belet Amin, VIII-1934. La Rondine di Smith fu riscontrata nidificante, ma non frequente. Si tratta di specie già notificata per la zona del Giuba (Serenli, Solole e Geile presso Mfùdu). 49. Hirundo abyssina abyssina Guér. - Rondine abissina. a) 4, Belet Amin (Basso Giuba) VI-1934. b) 9, Belet Amin, VII-1934. Anche questa specie fu rinvenuta nidificante. La Rondine abissina, nota anche col nome di Hirundo puella, nome Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVIII. IN rere * Oe Fe Oe tee” oo OR ne (ary ee Rep È 4 LE Tre SAAB 98 E. MOLTONI x che però oggidì è assegnato alia forma di questa: specie che abita l’Africa eccidentale (dalla Costa d’ Oro al Niger), era gia stata notificata per la nostra Somalia: Oltre Giuba (Afmadt) e Brava. Fam. Dieruridae 50. Dierurus ludwigii ludwigii (Smith) - Dicruro di Ludwig. a) Ola Uagèr, Oltre Giuba, 22-VIII-1934 (dall’ alcool). Specie rinvenuta comune anche in boscaglia. Il Dicruro di Ludwig è già noto per ia regione del Giuba. Fam. Prionopidae 51. Prionops cristata melanoptera Sharpe - Prionopide crestato alinere. a) Bulo Kero, Belet Amin (Basso Giuba), 26-VI-1934. _ Occhi color limone; piedi aranciati. E’ specie gia citata per la regione del Giuba, per |’ Oltre Giuba e per Afgoi. 52. Sigmodus retzii neumanni Zedl. - Sigmodo di Neumann. a) Foresta di Ola Uagèr, Oltre Giuba, 24-VIII-1934 (dall’ alcool). Iride giallo cromo, caruncole palpebrali carminio; base del becco rossa, apice giallo, zampe rosse. Faceva parte di un branchetto di 6-7 individui. Questa specie era già nota per la zona del Giuba. 53. Eurocephalus rueppelli deckeni Zedl. - Eurocefalo di Decken. a) 2, Bulo Kero, Belet Amin (Basso Giuba), VI-1934. Specie già citata sia per la Somalia centrale (Obbia) che per la meridionale (Giuba, Oltre Giuba, regione del Dafèt, ecc.). Fam. Laniidae 54. Lanius cabanisi Hartert - Averla di Cabanis. a) &, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934. Si tratta di un individuo giovane. UCCELLI 99 Questa Averla per la nostra Somalia era gia nota per la zona del Giuba e per Brava. 55. Dryoscopus affinis (Gray) - Averla affine. a) 6, Belet Amin (Basso Giuba), VI-1934. b) 4, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934, occhi rosso-ciliegia. Questa specie era già conosciuta per la zona del Giuba (da Serenli .a Chisimaio). 56. Malaconotus poliocephalus approximans (Cab.) - Averla capogrigio dell’ Africa orientale. a) 4, Belet Amin (Basso Giuba), 11-VIII-1934. Occhio color giallo-limone. Quest’ Averla capogrigio è già nota per la nostra Somalia per le terre bagnate del Giuba (da Dolo a Chisimaio) e per Afgoi. Fam. Sturnidae 57. Lamprocolius corruscus mandanus v. Someren - Storno splen- dente pettonero di Lamu. a) ?, Ola Uagér (Oltre Giuba), 22-VIII-1934 (dall’ alcool). Specie già citata per la zona del Giuba. Fam. Neetariniidae 58. Chaleomitra amethystina kalekreuthi Cab. - Nettarinia ametistina di Mombasa. a) 4, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934. b) 4, Belet Amin, 5-VII-1934. Questa forma che non risulta ancora citata per la nostra Somalia è stata rinvenuta frequente nella zona di Belet Amin. 59. Cyanomitra olivacea changamwensis ? - Nettarinia olivacea di Mombasa. a) Ola Uagèr, Oltre Giuba, 20-VIII-1934 (dall’ alcool). Si tratta di una Cyanomitra olivacea che attribuisco con riserva 100 alla sottospecie changamwensis di Mearns perchè. l’ ala raggiunge i 61 mm.. 60. 61. 62. 63. ct Rimage NEI ey PEER ERE VALORE NASA TE eda O Lor I e pg IA Ma Ae AS RR SA PIGRI pi Ore ae RIONI E. MOLTONI Fam. Ploceidae Ploceus bicolor kersteni (Finsch et Hartl.) - Ploceo bicolore del- l’ Africa orientale. i a) Ola Uagèr (Oltre Giuba), 21-VIII-1934 (dall’ alcool). b) Ola Uagèr, 21-VIII-1934 (dall’ alcool). Questa specie era già nota per la zona del Giuba. Ploceus nigriceps nigriceps (Layard) - Tessitore testanera. a) 6, Rive del Giuba, Belet Amin, 22-VI-1934. Specie comune nella zona e già citata per la nostra Somalia. Ploceus aureoflavus bojeri (Cab.) - Tessitore dorato di Bojer. a) 4, Belet Amin (Basso Giuba), 31-VII-1934. Specie comune e già rinvenuta nella nostra Somalia meridionale. Sas irta dtt eee crt Amblyospiza albifrons unicolor (Fisch. et Reichw.) - Vedova pir- rulina unicolore. a) 6, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934. b) 4, Belet Amin, 20-VII-1934 «con nido ». MP IT I i } ¥ Specie piuttosto frequente sulle canne del Giuba gia nota per Hanole sul Giuba, tra Mfùdu e Gobuen. Per la forma e i’ ubicazione del nido si vegga tav. I della parte narrativa. 64. ia nostra Somalia. Euplectes diademata Fisch. et Reichw. - Tessitore fiammante dia- demato. a) 6, Belet Amin (Basso Giuba), 30-VI-1934. b) &, Giumbo (Basso Giuba), 1-VII-1934. c) &, Giumbo, 2-VII-1934. d) &, Giumbo, 2-VII-1934. . Questa specie di Tessitore fiammante non risulta ancora citata per UCCELLI 101 65. Urobrachya axillaris zanzibarica Shelley - Vedova zanzibarina. a) Belet Amin (Basso Giuba), VI-1934. Questa Vedova era già nota per la nostra Somalia per un individuo da me citato, che mi pervenne dalla zona di Mogadiscio. Fam. Fringillidae 66. Poliospiza angolensis hilgerti (Zedlitz) - Poliospiza angolense del Giuba. a) 34, Bulo Kero, Belet Amin (Basso Giuba), VII-1934. Specie già citata per il Giuba e per Afgoi. Milano, Museo Civico di Storia Naturale, novembre 1935. 102 GUIDO PAOLI NOTA SUI GENERI SPAZACOMUMIMUS Karseh e BRADYOPISTAIUS Karsch (Orthopt. Phasgonur.) Nei Settembre 1934 la spedizione del Marchese Saverio Patrizi nella Somalia Italiana Meridionale faceva ritorno in Italia e, mentre ii Patrizi sbarcava a Napoli, il preparatore Sig. Carlo Confalonieri scendeva a Genova, portando seco alcuni insetti vivi catturati a Genale, prima di lasciare la colonia, cioè quattro esemplari di un grosso Ortot- tero, a me già noto fino dal 1913, per averlo raccolto a Bur Acaba, in Somalia. Gii esemplari viventi, che il Sig. Confalonieri mi volle gentilmente donare, destarono la mia meraviglia per la loro statura e per i vivaci colori, così diversi da quegli degli esemplari conservati nelle collezioni, e, mentre li confrontavo coll’ esemplare di Bur Acaba, decisi di intra- prendere lo studio di quella specie e di altre affini. Il Gerstacker descrisse nel 1873 (pag. 28, Tav. II, fig. 3) col nome di Eugaster talpa un Ortottero Etrodino raccolto dalla spedizione del Barone Carlo von der Decken sul finire dell’ Ottobre 1862 tra il lago Jipe e Arusha a Sud del Chilimangiaro; i’ esemplare tipo era una femmina. Successivamente il Karsch (1887) nella revisione degli Etrodini separò questa specie dal gen. Eugaster e la prese a tipo del nuovo genere Spalacomimus; nella medesima revisione il Karsch fondò il gen. Bradyopisthius per una nuova specie, B. paradoxurus, raccoita a Barawa (oggi Brava, nella Somalia italiana) dal Dr. G. A. Fischer; secondo I’ au- tore i due individui tipi, di cui diede esatta figura, erano anche essi fem- mine; senonchè essi erano invece due maschi, e la strana conforma- GEN. SPALACOMIMUS 103 zione della placca sopraanale lo aveva tratto in inganno, tanto da basare principalmente su quel carattere la fondazione del nuovo genere (1). Il Sjéstedt (1912) citò lo Spalacomimus talpa Gerst. come raccolto dal Lonnberg in Guaso Nyiro e Njoro cioè sempre nella regione com- presa fra il lago Victoria e l’ Oceno Indiano, in cui fu raccolto il tipo; l'esemplare in parola è un maschio, ma il Sjòstedt non indica alcun particolare carattere. Il Giglio Tos (1916) determinò egualmente 1 esemplare, femmina, ‘al quale ho accennato, accolto dalla misione Stefanini-Paoli nel 1913 a Bur Acaba, nella Somalia italiana meridionale; ma 1’ Uvarov determinò nel 1928 come Spalacomimus sp. (in schedulis) una femmina identica alla precedente, raccolta al Villaggio Duca degli Abruzzi dalla missione Paoli-Chiaromonte nel 1926. Il Caudell (1916) niente aggiunge a quanto scrisse il Karsch. Finalmente il Salfi (1933) sotto il nome di Bradyopisthius parado- xurus Karsch citò un 4, una ® e alcuni giovani raccolti dal Russo nel settembre 1930 nella boscaglia di Moico, a pochi chilometri dal Vil- laggio Duca degli Abruzzi; così il Salfi, avendo sotto occhio individui dei due sessi, potè rilevare l» errore commesse da! Karsch nel consi- derare come femmine i due maschi, che gli servirono per fondare il nuovo genere e la nuova specie, e di cui diede una chiarissima figura, che non lascia dubbio circa l’identificazione della specie. Esaminati di nuovo gli esemplari raccolti dalle due missioni, di cui feci parte, e ambedue classificati da eminenti specialisti come apparte- nenti al gen. Spalacomimus e confrontandone i caratteri con quelli delle descrizioni e dei disegni, mi convinsi che quegli esemplari avrebbero potuto ascriversi anche al gen. Bradyopisthius, qualora si tenesse conto della errata interpretazione data dal Karsch agli organi genitali esterni; e al contrario, gli esemplari viventi che avevo sott’ occhio, e che corri- spondevano a quelli classificati dal Salfi come Bradyopisthius, avrebbero potuto riferirsi al gen. Spalacomimus. Agli esemplari portati dal Confalonieri e raccolti a Genale nelle piantagioni di banane, se ne aggiunsero dopo pochi giorni altri, trovati vivi in una partita di banane arrivata anch’ essa da Genale. (1) E una strana coincidenza che |’ Audinet Serville (Hist. Ins. Orth.. p. 468, 1859) commettesse lo scambio inverso e cioè prendesse per maschi le femmine del- l’ Eugaster abortiva e dell’ E. guyoni; I’ errore fu rilevato dal Lucas (Ann. Soc. Ent. Fr. (6) IV, p. 155) e confermato dal Karsch. 104 G. PAOLI Il confronto fra gli esemplari viventi e quelli disseccati delle col- lezioni mette bene in evidenza la grande diversità di colorito esistente fra gli uni e gli altri; nei vivi predomina il color verde tenero, che passa poi a bruno testaceo nel disseccamento. La direzione del Museo di Storia Naturale di Genova mise gentil- mente a mia disposizione gli esemplari delle sue collezioni fra i quali altri raccolti dal Patrizi (1), e ottenne anche dal Museo Zoologico del- !’ Università di Berlino il tipo dello Spalacomimus talpa Gerst., un altro esemplare della stessa specie ed uno riferito a S. inermis Uvarov. Così, oltre che dei miei dieci esemplari di Somalia, ho potuto disporre per lo studio di 25 del Museo di Genova (12 maschi e 13 femmine) tutti di Somalia e finora rimasti indeterminati; i più antichi sono 4 e raccolti da Vittorio Bottego a Brava nell’ ottobre 1895; seguono quindi 4 e 9 di Giumbo (G. Ferrari, VII, 1907); 1 4 e 2 @ di Afgoi (Casali); 1 4 e 3 © di Giohare presso il Villaggio Duca degli Abruzzi (A. Andruzzi, 1923); una ® di Cuban Cubù sul Basso Giuba (Patrizi, IX, 1923); 2 ¢ e 2 2 di Belet Amin sul Basso Giuba (Patrizi, VII, 1924); 6 3 e 3 @ del Villaggio Duca degli Abruzzi (G. Russo 1930); 1 è di Capo Bur Gao nell’ Oltregiuba (Patrizi, VIII, 1934); una ® cattu- rata a Genova sulle banane provenienti da Genale (F. Capra, IX, 1932). La direzione del. Museo Civico di Storia Naturale di Milano mi inviò a sua volta cortesemente in esame gli esemplari colà conservati - e cioè un 4 di Genale (R. Ciferri, 1935), un ¢ del Villaggio Duca degli Abruzzi (U. Fiechter, X, 1930) e una 9 di Obbia (L. Boschis, 10, XII, 1930). Confrontando tutti questi esemplari di Somalia sicuramente corri- spondenti al Bradyopisthius paradoxurus Karsch col tipo dello Spalaco- mimus talpa Gerst. e cogli altri del Museo di Berlino, si conclude facil- mente che non v'è motivo di riferirli a due generi diversi, tanto più quando il principale carattere che, secondo la tavola dicotomica del Karsch, distingue i due generi, cioè quello delle appendici genitali, viene a cadere, come si è detto; inoltre il Karsch nelle sue diagnosi ha consi- derato caratteri generici alcuni, come il numero e la forma delle spine sui femori, sulle tibie e sul pronoto, i quali non possono essere consi- derati più che specifici; per giunta egli, nel descrivere le spine del mar- (1) Ringrazio particolarmente il Conservatore Dr. F. Capra per il materiale radunato e per le indicazioni bibliografiche. GEN. SPALACOMIMUS 105 gine anteriore del pronoto del gen. Bradyopisthius sembra che abbia fatto confusione e dato invece quelli dello S. talpa e viceversa. Devesi dunque considerare Spalacomimus Karsch e Bradyopisthius Karsch come sinonimi, e poiché nella pubblicazione dei due generi que- sto secondo nome segue all’ altro, cosi per ragioni di priorita il genere dovrà chiamarsi Spalacomimus Karsch (= Bradyopisthius Karsch). Essendo pertanto modificati i caratteri da attribuirsi al gen. Spala- comimus, la diagnosi, sfrondata di tutto ciò che deve considerarsi come esclusivamente specifico, viene ad essere la seguente: Spalacomimus Karsch a Paoli emend. (= Bradyopisthius Karsch). Foramina tibiarum anticarum rimata. Coxae anticae inermes; femora omnia superne inermia, antica subtus tuberculata vel mutica. Spina capi- tis interantennalis plus minusve elongata. Prototum amplum, grosse punctatum, superne planiusculum, tuberculatum vel spinulosum, sulco transverso haud continuo, fere obsoleto, postice rotundato-circinnatum; antice, lateraliter, postice spinis brevibus, paucis, modice productis tuber- culiformibus vel verruciformibus ornato, vel destituto. Abdomen inerme. Patria: Africa or. Devesi tuttavia riconoscere la validità delle due specie, talpa Gerst. e paradoxurus Karsch, nonchè della terza, recentemente descritta, iner- mis Uvarov (1934); la distribuzione geografica delle tre specie sembra anche nettamente distinta. Lo Spalacomimus talpa Gerst. è il più meridionale; esso è citato soltanto per la regione intorno ai monti Chenia e Chilimangiaro fino a Mombasa; oltre al tipo, raccolto fra il lago Jipe e Arusha, il Karsch cita un esemplare di Mombasa (Hildebrandt 1876), il Sjostedt uno di Guasso Nyiro; inoltre ho veduto un altro esemplare del Museo di Ber- lino, raccolto nel Medio Pare a Madji-ya-Haia (Glauning, 7-IV-1900). Lo Spalacomimus paradoxurus Karsch sembra limitato alla Somalia; il tipo è di Brava, dove lo raccolse anche il Bottego; il punto più me- ridionale dove è stato trovato è Bur Gao; ma è stato raccolto sul Basso Giuba (Cubàn Cubù, Belet Amin, Giumbo), lungo lo Scebeli (Genale, Afgoi, Villaggio Duca degli Abruzzi) e poco più nell’ interno a Bur Acaba; il reperto più settentrionale è di Obbia. Finalmente lo Spalacomimus inermis Uvarov è il più settentrionale essendo confinato, per quanto finora se ne conosce, alle montagne del- 106 G. PAOLI l’ Abissinia; 1’ Uvarov lo cita di Zuquala a 70 chilometri a sud di Addis Abeba, a circa 2900 metri di altitudine (Omer - Copper, X. 1926); dal Museo di Berlino ne ho avuto in esame un esemplare ® raccolta fra Addis Abeba e 1’ Hauasc (Neumann, X-XI. 1900) e cioè sempre nella regione di Zuquala. i Avendo potuto in tal modo disporre di un copioso materiale di stu- dio e soprattutto degli esemplari viventi, posso dare una più esatta de- Fig. 1. — A, Pronoto di Spalacomimus talpa; B, Pronoto di S. paradoxurus; C, Capo e pronoto di S. inermis; D. Contorno anteriore del pronoto di S. inermis dell’ esemplare del Museo di Berlino. (Tutti ingranditi 2 volte). La figura C è impiccolita da Uravov. scrizione dello S. paradoxurus; i colori indicati sono quelli che si osser- vano sul vivente; ho poi segnato fra parentesi quadra | | i colori come si vedono negli esemplari disseccati delle collezioni. Spalacomimus paradoxurus Karsch - Protorace, tibie, femori e dorso dell'addome di color verde splendente [ giallo brunastro |, con mac- chie color nocciuola sul pronoto e castagno brune sulle zampe; vertice di color verde | giallo testaceo | mascherato da una più o meno diffusa e fitta marmorizzazione brunastra; cornetto frontale verde | giallo testa- ceo |, imbrunito all’ apice; guance, clipeo, labbri, gola, sterniti toracali, pleure toracali e addominali giallastri o verde-giallastri | giallo testa- ceo |; palpi giallo-ferruginei, sterniti addominali verdi | bruno testacei | con una linea obliqua bruna, incavata, da ogni lato; placca sopra anale e sottogenitale verde |testacea], cerci giallastri, con sfumature verdi [ giallo testacei |. Tergiti add. anteriormente bruni coll’ orlo posteriore verde |testaceo|, poi gradatamente meno provvisti di color bruno; il GEN. SPALACOMIMUS 107 VI, VII, VIII più bruni lungo la linea mediana, IX e X con una macchia bruna sfumata, laterale. Testa globosa, poco sporgente dal pronoto, col vertice e la fronte profondamente rugoso-puntati, scudo faciale e clipeo lucidi, moderata- menti rugosi o irregolarmente punteggiati; occhi globosi, sporgenti, situati in avanti; antenne bruno-ferruginee, che non raggiungono l’estre- mità del corpo; coi due articoli basali più grossi e più lunghi, verdi e ferruginei; cornetto frontale verde [ giallo testaceo |, coll’ apice ferru- gineo e |’ estremità bruna, generalmente a forma di cono ricurvo verso l’ alto, talvolta tozzo, quasi piramidale; la diversa forma e lo sviluppo non sono in rapporto nè col sesso nè colle dimensioni dell’ individuo; accanto alla foveola antennale un piccolo dente, situato esternamente e in basso. Pronoto (Fig. 1, B) poco più lungo che largo, lucido, pianeggiante superiormente con carene laterali smussate, ma abbastanza evidenti nella metà anteriore, col margine anteriore quasi rettilineo, coi lobi laterali che si allargano dopo la metà, e il margine posteriore ornato di un cer- cine talvolta molto rilevato, talvolta quasi obsoleto, curvo a semicerchio e che si prolunga lateralmente sui lobi; dietro al cercine curvilineo il pronoto sporge un poco con un lembo troncato posteriormente; sul mar- gine anteriore si trovano quattro spine o mucroni brevi, più o meno sviluppati, senza rapporto nè col sesso nè colla statura; le due spine di ogni lato fra loro più vicine che le mediane; la spina più esterna in corrispondenza della carena laterale; il Karsch descrive una terza pic- cola spina sotto la laterale (« jederseits einem sehr kleinen Dorn des Seitendornes der Vorderrandes »), ma io non la vedo in questa specie, bensi nel talpa; superficie del pronoto grossolanamente e irregolarmente alveolato-puntata con delle aree pitt lisce (appena rilevate o depresse) e generalmente di color isabellino [brune | ; di queste aree due si ve- dono più distintamente dietro al margine anteriore, due mediane avvi- cinate, talvolta confluenti in avanti e due oblique a lato di queste; altre quattro più indietro, delle quali le due mediane allungate e finalmente altre due più indietro, vicine al cercine posteriore; oltre a ciò si nota una impressione trasversa, più o meno accentuata poco avanti la metà del pronoto, e una meno evidente e più o meno interrotta longitudinale; su ognuna delle due carene laterali, si trova una piccola spina situata dietro a quella del margine anteriore; sul cercine posteriore sono ad ie Fl at ee eee v ATA aire A 108 G. PAOLI ogni lato altre tre spine, di cui la più interna è la più piccola e talvolta è obliterata, la seconda è la più forte: tutti i caratteri della punteg- giatura, delle aree più lisce e della impressione trasversa sono molto variabili fra i diversi individui, come pure lo sviluppo delle spine e dei cornetti. Le elitre ridottissime si vedono appena sotto al margine posteriore del pronoto nel maschio; mancano completamente nella femmina. Zampe anteriori colle anche completamente inermi (carat. del ge- nere) i femori ingrossati e alquanto curvati; più grossi e più lunghi che quelli delle zampe mediane, con due serie latero-superiori di impressioni alveoliformi, le quali, negli esemplari che le hanno più profonde, sono colorate in bruno; inferiormente presentano una serie di quattro o cin- que brevi mucroni dal lato interno e una di tre 0 quattro, anche più brevi, quasi indistinti, dal lato esterno; le tibie hanno l’ organo uditivo in forma di stretto solco; inferiormente hanno quattro spine dal lato interno, tre dal dato esterno, oltre gli speroni apicali. i Zampe mediane con i femori ornati. di sopra di impressioni come quelle del primo paio, ma inermi inferiormente; tibie con quattro spine dal lato esterno e tre da quello interno, oltre gli speroni apicali. Zampe posteriori lunghe */, che quelle anteriori, relativamente gra- cili, coi femori con le solite impressioni sopra e inermi sotto; le tibie sono leggermente curvate, talvolta quasi diritte, e percorse tanto allo esterno che all’interno da un solco; superiormente il solco è assai su- perficiale e limitato alla sola metà terminale; inferiormente presentano quattro o cinque spine al lato esterno, oltre lo sperone apicale (il numero può variare anche da un lato all’ altro del medesimo individuo), e una serie di fitte spine piccole sul terzo apicale, internamente. Addome allungato, fusiforme, formente curvato nel 4, quasi diritto nella ® coi tergiti, punteggiati, rugoso-puntati o quasi lisci; i 6-7 an- teriori hanno l’ orlo posteriore verde e per il rimanente sono più o meno bruni | generalmente uniformemente bruno testacei, più chiari al margine | ; talvolta lungo la linea mediana si trova una macchia pit scura, così da dare l’impressione di una fascia longitudinale castagna, che percorra l’ addome; sugli ultimi segmenti si trova anche da ogni lato una macchia scura. L’ estremo addome del ¢ (Fig. 2), presenta il X tergite, da Karsch erroneamente ritenuto placca sopra’ anale, sviluppato in una placca tra- GEN. SPALACOMIMUS 109 pezoidale molto allungata, con striscie trasverse, verde testacea con una macchia bruna da ogni lato; i cerci sono grossi attaccati al corpo per tre quarti della lunghezza, diretti verso il basso, verdi [ testacei ], col- P apice bruno; al X tergite segue la placca sopraanale, straordinaria- Vit yt a Fig. 2. — Estremo addome di maschio di Spalacomimus paradoxurus, A, visto dal lato sinistro, B, dal ventre, C, dal di dietro. I numeri romani indicano i tergiti (7) e gli sterniti (s); (c), cerci. mente ingrossata bulliforme di color verde giallo testaceo, articolata late- ralmente a cerniera con il precedente; è questa placca quella che fu considerata come ovopositore dal Karsch; la sua forma è globosa, volta in basso, inferiormente percorsa da un largo solco longitudinale che si prolunga talvolta anche sopra, così da farla apparire quasi bilobata; ai lati di esso può trovarsi una sporgenza mammellonare da ogni lato. Placca sottogenitale (IX sternite) grande, trapezoidale smarginata poste- riormente, priva di stili. Nella 9 il X tergite è breve, appena più breve ai lati che in mezzo; i cerci sono brevi, conici, diretti in dietro nella maniera consueta, 1’ XI tergite, costituente la placca sopraanale, è bulliforme, solcato longitu- dinalmente, molto più piccolo che quello del & e in parte infossato sotto al precedente tergite; placca sottogenitale triangolare, col vertice ‘arrotondato. Valve dell’ ovopositore (Fig. 3, B) brevi (5-6 mm.); quelle superiori presentano un grosso mucrone trapezoidale al lato dorsale; le inferiori sono esili, subulate. Lunghezza fino a 52 mm.; nel secco ordinariamente da 28 a 45. Riporto qui sotto le misure di alcune parti del corpo, prese su quat: Wee A Rue a URL Psy IA MOR DIET PRR SOLE MARC O : CHAIN Ra Phe OL Py sae Ae 110 G. PAOLI tro individui, due per sesso, e per ogni sesso su un esemplare piccolo _e su uno grosso. PRONOTO (1) ZAMPE CREA NINO lo paio 2° paio lungh. largh. largh. lunghezza lunghezza parte ant. metazona femore tibia femore tibia mm. mm. mm. mm. mm. mm, mm. AU piccolo ye ee Gs 86 RIO 90 d grosso eee COLO elle Oy lis IS ASTE: Ouspiccola “eee. 16) 182) IERI neg tO Oh Sia 016 Q grossa fo OS: SIO TO 1S tS 8a DZ 3° paio lunghezza femore tibia mm, mm. 15, 16,4 20:8, 215 14,9 16,6 19, 20,4 Lo Spalacomimus talpa Gerst. differisce dallo S. paradoxurus Karsch per la statura alquanto minore e per la forma più slanciata; il carattere più saliente, per cui si distingue dalla precedente specie, è costituito da sei spine, anzichè quattro, situate al margine anteriore del pronoto (Fig. 1, A) quattro di esse si trovano nella medesima posizione come nel parado- Fig. 3. — A, Valve dell’ ovopositore di Spalacomimus talpa; B di S. paradoxurus; C di S. inermis. xurus; le altre due sono situate, una per parte, in corrispondenza della carena laterale, nello spessore dell’ orlo anteriore e quindi in parte co- perte da quella che sta sull’ orlo, più dorsalmente; in tal modo la carena viene ornata di tre spine, di cui due al margine. Inoltre il disco presenta al terzo anteriore un restringimento laterale, mentre che nel paradoxurus i lati sono in quel tratto paralleli. Gli altri caratteri della scultura e disegno del pronoto sono così variabili nel paradoxurus, che il talpa è simile ai più piccoli individui di quello e assai diverso dai più grossi. Il cornetto frontale è conico, ma sviluppato come nella precedente specie. (1) In queste misure sono escluse le spine; la larghezza della parte anteriore è presa nel punto massimo, che in questa specie coincide colla larghezza del disco. VEE 7, GEN. SPALACOMIMUS 111 Sulle tibie posteriori i solchi laterali sono lunghi ed evidenti come in paradoxurus, ma quello dorsale è assai più stretto e profondo e pro- lungato oltre la metà della tibia stessa. L’ addome è quasi liscio, con leggera lucentezza bronzea. Il X uro- tergite della femmina è brevissimo con una leggera smarginatura in mezzo; i cerci sono brevi, conici, diretti in dietro; l’ XI (placca sopra- anale) è semicircolare con |’ orlo ingrossato. Le valve superiori dell’ ovopositore (Fig. 3, A) hanno sopra un mu- crone più alto che in paradoxurus, a contorno piuttosto triangolare che trapezoidale. Il maschio è noto solo per |’ esemplare raccolto dal Lònnberg e di cui il Sjéstedt non dà particolari. Le misure, prese come nel paradoxurus, sono le seguenti: PRONOTO ZAMPE TÀ 1° paio 2° paio 3° paio lungh. largh. largh. lunghezza lunghezza lunghezza parte ant. metazona femore tibia femore tibia femore tibia mm. mm, mm. mm. mm. mm, mm. mm. mm. Is re ee 5 7D 00 RO A ZIO Ha Pedigree. LOO. if; 10, 8, 8,7 7,— 8,2 10,— 12,8 4 sec. Sjéstedt 9,0 — 85 The 10,— Lo Spalacomimus inermis Uvarov differisce maggiormente dagli altri due; l’ unico esemplare ®, che ho veduto e che secondo il Ramme (in litt.) è riferibile a questa specie, corrisponde alla descrizione e al disegno dell’ Uvarov (Fig. 1, C) ad eccezione del margine anteriore del pronoto, che non è così evidentemente triemarginato, ma presenta evi- dente soltanto la smarginatura mediana, mentre che le laterali mancano quasi del tutto (Fig. 1, D). Anche in questa specie, come nel talpa il disco presenta un restrin- gimento laterale al terzo anteriore. La statura è come in talpa ma le forme sono ancora più gracili; le macchie sulla testa e sul pronoto sono più accentuate che nelle altre due specie; il cornetto frontale è brevissimo in forma di un tuberco- letto conico; mancano le spine sul margine anteriore del pronoto. I femori sono tutti privi di spine sul lato inferiore; quelli ante- riori non sono ingrossati; le tibie posteriori hanno cinque spine ester- namente e sei internamente, tutte di aspetto simile e similmente dispo- 1 | G. PAOLI ste; i solchi laterali sono appena accennati, quello dorsale manca del tutto; inoltre, mentre nelle due specie precedenti le zampe anteriori erano un poco più lunghe che quelle di mezzo, nell’ inermis sono gra- datamente più lunghe dall’ avanti all’ indietro. Il X tergite è brevissimo; la placca sopraanale è semicircolare con un cercine marginale molto grosso; i cerci brevissimi, in forma di bottone. Le valve dell’ ovopositore (Fig. 3, C) sono brevi ed hanno sopra un grosso mucrone, che ricorda molto quello del talpa; | apice è ottuso tanto nelle valve superiori che nelle inferiori. Il maschio sembra finora sconosciuto. Le misure prese sulla 9 che ho esaminato sono le seguenti: PRONOTO ZAMPE ee CRE aE 1° paio 2° paio - 3° paio lungh. largh. largh. lunghezza lunghezza lunghezza parte ant, metazona femore tibia femore tibia femore tibia mm. mm. mm. mm. mm. mm. mm, mm. mm. 2 del Museo di Berlino: 04 9,9). 8.8 10 82.927: 890605 Re OP Seca varov owe lol: == == 13; APPUNTI SULLA BIOLOGIA DELLO SPALACOMIMUS PARADOXURUS. — Questo insetto è noto ai coloni italiani della Somalia sotto il nome di « Grillo delle banane », perchè si incontra in quelie coltivazioni, .ripa- rato fra i frutti nei caschi; infatti durante 1’ autunno non è raro trovarlo anche nelle gabbie contenenti le banane che arrivano in Italia; ma esso vive su qualunque pianta, cibandosi di foglie e tessuti succulenti. E’ ani- male notturno e per questo si incontra piuttosto raramente; di giorno se ne sta nascosto fra i frutti o le foglie delle banane o riparato sul ter- reno; di notte esce a cibarsi e i maschi fanno udire il loro caratteri- stico stridio, non dissimile da quello di molti altri Fasgonuridi; le fem- mine sono mute, mancando di rudimenti di elitre. Le catture di adulti segnalate sono tutte da luglio a dicembre, il che vuol dire che raggiunge lo stato adulto durante il periodo di Hagai. Ha, come altri insetti della stessa famiglia, tendenze cannibalesche; fra gli individui portati dal Confalonieri e messi in gabbia, due si ac- coppiarono la sera, dopo poche ore, ma la mattina dopo la femmina stava divorando il maschio; un fatto degno di rilievo è che questo ma- GEN. SPALACOMIMUS 113 schio, il quale benchè guastato, fu preparato, conservò inalterati i suoi colori, mentre gli altri individui, uccisi in vari modi, privati subito dei visceri e messi a seccare, imbrunirono tutti quanti. Notevole è la longevità di questi insetti; degli esemplari, portati a Genova dal Confalonieri alla metà di settembre un solo maschio volli conservare vivo in gabbia e visse fino alla metà di aprile, cioè per sette mesi a Genova, oltre il tempo che aveva vissuto come adulto in Somalia; il suo alimento consisteva in lattuga e altri ortaggi e banane, ma mangiò ‘sempre poco. Nonostante la mole e il peso, questi insetti camminano agevolmente sulle pareti verticali di vetro. I maschi, come altri Etrodini, hanno la facoltà, quando siano irri- tati, di spruzzare fino alla distanza di oltre due decimetri la emolinfa che è di color giallo vivo e che fuoriesce da speciali fori situati fra le anche e il trocantere; nelle femmine non ho potuto ottenere questa linforrea, benchè ripetutamente stimolate. | Le uova (estratte dal ventre) sono nere, lucide, con guscio duro, lunghe mm. 7,8 e larghe mm. 2,8. Genova, R. Osservatorio per le malattie delle piante 2 Gennaio 1936, XIV BIBLIOGRAFIA CaupeLL A. N. - Hetrodinae: in «Genera Insectorum dirigés par P. Wytsmann » 168° Fasc. Tervueren, 1916. GERSTAECKER A. - Gliederthiere in: Baron Carl Claus von der Decken Reisen in Ost-Africa - Dritter Bd. Wissenschaftliche Ergebnisse, Zweite Abth. - Leipzig und Heidelberg 1873. GicLIo Tos E. - Ortotteri raccolti nella Somalia italiana meridionale - « Redia », Vol. XII p. 279-287, Firenze 1916. KarscH F. - Orthopterologische Beitrige; II, Ueber die Hetrodinen - Berliner Entom. Zeitschr. Bd. XXXI p. 43-72, 1 Taf. Berlin 1887. 114 G. PAOLI [ide SCA SaLFi M. - Di alcuni Ortotteri raccolti in Somalia - Boll. Labor. Zool. a Gen. ed Agr. del R. Ist. Sup. Agr. in Portici Vol. XXVII p. 219-221, 1 fig. - Spoleto 1932-33. SjOsteDT Y. - Ueber einige von Herrn Prof. E. Lénnberg in British Ostafrika eingesammelte Orthopteren - Archiv for Zoologi, Bd. 7 n. 38. Stockholm 1912. Uvarov B. P. - Entomological Expedition to Abyssinia 1926-27: Ortho- ‘9 ptera of the families Mantidae, Gryllidae, Tettigoniidae und Acri- didae - The Linn. Soc’s Journ.: Zoology, Vol. XXXVIII, p. 591-614, 10 fig. London, 1934. 115 FaBIO INVREA MUTILLIDAE e CHRYSIDIDAE (Hymenoptera) La spedizione del Marchese Patrizi ha riportato circa un centinaio di esemplari di Mutillidi e una cinquantina di Crisidi, raccolti, in gran- dissima maggioranza, durante il soggiorno a Belet Amin e Bulo Kero, località contigue sul basso Giuba, in Luglio e Agosto 1934. Pochi esem- plari provengono da Salambò e pochi altri dall’ Oltregiuba, raccolti, questi ultimi, nel tragitto tra Chisimaio e Ras Bur Gao o nella breve sosta a Ola Uagèr, sul Bubasci. Il Marchese Patrizi è stato efficacemente coa- diuvato nella raccolta dal Sig. Carlo Confalonieri, preparatore Capo del Museo di Genova. Lo studio di questo interessante materiale non è stato senza diffi- coltà e non è ancora interamente esaurito, per cui mi propongo di dare, in una seconda nota, l’ illustrazione di alcune specie rimaste tuttora non sicuramente identificate. Per lo studio dei Mutillidi mi sono naturalmente basato principal- mente sulla grande Monografia del Bischoff (Dr. H. Bischoff, Monogra- phie der Mutilliden Afrikas, Archiv fiir Naturgesch., 1920, Abt. A, 1 - 5 Heft.), non trascurando di consultare le descrizioni originali degli altri Autori. Anche nell’ ordine sistematico ho seguito strettamente il Bischoff. So bene che all’ Autore è stato, non senza fondamento, rimproverato di avere, in taluni settori, moltiplicato soverchiamente i generi, spesso ba- sati su criteri prevalentemente artificiali. Ma, anche così costituite, tali suddivisioni, data la grande estensione della Famiglia sempre in au- mento. per nuove scoperte, sono comode per raccapezzarsi più facilmente nel dedalo delle innumerevoli descrizioni. L’ avere poi a mia disposizione la collezione del Museo Civico di Genova, che è una di quelie che hanno 116 F. INVREA servito di base al Bischoff per la sua Monografia e che contiene centi- naia di tipi e di paratipi, oltre a tutti gli altri esemplari riveduti ed etichettati dall’ illustre monografista, mi ha enormemente facilitato i compito e mi ha indotto a non discostarmi dal sistema dell’ Autore, an- che perchè ritengo dannoso, quando esiste un grande lavoro monografico relativamente recente, far prevalere i propri criteri personali, in uno stu- dio faunistico limitato, per scombussolare |’ ordinamento generale e creare equivoci e confusione. Del resto, anche volendo seguire il sistema di Bradley e Bequaert (J. Chester Bradley and J. Bequaert, A Synopsis of the Mutillidae of the Belgian Congo, Bull. of the American Museum of Nat. Hist., Vol. LVIII, Art II, 1928, pp. 63-122) sarà facile riferire ad esso le specie indicate in questa mia nota. Questi Autori hanno riunito Pycnotilla con Mutilla, Mimecomutilla con Smycromyrme s. st., Lobotilla con Trogaspidia, Ceratotilla con Pristomutilla, e quindi hanno retrocesso Smicromyrme s. st., Glossotilla, Spinulotilla, Trogaspidia, Trispilotilla, Pristomutilla e Vie- reckia a semplici sottogeneri di Smycromyrme s. 1., realizzando certa- mente una classificazione in parte più naturale e razionale, ma incom- pleta perchè limitata a un solo particolare settore della fauna africana. Perciò, poichè la Monografia del Bischoff sarà ancora per molto tempo la base di studio dei Mutillidi africani, ho preferito non discostarmi da essa. Non vorrei esser rimproverato per non avere usata la più recente, più esatta e quindi più scientifica nomenclatura morfologica adottata ormai dai più autorevoli imenotterologi. Anche ciò ho fatto per non discostarmi dalla terminologia del Bischoff e dell’ André, pensando che la cosa, in una Famiglia a struttura relativamente uniforme e, se così si può dire, sommaria com’ è quella dei Mutillidi, non solo non presenta inconvenienti e pericoli di confusione, ma risulta più semplice e più chiara, oltrechè più comoda. Così pure ho, di conseguenza, continuato a riferirmi alla numerazione tradizionale dei segmenti visibili del gastro e delle loro parti. Aggiungo infine che ho approfittato dell’ occasione per elencare, insieme al materiale della spedizione Patrizi, qualche altro esemplare somalo della collezione del Museo di Genova non ancora citato, nonchè alcuni Mutillidi della Dancalia raccolti dalla spedizione del compianto Barone Franchetti, così tragicamente scomparso al servizio della Patria. MUTILLIDAE E CHRYSIDIDAE È 17 Fam. Mutillidae Apterogyna Klugi André. André, Spec. Hymen. Europ., Vol. VIII, 1899, pag. 69. Un esemplare ® raccolto nell’ Oltregiuba, tra Chisimaio e Ras Bur Gao. Ho visto altri esemplari del retroterra di Mogadiscio. E’ specie de- scritta d’ Egitto, ma che sembra avere, al pari della Latreillei KI. e della Savignyi KI., che pure si trovano in Eritrea e Somalia, nonchè della Morawitzi Rad. del Turkestan, Egitto, Sudan, Eritrea, Dancalia, un’ area di distribuzione assai estesa verso sud. L’ esemplare dell’ Oltregiuba ha il secondo tergite un po’ annerito lateralmente e 1’ area pigidiale imbru- nita. Ma anche in questa specie l’ estensione delle parti scure è alquanto variabile. Apterogyna Morawitzi Rad. Radoszkowski, Horae Soc. Ent. Ross., 1885, p. 42. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 45. Dancalia: Gaarre, XII-1928, un ¢ (Spediz. Franchetti). Apterogyna Savignyi KI. Klug, Symb. Phys., 1829, Vol. I, tav. 6, figg. 7-8. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 46. Dancalia: Gaarre, XII-1928, un 4 (Spediz. Franchetti). Odontotilla bidentata (André). André, Zeitschr. fiir Hymen. u. Diepter., H. 4, 1905, p. 205. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 71. Tre esemplari 9 ® raccolti a Belet Amin e Bulo Kero e un altro, pure ®, preso precedentemente dal March. Patrizi a Margherita in Feb- braio 1920 vanno riferiti, per la fascia del terzo tergite non interrotta, alla forma tipica, descritta del Transwaal e indicata di diverse località del- l Africa meridionale e centrale. Bischoff ha, con altre, descritte le sbspp. Braunsi di Bisa Timo, presso Harrar, ed Erlangeri del N. Galla, en- trambe con fascia del terzo tergite interrotta, la prima a torace nero e la seconda a torace rosso scuro. Della f. tipica ho avuto occasione di 118 F. INVREA vedere altri esemplari, tra cui un ¢, della regione di Mogadiscio e Genale. MII TI ee er we ee! AREE: Odontotilla conjuneta (KI.). Klug, Symb. Phys., 1829, tav. 4, fig. 5. | Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 73. La spedizione Patrizi non ha raccolto alcun esemplare della con- juncta, quantunque essa sia segnalata anche di Mogadiscio (leg. Man- cini 1904), oltrechè dell’ Eritrea, ove è frammista aila forma eritreana Bisch. con capo nero. Ne ha invece riportato un es. 9 il compianto Ba- rone Franchetti dalla sua spedizione in Dancalia, raccolto ad Afrera (Lago Giulietti), in Marzo 1929 e riferibile alla f. tipica. André ha anche descritto, su alcuni esemplari della Somalia francese, una sbsp. nigri- color con corpo interamente nero. Magretti ha descritto della nostra Somalia (Gabbon o Gabun, leg. Bricchetti Robecchi) una seconda specie di questo gruppo, la conjunctoides, rappresentata da un solo es. ®. Ora, per merito del March. Patrizi, la fauna somala si arricchisce della seguente terza specie del gruppo conjuncta. Odontotilla Grazianii n. sp. 2. Forma generale del corpo come in O. conjunctoides Magr. e. cioè col torace molto più corto che nella conjuncta, tuttavia lievemente più lungo che nella prima specie. Capo nero, arrossato sul vertice; antenne con lo scapo rosso ferru- ginoso e il funicolo bruno; mandibole rosso ferruginose, oscurate al- apice. Torace nero, col dorso rosso ferruginoso, annerito ai margini. Capo e torace con lieve, corta e rada pubescenza aderente, d’ oro chiaro lucente; argentea e più folta sulle guancie e sotto gli occhi; anche gli angoli dersali posteriori del propodeo appaiono un po’ più densamente rivestiti, quasi a simulare vagamente le macchie ivi così evidenti nella conjunctoides. Zampe rosso brune con rada pubescenza bianca; speroni biancastri. Addome nero, col primo tergite e gli sterniti brunastri, senza villo- sità nera di fondo, all’ infuori della consueta lunga pubescenza setolosa sparsa che si nota su tutto il corpo, bianca, bruna o nera a seconda delle parti. Primo tergite con due macchie apicali, subrotonde, di pubescenza MUTILLIDAE E CHRYSIDIDAE 119 di color bianco argenteo sporco, ampie quanto la parte dorsale del ter- gite e separate tra loro da uno spazio largo quasi il doppio del diametro di ciascuna di esse. Secondo tergite con un’ ampia macchia mediana apicale rotonda fulvo dorata, di diametro pari alla metà della lunghezza del tergite; orli posteriori laterali estremi dello stesso tergite breve- mente cigliati di folti peli biancastri. Terzo, quarto, quinto tergite e pigidio interamente ricoperti di fascie frangiali fulvo dorate, un po’ schiarite lateralmente, che ricoprono anche i corrispondenti sterniti. Capo e torace scolpito-striati longitudinalmente, con scoltura piut- tosto fina e poco profonda, qua e la vagamente reticolata. Propodeo armato come nelle altre due specie del gruppo, ma colle spine dello spigolo superiore estremamente corte e appena sporgenti, ad eccezione di quella mediana che è lunga e nettamente troncata. Spine delle tibie robuste. Lungh. mm. 8. Un esemplare di Belet Amin. Olotipo nel Museo di Genova. Questa specie che mi onoro di dedicare a S. E. il Maresciallo Gra- ziani, |’ invitto Condottiero delle nostre valorose truppe sul fronte somalo, nella guerra redentrice dell’ Abissinia, si distingue agevolmente dalla O. conjunctoides, alla quale è più affine, sopratutto per il corpo molto meno villoso, il diverso colore del capo e del torace, la macchia me- diana del secondo tergite molto più grande e intensamente dorata, anzi- chè bianca, e le fascie dei tergiti seguenti pur esse dorate. Tricholabioides semistriata Kl. Klug, Symb. Phys., 1829, tav. 4, fig. 9. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 104. Dancalia (Spediz. Franchetti) senza più precisa indicazione, 1 ¢ ; Migiurtinia: Tog. Boran, 1 4; Mogadiscio 15-5-1913, su Aristolochia, 1 4; Oltregiuba: Golgia, III-1926 (leg. L. Luppi) 1 ¢. Tropidotilla fimbriata (K1.). Klug, Symb. Phys., 1829, tav. 4, fig. 3. Bischoff, Monogr. Mutill.. Afr., p. 156. Mutilla cristigera André, Revue d’ Entomologie, 1893, p. 219; Ma- erett Belle) Soce Enti Ital: 1905, p. 57. eis ria! 120 F. INVREA Una @ raccolta dalla spedizione Franchetti in Dancalia, a Gaarre, in Dicembre 1928. Egitto, Arabia, Eritrea, Somalia francese, Harrar. Pyenotilla penetrata (Smith). Smith, Descript. of new spec. of Hymen. of the Brit. Mus., 1879, p. 193. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 187. Alcune ® @, Belet Amin, Bulo Kero e tra Chisimaio e Ras Bur Gao (Oltregiuba). In coll. Mus. Genova: Mogadiscio, Villaggio Duca degli Abruzzi, Harrar, Scioa e A. O. Br. Pycnotilla penetrata (Smith) sbsp. ganalica Magr. Magretti, Ann. Mus. Genova, Vol. XXXV, 1895, p. 164. Bischoff, Monogr. Mutill., Afr., p. 188, (errate gananina). Alcune 9 @ di Belet Amin e Bulo Kero. Descritta dal Magretti su di un esemplare del basso Ganale raccolto dal capitano Bottego nella sua prima spedizione, questa caratteristica forma nera dalle forti costo- lature toraciche è citata dal Bischoff anche di Harrar, oltrechè del Chenia, dell’ A. O. Br. e di altre regioni limitrofe. A giudicare da altro materiale che ho-in corso di studio, mi sembra che la ganalica, al pari della forma | tipica, sia abbastanza frequente nella nostra Somalia, anche costiera. Pyenotilla lictoria n. sp. Dico subito, per caratterizzare sommariamente ma chiaramente que- sta bellissima specie, che essa ha all’ incirca lo stesso aspetto e quasi lo stesso elegante disegno della Dasylabris bella André, però in propor- zione ridotta, data la minore statura. 9. Capo e torace rosso ferruginosi, salvo una ristretta zona ster- nale annerita, interamente ricoperti da una fitta villosità, non molto lunga e un po’ lanosa, d’ oro chiaro, alla quale sono qua e là frammisti lunghi e radi peli setolosi biancastri; pleure lievemente oscurate, lucide, pubescenti. Addome nero con pubescenza fondamentale vellutata pure nera. Primo tergite con una macchia apicale grande, rettangolare, ben delimitata, fulvo dorata brillante. Secondo tergite con una larga fascia | preapicale dello stesso colore dorato, accorciata ai lati e ampiamente dilatata nei due sensi al centro: verso la base fino a raggiungere col ee ae ee. ee ae ee ee nc ~~ es — os oF * MUTILLIDAE E CHRYSIDIDAE 121 suo vertice angoloso la metà del tergite e verso l’ apice, ancora più | ampiamente, a guisa di grande macchia triangolare che sporge legger- mente sopra il tergite seguente. Terzo, quarto e quinto tergite con fascie trasversali dorate, anch’ esse ampiamente e angolosamente dilatate al centro e quivi più dense, in modo da offrire |’ aspetto di macchie ango- lose mediane imbricate, di grandezza decrescente, tanto più che tali fascie sembrano interrompersi più o meno ai lati della dilatazione e riprendono poi, meno fitte e più sbiadite, a guisa quasi di frangie pro- ‘ gressivamente più chiare che raggiungono gli orli laterali dei tergiti e, fattesi argentee, si prolungano lungo i margini apicali dei corrispon- denti sterniti. Anche il secondo tergite ha lateralmente una uguale ciglia- tura apicale schiarita. Lunghi peli setolosi biancastri sparsi sull’ addome, più fitti specialmente alla base e sui fianchi. Antenne e zampe nere, con rada e lunga peluria argentea, fulva sui tarsi; speroni grigiastri. Forma generale del corpo come in P. penetrata, col capo proporzio- nalmente più piccolo, non più largo del torace, più depresso, subqua- drato, con angoli posteriori appena arrotondati. Occhi relativamente pic- coli, lievissimamente smarginati. Secondo articolo dello scapo lungo quanto il terzo e quarto presi insieme. Torace corto ma un po’ meno che in penetrata, parallelo, insensibilmente ristretto posteriormente; pro- podeo troncato verticalmente. Scoltura del capo e del torace, a quanto Si può giudicare attraverso la fitta pubescenza, a fosse e rilievi grosso- lani e marcati, con andamento longitudinale. Secondo tergite addominale ampio, debolmente scolpito-striato, con accentuata depressione preapicale su ciascun lato dell’ espansione aurea posteriore. Area pigidiale scolpita a grosse strie longitudinali, irregolari, subparallele, non raggiungenti il lobo apicale che è liscio e solo finemente zigrinato. Spine delle tibie meno robuste che in penetrata. Lunghezza mm. 8-10. Due esemplari di Belet Amin e Bulo Kero. Olotipo di Belet Amin nel Museo di Genova. Mutilla Radamae Sauss. Saussure, Mitt. Schweiz. Ent. Ges., VIII, 1891, p. 256. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 224. Due 2 2 di Belet Amin. Già rinvenuta sul basso Giuba da G. Fer- rari nel 1908 (Coll. Mus. Genova). 122 F. INVREA Trispilotilla trimacula (Lep.) sbsp. Guessfeldti Bisch. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 293. Due 9 ® di Belet Amin. Forma con torace nero, non ancora segna- lata per lA. O. Italiana. Descritta dell’ Asmara la f. asmarana Bisch. con torace rosso. Dolichomutilla guineensis (Fab.) sbsp. heterodonta (Cam.) Cameron, in Sjòsted, Kilimandjaro-Meru-Exped., Vol. II, 8:7, p. 213. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 334. Alcune @ @ di Belet Amin e Bulo Kero. E’ la forma della gui- neeensis prevalentemente diffusa e comune in tutta la Somalia e nel- ! Ogaden, mentre in Eritrea e sull’ altipiano etiopico sembra rinvenirsi quasi esclusivamente la f. kibonotoensis Cam. Sono entrambe frequenti in tutta l’ Africa orientale, mentre nell’ ovest e nel centro del continente prevale la f. tipica e nel sud la sbsp. sycorax Smith. Esistono parecchie altre forme meno frequenti, ma pur esse ad area di diffusione piuttosto vasta e non chiaramente definita. Trogaspidia Patrizii. n. sp. Appartiene al gruppo della tricolor Kl. e della bioculata Sich. & Rad., ma da entrambe nettamente distinta. @. Capo e torace rosso bruni, collo sterno nero; antenne nere coi tre ultimi articoli bruni; mandibole rossastre alla base, nere all’ apice; zampe nere coi tarsi bruni; pubescenza sparsa del capo, del torace e delle zampe biancastra; speroni bianchi. Addome nero bruno, coi lati dei tergiti e gli sterniti per intero arrossati. Primo tergite senza frangia apicale. Secondo tergite con due grandi macchie appaiate, rotonde, fulvo dorate che, toccando la base, ricoprono quasi per intero la superficie dorso-laterale del tergite come nella tricolor, ma non congiunte al cen- tro, bensì separate tra loro da uno spazio di circa mezzo mm. nel punto del loro maggiore accostamento, e di altrettanto discoste dal margine apicale. Terzo e quarto tergite ricoperti da fascie fulvo dorate, interrotte nel mezzo per circa un mm. e accorciate ai lati, in modo da formare, su ciascun tergite, due macchie trasversali, allungate, rettangolari. Trac- cie poco distinte di peli fulvo dorati anche sul quinto tergite in corri- MUTILLIDAE E CHRYSIDIDAE 123 spondenza alle macchie dei tergiti precedenti. Sesto tergite ciliato di lunghi peli biancastri tutt’ attorno all’ area pigidiale. Sterniti con uguali frangie biancastre. Area pigidiale nera. Capo di forma normale, largo quanto il pronoto, punteggiato-strio- lato non molto profondamente. Torace con simile scoltura un poco piu forte, di forma più tozza e alquanto più corto che nella tricolor, molto arrotondato anteriormente e un poco allargato posteriormente. Unguicolo ‘ scutellare nero, poco elevato, ma tuttavia ben evidente; propodeo tron- cato verticalmente. Addome più breve e più cordiforme che nella tricolor. Punteggiatura addominale, nei tratti scoperti, rada, piccola e poco pro- fonda. Area pigidiale opaca, con fine striatura ondeggiante ad andamento trasversale. Spine delle tibie corte e non molto robuste. Lunghezza mm. 7. Un solo esemplare di Bulo Kero. Olotipo nel Museo di Genova. Questa specie ha certo molta affinità colla bioculata Sich. & Rad. che non conosco in natura, ma, dalla lettura della descrizione originale e meglio ancora da quella deil’ André che ha ridescritto il tipo della coll. Radoszkowski, nonchè dall’ esame della figura degli Autori che lo stesso André dice ben fatta, mi sembra possa essere chiaramente distinta per le macchie del secondo tergite più grandi e più ravvicinate, per la presenza di un unguicolo scutellare, per la mancanza di frangia apicale sul primo tergite e sopratutto per la diversità dell’ area pigidiale che nella bioculata è « nettement et longitudinalement ridée-striée >. Trogaspidia somalica Bisch. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 368. Sei 2 2 di Belet Amin, Bulo Kero e Salambò. Bella specie nera, a macchie intensamente dorate, descritta su di un solo esemplare della Somalia inglese, ma non ancora citata della nostra colonia. Trogaspidia sennarensis Bisch. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 391. Belet Amin, una 9. Descritta del Sudan egiziano. Bip Meee NN baie Le tha e Arad keh hat PT. st aula Laelia Ah La , Rea hes Be = Art reo y pe Sa ME BAAS TOOL $0), 88 ie TH gD pa wee 3 N 7 ha Nn ayieey attest, 124 F. INVREA Trogaspidia biseriata (Sauss.) Saussure, Mitt. Schweiz. Ent. Ges., VIII, 1891, p. 255. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 403. Mutilla septemmaculata André, Zeitschr. fiir Hymen. u. Dipter. 100299037 Tre @ ® sono state raccolte nel 1929, al Villaggio Duca degli Abruzzi, dal Dott. G. Russo. Lungh. mm. 11-12. Ho visto altri esem- plari di Mogadiscio e regioni circostanti con lunghezza fino a 15 mm. Descritta, certo per errore di etichettatura, di Madagascar, è citata del Congo, Zanzibar e di tutta |’ Africa orientale. Ma non mi risulta ancora indicata della nostra colonia. Trogaspidia niveomaculata (André). André, Ann. Soc. Entom. France, 1898, p. o Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 429. Un ¢ del Villaggio Duca degli Abruzzi, leg. G. Russo, 1929. Non mi pare dubbia l’ attribuzione di questo esemplare somalo alla specie di André, descritta di Gibuti, anche se gli ultimi tergiti dell’ addome giallo ferruginoso chiaro non sono affatto oscurati, come vorrebbe il Bischoff. André, nella sua diagnosi, non fa alcun cenno di tale carattere. Trogaspidia medon (Smith) sbsp. palleseens Bisch. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 146. Un ¢ del Villaggio Duca degli Abruzzi, leg. G. Russo, 1929. Descritta di Adi Ugri in Eritrea (leg. Andreini, 1901) e indicata anche di Matemma (leg. Magretti, 1887). Glossotilla suavis (Gerst.) sbsp. abessinica Bisch. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 467. Due ® ® di Belet Amin. Descritta di Bisa Timo presso Harrar (coll. Brauns), questa particolare forma era già rappresentata nella collezione del Museo Civico di Genova da tre esemplari raccolti dal Prof. Guido Paoli al Villaggio Duca degli Abruzzi e determinati dal Bischoff (Boll. Soc. Entom. Ital., Vol. LXIII, 1931, p. 43). MUTILLIDAE E CHRYSIDIDAE 125 Glossotilla suavis (Gerst.) sbsp. castanea n. sbsp. 2. In tutto simile alla sbsp. abessinica Bisch., ma interamente di color rosso castagno chiaro anche sull’ addome, eccettuati gli ultimi quattro tergiti che sono neri o bruno neri. Anche uno stretto orlo apicale sui tergiti 1° e 2° è leggermente oscurato. Antenne rosso castanee come il corpo, cogli articoli del funicolo, dal terzo in poi, bruno neri. Zampe leggermente più scure del torace. Macchie argentee basali del secondo -tergite insensibilmente più grandi che in abessinica. Area pigidiale colle strie granulose un poco più accentuate. Macchie del terzo e quarto ter- gite come in abessinica. Pubescenza diffusa del corpo biancastra. Lungh. 11.00.01 RENATE Sette esemplari di Belet Amin e Bulo Kero. Olotipo della prima località nel Museo di Genova. Cephalotilla Katonai Bisch. var.? Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 513. Un 3 del Villaggio Duca degli Abruzzi, leg. G. Russo, 1929. Dal confronto tra le caratteristiche che il Bischoff assegna a questa e alle specie ad essa vicine, credo di essere nel giusto avvicinando Il’ esem- plare in istudio alla Katonai dell’ A. O. Br. e del Niassa, della quale rappresenta probabilmente una varietà per la pubescenza argentea del propodeo molto estesa. 3 Pristomutilla chrysothrix Bisch. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 523. Una ¢ di Bulo Kero mi pare possa essere, con molta verosimi- glianza, attribuita a questa specie, non tanto in base alle sommarie indi- cazioni del Bischoff, quanto per il confronto che ho potuto fare colla affinissima chrysocoma Bisch., della quale il Museo di Genova possiede il tipo (Mogadiscio 9-X-1912 leg. Folchini). La chrysothrix è descritta del Waboniland. L’ esemplare di Bulo Kero ha il capo e il torace di un rosso bruno assai più chiaro che nella chrysocoma, antenne e zampe pure rosso brune. Il primo tergite è nero, senza frangia apicale, il secondo bruno rosso come il torace, con una fascia oscurata lungo il margine apicale, larga un mm. Le macchie e le fascie addominali sono ‘di un 126 F. INVREA color d’oro molto più giallo chiaro che nella chrysocoma e disposte come indica il Bischoff. Il torace è assai meno fortemente allargato posterior- mente. Lungh. 7 mm. Pristomutilla Patriziana n. sp. 2. Capo e torace, eccettuate le pleure e la regione sternale anne- rite, di un rosso bruno più o meno scuro, interamente ricoperti dorsal- mente di una pubescenza dorata, corta, coricata, non troppo folta, ma tale tuttavia da dare alla parte anteriore del corpo l’ aspetto villoso, con in più setole sparse, giallastre superiormente, biancastre inferiormente. Antenne e zampe nere, tarsi bruni, speroni biancastri; mandibole nere, arrossate alla base. Addome nero vellutato, coi lati degli ultimi tergiti e gli sterniti corrispondenti più o meno tendenti al bruno. Primo ter- gite, solo in qualche esemplare, con traccie di corta e rada frangia apicale fulvo dorata. Secondo tergite con due piccole macchie dorso- laterali rotonde, fulvo dorate, assai vicine al margine basale, di gran- dezza variabile fino a ridursi quasi puntiformi, ma sempre separate tra loro da un intervallo assai maggiore del loro diametro che, nell’ esem- plare tipico, quello cioè che ha le macchie più grandi, è di circa 1 mm. Terzo, quarto e quinto tergite con fascie fulvo dorate, interrotte nel mezzo, e accorciate ai lati e quivi continuate da molto più strette e rade frangie che si fanno argentee verso l’ estremo. Sterniti con frangie - argentee. Area pigidiale nera, più o meno estesamente arrossata al cen- tro e circondata da lunghi peli biancastri. Setole sparse dell’ addome brune anteriormente, bianche ai lati e inferiormente. Capo di conformazione normale, largo quanto il pronoto, senza an- goli posteriori evidenti, ma regolarmente arcuato posteriormente, munito al di sotto di un lungo dente triangolare aguzzo, perpendicolare. Torace piuttosto tarchiato, trapezoidale, lungo circa il doppio della sua minore larghezza e notevolmente allargato posteriormente. Scoltura del capo e del torace a fosse e costole longitudinali irregolari, mediocremente ac- centuate. Spine del margine superiore del propodeo forti e robuste, piut- tosto lunghe. Addome nettamente piriforme, moito fittamente e regolar- mente, ma poco profondamente, punteggiato. Area pigidiale regolar- mente e finemente striata in senso longitudinale. Zampe robuste, spine delle tibie valide. Lungh. mm. 3-9. ti fi. MUTILLIDAE E CHRYSIDIDAE 127 Quattro esemplari, dei quali due di Belet Amin (loc. typ.) e due di Salambò. Olotipo nel Museo di Genova. Anche questa specie è morfologicamente molto affine alla chryso- coma Bisch., ma se ne distingue agevolmente, oltre che per gli indicati caratteri del disegno, per il torace assai più lungo e interamente villoso, non così fortemente allargato posteriormente, e per il capo più ispessito. Ctenotilla dichromatica (André). André, Ann. Mus. Civ. Genova, Vol. XLI, 1904, p. 246. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 541. Mutilla hoplocephaloides Magretti, Bull. Soc. Entom. It., 1906, p. 58. Una ® di Belet Amin. Descritta dall’ André della Guinea porto- ghese e dal Magretti dell’ Eritrea (Allato), è stata poi raccolta dal Prof. Paoli in un unico esemplare al Villaggio Duca degli Abruzzi (Bischoff, Boll. Soc. Entom. Ital., 1931, p. 43). Smicromyrme Carosellii n. sp. @. Corpo interamente rosso bruno chiaro, cosparso, specialmente sul capo, sul dorso del torace, sulle zampe e sui lati dell’ addome, di corta e disseminata peluria argentea brillante, un po’ lanosa, frammista alle solite lunghe setole biancastre nella consueta disposizione. Mandi- bole rosso brune nella metà basale, nere nella metà apicale. Scapo delle antenne bruno nero, coll’ apice arrossato, funicolo nero. Zampe bruno nere, tarsi bruni, speroni biancastri. Pleure ricoperte nella parte infe- riore di densa pubescenza argenteo sericea lucente. Margini estremi api- cali del primo e secondo tergite addominale più o meno estesamente e intensamente oscurati, spesso più dilatatamente al centro. Primo tergite con una piccola macchia apicale mediana bianco argentea di forma irre- golare. Secondo tergite con una macchia centrale rotonda, o quasi ovale, dello stesso colore, lievemente meno discosta dal margine apicale che non da quello basale e, in ogni modo, separata da entrambi da uno spazio alquanto maggiore del suo maggior diametro. Terzo, quarto e quinto tergite ricoperti interamente da fascie argentee, talvolta un po’ ingiallite, con accennata scriminatura mediana, meno dense lateralmente. Area pigidiale più o meno annerita, circoscritta da densi peli bianchi che formano pure frangie apicali sugli sterniti. RY Veet ig hare ROBE ESTETISTE SIA eae) SI AER IBRA NL ORE oR Ck en GALA Ba es i Pe i È RI î 128 F. INVREA Capo appena più largo del pronoto, subtrapezoidale, col lato ante- riore fortemente convesso e prominente, il lato posteriore marcatamente concavo, gli altri due lati notevolmente convergenti verso gli angoli po- steriori che sono ampiamente arrotondati. Occhi grandi e abbastanza prominenti. Guancie molto lunghe e parallele, più lunghe del maggior diametro degli occhi. Mandibole unidentate, molto lunghe e aguzze. Se- condo articolo delle antenne assai più lungo del terzo che è subeguale al quarto. Scoltura del capo piuttosto regolarmente reticolata, con aspetto granuloso; quella del torace più grossa e profonda, con costolature irre- golarmente longitudinali. Torace lungo, parallelo, col lato anteriore del pronoto fortemente. convesso. Squamula scutellare pochissimo elevata, larga, annerita all’ estremità, quasi sempre poco distinta perchè con- fusa colla scoltura. Propodeo subtroncato, collo spigolo superiore brusca- mente arrotondato. Addome regolarmente piriforme; col secondo segmento molto globoso e il relativo tergite regolarmente e profondamente striato- solcato in senso longitudinale. Area pigidiale con regolare striatura lon- gitudinale subelittica e il lobo apicale lievemente emergente e sublucido. Lunghezza mm. 6-83. Una quindicina di esemplari di Belet Amin e Bulo Kero. Olotipo, della prima località, nel Museo Civico di Genova. Specie dedicata, in segno d’ omaggio, al Gr. Uff. Caroselli, Reg- gente del R. Governo, che facilitò in ogni modo, con grande cortesia, ‘ il compito della Missione Patrizi. Dasylabris Deckeni Magr. sbsp. signaticeps André. André, Zeitschr. fiir Hymen. u. Dipt., 1908, p. 136. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 627. 12 9 2 di Belet Amin e Bulo Kero. Forma assai diffusa in Somalia ed Eritrea, assieme all’ affinissima sbsp. divisa Bisch., se pure si può parlare di due forme distinte. Bischoff, nella sua monografia, ha dimen- — ticato di segnalare, insieme a quelli delle altre collezioni da lui esami- nate, i numerosi esemplari del Museo Civico di Genova che aveva allora sott’ occhio e che ha lui stesso etichettati in quella occasione come signa- ticeps. Essi provengono dall’ Eritrea, dalla Somalia e dall’ A. O. Br. Altri esemplari sono stati successivamente raccolti dal Prof. Paoli al Vil- laggio Duca degli Abruzzi. La signaticeps, descritta della regione so- mala, è anche indicata del Congo e del Camerun. Sono descritte della MUTILLIDAE E CHRYSIDIDAE 129 nostra Somalia la tipica Deckeni Magr. e le sbsp. argenticeps Bisch. e chrysomalla Bisch. Dasylabris bella André. André, Ann. Mus. Civ. Genova, Vol. XXXVII, 1897, p. 283. Bischoff, Monogr. Mutill. Afr., p. 628. Sette 9 ® di Belet Amin e Bulo Kero. Descritta di Brava e presa ‘poi anche a Mogadiscio (Folchini), deve ritenersi, almeno finora, specie propria della Somalia nostra. Fam. Chrysididae Stilbum splendidum (Fab.). Fabricius, Ent. System., II, 1793, p. 238, n. 1. Due 9 ® di Belet Amin e Ola Uagér (Oltregiuba). Chrysis (Trichrysis) anromarginata Mocs. Mocsary, Ann. Mus. Nat. Hung., X, 1912, p. 376. Chrysis scioensis Guiglia, Ann. Mus. Civ. Genova, Vol. LII, 1928, p. 502 (nec Gribodo). Sette esemplari di Belet Amin. Alla stessa specie vanno riferiti anche i tre esemplari, pure ® 9, raccolti dal Prof. G. Paoli al Vil- laggio Duca degli Abruzzi nel 1926 e dalla Dott. Guiglia (I. c.) attri- buiti alla scioensis Grib. Il gruppo delle Trichrysis paleartiche, africane ed asiatiche offre una straordinaria uniformità di tipo, pur congiunta con una grande variabilità nell’ ambito della stessa specie: basti pen- sare alla nostra cyanea alla quale, su per giù, quasi tutte le altre asso- migliano. Onde le non poche specie descritte, spesso in base a minuti e poco stabili caratteri morfologici e cromatici, rendono sovente assai ardua la precisa determinazione. Ritengo che una revisione a fondo di tutto il gruppo, che non potrebbe tuttavia essere compiuta utilmente se non con l'esame diretto e la comparazione dei tipi, ridurrebbe alquanto le specie valide. Credo ad ogni modo di poter riferire gli esemplari somali esaminati alla auromarginata Mocs., piuttosto che alla fraterna Mocs., se non altro per ragioni geografiche, oltre che per la mancanza Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVII 5 Sach RA aber LIRE NOT Oo RC ROE t bs Kiet ds i ia 130 F. INVREA di ogni traccia di carena frontale, anche se la doratura delle parti più verdi non sia in essi molto accentuata, in alcuni anzi quasi inesistente. La scioensis Grib., quale si mostra nel tipo, è specie assai bene ca- ratterizzata per la forma relativamente larga e tarchiata, il colorito quasi uniformemente azzurro e poco lucente, il pronoto molto corto, e la pun- teggiatura molto densa e coriacea, caratteri che non si ritrovano in qual- che esemplare determinato come scioensis dal Du Buysson che ho avuto occasione di esaminare (coll. Mus. Genova) e che ha tratto in errore la Dott. Guiglia. E’ perciò possibile che molte indicazioni di scioensis fatte dagli Autori per varie regioni dell’ Africa e dell’ Asia sieno errate e che la specie non abbia di conseguenza così larga distribuzione. Chrysis (Hexachrysis) lyncea Fab. Fabricius, Entom. System., II, 1793, p. 240 n. 6. Numerosi esemplari di Belet Amin e Salambò. Chrysis (Hexachrysis) stilboides Spin. Spinola, Ann. Soc. Entom. Fr., VII, 1838, p. 446 n. 3. Otto esemplari di Belet Amin e Ola Uagér (Oltregiuba). Comunis- sima in Somalia come la specie precedente. Chrysis (Hexachrysis) andromeda Grib. Gribodo, Ann. Mus. Civ. Genova, XXI, 1884, p. 317. Due ® 9 di Belet Amin. Le ho confrontate con uno dei due tipi di Gribodo, proveniente da Zanzibar, che si trova nella mia collezione per il generoso legato dei suoi Crisidi fattomi dal compianto Maestro ed Amico. Quantunque il colorito sia, negli esemplari somali, più verde brillante, con riflessi leggermente dorati, mentre l’ esemplare tipico è piuttosto di un verde bluastro e un po’ opaco, forse per il soggiorno in acool, | identificazione non è dubbia per la corrispondenza degli altri caratteri, non esclusa la punteggiatura, anche se questa è, entro stretti limiti, un poco variabile come in tutte le Chrysis. Del resto l’ andromeda è assai somigliante alla stilboides Spin. e può essere con essa facilmente confusa se non si fa attenzione al carattere diversissimo delle antenne. Mentre infatti nella stilboides i primi due articoli del funicolo sono MUTILLIDAE E CHRYSIDIDAE 131 subeguali e brevissimi e il terzo è lungo più dei due precedenti riuniti, nell’ andromeda il primo è breve e il secondo è lungo più del doppio e alquanto più lungo anche del terzo. I primi due articoli del funicolo sono inoltre verdi, mentre nella stilboides sono neri, al più con un po’ di verde alla base del primo. Cade così la supposizione fatta dal Du Buysson (Revue d’Entomologie, 1900, p. 155) che l’andromeda Grib. potesse identificarsi con la sua C. orientalis Guér. var. africarum Buyss. ‘appunto per il secondo articolo del funicolo breve. Du Buysson non aveva ‘visto i tipi di Gribodo e questi nella sua descrizione non fa cenno dei caratteri delle antenne. L’ altro tipo di Gribodo dovrebbe essere dello Scioa, raccolto ad Ambukarra dal March. Antinori. Senonchè 1’ ho cer- cato invano nella collezione del Museo di Genova di cui fa parte il ma- teriale radunato dall’ Antinori in quella zona dell’ Abissinia. Vi è invece un esemplare, colle stesse indicazioni di località e di raccoglitore, che porta un cartellino di mano del Gribodo colla scritta: « Chrysis ambu- karrensis Grib. ® », specie che il Gribodo non ha mai descritta. Non v ha dubbio, dal confronto con l’ esemplare di Zanzibar e dalla lettura della descrizione che segnala alcune differenze tra i due individui dal Gribodo esaminati, ch’ esso non sia il secondo tipo dell’ andromeda, an- che perchè non v’é nella collezione altro esemplare di Hexachrysis rac- colto dall’ Antinori ad Ambukarra. E’ impossibile sapere se il Gribodo abbia scritto il cartellino col nome di ambukarrensis prima di stabilire l’ identità specifica coll’ esemplare di Zanzibar e dimenticando poi di ret- tificare, o se pure abbia, posteriormente alla sua pubblicazione, avuta la convinzione che si trattasse di due specie distinte. Io sto per la pri- ma ipotesi, anche perchè |’ esame diretto dei due esemplari non permette assolutamente di sospettare una diversità di forme, pur di fronte alle lievi differenze segnalate anche dal Gribodo. I due esemplari di Belet Amin sono quasi identici a quello dello Scioa, anche nel colorito. 132 NUOVA SPECIE DI WAS/7TICS (Hymen. Bethylidae) PER L. MASI Nel terzo viaggio del March. Saverio Patrizi in Somalia, compiuto durante i mesi di giugno-agosto del 1934, furono raccolti pochi esem- plari d’ Imenotteri parassiti, e fra essi uno solo della Famiglia Bethy: lidae, un Mesitius di specie nuova, che descriverò qui appresso. Fino al 1911 nessuna specie di questo genere era nota per la Regione etio- pica. In quell’ anno ne furono descritte le prime due dal Kieffer, il Mesitius capensis e il M. braunsi, quest’ ultimo di Port Elisabeth (*), e - due anni dopo lo stesso Autore pubblicò le tre specie: perenguevi, for- tidens e brevidens del Sud-Africa (?), e il Mesitius alluaudi dell’ Africa Orientale Inglese (bacino dell’ Athi) (°). Nel descrivere la nuova specie ho seguito la nomenclatura del propodeo adottata dal Prof. F. Picard nel suo bello studio sui Mesitius del Bacino Mediterraneo (*) e mi sono valso del confronto con diverse altre specie esistenti nella collezione del Museo di Genova e con diversi esemplari del Mesitius carceli Westw., il più comune e diffuso in Europa. (1) Kieffer J. J. — Cynipides et Béthylides de 1° Afrique du Sud. Ann. Soc. Entom. Fr., LXXX, 1914, p. 455 - 456. (2) Kieffer J. J. — Nouveaux Serphides de 1° Afrique du Sud. Boll. Labor. Zool. sen. (e agr: Portici, VII, 1913, p. 328-329: (3) Kieffer J. J. — Voyage de Ch. Alluaud et R. Jeannel en Afrique Orientale (1911-1912). Insectes Hyménoptères. I (1913), p. 7. . (4) Picard F. — Contribution à 1’ étude des Mésitius du Bassin méditerranéen. (Livre du Centenaire de la Soc, Entom. de France, Paris, 1932, p. 403 - 414). MESITIUS 133 Mesitius somalicus n. sp. Femina. — Nigra, pronoto, mesonoto, atque scutello ferrugineo- rufis; capite prope carinam epistomatis et supra torulos rufo maculato; mandibulis etiam rufescentibus apice nigris; palpis obscure ferrugineis; antennis usque ad articulum tertium rufis, deinde fuscis; pedibus rufis. anticis femore flavescente, mediis atque posticis femore tibiaque leniter Infuscatis; tegulis ferrugineis; proalarum parte basali flavescente fusca, apicali sensim pallidiore, fascia lata sub nervo marginali flavo-albida. Caput superne inspectum latum, in linea oculari posteriore 9/10 longitudinis aequans, oculis computatis parum longitudine sua latius (103:100); parte post-oculari abbreviata oculorum diametrum maiorem vix aequante. A latere inspectum diametro transverso 7/10 longitudinis, oculo subrotundo, latitudine sua longiore proportione 7:6. Sculptura umbilicata, foveolis fere ubique contiguis; spatia aliquot perpauca non umbilicata reticulo et punctis paucis minutis impressa. Sulcus frontalis inconspicuus. Carina clypealis acuta, indivisa. Mandibulae dente apicali mediocri, longitudinem dentis contigui sesqui-superante. Articulus an- tennalis tertius secundo longior, latitudine sua sesqui-longior. Pronotum, superne visum, humeris vix obtusis-rotundatis, sulco medio longitudinali lato, fortiter impresso, superficie crasse insculpta, foveolis quam capitis maioribus at minus confertis. Mesonotum atque scutellum punctis crassis sparsis sculpturam pronoti simulantia, sulcis profundis; lobus medius me- sonoti sulco longitudinali sicut in pronoto bene conspicuo bipartitus. Pro- podeum angulis posticis (sive mucronibus) valde productis, fere 2/3 se- gmenti longitudinis in medio aequantibus, superne inspectis apice pera- cutis; carinis marginali interna et marginali externa non parallelis, neque subparallelis, sed postice evidenter divergentibus; carina media bene con- spicua, carinis accessoriis (in specimine) nullis; lateribus in parte dimidia posteriore parallelis, antrorsum curva regulari arcuatis. Spatium inter ca- rinas laterales (sive area lateralis) et utramque marginalem internam haud transversim strigosum, superficie aspectu minutissime granulosa, juxta carinam marginalem internam sulco conspicuo, ad marginem posti- cum propodei dilatato, impressum, hoc sulco costulis transversis in alveo- los quadrangulares diviso. Spatium inter carinas laterales (sive area me- dia) irregulariter et minute alveolatum. Metapleura haud longitudinaliter striata, sed granulosa. Mesopleurae pars superior minus regulariter mi- ete i gn 134 L. MASI nusque dense insculpta quam inferior. Proalae tergitum secundum vix superantes, radio quam nervo basali ter longiore. Tergitum secundum sparse et profunde punctatum, fimbria marginali albida densa ornatum. Corporis longitudo: mm. 5,5. Mensurae proportionales: capitis lati- tudo, oculis computatis, 103; latitudo thoracis mox ante tegulas, 100; latitudo propodei basis 95, inter mucronum apices 105; propodei longi- tudo in linea media 35, mucronum long. in latere interiore 26. I caratteri più notevoli di questo Mesitius sono: la metapleura zigri- nata, e non striata longitudinalmente; il propodeo con le aree laterali (dorsali) pure non striate ma minutamente zigrinate, e con gli angoli po- steriori prolungati in due spine acute, lunghe circa ?/, della lunghezza del segmento sulla linea media. La specie etiopica che forse somiglia maggiormente a quella che ho descritta è il Mesitius fortidens Kieff. del Natal, dal quale si distingue per la scultura regolare del capo, che non tende a formare piccole creste longitudinali; per il terzo articolo antennale meno allungato (più di due volte più lungo che largo in fortidens, secondo Kieffer); per la meta- pleura non striata longitudinalmente; pel nervo radiale lungo tre volte più del nervo basale (in fortidens due volte e mezza più lungo). Il Mesitius alluaudi, che proviene dal territorio del Kenia, è specie ben distinta da tutte le altre finora conosciute della Regione etiopica: ha il capo e il torace neri, eccetto le spine del propodeo e le zampe, che sono rossicce; l’ addome pure rossiccio, eccetto la metà anteriore del secondo tergite che è scura; le ali anteriori brune-nere, con una grande macchia quasi circolare gialla pallida, che si estende esterna- mente fino verso la metà del nervo radiale. 135 Lopovico DI CAPORIACCO SCORPIONI, PEDIPALPI, SOLIFUGI E CHERNETIDI DI SOMALIA E DANCALIA Il Marchese Patrizi, nel 1934, raccolse in Somalia alcuni Scorpioni, Pedipalpi e Chernetidi, i quali, unitamente ad alcuni Solifugi raccolti dai Cap. Casale sul basso Uebi, da Mosconi Bronzi in Migiurtinia e dal March. Patrizi in Dancalia, mi vennero affidati in istudio dal Civico Museo di Storia Naturale di Genova, al direttore del quale Prof. de Beaux rendo qui grazie per la fiducia dimostratami. La collezione da me studiata consta di 10 specie di Scorpioni, 8 di Solifugi, 1 di Pedipalpi, 1 di Chernetidi; mentre non può meravigliare che risultino nuove la specie di Chernetide e 4 delle 8 specie di Soli- fugi, dato che dei primi il Beier ricorda per la Somalia solo tre specie (Atemnus letourneuxi E. S., Allowithius somalicus Beier ed Ellingsenius somalicus Beier), e dei secondi il Roewer menziona, per Dancalia e So- malia, solo 26 specie, può sembrare strano che 3 su 10 specie di Scor- pioni risultino nuove, dato che a tutt’ oggi ben 34 specie, sottospecie e varietà sono state menzionate per la regione studiata; ma bisogna pur tener conto del fatto che la zona in questione, in buona parte stepposa, calda, sita nella ricca provincia africana, dev’ essere un paradiso degli Scorpioni, i quali vi saranno probabilmente rappresentati da un numero di specie anche assai maggiore di quello sin qui noto. Ordo SCORPIONES familia BUTHIDAE gen. ButHus Leach 1815 1) Buthus emini Poc. 1890. E’ la specie più numerosa: 31 esemplari 3 9 e iuv. tutti di Belet Amin, Giugno-Luglio 1934. Le carene laterali accessorie dei segm. IV 136 L. DI CAPORIACCO e V, composte di granuli di egual grossezza, le carene dorsali del segm. V ben sviluppate non lasciano dubbio sulla pertinenza degli esemplari in questione a questa specie. Se poi B. emini Poc. sia specie a sé stante o solo sottospecie di B. ottentotta (F.) è questione tuttora insoluta e che esigerebbe ampi confronti di individui di varie località, per vedere se i caratteri sieno nettamente separati o se vadano fondendosi per gradi intermedi. Hab.: Somalia, Kenya, Tanganika. 2) Buthus fuscitruneus sp. nova (fig. ft). @ Corporis totius long. mm. 39.-; cephaloth. long. mm. 4,75; lati- tudo mm. 5.-; abdominis long. mm. 9.-; I° segm. caudalis long. mm. 2.8; lat. mm. 3.-; alt. mm. 2.66; II} long. mm. 3.-; lat. mm. 3.25; alt. mm. 3.-; III long. mm. 3.75; lat. mm. 3.-; alt. mm. 3.25; IVi long. mm. 4,3; lat. mm; alt2mm:)2,8>) Vi lone: mm. (5.5: lat mm. 2/5 e vesicae long. mm. 5.-; lat. mm. 2.-; alt. mm. 2.-; chelicerorum long. mm. l.-; palpi long. mm. 17.-; femoris mm. 4.-; tibiae mm. 5.-; manus mm. 4.5; digitorum mm. 5.-; lat. tibiae mm. 2.-; manus mm. 2.75; longit. pedum I’ paris mm. 10.5: I mm: 13-2 IE mm, 16-; IN imme 19 Cephalothorax flavooleagineus, margine anteriore et tuberculo ocu- lari infuscatis; carinae nigrescentes. Truncus sternitibus antice fuscis, postice fulvis, carinis nigricantibus. Cauda flava, carinis plus minusve infuscatis. Pedes flavi. Palpi flavi, femore et tibia praesertim subtus et manu desuper vix infuscatis. Carinae medioposteriores cephalothoracis a carinis mediis spatio angusto seiunctae, non confluentes. Carinae medio- laterales a carinis medioposterioribus remotissimae. Carinae supraciliares laeves, carinae praeoculares granulosae. Carinulae anterolaterales (idest inter oculos laterales et carinas medias) utrinque duae, sat perspicuae: caeterum lobi frontales inter carinas praeoculares et oculos laterales, et margo anterior cephalothoracis valde granulosi. Segmenta trunci granulis conspersis parvis, praesertim lateribus crebris; carinae 3 granulosae evi- dentissimae; segm. ultimo carina media est basi dilatata (idest acervo sat lato granulorum) et versus dimidium segmenti longitudinis desinit; late- ribus adsunt utrinque carinae duae evidentissimae. Sternita laevia, po- stremum 4 seriebus granularum. Caudae segmenta desuper valde foveata; I, II, III et IV parce granulosa, granulis vix visibilibus; segm. V et ve- sica granulis crebris maioribus. Segmenta I, II, III evidenter decemca- SCORPIONI, PEDIPALPI, SOLIFUGI E CHERNETIDI 137 rinata; in parte dorsali segm. Il' et III" nonnulli granuli seriati aliam cari- nam simulant; segmento IV° carina ista dorsalis interna tam evidens fit, ut segmentum evidenter duodecimtuberculatum dici potest. Segm. V ca- rinis dorsalibus, lateralibus inferioribus et media inferiore; inter carinas lat. inferiores et carinam mediam adest utrinque series granulorum ca- rinam fere simulantium; parte dorsali quoque adest utrinque series gra- nulorum carinam dorsalem internam fere simulans. Carinae dorsales . denticulatae, denticulis apicalibus maioribus; caeterae granulosae. Parte basali segmentorum utrinque carina dorsalis et carina lateralis superior in lobuio rotundato vix segmentato confluunt. Vesica tuberculo sat conspi- cuo sub aculeo. i Femur palpi desuper carinis binis, subtus carinis 3 granulorum; tibia subtus 2 carinis granulosis, intus duabus carinis granulosis, desuper ca- rina interna granulosa, externa laevi. Manus rotunda, laevis sine carinis. Digiti basi parum lobosi, 13 seriebus granulorum. Pectinum dentes 27. Species haec est evidenter B. socotrano Poc. similis, praesertim ca- rinis dorsalibus internis caudae; sed ab eo colore, carinis caudae robu- stioribus, carinis tibiae palpi evidentibus et carinis medioposterioribus et mediis cephalothoracis non confluentibus differt. Invenit speciei huius specimen dom. margravius S. Patrizi apud Belet Amin, in Somalia, mense Julio A. D. 1934. 3) Buthus occitanus zeylensis Poc. 1900. Un giovane esemplare abbastanza ben distinto per la notevole. gra- nulosità della fronte fra le carene, a Belet Amin, Luglio 1934. Hab.: Somalia Italiana e Inglese. | gen. PARABUTHUS Poc. 1890 4) Parabuthus heterurus Poc.1899. 3 692 a Belet Amin, Giugno Luglio 1934. Hab.: Somalia, Abissinia. gen. UROPLECTES Ptrs. 1861. 5) Uroplectes patrizii sp. nova (fig. 2). 2 - Corporis totius long. mm. 41.5; cephalothoracis long. mm. 4.3; latitudo mm. 5.-; abdominis long. mm. 16.5; I° segm. caudalis long. mes Agla ami 2.d5 altit. mm. 23 IE long. mm, 3.5; lat. mm; 2:3; 138 L. DI CAPORIACCO alt. mm. 2.2 11E long: mm. 3:8; lato mm: 2:4; alt: mms12:2.) Ve slone, mm. 4.-; lat. mm. 2.66; alt. mm. 2.5; Vi long. mm. 4.5; lat. mm. 2.8; alt. mm. 2.3; vesicae long. mm. 4.75; lat. mm. 1.75; alt. mm. 2.-; che- licerorum long. mm. 2.-; palpi long. mm. 18.-; femoris mm. 4.-; tibiae mm. 4.75; manus mm. 3.-; latit. tibiae mm. 1.25; manus mm. 1.66; digi- torum long. mm. 5.-; pedum I' paris long. mm. 9.-; Il mm. 12,75; IE mm. 14.5; IVi mm. 19. Cephalothorax oleagineus, vitta media nigra antice totam frontem occupante, postice valde angustata; margo posterior viridescens. Truncus nigroviridis, segmento VII° vix flavescenti; subtus colore viridioleagineo. Caudae segm. I et II fulva, subtus vitta media brunnea parte posteriore articuli, et, segmento II°, duabus maculis basalibus lateralibus vix elon- gatis. Segmentum III fulvobrunneum, subtus eadem pictura quam II; segmentum IV omnino brunneum; segm. V nigrescens, vesica brunnea, dilutius quam segm. V sed obscurius q. segm. IV. Pedes chelae et palpi fulvi, dilutiores q. caudae segm. I et II; digiti basi tantum infuscati. Cephalothorax ante tuber oculare laevis; post tuber oculare (quod est omnino laeve) granulis minutissimis conspersis; margine posteriore adest zona transversa angusta sat crebre sed minutissime granulosa. Se- gmenta trunci I-VI in medio depressa: depressio est minutissime granu- losa, carina divisa; caeterum segmenta laevia. Segm. VII omnino minu- tissime granulosum, sine carina. Sternites laeves, evidenter bifoveati. Segmenta caudalia non carinata, - desuper depressa; subtus et lateribus valde, desuper, in depressione, mi- nus punctata: puncta depressa maxime segm. V° et IV° magna, inter se sat distantia. Segmento I° II° et III° desuper adest utrinque granulus minimus api- calis. Segmentum IV postice parte superiore emarginatum, latera utrin- que apice superiore in lobulo minimo producta. Vesica punctata (minus quam segm. IV et V), valde pilosa, tubercuio acuto subaculeari. Pedes laeves. Femur et tibia palpi subtus parce granulosa, granulis sat perspicuis; desuper laevia. Manus laevis. Palpi digiti granulis eadem ratione q. in U. fischeri Karsch.; granuli magni exteriores numquam cum granulo ma- iore ultimo seriei obliquae in pare siti; series obliquae numero 12; e 11-12 granulis constant, quorum 2-3 basales externi caeteris maiores, et SCORPIONI, PEDIPALPI, SOLIFUGI E CHERNETIDI 139 ultimus (distalis) caeteris vix maior et vix magis remotus. Dentes pecti- nis 19, quorum basalis valde dilatatus. 09000990 1. Buthus fuscitruncus di Cap, Q cephalothorax. 2. Uroplectes patrizii di Cap. 9 palpi digitus. sa. Babycurus crassimanus di Cap. 4 segmenta I-IV caudae desuper visa. 3b. Babycurus crassimanus di Cap. @ manus et tibia palpi. 4. Rhagodinus incertus di Cap. chela. 5. Gnosippus franchettii di Cap. le) chela, 6. Gluviema migiurtina di Cap, chela. 7. Galeodellus mosconi-bronzii di Cap. a chela. 8. Dactylochelifer somalicus di Cap. Q palpus. Species haec 12 seriebus obliquis granulorum digiti palpi et granulis exterioribus cunctis non cum granulo ultimo serierum obliquarum in pare sitis cum U. xanthogrammo Poc., segm. V° caudali crasse punctulato et le at aa huh i i dia PST ara, Ye pitino vie Sh 140 L. DI CAPORIACCO dente basali pectinis @ valde dilatato cum U. fischeri Karsch conferri potest. Invenit speciei huius 9 dom. margravius S. Patrizi (cui speciem dico) apud Belet Amin in Somalia, mense Julio A. D. 1934. gen. BABycURUS Karsch 1886 6) Babycurus taramassoi Borelli 1920. Numerosi esemplari di questa specie caratterizzata (fra quelle con 2 + 7 serie di denticoli sul dito del palpo e col solo denticolo esterno che accompagna le serie basali), dalle superfici caudali molto granulose, dalle carene dorsali granulose, dalla vescica appena più larga dell’ estre- mità del V segm. caudale. In molti esemplari i palpi hanno femore e tibia con evidente anello grigiastro, avvicinandosi così al colorito del B. patrizii Bor.; in molti altri, specie nei maggiori (arrivano a 70 mm.), il colorito è quasi uniforme, col tronco e le dita appena un po’ oscure. 14 esemplari dei due sessi a Belet Amin, Luglio 1934 e tre altri di Ola Uager, Agosto 1934, raccolti dal Marchese Patrizi. Hab.: Somalia Italiana. 7) Babyeurus patrizii Borelli 1923. Due es. a Belet Amin, Luglio 1934, ben caratterizzati dalle serie basali fuse dei denticoli del dito dei palpi accompagnate da un granulo esterno e da uno interno, e distinti dalla specie seguente per il corpo assai più granuloso, per la mano assai più sottile, per la coda non molto ingrossata posteriormente. Hab.: Somalia Italiana. 8) Babycurus crassimanus sp. nova (fig. 3a e 35). 4 longitudo (sine vesica et sine segmento V° caudali) mm. 49.-; cephalothoracis long. mm. 7.-; latitudo mm. 7.2; abdominis long. 17.5; segmenti I° caudalis long. mm. 5.-; lat. mm. 4.66; alt. mm. 3,8; IF long. mm. 5.5; lat. mm. 5.-; alt. mm. 4.2; III! long. mm. 6.-; lat. mm. 5.75; alt. mm. 4.2; IVi long. mm. 6.75; lat. mm. 6.1; alt. mm. 4.5; V et ve- sica desunt; chelarum long. mm. 2.7; palpi long. mm. 32.5; femoris long. mm. 7.75; tibiae long. mm. 6.25; lat. mm. 2.66; manus long. mm. 6.-; SCORPIONI, PEDIPALPI, SOLIFUGI E CHERNETIDI 14] lat. mm. 5.5; digiti long. mm. 7.5; pedum I! paris long. mm. 17.-; Il mm. 22.5; Illi mm. 28.5; IVi mm. 33.-. . Cephalothorax, cauda, maxillae et pedes colore fulvo; palpi fulvi femore et tibiae annulo medio griseo fere indistincto, digitis infuscatis; truncus fulvooleagineus vitta media obscuriore fere indistincta; exem- plari uno cephalothoracis margo anterior et chelicera infuscata. Corpus coriaceum, non granulosum; tantum cephalothorax et facies . inferiores et laterales segm. III° et IV! caudalis nonnullis granulis con- spersis. Cephalothorax sulco medio profundo, non carinatus; adsunt tan- tum vestigia carinarum medioposteriorum. Carinae mediae abdominis laeves; carinae (utrinque 2) laterales segm. ultimi vix crenulatae. Ster- nites laeves; V° adsunt vestigia 4 carinarum laevium. Segm. I caudae ca- rinis 10; inferiores et laterales inferiores laeves, caeterae vix crenulatae. Segmenta caetera carinis 8, quarum inferiores et inferiores laterales segm. If e III‘ laeves, segm. IV: granulosae et vix visibiles; caeterae crenulatae. Femur palpi desuper 2 carinis granulosis, subtus 2, inter quas duae series granulorum carinas non formantes adsunt. Tibia basi subtus valde convexa, desuper 2 carinis granulosis, subtus carinis binis quarum an- terior tantum parte basali bene distincta, posterior fere indistincta, et antice carina media granulosa bene distincta. Manus lata convexa,. non carinata. Digitus mobilis basi valde lobosus; 9 seriebus granulorum (prae- ter granulos apicales digiti); series prima et secunda inter se non discretae, extus et intus granulo magno comitatae; series caeterae duobus gra- nulis externis magnis, 10-13 granulis parvis et granulo apicali interno maiore. Pedes plus minus carinati. Dentes pectinum 26. Speciei huius, B. patrizii granulo interno basali digiti manus similis, sed ab eo cauda apice magis dilatata, manu lata, duplo fere tibia latiore et corpore vix granuloso distinctae invenit ¢ 2 dom. margravius S. Pa- trizi apud Belet Amin, in Somalia, mense Julio A. D. 1934. gen. ISomETRUS Hempr. Ehrb. 1828 9) Isometrus maculatus (de Geer) 1778. Due iuv. a Belet Amin, Luglio 1934. Hab.: Tropici di tutto il mondo. 142 L. DI CAPORIACCO familia PANDINIDAE gen. Panpinus Thor. 1887 10) Pandinus gregoryi (Poc.) 1896. 8 es. dei due sessi di Belet Amin, Luglio 1934. Si tratta certo di questa specie, non degli affini P. pallidus Krpl. o phillipsi Poc., poichè la mano è limitata posteriormente da una carena liscia, non granulosa. Hab.: Somalia, Col. del Kenya. Ordo PEDIPALPI familia TARANTULIDAE gen. Damon C.L.K. 1893 11) Damon variegatus (Perty) 1834. 5 es. di Ola-Uager (Oltre Giuba), 20 Agosto 1934. Hab.: Africa Orientale dal Capo al Sudan; Arabia; Amazzonia, Patagonia. Ordo SOLIFUGA familia RHAGODIDAE gen. RHAGopoca Roew. 1933 12) Rhagodoca somalica Roew. 1933. Una ® iuv. (lunga 28 mm.) di Balad (Somalia) Luglio 1931, rac- colta dal Capitano Ugo Casale, concorda in tutto (armatura delle zampe, bacilli) con la descrizione del Roewer, salvo che i cheliceri sono rosso- bruni con una macchia laterale esterna bruna e che il pedipalpo ha solo la base del femore e tutta la tibia fulva: la parte distale del femore, il metatarso e il tarso del pedipalpo come pure il tarso del 1° paio di zampe son rossobruni. Hab.: Somalia, sul Ganale. gen. RHAGODINUS Roew. 1933, 13) Rhagodinus incertus sp. nova (fig. 4). 2 - Corporis totius long. mm. 18.-; propeltidii mm. 2.55; abdo- minis mm. 10.7; chelarum mm. 4.3; pedipalporum mm. 7.7; pedum I° SCORPIONI, PEDIPALPI, SOLIFUGI E CHERNETIDI 143 paris mm. 5.1; I? mm. 4.3; III? mm. 7.-; IV' mm. 9.5; latitudo maxima propeltidii mm. 4.-. Propeltidium nigrum; chelae fulvae digitis rufescentibus et dentibus nigris; pedipalpi et pedes I' paris fulvi, metatarsis et tarsis rufis; pedes caeteri pallide flavi; tergites prosomatis flavi; opisthosoma subtus albicans, desuper nigrum, tergitibus 3°, 4°, 6° et 7° postice macula lata luride alba. Malleoli albi. Pedipalpi et pedes pilis longis erectis inaequalibus vestiti; pedi- paipi mutici; pedes I’ paris metatarso desuper 3 seriebus transversis 3-5 aculeorum longorum; tibiae Il' et IIl' desuper aculeis binis apicalibus brevibus et subtus pare apicali setarum aculeiformium; tibia IV! tantum pare inferiore apicali setarum aculeiformium. Metatarsus II et III' paris desuper serie longitudinali sex aculeorum brevium; subtus duabus se- riebus trium setarum aculeiformium longarum, quarum proximalis et media seriei posterioris vix a setis distinctae; et praeterea utrinque seta aculeiformi valida longa laterali apicali. Tarsi Il et IIl' paris setis brevibus, sat crassis, praesertim lateribus: setae haec sunt in 4 series longitudinales irregulares 3 setarum dispo- sitae. Tibia IV est mutica; metatarsus IV subtus postice seta aculei- formi apicali, antice serie 3 setarum aculeiformium et latere anteriore seta aculeiformi apicali: setae aculeiformes cunctae longae et robustae. Tarsus IV subtus utrinque serie 3 aculeorum sat brevium; inter eas adsunt duae series 3 setarum brevium et validarum. Coxae bacillis irre- gulariter conspersis. Mallecli utrinque 5, peduncolo brevi. Propeltidium et chelae simpliciter pilosa; parte superiore faciei in- ternae chelarum adest series longitudinalis 6 spinularum. Chelarum dentes ut in caeteris speciebus familiae. Dubium mihi videtur an species haec gen. Rhagodino pertineat aut non: setae tarsi Il‘ et III’ sunt sat crassae, ita ut forsan aculei appellari possint; aculei laterales tarsi IV! sunt vix setis maiores, ita ut forsan tarsos cunctos 4 seriebus aculeorum praeditos esse, vel cunctos esse inermes dicere aequum videatur. Invenit speciei huius 9 dom. bar. Franchetti apud Rorrom in Dan- calia, die IV a. Id. Apr. 144 L. DI CAPORIACCO familia DAESIIDAE subfamilia Gnosippinae gen. Gnosippus Karsch 1880 14) Gnosippus franchettii sp. nova (fig. 5). @ - Corporis totius longitudo mm. 18.-; propeltidii mm. 2.75; che- larum mm. 4.-; abdominis mm. 11.-; pedipalpi mm. 11.-; pedum [' paris mm. 10.5; Ili paris mm. 8,5; III‘ paris mm. 11.25; IVi mm. 19.-; pro- peltidii latitudo mm. 3.25. fe Propeltidium brunneolividum; chelae rufolividae extus duabus vittis btrunneis longitudinalibus vix visibilibus; tergites in medio dilutiores, lateribus brunneolividis, coxae et venter colore fulvo; malleoli albi; pe- dipalpi brunneolividi, basi femoris fulva; pedes I et Il' paris fulvi, apice femorum et tibiis infuscatis, pedes III' paris femore et tibia fuscis,* me- tatarsis tarsisque fulvis; IV! paris femore, tibia et basi metatarsi fuscis, apice metatarsi et tarso fulvis. Tuber oculare, chelae (parte externa et superiore) propeltidium et sternites setis longis validis apice furcatis instructa. Chelae apice setis validis longis curvis; parte interna prope basin adsunt pili longi setifor- mes, prope apicem setae longae, plumosae. Chelarum digitus mobilis dente principali basali dente principali distali paullo maiore; inter eos adest denticulus minimus; digitus immobilis basi non constrictus, duobus dentibus apicalibus, quorum ultimus minor, denticulo minimo, dein dente principali; series interna basalis e 3 dentibus sat magnis, quorum distalis a caeteris sat longe abest; series externa basalis e 4 dentibus versus basin decrescentibus constat. Femur pedipalpi pilis longis et setis furcatis sat longis instructum; tibia et metatarsus setis apice furcatis brevissimis crebris munita; subtus, inter eas, adsunt aliae setae valde longiores, etiam apice fur- catae, paucae et conspersae; metatarso subtus adsunt 7 paria aculeorum brevium robustorum. Pedes I° paris setis brevibus et pronis et setis longis et erectis vestiti. Femora parium caeterorum setis obtusis brevibus et setis longis validis apice furcatis praedita; setae istae presertim IV° pari sunt longissimae. Tibiae II et III! paris subtus serie anteriore 3 setarum aculeiformium longarum, et seta aculeiformi posteriore apicali; tibia IV! paris ut in II° et III° pare, sed series anterior setis aculeiformibus 5 con- SCORPIONI, PEDIPALPI, SOLIFUGI E CHERNETIDI 145 stat. Metatarsus II et III desuper 5 aculeis validis et subtus aculeis sat validis ut in tibia dispositis. Metatarsus IV subtus serie anteriore 4 acu- leorum et aculeo posteriore apicali. Tarsus Il’ et III paris aculeo basali anteriore inferiore et dein 4 paribus aculeorum subtus instructus; tarsus IV subtus 6 paribus aculeorum; caeterum tibiae metatarsi et tarsi II’ III! et IV: paris setis sat crassis crebre instructa. Malleoli 5, pedunculo brevi. Speciei huius dente I° digiti immobilis chelarum dente secundo fere . aequo a Gn. yemenensi, cui caeterum similis est, distinctae, invenit dom. bar. Franchetti, cuius memoria eam dico, 9 et pullum apud torrentem Saitulè in Dancalia, mense Dec. A. D. 1928. subfamilia Gluviinae gen. GLUVIEMA genus novum Tarsi pedum IV! paris triarticulati, articulus primus longus, tribus paribus aculeorum; secundus brevis, sed longior quam latior, pare acu- leorum armatus; tertius longior quam secundus sed brevior quam pri- ‘mus, tantum pare aculeorum armatus. Tarsi pedum II’ et HI’ paris duo- bus articulis inter se parum iniquis, primus duobus paribus aculeorum, secundus pare singulo. Pedipalpi subtus setis aculeiformibus longis in- structi. Chelae digito immobili denticulo parvo inter dentes magnos api- cales et alio denticulo parvo ante dentem principalem; digito mobili denticulo inter dentem distalem et dentem principalem. 15) Gluviema migiurtina sp. nova (fig. 6). @ - Corporis totius long. mm. 19.75; propeltidii mm. 3.25; chela- rum mm. 5.3; abdominis mm. 10.75; pedipalporum mm. 22; pedum I} paris mm. 14.-; If mm. 13.5; II° mm. 18.-; IVi mm. 26.5; propeltidii latitudo maxima mm. 3.5. Propeltidium chelae et pedes colore fulvo pallido; pedipalpi femur, apex tibiae et metatarsi, et tarsus fulvopallida; tibia praeter apicem et dimidia pars basalis metatarsi rufobrunneae; abdomen fuscum. Tuber oculare setis binis brevibus robustis. Propeltidium et pedes li, III! et IV! paris pilis sat brevibus simplicibus. Chelae setis rigidis sat longis et incurvis armatae. Pedipalpi pilis longis erectis et praeterea subtus duabus seriebus setarum aculeiformium longarum erectarum va- 146 L. DI CAPORIACCO lidarum: setae istae sunt femore diametro articuli saltem triplo, tibia et metatarso diametro articuli saltem quadruplo longiores: numerus earum est 7 femore, 8-9 tibia et metatarso: nonnullae sunt valde robustae, aliae graciliores. Pedes I' paris pilis longis et crebris et subtus setis longis gracilibus rigidis vestiti. Tibia Il’ et III’ paris desuper apice aculeo sin- gulo sat longo et valido, et subtus duobus paribus aculeorum longorum, quorum apicales sat robusti, caeteri autem gracillimi. Metatarsi Ili et HI paris desuper serie 5 aculeorum, subtus duobus paribus (apicali et sub- apicali) aculeorum et praeterea 3 aculeis basalibus anterioribus. Meta- tarsi IV! paris subtus duobus paribus (apicali et medioapicali) aculeorum et praeterea aculeo anteriore mediobasali. Tarsi II’ et III paris articulo primo 2 paribus, articulo 2° pari singulo aculeorum inferiorum; tarsi IV? varis articulo primo 3 paribus, articulo secundo pari singulo, articulo tertio pari singulo aculeorum inferiorum armati. Malleoli utrinque 5, pedun- culo brevissimo. Chelae digito mobili dente distali, denticulo minimo intermedio et dente principali; digito immebili autem dente distali sat magno, dein denticulo minimo, dein dente magno, dein denticulo parvo, dein dente principali; dein serie interna et externa basalibus 3 aculeorum. Speciei huius invenit 9 dom. Mosconi Bronzi in regione Somaliae Migiurtinia dicta, die III a. K. Jul. A. D. 1930. subfamilia Daesiinae gen. DaesiA Karsch 1880 nec Roew. 1933 N. B. - Per quanto possa essere spiacevole modificare la nomen- clatura usata nelle opere fondamentali, pure non v’ è dubbio che le spe- cie chiamate Biton da Roewer in Bronn’s KI. u. Ordn. d. Thierreichs, V Bd., 4 Abth., 4 Buch, devono riprendere il nome di Daesia. Le regole di nomenclatura infatti non permettono dubbi: Biton Karsch (tipo ehrenbergi) e Daesia Karsch (tipo praecox) essendo sinonimi, è il nome Daesia, che ha la priorità di pagina, che va assunto per tutto il genere, indipendentemente dal fatto che D. praecox sia meno ben noto di D. ehrenbergi. D’ altronde la prima revisione del Kraepelin aveva fissato per il genere il nome Daesia e per nessuna ragione poteva questo nome essere cambiato. Il genere che Roewer chiamò Daesia resta quindi senza nome: SCORPIONI, PEDIPALPI, SOLIFUGI E CHERNETIDI 147 assegno a tal genere il nome DAESIELLA (comprendente D. rossica Birula e D. turkestana Roew.). 16) Daesia ehrenbergi (Karsch) 1880. Una @ al Torr. Seitulé in Dancalia (Sped. Franchetti) Dic. 1928. Hab.: Africa settentrionale da Tunisi al Sudan e Somalia; Arabia, Palestina, Cipro, Attica. 17) Daesia ragazzii Krpl. 1889. Un ¢ di Rorrom, 10 aprile 1929, in Dancalia, si distingue dalle figure del Roewer e del Kraepelin per avere il dente distale del dito fisso dei cheliceri con lo spigolo volto verso la base regolarmente con- cavo, non convesso, sicchè il profilo del dente non è lanceolato. Tutti gli altri caratteri concordano con le descrizioni. Hab.: Eritrea, Porto Sudan. familia GALEODIDAE gen. GALEODES Olv. 1791 18) Galeodes barbarus Lc. 1846. A tale specie nordafricana, ma già segnalata della Dancalia dal Borelli, non si può non attribuire un 3 di Rorrom (Dancalia) 10-VI-1929. In esso il 1° e 2° articolo tarsale del II° e III° paio di zampe hanno rispet- tivamente 3 e 1 paio di spine; nel IV° paio, le spine sono in numero di 3-1-0 paia; il dito mobile dei cheliceri ha 2 denti intermedi fra i mag- giori, e il dito fisso ha 1 solo denticolo intermedio; mancano le setole cilindriche nella faccia inferiore del metatarso del palpo; il 6° sternite dell’ opistosoma è provvisto di ctenidi a fuso; il tarso IV è provvisto di ctenidi plantari clavati ottusi. Questi ctenidi sono un po’ meno in- grossati all’ apice di quanto non indichi la figura del Roewer, ma non sono perciò punto acuti all’ apice. Il colorito è bruno-rossiccio, con 1’ opi- stosoma nero di sopra, le zampe fulve a femori appena infoscati; i mal- leoli giallognoli. Hab.: Africa Settentrionale. 148 L. DI CAPORIACCO gen. GALEODELLUS Roew. 1934 19) Galeodellus mosconi-bronzii sp. nova (fig. 7). 4 - Corporis totius long. mm. 56; propeltidii mm. 13.-; abdominis mm. 28.-; chelarum mm. 15.-; pedum li paris mm. 50.-; Ili mm. 46.-; JIl' mm. 55.-; IVi mm. 85.-; pedipalpi mm. 70.-; latitudo maxima cepha- lothoracis mm. 12.-. Cephalothorax, chelae, pedipalpi et pedes flavi, femoribus pedipal- porum et chelis vix obscurioribus; digiti chelarum rufobrunnei, apice et dentibus nigris; ctenidia tarsalia IV! paris rufa; abdomen griseo-oleagi- neum desuper in medio vix dilutius; malleoli pallidi. Pedipalpi femur desuper pilis brevissimis pronis crebris et nunnullis setis longis; subtus aculeis longis inaequalibus. Tibia et metatarsus de- super pilis crebris brevibus erectis et setis longissimis; tibia subtus et lateribus setis longissimis et praeterea subtus aculeis sat brevibus et gracilibus; metatarsus lateribus setis longissimis gracilibus et subtus 6 paribus aculeorum brevium robustorum et setis cylindraceis validis. Pedes I° paris setis longissimis gracilibus et setis crebris brevibus, femore pronis, caeteris articulis erectis; ungues minimae, sed visibiles. Pedes caeteri setis crebris brevibus femoribus pronis, caeteris articulis erectis, et setis longissimis conspersis. Tibia Il’ et IIl' paris desuper aculeo apicali et subtus 3 paribus aculeorum longorum gracilium; tibia IVi paris tantum pare apicali inferiore aculeorum longorum gracilium. Metatarsus Il’ paris desuper 5 aculeis, subtus 5 aculeis anterioribus et aculeo singulo posteriore; III’ paris desuper 3 aculeis, subtus aculeo subbasali posteriore et 2 paribus aculeorum (medio et apicali); IV‘ paris subtus aculeo subbasali anteriore et 2 paribus aculeorum (medio et api- cali). Tarsus Il' et III! paris primo articulo subtus aculeo subbasali ante- riore et dein duobus paribus aculeorum, secundo articulo pare singulo acu- leorum. Tarsus IV? paris 1° articulo 3 paribus aculeorum, secundo articulo pare singulo, tertio articulo pare singulo. Aculei metatarsales et tarsales breves. Ctenidia tarsi IV! acicularia (I° typi). Malleoli utrinque 5, pedunculo longiore quam vexillus est latus. Chelarum digitus mobilis dentibus inter- mediis binis, quorum basalis est minimus, digitus fixus dentibus intermediis binis, cum dentibus principalibus carinam vix crenulatam formantibus. Che- lae intus setis crebris plumosis, desuper et extus aculeis crassis apice SCORPIONI, PEDIPALPI, SOLIFUGI E CHERNETIDI 149 truncatis fere furcatis. Flagellum simplex, lanceolatum. Abdomen sine ctenidiis. Speciei huius, secundae generis huius in Africa repertae invenit 3 dom. Mosconi-Bronzi, cui est dicata, in Migiurtinia (Somalia sept.) apud 49° mer. et 9-10° par., die IV a. K. Jul. A. D. 1930. Ordo CHERNETES familia CHELIFERIDAE gen. DACTYLOCHELIFER Beier 1932 20) Dactylochelifer somalieus sp. nova (fig. 8). @ - Corporis totius long. mm. 2.2; cephalothoracis mm. 0.9; ce- phalothoracis latitudo mm. 0,65; palporum iong. mm. 3.27 (femoris mm. 0.86, tibiae mm. 0.91; manus mm. 8.8; digiti mm. 0.42); pedum I! paris geom 1352 1V* imme lez. Corpus brunneum, pedibus vix dilutioribus. Cephalothorax et femur palpi valde coriacea fere granulosa, tibia et manus palpi sensim minus granulosae; digiti fere laeves. Abdomen minus granulosum quam cepha- lothorax. Corpus ommnino pilis clavatis munitum. Cephalothorax dimidio longior quam latior, duobus sulcis rectis bene evidentibus: sulcus poste- -Tior a sulco anteriore minus quam duplo quam quo distat a margine posteriore cephalotheracis remotus. Oculi evidentissimi, magni. Tergites in medio evidenter divisi. Palpi trochanter postice parum impressum; femur crassum, post petiolum abrupte dilatatum: latitudo eius est lon- gitudine eadem ratione quam i:3.5; tibia ovalis, longe petiolata, apice latissima: manus ovata, tibia vix latior, duplo longior quam latior: digiti manu valde minores, sine dentibus accessoriis. Chelae parvae et robu- stae, digito immobili apud apicem 2 denticulis sat robustis, lamina lo- bata; digitus mobilis. apice denticulo singulo; galea trifida, serrula 20 laminis, quarum basalis caeteris longe maior. Flagellum setis 3 plu- mosis constat. Pedes IV! paris sine seta dorsali media evidenti; seta subapicalis robusta sed simplex; ungues simplices. Speciei huius ob digitos breves D. maroccano Beier, redikorzevi Beier et beieri Beier similis sed ab iis femore crassiore distinctae invenit dom. Patrizii 9 apud Ola Uager trans Jubam flumen, mense Augusto A. D. 1934, et aliam apud Belet Amin, mense Julio A. D. 1934. 150 MAMMIFERI PER OSCAR DE BEAUX INTRODUZIONE x Da questa sua spedizione, |’ itinerario della quale è segnato nella parte narrativa pubblicata dal Marchese Patrizi stesso a pag. 1-26 del presente volume, il nostro distinto esploratore e raccoglitore ha ripor- tato 31 specie, rispettivamente sottospecie, di mammiferi, nessuna delle quali è nuova per la scienza. Il materiale mammalogico in istudio acquista tuttavia singolare va- iore per l’ ampliamento delle cognizioni che permette sui generi: Cerco. — pithecus, Hystrix e Koiropotamus. All elenco dei mammiferi della Somalia Italiana propriamente detta (Bibl. 19 e 36) si aggiungono le 4 specie: Crocidura smithi Thomas, Crocidura somalica Thomas, Genetta stuhlmanni erlangeri Matschie, Sylvicapra grimmia hindei Wroughton, che fanno salire a 129 le specie e sottospecie studiate e registrate. Dell’ Oltregiuba è da registrare il Cercopithecus albotorguatus Pou- sargues, nuovo per la regione, la quale è indubbiamente la sua vera patria. La raccolta Patrizi costituisce comunque una nuova solida base per lo studio della mammalogia dell’ angolo sud-est dell’ Impero Italiano del- l’ Africa Orientale. Genova, novembre 1936 - XV. MAMMIFERI 151 PRIMATES CERCOPITHECIDAE 1, Cercopithecus leucampyx albotorquatus, Pousargues (Bibl. 1). Syn.: C. 1. rufotinctus Pocock. Tav. IX - XII 2 4 4 ad., Oltregiuba: Ola Uagèr, 21-22 VIII 1934. Pelli e crani (C. E. 32930 a-b e 32931 a- bd). PeLLI. - Il presente Cercopiteco, ..... « temporibus, collo superiore medio, dorso, lateribusque concoloribus, nigro et fulvo variegatis; ..... artubus externe nigrocanis, posticis pallidioribus; regione anali caudae basi femorumque parte posteriore, rufis; caudà medià nigrocanà reli- quà manibusque nigris; gulà, genis, pectore, colloque fere toto quasi torquato, nitidissime albis; corpore subtus artubusque interne canescen- VEDUSIDI L.... , è indubbiamente il Cercopithecus albotorquatus, nettamente diagnosticato dal Pousargues nel 1896 (Bibl. 1). La descrizione, che bene si applica alle due pelli in istudio, com- pleta la diagnosi precedente. Ne riporto i passi più importanti: « Sur la téte, la région temporale, le milieu du dessus du cou, le dos et les fiancs, le pelage tiqueté présente une teinte générale semblable 4 celle que i’on observe chez le C. petaurista Schreb. (— nictitans petaurista, Biblf:2)XKet0le C2 Buttikoferi Jent. (= €. n. buttikoferi, Bibl. 2)..... Les poils qui garnissent les còtés et le dessous de la base de la queue, ainsi que le pourtour de la region anale et des callosités, prennent une colo- ration d’un roux ardent, qui intéresse également |’ extrémité des poils de la face postérieure des cuisses et des jambes, simulant une frange rousse qui disparait un peu au-dessus du talon..... L’ abdomen, le ventre et la face interne des membres son blancs, faiblement lavés d’ un gris- bleuàtre qui s’ accentue vers la partie inférieure des flancs, et surtout en bas de la face interne des avambras. Sur la poitrine, la gorge, le dessous de la machoire et toute la région malaire, jusq’a la portion inférieure des tempes le pelage devient d’ un blanc éclatant qui tranche fortement sur le fond sombre, tiqueté, des partie environnantes. Cette teinte blanche, absolument pure, remonte le long des còtés et jusque sur le dessus du cou en effleurant la base de l’oreille et le devant de 152 O. DE BEAUX l’ epaule, et dessine comme un large collier, interrompu seulement vers la ligne médiane supérieure sur une largeur qui n’ excéde pas 0 m. 03 ». Il Pousarques confronta il suo nuovo Cercopiteco più particolar- mente col C. albogularis Sykes (Bibl. 3) (== C. leucampyx albogularis, Bibl. 2), prima per i caratteri in comune e poi per i caratteri differen- ziaii, fra i quali rileva anzitutto « l’ existance de ce large collier blanc, reduit chez le albogularis 4 une simple gorgerette ». E dopo avere sta- bilito come nelle parti superiori non vi sia alcuna traccia « de cette teinte vert olivàtre », costante nell’ albogularis e nelle specie considerate a lui identiche (C. monoides J. Geoffroy = C. leucampyx monoides, Bibl. 2; C. erythrarchus Pet., Bibl. 4 — C. I. erythrarchus, Bibl. 2; C. Moloneyi Scl., Bibl. 5 = C. J. moloneyi, Bibl. 2), continua: « Rien de compa- rable, d’autre part, dans la coloration du pelage du dessous du corps et de la face interne des membres, d’ un blanc à peine nuancé de gris bieuatre chez le C. albotorquatus, d’ un gris noiràtre tiqueté de blanc chez le guenon de Sykes ». Nè alcun dubbio è possibile sul fatto, che la presente sottospecie è perfettamente distinta dal mio C. a/bogularis zammaranoi (Bibl. 6) (= C. leucampyx zammaranoi, Bibl. 2), messo dallo Schwarz nel 1928 (Bibl. 2) in sinonimia col C. /. albotorquatus Pous. Altrettanto certo appare invece, che il C. rufotinctus di Pocock (Bibl. 7) possa restare in sinonimia del vero C. 1. albotorquatus Pous., come ve lo ha posto lo Schwarz (Bibl. 2), giacchè il Pocock stesso rileva «the cheeks and the long hairs which grow backwards over the sides of the neck beneath the ears....., differing very strongly from the shoul- ders in colour», una disposizione locale cioè molto caratteristica dello albotorquatus e del tutto assente nello zammaranoi, mentre dal canto suo Elliot (Bibl. 8) descrive: «chin, throat, chest, under parts and inner sides of limbs grayish white ». Rilevo infine espressamente che l’ esemplare a corrisponde esatta- mente alla descrizione del tipo di Pousargues anche per la colorazione delle parti inferiori, ma che nell’ esempl. b, invece, il ventre è grigio (circa « neutral gray », Bibl. 50 tav. LIII), brizzolato di grigio bian- castro. Per facilitare ogni ulteriore ricerca accompagno il mio testo con fotografie dei due esemplari di albotorquatus in istudio e dell’ esemplare MAMMIFERI 153 di zammaranoi di Belet Amin infraspecificato (Tav. IX-XI) e dò le indi- cazioni di colore dei singoli peli (Bibl. 50) del 4 ad. 32930 -a. Vertice: !/, basale grigio chiaro (light olive, tav. XLVI), con un anello subbasale grigio cupo (dark grayish olive, XLVI); 2/, apicali neri con 2 anelli, di cui uno subapicale, giallastri (tawny olive, XXIX). Sulle guancie il !/, basale è basalmente grigio e distalmente gri- gio cupo, mentre nei °/, apicali vi sono 3 anelli chiari, lievemente meno giallastri, ossia più neutri, che nei peli del vertice. Sulla nuca i peli sono alquanto più lunghi, grazie alla maggiore lunghezza della propria porzione basale chiara. Il colore dei 3 anelli chiari della porzione distale è intermedio fra quello dei corrispettivi anelli del vertice e quello delle guancie. I peli delle spalle sono concolori con quelli delle guancie. Dalle spalle fino alla radice della coda il colore dei 3 anelli chiari deila porzione distale dei singoli peli si fa sempre più intenso in dire- zione cranio-caudale, fino a raggiungere un tono bruno aranciato, inter- medio tra « ochraceous tawny» e «russet» (XV). A fianco della radice della coda il colore suddetto diviene terra siena bruciata (burnt siena, Il). Il colore della punta dei peli apicalmente rossi della zona peri- anale e del margine mediale della coscia è ad un dipresso « orange cinnamon » (XXIX). La scarsa brizzolatura chiara sulle parti nere del braccio e la meno scarsa brizzolatura chiara sulla zona nera prossimale dell’ avambraccio sono concolori colla brizzolatura della spalla. I peli della parte scura della coscia e della gamba sono: grigi chiari (circa pale mouse gray, LI) nella metà basale; nella distale hanno 2 larghi anelli e la punta neri e 3 stretti anelli bianchi. I peli biancastri della metà posteriore del petto e dell’ anteriore deil’ addome sono « pale olive gray » (LI), con 1 o 2 impercettibili anelli appena più scuri. Questa brizzolatura si fa lievissimamente più accen- tuata nella porzione posteriore dell’ addome. Alcuni ciuffetti di peli nella linea mediana di questa regione sono apicalmente arrossati (circa « pin- kish cinnamon », XXIX). Gli scarsi peluzzi degli orecchi sono bianchi giallastri (circa pinkish buff », XXIX). de i init i iii ir ite it i cn =» se aa ccc = ni 9°8¢ 0£ SCE STE NIN ezza4sunT] (ST ‘Og =a pa (otel £°9£ 9€ c°8£ Se WINING) ZZO SUM] E mee = SE cor | SOP (Ai erate ee ets Ee. 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XII). - Lo studio dei crani rivela delle notevoli diffe- renze fra il C. 1. albatorquatus ed il C. I. zammaranoi. Il cranio del primo è in toto più grande, più lungo e meno largo di quello del secondo; ha la porzione facciale più sporgente e 1’ arco sopracigliare più accentuato. Alle misurazioni craniali delle due specie precitate ho ritenuto op- portuno di premettere quelle di un cranio di 4 ad. di C. I. stuhlmanni -Matschie (Bibl. 9) (= C. !. carruthersi Pocock, Bibl. 7), giacchè questa sottospecie rappresenta sulla linea zammaranoi - albotorquatus un ulte- riore grado di sviluppo nelle dimensioni e nell’ allungamento facciale (tav. pag. 154). ConcLusIONI. - Da quanto precedentemente esposto, possiamo sta- bilire che: 1) Conosciamo oggi un ¢ adultissimo ed un ¢ adulto del Cerco- piteco descritto dal Pousargues sotto il nome di albotorquatus. x ° 2) Il Tipo di albotorquatus è indubbiamente un esemplare comple- tamente o quasi completamente normale, contrariamente a quanto crede lo Schwarz (Bibl. 2). 3) Nella colorazione dell’ albotorquatus vi è probabilmente un’ am- pia variabilità nell’ intensità di toni sulla parte posteriore del petto e sull’ anteriore dell’ addome,. ma sono invece costanti |’ estensione e la nitidezza del collare bianco e la colorazione bianca della superficie in- terna del braccio e dell’ arto posteriore. 4) Il C. albotorquatus abita i boschi di bassura dell’ Oltregiuba, probabilmente di tutta la zona tra Tana e Giuba. 5) Il Cercopiteco del Basso Giuba, zammaranoi de Beaux, è net- tamente distinto dall’ albotorquatus per la statura e per la colorazione. Aggiungo infine che il C. I. albotorquaius si distingue dal C. 1. kolbi Neumann del Kenia (Bibl. 10 e 2), secondo il suo stesso descrittore « per l'assenza del colore nitidamente bianco (striking white) degli orecchi, per la regione anale e la base della coda rosse, per gli arti posteriori rossastri e per la nitidissima demarcazione fra l’ area scura e la bianca della nuca ». 156 O. DE BEAUX 2. Cereopithecus leucampyx zammaranoi, de Beaux (Bibl. Gruen): Tav. IX - XII 1 9 ad. Belet Amin, 9 VIII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32928 e BZ 920). 1 9 juv. Foresta di Mobilén (Alessandra), VI 1934. Pelle e cranio (C. E. 32909 e 32910). La @ juv. 32910 ha la dentizione di latte. E’ cambiato di recente I,. E’ spuntato M,. 3. Papio ecynocephalus toth, Ogilby (Bibl. leso) 1 & ad. - Belet Amin, VI-VII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32930 e 32931). Lunghezza massima del cranio senza gli II mm. 200. NYCTICEBIDAE 4. Galago gallarum, Thomas (Bibl. 12). 1 ¢ ad.; 1 4 subad. Oltregiuba: Foresta di Olà Uagér, 24 VIII 1934. Pelli e crani (C. E. 32911, 32913, e 32912, 32914). 5. Galago kikuyuensis, Loònnberg (Bibl. 13). 2 & & ad. Belet Mamu (Basso Giuba), 7 VIII 1934. Pelli e crani (C. E. 32932, 32934, e 32933, 32935). CHIROPTERA PTEROPODIDAE 6. Epomophorus wahlbergi haldemani, Hallowell : Bibl. 14). 2 4 4 ad., 3 subad.. Makama (Giuba), VII 1934. Pelli con crani (C. E. 32890 a-e). NYCTERIDAE 7. Nyeteris hispida, Schreber (Bibl. 15). 2 a &, 1 9. Belet Amin (Basso Giuba), VI 1934. Pelli con crani (C. E. 32891 a - e). 1 4. Ola Uagér ((Oltregiuba), VIII 1934. Pelle con cranio (C. E. 32892). sn i a MAMMIFERI 157 EMBALLONURIDAE 8. Taphozous mauritianus, Geoffroy (Bibl. 16) 2 & 4, 1 ®. Belet Amin (Basso Giuba), VI 1934. Pelli con crani (C. E. 32893 a - c). RHINOLOPHIDAE 9. Hiipposideros caffer, Sundevall (Bibl. 17. 18 4 4, 13 9 9. Belet Amin, VI 1934. Pelli con crani (C. E. 32895 a@-s.; 32896 a-n). 644,9 2 9. Ibidem, idem. In alcool (C. E. 32897). MOLOSSIDAE 10. Chaerephon hindei, Thomas (Bibl. 18 e 15). ,2 9 9. Belet Amin, VII 1934. Pelli con crani (C. E. 32898 a - d). 4 26 4 a @ @ juv. Ibidem, idem. In alcool (C. E. 32899). é é ’ ll. Chaerephon angolensis sabaudiae, Festa (Bibi. 20 e 21). 2 9 9 ad, 1 4 juv. Belet Amin, VII 1934. Pelli con crani (C. E. 32900 a-c). INSECTIVORA SORICIDAE 12. Crocidura smithi, Thomas (Bibl. 22 e 23). 2 4 & ad. Belet Amin, VI 1934. Pelli con crani (C. E. 32903 a e bd). Sono stato alquanto in dubbio, se attribuire questa Crocidura di statura media alla specie suddetta (Bibl. 22 e 23), che ha per terra typica il Uebi Scebeli, oppure alla Cr. macarthuri St. Leger (Bibl. 24) di Merifano sul fiume Tana nella colonia del Kenia. Ritengo tuttavia per sicura la mia determinazione per i caratteri dentali. Il terzo unicuspidato è infatti assai fortemente serrato contro il primo grande premolare, ed il suo diametro trasverso è subeguale a quello longitudinale. Gli altri caratteri distintivi fra le due specie rilevati dalla St. Leger hanno d’ altronde evidentemente scarso valore, come provano le diffe- renze che mostrano fra di loro i due esemplari di Belet Amin, i quali si avvicinano ora alla smithi, ora alla macarthuri. L’ es. a manca infatti 158 O. DE BEAUX della slavatura giallastra delle parti inferiori caratteristica della macar- thuri, ma ha viceversa i */, basali dei singoli peli d’ un colore grigio quasi altrettanto intenso quanto quello del dorso. L’es. b è invece decisamente slavato di giallastro sulle parti infe- riori, mentre i singoli peli delle medesime sono grigi chiari soltanto nel loro 1/, basale. Aggiungo come interessante curiosità che la macchia rossastra nella zona ghiandolare del fianco è presente soltanto nell’ es. b sulla sinistra dell’ animale, inferiormente alla zona stessa, -e che lo stesso fatto di unilateralità può rilevarsi sulla gola del medesimo soggetto, slavata di rossastro a sinistra e bianca a destra. Nell’ es. a ogni macchia rossastra ghiandolare e golare manca. Alle misure craniali degli esemplari a e b di Belet Amin aggiungo (tra parentesi) quelle del Tipo di smithi e del Tipo di macarthuri. Lunghezza condilo-incisiva eo rae Je mm. 235 CAEN 6239) Lunghezza condibo-basale ee > 21,9 (ee) Lunghezza: basale; e 1D 2 Se Altezza mediana della cassa cerebrale . . » 48; — ;(— ; 5 ) Larghezza massima della cassa cerebrale . » 10 ; — ;(9 ; 9,3) Larghezza minima interorbitale ERO Ia 4,5; 4;(— ; 4,5) Lunghezza medianatdelepalato Re 9,7; 9,7; ( 8,6; — ) Lunghezza postdentale (dal margine alveo- | lareMposteriore alfcondilo) 9 a SERRE So) Larghezza massima sui mascellari. . . » 8 sp. 71s Gee iA) Larghezza massima sui premolari. . . » (RE 2) Lunghezza massima della fila dentale supe- LIONE RE ARRONE ZORO wes CaN ARIA coe) 9,4; 9,9; (— ; 10,2) Lunghezza massima della mandibola col- l'INCISVO Ti e Le misure craniali confermano quanto ho precedentemente rilevato per le pelli. Per le dimensioni la Crocidura di Belet Amin si avvicina più alla macarthuri che alla smithi. Ma ia proporzione tra la lunghezza della fila dentale e la larghezza massima sui denti premolari ci fa reci- samente decidere per la smithi, in armonia coi caratteri degli unicuspi- dati rilevati in principio. MAMMIFERI 159 (13. Croeidura turba zaodon, Osgood (Bibl. 25 e 26). 4 ad.. Belet Amin, VI-VII 1934. Pelli con crani (C. E. 32904 a - e). o ad.. Ibidem, idem (C. E. 32905 a - h). 4 juv.. Ibidem, idem (C. E. 32906 a - bd). © juv.. Ibidem, idem (C. E. 32907 a - c). 14. Crocidura somaliea, Thomas (Bibl 22 e 23). 6 4 4. Belet Amin, VI-VII 1934. Pelli e crani (C. E. 32908 a - e). Gii esemplari di Belet Amin concordano colla descrizione del Tipo del Uebi Scebeli. Il dorso del piede, ed in minor misura quello della mano, sono però slavati di bruno anzichè semplicementi bianchi. CARNIVORA CANIDAE 15. Canis (Thos) mesomelas schmidti, Noack (Bibl. 27 e 28). 1 9 ad. Bulo Kero (Basso Giuba), VII 1934. Pelle e cranio (C. E 32936 e 32937). 1 9 ad. Belet Amin, VII 1934, Pelle e cranio (C. E. 32938 e 32939). VIVERRIDAE 16. Genetta stuhlmanni erlangeri, Matschie (Bibl. 26). 1 @ ad.. Subutuni (Basso Giuba). VIII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32942 e 32943). Il rinvenimento d’ una Genetta di tipo pardina nella Somalia Ita- liana meridionale sul Basso Giuba costituisce una «sorpresa » gia da tempo attesa. Questa Genetta condivide indubbiamente le caratteristiche locali dei piccoli carnivori somali: prevalenza dei toni grigi argentati nella colo- razione, robustezza craniale e dentale (Bibl. 29). Tuttavia essendo già nota per la zona subcostiera ad oriente del Kenia e del Chilimangiaro una Genetta molto chiara, con striscia dor- sale rossastra anzichè nera e pressochè concolore colle macchie del dorso e dei fianchi, non èsito ad identificare la presente Genetta somala colla G. stuhlmanni erlangeri Matschie 1892, in base alle note prese sul Tipo di Kisui nell’ Ucamba (Colonia del Kenia) dal Heller ed allo studio del Hollister fatto sul materiale del Museo Nazionale di Washington (Bibl. 26). 160 O. DE BEAUX Il colore di fondo del dorso dell’ esemplare in esame può definirsi — approssimativamente come intermedio fra un grigio giallastro (light drab. Bibl. 50 Tav. XLVI) ed un bruno molto chiaro (buffy brown, XL). Della macchiatura, soltanto poche macchiette sulla coscia e gli anelli subapi- cali delia coda si avvicinano al nero. Dò le principali misure craniali, seguite (tra parentesi) da quelle del Tipo. Lunghezza condilo-incisiva . . . .mm., 90 (90 ) L'anghezza®zisomatica een toe re ae (45 ) Larghezza interorbitale RR E 25 xy (13,4) Larghezza postorbitale MO Re) Nasali o oe es 206 TS Rilafdentalessupenor CMM. Gove ae a odes (35 ) Lunghezza della mandibola senza Ii. . . » 63,5 i (63 ) 17. Genetta dongolana tedescoi. de Beaux (Bibl. 6). 1 juv. juv.. Belet Amin, VII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32915 e 32916). Nel cranio sono spuntati gli GOES P,. Stanno spuntando M,, P, e. P,. pana ee 18. Ichneumia albicauda dialeucos, Hollister (Bibl. 30 e 26). 1 9 ad.. Belet Amin, VIII 1934, Pelle e cranio (C. E. 32940 e 32941). La lanugine è di colore decisamente ocraceo rossastro. La punta della coda manca dei suoi peli. RODENTIA SCIURIDAE 19. Paraxerus ochraceus ganana, Rhoads (Bibl.19, 28 e 31). 1 4 ad.. Belet Amin, 11 VII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32922 e 32923). La colorazione generale delle parti superiori è decisamente più intensa che nell’ esemplare di Dolo, C. E. 4855 (Bibl. 28), probabilmente identico al Tipo (Bibl. 31). La colorazione delle parti inferiori è identica a quella dell’ esem- plare di Dolo. Lo stesso dicasi della distribuzione del colore nei sin- goli peli. MAMMIFERI 161 | Essendo l’ esemplare di Dolo senza cranio, dò qui le misure del | cranio di Belet Amin, aggiungendovi (tra parentesi) quelle del Tipo. ZA RO AE i tae ty a ete an AO + (39 ) Minehezzafcondilo-basale o | se ee So 351 (— .) ialsnezza pn asilare here te hte oak Sd (32 ) | Altezza massima tra I’ occipite ed il piano bullae incisivi » 17,8 (17 ) mltezza mediana della. cassa cerebrale .. . +: 9... -» 15 (—) Mernehezza massima ‘dei nasali . 00. 0. 2s pi (I) | Larghezza massima sulle arcate zigomatiche . . . » 21,2 (21,5) Bosigatonespostorbitalertt 2-50) og. e TS (LZ) Larghezza sui margini inferiori dei meati acustici. . » 16 (15 ) Barshezzafinassima della ‘cassa cerebrale iti.» 86.) . Lunghezza massima della mandibola senza II... . . » 22 (22 ) | Altezza (non «larghezza », come dice la descrizione-tipo) muassimagdellafmmandibola: os 52. 20 et ee 14 la) Bunchezza della fila dei molari superiori. -. . :... >». 8 © ) MURIDAE 20. Reattus rattus kijabius, Allen (Bibl. 32 e 2r). 3 4 4 ad..\Belet Amin, VII 1934. Pelli con crani (C. E. 32917 a - 0). 2 9 ® ad.. Ibidem, idem (C. E. 32918. a - b). 2.9 © juv.. Ibidem, idem (C. E. 32919 a - bd). Il 3 ad. 32917 a e le 9 9 ad. 32918 a e b hanno la colorazione delle parti inferiori e del dorso della mano e del piede chiara, identica a tipici rattus alexandrinus Geoffr.. Coesistono quindi evidentemente in Somalia individui a ventre scuro ed individui a ventre chiaro. La lunghezza condilo-basale del ¢ ad. 32917 a, con denti molari _ moderatamente logori, è di mm. 37,9. BOI Myomys fumatus tana, True (Bibl. 33, 26 e 6). 1 9 ad. Belet Amin, VII 1934, Pelle con cranio (C. E. 32920). 1 9 juv.. Ibidem, idem (C. E. 32921). La ® 32920 è quasi adultissima. M, e M, sono molto logori. Lunghezza condilo-basale mm. 28,9. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVIII. 6 162 ‘ O. DE BEAUX Lunghezza dal Foranem magnum alla base dell’ incisivo 24,6 (Ty pus 21,5). Lunghezza della fila dentale superiore 4,6 (Typus 4,6). 22. Leggada bella, Thos (Bibl. 34) 1 4 ad. juv.. Belet Amin, VII 1934. Pelle con cranio (C. E. 32924). I molari sono tutti presenti ma freschissimi. L’ esemplare è ben lungi dall’ aver raggiunte le dimensioni definitive. Lunghezza condilo-basale mm. 14,5 (Typus 16,2). Fila dentale molare superiore 3,2 (Typus 3,2). BATHYERGIDAE 23. Heterocephalus glaber glaber, Riippell (Bible to)! 7 @ 4. Belet Amin, VI-VII 1934. Pelli con crani (C. E. 32925 a - g). 5 9 92. Ibidem, idem (C. E. 32926 « - e). T& 4,6 9 9. Ibidem, idem. In alcool (C. E. 32927). La 9 32926 a rappresenta il più grande esemplare finora misurato con mm. 31 di lunghezza condilo-incisiva. HYSTRICIDAE Tav. XIII - XIV 24. Hytrix galeata galeata, Thomas (Bibl. 37). 1 4 ad.. Belet Amin, VII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32944 e 32945). 1 adultissimo, probabilmente 9. Ibidem, idem. Mandibola sola (C. E. 32946). Nel 1912 E. Lonnberg distinse |’ Istrice della Somalia Britannica come sottospecie, col nome di H. g. somalensis (Bibl. 13), per le sue misure craniali assai inferiori a quelle della forma tipica, e credette identificare alla sottospecie somala anche una ® adulta ma non vecchia del Guasso Nyiro settentrionale. Ho quindi fino ad oggi logicamente pensato, che l’ Istrice della So- malia Italiana, non ancora studiato scientificamente, dovesse appartenere alla sottospecie somalensis. Le misure del cranio 32945, bene adulto ma non vecchio starebbero a confermare questa opinione. Ma le forti dimensioni della mandibola 32946 la contraddicono in pieno. lie ee ca ay Be Bie re SEA i “dr ee li | istoni i a ae a 3 == = — | ge OF GE * QIOLIOJUI O]equop ely ep oarejoeale eZzzouSUunt (LT = = = a oF — CE * 901tedns a]equop ey e[[op oavjoeale ezzoySunt] (9T ZE is 3 ‘LOT cll ‘96 * II HS Bzues Epogrpuewi elpop vUlIsSeUL ezZZzoySUNT (SI = a L‘CZ 87 = (ord * * * * @ge]pposeuroId yep euerpou ezzoysun] (FT = = 08 CLL = EL "5 + + + + oqeqed [op eueipou ezzoySun] (eT = = C‘G Se = 7 sf 8 ®© B2IqBUIOSIZ eqBIIE [EP 2IOLTOFUI -Q10119]U@ 99IpeI1 E][op OWIUIU 2]82I19I9A 0199URI] (ZT =e i OL GIU nr G‘G9 * * * * THT 1 843 07E]ed [ep oIugao [ap ezzayy (IT 89 19 c‘99 CL = c‘19 * aequewrpni o]exiqrogsod ossedoid ns ezzaySIeT] (OT = = €79 ‘OL = 79 II] Co OU OE) - -OJUOTF 2INJNs a][ap o10019UI .p ogund Jou ezzoySIet] (6 €9 9G GG 829 = 767 5 : x 3 a E * 9B]jeoseutedd-oseu einy | -NS ¥[[ep 2I101199s0d 0uI9IISA .[[B e]esturg ezzoysdIert] (g n Se GE IP cet - 0£ eee 99 I Resa rerctosani Viu i : -NS e][op 240/193U8 0WI9TISO JE epeseurq ezzoydaer] (1, S 18 8 = 6L "eB = 9€8 ee ee ENEL PEEURIPo Wusezzeo ua Unni < ce ve = IH ivo = c‘87. SE Ig e I[2ZUOIF lop eueIipewi ezzeysuny (43 = cE CE CE CITE = c‘Le eee eee °° qeqjotzed top gueIrpowi ezzoy.suny] (P GA l= tefsi = 091 = OGI se et @Ig]pposewoId jep egund Bl 98 @®[e91d1090 egsoIo Bl Bi, BUWISSYU ezuegsig (e xy ca 18 G‘G8 = EL Pe BOLO SIZ- EZZIUSIET (Zz CEI CCI SEI L'IVI =a | GIEGIGUU Se re ee ese auzzou sunny oC, > Sa ta O va O va SÈ eee | eos | 22s | o2s | Bis lof | Pele Pe ai Pee | eo ws. | ee eGS | »GS | P28 | ps S2 | PSs | ese are a? 8 aes 59 GR 2) i) ee a ea eT : | BIRJUSIIO voy JI9P_IOIHISI IP_IECIUEIO SINSIN 164 O. DE BEAUX Fortunatamente questo Museo conserva il cranio C. E. 32735 qd’ una femmina dei dintorni di Mogadiscio, che il Civico Giardino Zoologico — di Genova-Nervi ebbe il 23 giugno 1932. Essa aveva apparentemente già 1 da tempo finito di crescere, giacchè nessun ulteriore accrescimento so- | matico ho potuto constatare nei 4 anni che l’ho sorvegliata, ed era | anche sicuramente adulta, giacchè partorì due piccoli addì 30 luglio dello 1 stesso anno 1932, dopo la gravidanza di circa 70 giorni nota per il © genere. ì Questo cranio non mostra alcuna alterazione per prigionia, all’ in- j fuori della carie di alcuni denti mandibolari; è leggero, solido, leviga- | tissimo e corrisponde assai bene alle caratteristiche note per la specie @ Ne dò nella tavola a pag. 163 le misure, precedute da quelle del cra- i nio intero e della mandibola in istudio e seguite da quelle dei Cotipi. © Dal precedente specchietto risulta che: 1) Il cranio degli istrici continua a crescere ed a modificare sensi- È bilmente la sua forma anche in età bene adulta. 1 1 2) Le misure massime assolute alle quali può giungere I’ Istrice A della Somalia Italiana Meridionale non sono ancora del tutto note. Esse ~ possono tuttavia argomentarsi dalle dimensioni della mandibola C. E. 32946. | : 3) Queste dimensioni massime assolute sono certamente di gran. lunga superiori a quelle dell’ Istrice della Somalia Britannica, distinto come sottospecie somalensis Lénnberg. 4) All’ Istrice della Somalia Italiana meridionale, e logicamente an- — che del Guasso Nyiro settentrionale, spetta, allo stato attuale delle no- 0 stre cognizioni, il nome di H. gageata galeata Thomas. i Y s a LEPORIDAE 25. Lepus somalensis, Heuglin (Bibl. 38). È 1 9 ad.. Belet Amin, 3 VII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32947 e 32948). È Il soggetto in istudio corrisponde assai bene alla descrizione-tipo e ad un esemplare dei Pozzi Maddò Erelle, raccolto dal Bottego nel 1896 (Bibl. 6). Gli esemplari raccolti dallo Scortecci a Garoe nella Migiurtinia nel 1931 (Bibl. 36) sono assai più chiari, hanno la parte dei piedi a con- poi 165 aN me aml he > Voi È t= Ee = SE è 3 = any MAMMIFERI. ‘anf O GET €87 057 = GGI fone) | CEI —_ G°8] ‘e? G‘07 GLI = = C‘07 C81 = — EFI 6ZI = L9 8L €9 EL CLG 161 EI ICI eg €8 c9 06 G‘9G COL gc = CEI LVI LET orl G‘c9 £‘69 G‘79 99 6‘06 C101 98 +6 c‘9£ COP 9'SZ L EL OL COL 79 867 Pre Ole | SOE - G62 C87 PEE G‘O0E | 00€ - 067 €cZ L8Z gcc | 097 - SS wu a x x x IA AD QRS AS (DICI SR HGS dai e PE -5 8 o 258 = 8.9 po BEST ©Cs|/L82s eases LOU po as SS oe 8 easy Sas areas E = 3 ci SO ° * * II 1309 E[ogqrpuew el[op ewISSEUI eZzoySuni] * se ss * @1011993ug OSOLS [NS ‘I IP EZZoySIBIT] o o—°_ e. amore odo as N Ip @Zzeydi1e'T s+ 5 + + * eIorIgue ogord ns "J Ip ezzoysae7] * * @48[[9OS BUI o]equop e]y E[[op 921g]009A]8 ezzoydun'T Se ee ee SATS u goupiiti zo esso slop) ©Iogqi] Bjund e][e ouerd [ep orug1o [op eueipem ezzaI]y o °° TAS OUTER jo: emo -1990 89S919 e][[g ougIrd ep oruti9 [ap eueIipawui ezzoI[Ty lep [[OdATB I[SOp a]e1oge] QUIZIBU [NS BWISSEWI @ZZOUySIET] ne “TAL IP O][OeATT è 09e]ed [op turogsa ezzaysdIer] “5 * | @WUDIZBUOSIZ 94vd1e O][ns 2UISSEUI EZZIYUSIET] o_O DI AVI] ‘es et ss Ipegiqiorsod issed0rd Ins eZzzoySIeT] ATENEO Ie SUO REIT TUTUINEZZI UN] “ss + @[e@9id/000 e9gSOII E][op BwWISSEWI BZZeYTIBT] ° O O O O O e . ° ° ° I1v[Joosvulord leap eqund E] 2 o]egidiooo B4Se1D BI BI} BVUVIPSU ezZUeSIG oe ee RS wu top egund e] 9 a[e31d1990 E9S91I Vl BIZ BUBIPSI BzZUe4SIG I e eo ESEAEZZI UU] . snumejodosioyy Ip ITerUgIO SINsIN 166 O. DE BEAUX tatto del suolo color ruggine e sembrano avere anche l’ orecchio lieve- | mente più lungo. Il cranio di Belet Amin e quello di Maddò Erelle concordano tra di loro nelle dimensioni e nei caratteri morfologici, fra i quali rilevo la — radice anteriore dell’ arcata zigomatica fortemente estroflessa; la radice | posteriore debole, lunga ed assai sporgente lateralmente anch’ essa; le — alette sopraorbitali poco sviluppate, la costrizione postorbitale poco energica. Per le misure craniali confr. Bibl. 6. ARCTIODACTYLA SUIDAE 26. Koiropotamus larvatus somaliensis, de Beaux (Bibl. 26 — e739); Tav. XV-XVI Fig. 1 1 9 ad.. Bulo Kero (Basso Giuba), 5 VIII 1934. Paratypus. Cranio solo (C. E. 32949). Il soggetto € bene adulto ma non vecchio ed ha il tallone di M, completamente in uso. ia Dod anzitutto (v. p. 165) le sue misure, precedute da quelle del ¢ Tipo (Bibl. 39) e seguite da quelle delle 9 9 di K. Ll. choeropotamus Desmoulins dell’ Uganda Ni. 10914, adulta ma col tallone di M, non an- cora in funzione; 10908 intermedia per età tra i due soggetti precedenti; 10909 giovane, coi PP di latte e con soltanto M, ed il giogo anteriore di M, in funzione. i La tavola di misurazioni precedente conferma chiaramente la pre- senza in Somalia di un K. larvatus di modeste dimensioni, da me distinto e descritto nel 1924 (Bibl. 39). Conferma anche le differenze dimensionali del ¢ Tipo della sotte- specie di fronte alla propria femmina, che designo come PARATIPO. Rilevo coll’ occasione |’ infondatezza delle osservazioni del Dr. H. von Béottiger (Bibl. 40) al mio riguardo: « Es erscheint aber doch recht unangebracht, ein Exemplar, von dem man als méglich oder gar « hòchst wahrscheinlich » annimmt, dass es nur ein individuell verkiimmertes ist, zum Typus einer neuen Rasse zu erwahlen und auf seiner Grundlage tatsàchlich eine neue Rasse, wenn auch nur « vorlaufig » zu beschreiben >. MAMMIFERI 167 « Erwahlen » significa scegliere. Ora la mia scelta consisteva in un unico esemplare che, per quanto evidentemente anormale, mostra solidissimi caratteri differenziali e rende più che motivata la sua assunzione a Tipo di una nuova sottospecie, oggi ottimamente confermata dal cranio di una femmina bene adulta e normalissima. Il ¢ ad. 4847 Torino, An. Comp., è infatti un esemplare alquanto impoverito per malattia o età: molto avanzata. Ma la sua larghezza mas- sima sul margine laterale degli alveoli dei CC e la larghezza massima ‘sulle arcate zigomatiche (Bibl. 39) lo inquadrano perfettamente nelle debite proporzioni. Assai strana è poi |’ opinione del Dr. v. Béttiger sui « bisher unbe- nannten Fluszschweine vom Victoria Nyanza und aus Uganda ». Io ho sempre ritenuti i Potamocheri di Bussu sulla riva nord del Victoria Nyanza, Uganda, per assolutamente identici col P. intermedius Lònnberg (Bibl. 41), il Tipo della quale forma (Brit. Mus. 7, 12, 18, 1) proviene dal « Victorian Nile, Uganda », e credo che tutti i mammalogi, che si sono occupati di Potamocheri siano della mia stessa opinione. Sarò più che lieto se qualche studio morfologico-sistematico serio e basato su materiale più abbondante e migliore di quello che io ebbi ‘a disposizione, dimostrerà |’ infondatezza di qualche mia opinione, o gli errori di valutazione da me commessi. Per ora confermo quanto sostenni sull’ intero genere Potamocherus = Koiropotamus (Bibl. 39) nel 1924 ed aggiungo al materiale da me allora studiato un importante pezzo dimostrativo nel presente Paratipo ® ad. n. 32949. BOVIDAE 27. Damaliscus korrigum topi, Blaine (Bibl. 42). 1 4 juv. ad. - Oltregiuba, nei pressi di Giù, 23 VIII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32960 e 32961). Il presente esemplare corrisponde per colorazione alla descrizione- tipo. @ranio. - Lunghezza condilo-basale . 0.0... .mm. 450 Enasbezzadoccipitonasale yj...) yi e 300 Micwnzasdalloccipite al gnathion . Ul ni et 0 306,5 pen AZT MIASALIO® IAT 168 O. DE BEAUX Barshezzavsopraorbitale Lei Ge otto Ge TT 86 Larghezza ‘sulla protuberanza masseterina . -: . See Larghezza dell'imuso a livello del: 1° premolare . (|. 66h Corna. - Lunghezza lungo la curvatura anteriore . . . » 445-446 Lunghezza settato. / e 0 A US Girconferenza:alla.ibase: (ee a VOTE RRSSAA) « . Osservazione. - Damaliscus korrigum topi Blaine è indubbiamente anche il giusto nome per il Damalisco del Basso Giuba. 28. Sylvicapra grimmia hindei, Wroughton (Bibl. 43). 1 4 juv. ad. - Tra Bieira e Giumbo, 1 VIII 1934. Pelle e cranio (C. E. 32954 e 32955). Questa è la prima registrazione documentata della sottospecie per la Somalia Italiana Meridionale. L’ ha però data per sicuramente pre- sente il Col. V. Tedesco-Zammarano nel 1930 (Bibl. 44), che la qualifica come rara. L’ esemplare in esame corrisponde perfettamente alla descrizione- tipo. Vi riscontro la macchietta nerastra, laterale, oblunga sul mento, regi- strata da Lénnberg (Bibl. 13). Nel cranio M, non è ancora a livello d’ alveolo. Rammento che Hollister (Bibl. 26) si dichiara molto dubbioso sulla identità sottospecifica delle silvicapre da lui determinate come grimmia hindei, specialmente di quelle provenienti dal Guasso Nyiro Settentrio- nale, in confronto con quelle provenienti dal monte Kenia. Comunque il Tipo è di Fort Hall, e la Silvicapra della Somalia Italiana Meridionale dovrebbe quindi appartenere alla sottospecie hindei. 29. Rhynechotragus kirkii, Guenther (Bibl. 45, 46 e 47). 1 3,1 9. Tra Gelib e Belet-Amin, VII 1934. Pelli e crani (C. E. 32950, 32952, e 32951, 32953). i 30. Litocranius walleri, Brooke (Bibi. 48). 1 4 ad., 1 9 ad. Piano di Vadda ad est di Margherita (Giuba), VIII 1914. Pelli e crani (C. E. 32956, 32958, e 32957, 32959). é oes RUM eo Ue NAME TAMAR Pit Te REMO tga te! UN MAMMIFERI 169 31. Strepsiceros imberbis, Blyth. 1 9 ad. Bulo Kero (Basso Giuba), VII 1934. Cranio solo (C. E. 32962). Al Cudù minore della Somalia Italiana Meridionale spetterebbe logi- camente il termine sottospecifico di Strepsiceros imberbis australis Heller 1913, che ha per località tipica Longaya Water, Marsabit district, Africa Orientale Britannica (Smiths, Miscell. Coll. LVI, 13, p. 2). Questa sottospecie sarebbe di colorazione più intensa, mancherebbe delle macchie bianche sul davanti delle pastoie anteriori ed avrebbe corna _ più corte che la sottospecie tipica, della Somalia Britannica. Non potendo decidere la questione per mancanza di materiale, mi limito alla determinazione specifica. BIBLIOGRAFIA (LAVORI CONSULTATI) 1. — Pousarcues E. - (Cercopithecus). In: Bull. Mus. Hist. Nat., Paris, II, 1896, p. 55. 2. — ScHwarz E. - (Cercopithecus). In: Ann. Mag. Nat. Hist., Lon- don, I, 1928, p. 652-663. 3. — Sykes. - (Cercopithecus). In: Proc. Zool. Soc., London, 1931, (de OG. 4. — Peters W. C. H. - (Cercopithecus). 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È Sak TIMOBIO:: 4 " Me te Ra e A aio Wits LRT AE vate pp ine MAMMIFERI 173 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE IX. — Fig. 1. — Cercopithecus leucampyx albotorquatus. Pousargues. 4 ad. ad. C. E. 32930 - a. Veduta dorsale della pelle. Fig. 3. — Idem. ¢ ad. C. E. 32930 - b. Fig. 2. — Cercopithecus leucampyx zammaranoi, de Beaux. 9 ad. C. E. 32928. X. — Fig. 1. — Cercopithecus leucampyx albotorquatus, Pousargues. @ ad. ad. C. E. 32930 - a. Veduta ventrale della pelle. Fig. 3. — Idem. @ ad. C. E. 32930 - b. Fig. 2. — Cercopithecus leucampyx zammaranoi, de Beaux. 9 ad. C. E. 32928. XI. — Fig. 1. — Cercopithecus leucampyx albotorquatus, Pousargues. 4 ad. ad. C. E. 32930 - a. Veduta laterale della testa, del collo e della parte anteriore del tronco. Pig. 3. = Jom gael (Go 790 Fig. 2. — Cercopithecus leucampyx zammaranoi, de Beaux. @ ad. C. E. 32928. XII. — Fig. 1. — Cercopithecus leucampyx stuhlmanni, Matschie, 4 ad. C. E. 646. Veduta laterale del cranio. Fig. 5. — Idem. Veduta anteriore del crano. Fig. 2. — Cercopithecus leucampyx albotorquatus, Pousargues. 4 ad. C. E. 32931 - b. Veduta laterale del cranio. Fig. 6. — Idem. Veduta anteriore del cranio. Fig. 3. — Idem. @ ad. ad. C. E. 32931 - a. Veduta laterale del cranio. Fig. 7. — Idem. Veduta anteriore del cranio. Fig. 4. — Cercopithecus leucampyx zammaranoi, de Beaux. 4 ad. ad. C. E. 18027. Veduta laterale del cranio. Fig. 8. — Idem. Veduta anteriore del cranio. XIII. — Fig. 1. — Hystrix galeata galeata, Thomas. & ad. C. E. 32945. Veduta laterale del cranio. Fig. 2. — Idem. 9 ad. ad. C. E. 32735. Sull’ esemplare è punteggiato il decorso delle suture saldate. Fig. 3. — Idem. Esempl. ad. ad.. Mandibola sola. C. E. 32946. XIV. — Fig. 1. — Hystrix galeata galeata, Thomas. 4 ad. C. E. 32945. Veduta superiore del cranio. Fig. 2. — Idem. 9 ad. ad. C. E. 32735. Sull’ esemplare è punteggiato il decorso delle suture saldate. XV. — Fig. 1. — Kotropotamus larvatus somaliensis, de Beaux. © ad. PARATYPUS C. E. 32949. Veduta laterale del cranio. Fig. 2. — Kotropotamus larvatus choeropotamus, Desmoulins (= interme- dius, Lonnberg). 9 ad. C. E. 10914. XVI. — Fig. 1. —— Koiropotamus larvatus somaitensis, de Beaux. 9 ad. PARATYPUS. C. E. 32949. Veduta ventrale del cranio. Fig. 2. — Kotropotamus larvatus choeropotamus, Desmoulins (= interme- dus@ltonnbero) sO ad. Cy Es To9r4. 174 NUOVE SPECIE DI ETEROCERI NOCTUIDAE - LYMANTRIIDAE - LIMACODIDAE - GEOMETRIDAE Dr. E. BERIO I. NOCTUIDAE Eublemma galacteoides n. sp. 2. Appartiene al gruppo di galactea Butl. Fronte giallo paglierino; vertice grigio; patagi color bruno; tegole, torace, addome giallo paglia ocraceo. Ali anteriori dello stesso colore fondamentale con linee brune chiare; una subbasale doppia segnata alla costa, una antemediana doppia ondu- lata dalla costa alla piega submediana; una mediana dalla costa alla reniforme e di qui ondulata al margine interno; postmediana doppia - | fortemente ondulata, piegata in fuori dalla costa alla vena 6; di qui pa- rallela al bordo fino alla vena 3 e poi fortemente piegata in dentro; subterminale formata da una linea chiara e da una scura, assolutamente dritta senza odulazioni dall’ apice alla vena 3 e di qui dritta in dentro alla piega submediana, quindi con una ondulazione, al margine. All’apice essa è rivolta in fuori; termen ondulato. Le linee formano alla costa dei segni scuri; lo spazio distale oltre la submarginale è infoscato di grigio purpureo, che si spande anche parzialmente entro la subterminale; fran- gie brune; reniforme bruna; orbicolare assente. Ali posteriori giallo cremee nella metà basale; brune nella distale, con due linee ondulate brune a mezz’ ala. Inferiormente petto e addome giallo foglia; prime tibie e tarsi anellati di bruno. Ali giallastre cosparse di bruno specialmente al torno, e con una linea bruna mediana. Holotypus: ®, Belet Amin, Giuba, VII-1934 (Patrizi). Esp. 18 mm. Al Museo di Genova. NUOVE SPECIE DI ETEROCERI 175 Ozarha albomediovittata n. sp. 4. Capo, torace, base delle ali anteriori grigio topo. Antemediana obliqua dalla costa al margine interno, fortemente incavata alla piega submediana. Area mediana nera tra la vena 1 e la vena superiore della cell.; grigia tra questa e la costa; un segno nero all’ antemediana, alla costa. Mediana perfettamente diritta dalla costa al margine interno; post- mediana curvata in fuori sulla vena 6 e in dentro sulla 2; doppia, riem- ‘pita in chiaro: tra questa e la mediana una fascia biancastra più bianca nella cell. e alla piega submediana; spazio distale grigio. Ali posteriori brune come l’ addome. Inferiormente petto, addome e ali posteriori ocrei; ali anteriori grigie con un segno ocreo postme- diano alla costa. Holotypus: 3, Belet Amin, Giuba, VIII-1934 (Patrizi). Esp. 18 mm. Al Museo di Genova. Ozarba pluristriata n. sp. 9. Palpi cremei, bruni lateralmente. Fronte cremea. Torace cremeo sparso di scaglie ocree; addome grigio chiaro lucente. Ali anteriori cremee. Subbasale doppia bruna indistinta; anteme- diana doppia molto ondulata; orbicolare anellata largamente di bianco e con centro ocreo; sotto questa, un segno ocreo oltre cui sporge la cla- viforme piena di bianco. Ombra mediana dalla reniforme al margine posteriore, ondulata, sfumata, bruna. Reniforme imprecisa; lo spazio tra questa e la orbicolare grigio acciaio. Postmediana dalla costa alla vena 7 molto rivolta in ‘fuori e con un dente sulla 10; dalla 7 alla 6 rivolta in dentro; di qui in fuori fino alla 4 da cui volta nuovamente in dentro fino alla 1 da cui si dirige al margine con una ondulazione lunu- lare tra la 1 e il margine stesso. Questa postmediana è doppia, bruna, riempita di bianco nella sua parte inferiore. Antemarginale bianca pre- ceduta da un campo bruno sfumato prossimalmente e seguita all’ apice da una macchia grigio ferro e al margine distale da una leggera fascia grigia chiara. Frangie intersecate da una fascia grigia e da punti della Stessa tinta. Ali posteriori bianche, brune al margine. Frangie bianche. Inferiormente petto, zampe, addome cremei lucenti, come pure le ali anteriori, che sono grigiastre al centro e portano due segni bruni alla ESA Gc BRIN ey SONORI SEAN. TOSCOLANO SE By ANE SRNR ROL TONO REGNO OIRO OVER SC ORI AGI PNE weit i 176 E. BERIO costa, uno all’ apice e uno più piccolo al torno. Ali posteriori come supe- riormente. Holotypus: 9, Belet Amin, Giuba, VIII-1934 (Patrizi). Esp. 19 mm. AI Museo di Genova. Ozarba semiluctuosa n. sp. 9. Capo, palpi, torace grigio scurissimi; addome quasi nero. An- tenne grigie scure. Ali anteriori grigio nere dalla base fino alla linea mediana che dalla costa va poco obliquamente al margine interno facendo due rientranze: una alla cell., e una sotto di questa; da questa linea comincia uno spazio bianchissimo che però si oscura gradatamente fino a diventare quasi come ia base al margine distale. Traccie in nero di una subbasale e una ante- mediana; postmediana indistinta, dritta dalla costa alla vena 4, qui incur- vata sulla 2 e di qui diretta al margine. Ali posteriori grigie, più chiare della parte basale delle anteriori. Inferiormente: palpi, petto, ali grigie chiare. Zampe anellate di ocreo; costa delle ali anteriori cosparsa di ocreo; base delle ali posteriori forte- mente cosparsa dello stesso colore. Una macchia rotonda discale e una postmediana angolosa. Addome ocreo. Va collocata vicino a hemiocra Hmp. e a endoscota Hmp. Holotypus: 9, Belet Amin, Giuba, VIII-1934 (Patrizi). Esp. 18 mm. Al Museo di Genova. Giubicolanta n. gen. x Simile a Cophanta Wk. La specie genotipica è perfettamente simile a Cophanta occidentalis Hmps. cui corrisponde esattamente nella diagnosi. I caratteri generici sono invece molto dissimili tanto da portare al dubbio se per caso dei 3 4 descritti da Hampson (Lep. Phal. X. 563) quello figurato non fosse anormalmente dotato dei caratteri del genere a cui vennero riferiti. Proboscide ben sviluppata; palpi eretti, il 2° articolo raggiungente il vertice del capo e largamente coperto di scaglie; 11 3° moderato. Fronte liscia, ruvidamente coperta di scaglie; occhi larghi e rotondi; antenne del 3 laminate e cigliate, torace coperto di scaglie e senza creste; tibie coperte di scaglie. Addome con una serie di creste di cui sono più grandi quelle del 4° e 5° segmento (3° e 4° di Hampson). Ali posteriori col- NUOVE SPECIE DI ETEROCERI 177 TY apice rotondo, termen curvato e non crenulato; vene 3 e 4 dall’ angolo della cell.; 6 dall’ angolo superiore, 7 + 8 + 9 peduncolate; 10 pedun- colata vicinissimo alla base del gambo, quasi da un punto con questo; 11 dalla cell. Ali posteriori con 3 e 4 da un punto, 5 debole dal mezzo della cell.; 6 -- 7 peduncolate, 8 in anastomosi presso la radice. Genotypus: G. orientalis n. sp. Giubicolanta orientalis n. sp. 4 2. Come già detto, la descrizione di Cophanta occidentalis Hmp. si adatta perfettamente a questa; capo, torace, addome grigio purpurei:; ali anteriori grigio purpuree, più scure nel campo mediano. Una sub- basale imprecisa alla costa, antemediana e postmediana molto angolose, riempite di giallo opaco e formate di due linee scure, di cui quella entre lo spazio mediano molto più scura dell’ altra; reniforme seguita distal- mente da un’ ombra scura; subterminale grigia imprecisa; frangie grigie più scure alla base. Ali posteriori grigie chiare. Inferiormente ali biancastre con forte costellazione di macchie brune. Holotypus e 3 paratypi: Belet Amin, Giuba, VII-1934 (Patrizi); 2 paratypi idem VIII; 1 paratypus: Villaggio Duca degli Abruzzi, IX-1926 (Miss. Ent. Paoli); esp. 13-16 mm., al Museo di Genova. Metapioplasta pergratiosa n. sp. 2. Palpi bianchi col 3° art. bruno; fronte bruna; vertice bianco tinto di bruno chiaro, patagi bruni e tegole brune colle punte bianche. Addome giallastro con una fascia bruna su ciascun segmento. Ali ant. bianche dalla base all’ antemediana, con grandi macchie co- stali brune chiare; brune dall’ antemediana al margine distale, con uno spazio bianchissimo alla costa dall’ orbicolare alla antemarginale. Linea mediana ombreggiata bruno olivacea più scura del fondo dalla cell. al margine; postmediana doppia dalla reniforme al margine, molto a zig- zag; più chiara del fondo; antemarginale bianca dall’ apice al torno (e qui più cospicua) molto a zig-zag e irregolare. Orbicolare bruno oli- vacea, rotonda, anellata di bruno nero; reniforme idem; due macchie bruno olivacee alla costa davanti all’ orbicolare e alla reniforme, in for- ma di apostrofo; la prima rivolta verso la base dell’ ala, |’ altra in fuori. Ali posteriori bianche con margine bruno. 178 E. BERIO Petto, sterniti e zampe bianchi; le tibie anellate di grigio chiaro. Ali anteriori inferiormente grigie al margine interno, brune nel centro e ocree alla costa, con un grosso punto ocreo in chiusura di cell., da cui parte una linea bruna che va alla costa. Frangie bianche, con due mac- chie brune quadrate una al torno e l’ altra tra le vene 4 e 5. Ali post. bianche colla costa giallastra e un punto bruno nella cell. Holotypus: Belet Amin, Giuba, VII-1934 (Patrizi); esp. 17 mm. in coll. Museo di Genova. i Un esemplare (?) della stessa località e data molto deteriorato mi- sura mm. 14 di espansione. Eustrotia extranea n. sp. @. Antenne brune, palpi bianchi, bruni lateralmente al 2° articolo; fronte e vertice biancastri; patagi, tegole e torace cosparsi di biancastro; addome bruno chiaro. Ali anteriori grigie chiare leggermente rosate; più grigie prima del- l’ antemarginale, alla costa e nello spazio distale; subbasale rappresen- tata da un segno bianco alla costa; antemediana doppia molto rivolta in fuori dalla costa molto oltre la reniforme, poi in dentro alla vena 2 e di qui quasi diritta al margine; subterminale bianca semplice molto den- tellata, seguita da alcuni punti neri al margine; claviforme assente; orbi- colare formata di un piccolo punto nero oblungo senza contorno; reni- forme bruna contornata di grigiastro. Ali posteriori uniformemente gri- gie scure, più scure nella metà distale; frangie più chiare. Inferiormente petto e zampe bianchi; tarsi anellati di grigio; addo- me grigio; ali anteriori grigie sparse di ocreo nella cell.; posteriori bian- che molto cosparse di punti grigi e ocrei alla costa e al margine. Holotypus e Paratypus: ® ®, Belet Amin, Giuba, VII-1934 (Patrizi), esp. 17 mm., al Museo di Genova. Vicina a nephrosticta Hmps. II. LYMANTRIIDAE Cropera Confalonieri n. sp. 4. Palpi, capo, torace, addome, petto, zampe giallo-brune chiare; antenne col flagello superiormente dello stesso colore, e pettini bruni. Ali semidiafane, sparse largamente di scaglie dello stesso colore, - meno nella parte apicale da poco oltre la fine della cell. alle frangie NUOVE SPECIE DI ETEROCERI 179 delle anteriori che sono sparse di scaglie brune. Un punto bruno su ogni chiusura di cell. Frangie concolori gialle-brune chiare. Holotypus: Belet Amin, Giuba, 10-VII-1934 (Patrizi). Esp. 22 mm. Dedicata al Sig. Confalonieri che fece parte della spedizione. Typus ai Museo di Genova. III. LIMACODIDAE . Gavara Caprai n. sp. 4. Antenne pettinate fino alla metà brune; capo, torace, addome, petto e zampe bruni lucenti. Un ciuffo sul metatorace, prominente, spa- toliforme, bruno giallastro coll’ apice rossastro. Ali anteriori brune lucenti dalla base alla linea postmediana che parte dalla vena 7; spazio distale così delimitato, giallastro picchiettato di bruno, colle vene spiccanti in giallastro chiaro. Una linea nera me- diana dalla media al margine interno, formante 4 zig-zag meno visibili; un punto nero alla costa presso |’ apice preceduto da un segno bianco e una postmediana doppia rosso mattone e giallastra. Linea marginale nera, formante un saliente tra le vene 5 e 8. Una serie di punti neri tra le vene al margine. Frangie giallo chiare con una fascia mediana un po’ più bruna. Ali posteriori giallastro chiare, picchiettate di bruno, specialmente lungo il margine; frangie come nelle ali anteriori. Inferiormente le 4 ali giallastre, più o meno picchiettate di bruno. Una linea di punti bruni al margine, tra le vene. Holotypus: Belet Amin, Giuba, VII-1934 (Patrizi). Esp. 14 mm. AI Museo di Genova. Delicata al carissimo Dottor Felice Capra, guida esperta e pazien- tissima agli studi entomologici, con grande riconoscenza. IV. GEOMETRIDAE Archichlora Patrizii n. sp. Vertice, patagi, tegole, antenne, torace, addome bianco giallastri. Ali anteriori dalla base fino a due terzi bianco giallastre perlacee, con segnata debolmente una linea basale diritta e una lunula discale; a ?/; dell’ala una linea sinuosa irregolare bruna partente dalla vena 6; oltre questa un campo bianco brillante che si attenua verso il mar- ee Cea tear yy Ue wen Se} SORIA CAPA SIR II TIRI dd CIA BUTI PMI Nk REESE AME FEE GAL ae yn, SS poy ye mee: aie, sing ATTRA e RIA DE Ped oul tal SO eigen ee a x È AVIR DEE ra Ra Py i : Eat Cy tale 180 E. BERIO x zine in bianco giallastro perlaceo; questo campo è striato da lineette brune irregolari; una macchia rossastra sfumata prima dell’ apice, fran- gie concolori precedute da linee nere. Ali posteriori come le anteriori ma dotate sulla sporgenza caudi- forme di uno spiccante punto nero seguito lungo il margine da una linea bruna, frangie brune. Inferiormente: petto, zampe, addome, ali bianco giallastri; sulle ali si ripete, debolmente, il disegno superiore. Holotypus: Belet Amin, Giuba, 15-VII-1934 (Patrizi), esp. 37 mm. in collezione Museo di Genova. Questa e le due seguenti sono state segnalate gentilmente da H. W. T. Tams e da L. B. Prout ai quali esprimo qui la mia gratitudine. Anisodes imperialis n. sp. Palpi, fronte, vertice, patagi, tegole, antenne, torace, addome e Ali anteriori giallo croceo tendente al bruno. Su queste ultime sono segnate tre linee brune sfumate; una alla base, una a metà e una a °/,; esse sono equidistanti e sinuose. L’ ultima distalmente è seguita da un campo bruno che la congiunge al margine, fra la vena 2 e 3. Orlo dell’ ala bruno, frangie giallo ocree. Ali posteriori come le anteriori ma con un punto bianco piccolissimo mel disco, cerchiato di bruno, frangie concolori. Inferiormente: petto, zampe, addome, ali giallo ocreo chiaro; le ali hanno una linea bruna corrispondente alla 3° superiore. Holotypus: Belet Amin, 30-VI-1934 (Patrizi), esp. 27 mm. in colle- zione Mus. Genova. Scopula africana n. sp. Palpi, fronte, vertice, patagi, tegole, antenne, torace, addome e Ali anteriori bianco cremei. Su queste ultime tre linee sottili brune chiare, seguite da due ombre ondulate, larghe, dello stesso colore. Tutte ie ali sparse di piccolissime scaglie brune, frangie bruno chiare. Ali posteriori identiche, con un punto nero nel disco. Inferiormente: petto, zampe, addome, ali come sopra ma poco più giallastri; due linee incomplete sulle ali stesse. Holotypus: Belet Amin, VIII-1934 (Patrizi), esp. 19 mm. in colle- zione Mus. Genova. NUOVE SPECIE DI ETEROCERI 181 VOTA, My a C7, %, Cropera Confalonierii, typus Archichlora Patrizii, typus Anisodes imperialis, typus Le figure sono variamente ingrandite. Ya 182 IMENOTTERI ACULEATI PER LA DOTT. DELFA GUIGLIA Gli Imenotteri aculeati riportati dalla Spedizione Patrizi e da me presi in esame benchè assai scarsi sia come numero di esemplari che come numero di specie, offrono un certo interesse per la presenza di alcune forme non ancora citate per la Somalia Italiana. SCOLIIDAE Scolia ruficornis Fab. Scolia ruficornis Fabricius, Ent. syst. II, 1793, pag. 230, n. 9, 4. - Saussure et Sichel, Catalog. Spec. Gen. Scolia, 1864, pag. 85, n. 62 4 9. - nec Magretti, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXXII, 1892, pag. 237 (Sc. aureipennis Lep.). i Belet Amin 2 9, 20 3. Le 9 (29-30 mm.) presentano la metà posteriore del capo rossa ferruginea con leggero infoscamento intorno agli ocelli; in un esemplare lo scapo e il primo articolo del funicolo sono ferruginei un poco anneriti, anche nell’ altro individuo gli stessi articoli presentano lievi sfumature ferruginee. La statura dei 4 4 varia da un massimo di 27 mm. a un minimo di 19 mm. circa. Distrib. geogr.: Senegal (loc. tip.). Diffusa nell’ Africa equatoriale, Arabia (Saussure, 1. c.), Jemen meridionale (Gribodo, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XX, 1884, pag. 388). VESPIDAE Belonogaster griseus Fab. Vespa grisea Fabricius, Syst. Entom., 1775, pag. 372, n. 43. - Belonogaster griseus du Buysson, Ann. Soc. Entom. France, LXXVIII, 1909, pag. 247. - Bequaert, Bull. Americ. Mus. Nat. Hist., XXXIX, 1918, pag. 236, 237. Belet Amin 19. La colorazione di questa specie è, come è noto, assai variabile, la 9 di Belet Amin presenta nell’ insieme una tinta ferruginea piuttosto chiara. IMENOTTERI ACULEATI 183 Distrib. geogr.: Sierra Leone (loc. tip.). Africa occidentale, orientale e meridionale (du Buysson). Congo Belga (Bequaert). Polistes sp. prope hadius Gerst. Belet Amin 29, 10 4 ; Ola Uager 3 9, 2 4 ; Salambò 2 9,1 ¢. Questi individui appartengono indubbiamente al gruppo del P. mar- ginalis Fab. e per alcuni caratteri morfologici e cromatici i 4 3 pre- sentano una certa affinità con 1 4 di Moyale (Borana) che io credo debba riferirsi ai P. badius Gerst.; essi presentano difatti i margini late- rali del clipeo non o appena lievemente rialzati a cercine, la distanza fra gli ocelli posteriori presso a poco uguale alla distanza fra essi e l’ occhio (5:6) ed inoltre colorazione abbastanza simile. L’ affine marginalis, da quanto ho potuto constatare dall’ esame di esemplari dell’ Eritrea (Cheren) che io credo dover riferire a questa spe- cie, si differenzia dalla forma della Somalia sopra tutte per avere il 4 i margini laterali del clipeo sensibilmente rialzati a cercine, la distanza fra gli ocelli posteriori evidentemente minore della distanza fra essi e l'occhio (5:7-8) ed inoltre per il 2° articolo del funicolo delle antenne della ® subclavato anzichè subcilindrico come negli esemplari somali. Data la difficoltà d’ identificazione delle specie del gruppo del margi- nalis non oso pronunziarmi in maniera definitiva circa la determinazione della specie della Somalia fino a che non avrò fatta una revisione com- pleta del gruppo in base ad abbondante materiale che spero poter presto avere in esame. . Eumenes maxillosus De Geer Eumenes mawxillosus Bequaert,, Ann. South Afric. Mus., XXIII, Part 3, pag. 492, 559, 564; fig. 13 (pag. 560). - Giordani Soika, Bull. Soc. Roy. Ent. Egypte, 1935, pag. 166. Belet Amin 149, 2 4. Distrib. geogr.: Specie largamente diffusa in tutta la regione etio- pica; da Giordani Soika (I. c.) è citata pure di Tripoli, Derna, Egitto. Synagris analis Saussure Synagris analis Saussure, Htud. Fam. Vespid., I, 1852, pag. 86, n. 11; tav. 13, fig. 5, 4. - Synagris xanthura Saussure, Etud. Fam. Vespid., III, 1856, pag. 155, n. 44, 9 - Maidl, Denkschr. K. Akad. Wiss. Wien mathimatgrwiss KI XGI, 1914, pag. 236, 253; tav. I) fig. 4, tav. II, Noia LG. a o, CER RIOT ICARO ETE 184 | D. GUIGLIA Belet Amin 39, 1 &. Distrib. geogr.: Abissinia (loc. tip.). Largamente diffusa e comune nell’ Africa orientale, centrale e meridionale. Secondo Maidl la località « Senegal» che Saussure (1856, 1. c.) designa come tipica della S. x xanthura è con tutta probabilità errata. Odynerus (Rhynchium) lateralis Fab. var. Paolii Giordani Soika O. (Rhynchium) lateralis var. Puaolù) Giordani Soika, Boll. Soc: Entom. Ital, LXVI, n. 8, 1934, pag. 183, 4 9. Belet Amin 1 9, Chisimaio 1 9. In questi esemplari lo spazio interantennale, le orbite interne dei lobi inferiori degli occhi e il postscuteilo sono ferruginei senza traccia di giallo; il nero sull’ addome è più o meno esteso e nell’ individuo di Belet Amin le fascie gialle apicali dei tergiti III.-V. sono ampiamente interrotte nel mezzo. Distrib. geogr.: Somalia italiana, Villaggio Duca degli Abruzzi (loc. tip.). Odynerus (Rhynchium) fervidus Saussure Odynerus fervidus Saussure, Etud. fam. Vespid., 1854, pag. 288. - Bequaert, Bull. Americ. Mus. Nat. Hist., XXXIX, 1918-1919, pag. 299. Belet Amin 1 9. Distrib. geogr.: Africa (loc. tip.). Arabia meridionale (Bequaert I. c.). PSAMMOCHARIDAE Cyphononyx Bretoni Guérin Pompilus Bretonil Guérin, Magasin de Zoologie, 1843, pag. 4; tav. 115, fig. 2e 2a, 4 (esclusa @). - Cyphononyx flavicornis Guiglia, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LTI, 1928, pag. 498, 4 9. - Cyphononyx crocei- cornis Arnold, Ann. Transv. Mus., XIV, Part IV, 1932, pag. 295, 296 Cesto 0 ese On Ofa ue. on Belet Amin 2 9. Dal confronto del tipo 4 del P. Bretoni Guér. (ex Coll. Guérin, Coll. Museo di Geneva) con la descrizione e le figure del C. croceicornis (Erichson) Arnold (1. c.) ho potuto constatare l’ identità specifica delle due forme; in realtà nel tipo del Bretoni il dente interno delle unghie dei tarsi è troncato all’ apice e non già acuto come appare dal disegno del IMENOTTERI ACULEATI 185 Guérin (1. c.). Faccio notare come la fig. 6b di Arnold (1. c.) rappresenti con tutta probabilità l’ aedeagus non già a secco ma sensibilmente pres- sato, difatti visto nella sua posizione naturale esso si presenta evidente- mente più ristretto e con il lato esterno dello stipite leggermente sinuoso. Riguardo alla nomenclatura il nome di croceicornis Erichson (Forster, Descr. anim., 1844, pag. 19) adottato da Arnold e da altri Autori, è, da quanto ho potuto constatare, un nomen nudum e perciò assolutamente non valido, mentre, dato che il Guérin dà la figura d’ insieme del ¢ men- tre della 9 da solo un dettaglio, ritengo debba venir senz’ altro usato il nome di Bretoni per questa specie di Cyphononyx. Il tipo 9 del Bretoni va riferita al Gen. Batozonellus Arnold (Bato- zonus A. A. partim) e da Arnold viene considerata come varietà del fuliginosus Klug (Batozonellus fuliginosus Klug var. Bretonii Guérin, Ann. Transv. Mus., XIX, Part I, 1937, pag. 3 - 5). Non entro in discussione se le due forme siano o non conspecifiche perchè ho troppo scarso mate- riale del gruppo per poter giungere a conclusioni definitive, faccio sola- mente osservare come per la colorazione ferruginea del capo e delle antenne il tipo 9 di Bretoni corrisponda maggiormente alla var. sudanicus Arnold (1. c., pag. 5) che non alla varietà designata da Arnold con il nome di Bretonii. Distrib. geogr.: Senegal (loc. tip.). Secondo Arnold questa specie si estende dalle coste meridionali del Mediterraneo fino alla Baia di Delagoa per la parte orientale e fino a Mafa per la parte occidentale del conti- nente africano. Hemipepsis vindex Smith Mygnimia vindex Smith, Catalog. Hymen. Brit. Mus., III, 1855, pag. 186, n. 18, 9. - Hemipepsis vindex Arnold, Ann. Transv. Mus., Vol. XIV, Pari IV, pag. 339, fis, 29 e 29a, ao. Belet Amin 1 ©. Distrib. geogr.: Africa meridionale (loc. tip.). Africa orientale (Eri- trea, Somalia, Chenia, Tanganica). Da Arnold è citata pure dell’ Africa occidentale (Senegal). Pseudagenia flavotegulata Bingham var. gaudens Arnold Pseudagenia flavotegulata v. gaudens Arnold, Ann. Transv. Mus., XVIII, Part 2, 1936, pag. 119, fig. 38, ©. Chisimaio 1 ® (det. Arnold). Distrib. geogr.: Congo Belga (loc. tip.). 186 D. GUIGLIA Pseudagenia stigmalis R. Lucas Pseudagenia stigmalis R. Lucas, Deutsch-Ost. Afrika, IV, 1898, pag. 61, © 6 2 3 Chisimaio 1 ¢ (det. Arnold). Distrib. geogr.: Guinea, Camerun, Stanley Pool, Zanzibar (Lucas, l. c.). | SPHECIDAE. _~ Sceliphron (Pelopoeus) spirifex Linn. S. (Pelopoeus) spirifex Arnold, Ann. Transv. Mus. 12, Part 3, 1928/pas 7 244, fig. 8b e 3c, 4 Q. i Belet Amin 2 9. Distrib. geogr.: Specie comune, diffusa in tutta I’ Africa e nella regione mediterranea. Chlorion (Proterosphex) umbrosum Christ var. metallicum Taschenberg Sphex metallica Taschenberg, Zeitschr. f. d. ges. Naturw., XXXIX, 1869, pag. 414, n. 9, & 9. - Sphex Magretti Gribodo, Mem. R. Acad. Scienze | Inst. Bologna, 1894, pag. 136, 9 - Sphex umbrosus var. Magrettii Kohl, Ann. naturhist. Hofmus. Wien, X, 1895, pag. 57. - Sphex umbrosum — var. metallicum Arnold, Ann. Transv. Mus., 12 Part 4, 1928, pag. 362. os ee Belet Amin 2 9. Gribodo (I. c.) distingue la Magrettii dall’ affine S. metallica Tasch. — sopra tutto per avere la prima specie il torace « uniformemente vestito q da peluria bruno-nera », in realtà però questo carattere non esiste. Dal- — l'esame del tipo (ex Coll. Gribodo, Coll. Museo di Genova) ho potuto © difatti constatare come nella Magrettii la pubescenza del pronoto e meso- ~ noto sia bianca grigiastra come nella metallica, al contrario cioè della Taschenbergi Magr. (*) in cui la stessa è bruno-nera. È Negli esemplari di Belet Amin le zampe sono uniformemente nere ~ senza riflessi ferruginei.. Distrib. geogr.: Chartum (loc. tip.). Zanzibar (Sphex Magrettii | (1) Sphex Taschenbergi Magretti, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, XXI, 1884, pag. 581 n. 106, 9 i (loc. tip.: Metemma, Eritrea). - Sphex umbrosus var. Taschenbergi Kohl. Ann. Naturhist, Hof sà mus. Wien, V, 1890, pag. 408 n. 3, 9. IMENOTTERI ACULEATI 187 Gribodo, 1. c.), Somalia: Giumbo, Brava (Sphex umbrosa var. Magrettii Grib., Guiglia, Mem. Soc. Ent. Ital., X, 1931, pag. 123). Da Arnold è citata delle seguenti località: Rhodesia, Transvaal, Orange. Liris diabolica Smith Larrada diabolica Smith, Ann. Magaz. Nat. Hist., XII (4), 1873, pag. 294, @. - Liris opipara Kohl, Ann. naturhist Hofmus. Wien, IX, 1894, pag. 297; tav. XIII, fig. 8 e 38. - Liris diabolica Arnold, Ann. Transv. Mus., Santi n1925 pact 252, (4 9. i Belet Amin 1 9. Distrib. geogr.: Sierra Leone e Port Natal (loc. tip.). Dintorni di Harar, Piana di Giumbo (Guiglia) (*). Rhodesia meridionale, Natal, Transvaal (Arnold). APIDAE Xylocopa Stuh!manni Kohl Xylocopa Stuhlmanni Kohl, Jahrbuch Hamburg, Wiss. Anstalt., X, 1893, pag. 182, ©. - Enderlein, Berlin. ent. Zeitschr., XLVIII, 1903, pag. 56, . & 9. - Friese, Bienen Afrikas, 1909, pag. 252, 4 9. Belet Amin 1 @. Distrib. geogr.: Quilimane e Bagamoyo, Tanganica (loc. tip.). Usam- bara, Dar-es-Salaam, Chilimangiaro, Lago Niassa, Sikumba, Rikatla (Friese, 1. c.). Ceratina elongata Friese Ceratina elongata Friese, Wien. ent. Ztg., XXIV, 1905, pag. 4, 6 e 14, @ 9. Ola Uager 1 ® (det. Alfken). Distrib. geogr.: Baia d’ Aigoa e Kigonsera (loc. tip.). Chilimangiaro. Anthophora bipartita Smith Anthophora bipartita Smith, Catal. Hymen. Brit. Mus., II, 1854, pag. 333, @. - Friese, Bienen Afrikas, 1909, pag. 270, 9. - Guiglia, Ann. Mus. Civ. St. Nat. Genova, LII, 1928, pag. 489, ¢. Belet Amin 1 ©. (1) Guiglia D. - Contributo alla conoscenza della fauna imenotterologica dell’ Africa orientale. Mem. Soc. Ent. Ital., X, 1931, pag. 126. D. COL Distrib. geogr.: Port Natal (loc. ci Somalia Italiana: (villa Duca degli Abruzzi), Africa orientale Britannica, Chilimangiaro, Afri meridionale (Transvaal, Regione del Capo). Apis mellifica L. subsp. unicloor var. Adansoni Latr. Apis Adansonii Latreille, Ann. Mus. Hist. Nat. Paris, V, 1804, pag. Ue î n. 6, 3. - Apis mellifica st. unicolor var. adansoni Buttel - Reepen, wile Mus. Berlin, III, 1906, pag. 186. Belet Sala 4 è, Ola Uager 11 5, Salambò 3 è. Distrib. geogr.: Senegal (loc. tip.). Africa orientale, occidentale e. q meridionale. i 189 E. BERIO LISTA DEI LEPIDOTTERI ETEROCERI CON NOTE E DIAGNOSI DI ETEROCERI AFRICANI La cospicua raccolta di lepidotteri compiuta dal Marchese Patrizi daila seconda metà di giugno a metà agosto 1934 nel Basso Giuba (Belet- Amin) contribuisce validamente alla conoscenza della lepidotterofauna di questa parte della nostra Somalia. Gli Eteroceri che sono stati studiati (Macrolepidotteri escluso la maggior parte delle Geometridae) presentano un particolare interesse, perchè oltre alla descrizione di 2 generi e 20 specie nuove, mi permettono di compilare la prima lista importante di questi insetti provenienti dalla Somalia Italiana, riparando così ad una deficienza che dipende dalla difficoltà di raccolta e di studio, per cui gli Eteroceri sono stati spesso trascurati dai raccoglitori e dagli studiosi. Poichè recentemente (1937) il Marchese Ademaro Negrotto Cam- biaso, abilissimo raccoglitore, tra l’ altro, di Lepidotteri, ha inviato da Mogadiscio al Museo di Genova altro materiale di Eteroceri raccolti in mesi più primaverili, ho creduto opportuno di dare |’ elenco delle specie da lui raccolte in appendice a quello delle specie raccolte dal Marchese Patrizi: il confronto tra le due liste illustra le particolarità di estensione della vita di talune specie nel tempo e nello spazio; con la conclusione che generalmente |’ abitato appare molto ristretto, e la durata del volo non molto cospicua; tanto è vero che su circa 40 entità della seconda lista solamente 1/3 figura nella prima. Il rilievo, completato dall’ osser- vazione fatta sovente che è difficile che si incontrino nelle raccolte di Eteroceri di queste regioni degli esemplari logori, parrebbe far supporre che questi insetti siano dotati di una vita molto corta, e la grande con- correnza vitale che i viaggiatori asseriscono avere riscontrato colà, ne è forse la spiegazione. 190 E. BERIO Le citazioni che ritengo più importanti, oltre quelle di specie finora sconosciute, sono quelle di Agrotis pictifascia Hmp. nel Basso Giuba, poichè la specie, descritta di Sokotra, non mi risulta essere stata ulterior- mente citata: essa è pochissimo conosciuta, tanto che non è stata ripor- tata nella compilazione del Seitz: a Belet Amin si è trovata abbastanza abbondante e due esemplari provengono da Mogadiscio. Altra specie descritta dall’ Isola di Sokotra è la Neosema sesamioides Rebel, una pecu- liare Agrotina descritta su unico esemplare, e che il Marchese Negrotto ha inviato da Mogadiscio in diversi esemplari freschissimi. Nella terza parte del lavoro riunisco note diagnostiche e critiche su varie specie nuove o interessanti. Ringrazio i Sigg.: Dott. Jordan, H. W. T. Tams, e Zerny che mi hanno favorito le determinazioni segnate nel contesto. PARTE I. LISTA DEGLI ETEROCERI RACCOLTI A BELET AMIN DAL MARCH. SAVERIO PATRIZI AMATIDAE Amata cerbera L., 1 ¢ ab. 3 Hamps., VII. Apisa canescens microcanescens Berio (Ann. Mus. Civ. Genova, vol. 58, 1935, p. 59), 9 4, 219, VI-VIL. Metarctia sp.? vicina a pallida Hmp., 1 4, 30-VI (det. Zerny). AGARISTIDAE Aegocera brevivitta Hmp., 89, 20-VI. Una sola tra queste appartiene o si avvicina alla f. triangularis Niepelt. Mitophrys obliquisigna Hmp., 1 9, 25-VII. ARCTIIDAE Nola tristicta Hmp. (?), 1 2, VII. Lithosia Eningae Plòtz, 1 ®, VII. Spilosoma semihyalinum Bart. 1 ¢ 1 9, VIII. — investigatorum Karsch, 2 4 6 ®, VII- VIII. Maenas arborifera f. gracilis Butl., 1 9, VIII. — minorata Berio (I. c., vol. 58, 1935, p. 59), 4 (typus), VIII. Rhodogastria vitrea Plòtz (?), 1 @, VIII (det. Zerny). Secusio discoidalis Talb., 1 2, 20- VI. LEPIDOTTERI ETEROCERI 191 LYMANTRIIDAE Euproctis fasciata WIk., 31 3 3 9, VII- VIII. Cropera Confalonierii Berio (1. c., vol. 58, 1937, p. 178, fig), 4 (typus), 10 - VII. Laelia subrosea Wlk., 2 4 2 @, VII. — impura Hrg., 1 4, 30-VI. Dasychira daphne Hering, 1 ¢. Aclonophlebia rhodea Hmp., 1 ©, VII (det. Tams). LASIOCAMPIDAE Beralade prompta Wlk., 1 3, VI. Beralade Donaldsoni Holl., 7 ¢ ®, VI- VIII. Odontocheilopteryx myxa Wall., 1 9, VII Pachypasa Marshalli Aur., 1 &, VII. Odontopacha fenestrata Aur., 1 9, VII. Anadiasa simplex Pag., 1 4, VII. SATURNIIDAE Melanocera menippe f. transiens Wichgrf., 1 34. SPHINGIDAE Herse convolvuli L., 2 4, VII. Acherontia atropos L., 1 es., VI. Praedora Marshalli tropicalis R-J., 1 9, VI. Pseudoclanis postica Wik. 2 4, VII- VIII. Polyptichus Erlangeri R-J., 1 4, VII (det. Jordan). Likoma crenata R-J., 6 s 3 ©, VII-VIII (determinazione rivista dal Dr. Jordan). Cephonodes hylas L., 4 es., VI - VII. Nephele argentifera Wik. 1 4, VII. Hippotion celerio L., 3 ¢, VII- VIII. BOMBYCIDAE Ocinara ficicola W-O., 3 es., VII ex pupa. NOTODONTIDAE Phalera imitata Dre., 1 2, VII. i e] ve 192 LEPIDOTTERI ETEROCERI LIMACODIDAE Coenobasis postflavida Hmp., 1 9, VII. Gavara velutina WIK., 5 4 2, VII (det. Tams). — Caprai Berio (I. c., vol. 58, 1937, p. 179, fig.) 1 @ (typus) VII. METARBELIDAE Metarbela erecta Gaede, 1 4, VII. NOCTUIDAE Agrotis pictifascia Hmp., 14 6 7 @, VI-VII (determinazione rivista da Zerny). Chloridea obsoleta F., 8 4 9, VI-VII. Adisura bella Gaede, i ®, VIII. Timora feucosticta Hmps., 1 4, VII. — zernytamsia Berio (I. c., vol. 58, 1935, p. 60, fig. 1), 1 3 (typus), PEACE Cirphis Loreyi Dup., 1 9, VIII. Borolia Patrizii Berio (1. c., vol. 58, 1935, p. 61, fig. 2), 1 @ (typus), 2a ile — melanostrota Hmp., 1 ®, VII. — inangulata Gde., 1 ¢, VIII. — sp. 3 @, VI-VII (det. Tams). Perigea capensis Gn., 1 ©, VII. Cetola vicina Joannis, 1 ®, VIII. Il genere Cetola dovrebbe essere collo- cato nelia sottofamiglia delle Noctuinae (Ophiderinae) per la vena- tura delle ali posteriori Prodenia litura Gn., 4 4 12 ®, VI- VIII. Spodoptera cilium Gn., 8 4 9, VI-VIII (det. cui — abyssinia Gn. (?), 1 4, 30-VI. Laphygma exigua Hb., 4 4 9, VI-VIIL. Proxenus melanospila Gn., 1 e, VIII. Questa determinazione è di Tams, il nome melanospila Gn., ricordato da Saaimiiller (Lep. Madag. II. Abh. Senk. naturf. Ges. XVII, 1891, p. 297) come appartenente al gen. Euperia Gn., non risulta censito da Hampson e probabilmente ia specie non appartiene a questo genere. Androlymnia clavata Hmp., 2 4 4 ®, VI-VII. Sesamia vuteria Stoll, 1 4 2 9, VII- VIN. a ee E. BERIO 193 . Ethiopica hesperonota Hmp., 1 4, VII (det. Tams). Eublemma galacteoides Berio (1. c., vol. 58, 1937, p. 174), 1 2 (typus), VII. Ozarba scorpio Berio (1. c., vol. 58, 1935, p. 61, fig. 3), 1 2 (typus), IVI: — deficiens Berio (I. c., vol. 58, 1935, p. 62, fig. 4), 1 2 (typus), VII. — endoscota Hmps., 1 ¢ 2 9, VI-VII. . — semiluctuosa Berio (I. c., vol. 58, 1937, p. 176), 1 9 (typus), VIII. — albomediovittata Berio (I. c., vol. 58, 1937, p. 157), 1 4 (typus), VII. Eustrotia decissima Wlk.,2 ¢ 1 ®, VII- VIII. — mianoides Hmp., 1 4, VIII (determinazione rivista da Zerny). — extranea Berio (1. c., vol. 58, 1937, p. 178), 2 @ (typus, parat.), VII. — pluristriata Berio (i. c., vol. 58, 1937, p. 175), 1 ® (typus), VII; 1 @, VII; descritta erroneamente come una Ozarba. Amyna octo Gn. 1 & 2 9, VI-VII. Xanthomera leucoglene Mab., 1 3 2 @, VII. Giubicolanta orientalis Berio (1. c., vol. 58, 1937, p. 176-177), 1 4 (typus), 5 parat., VII - VIII. Mimasura innotata Hmp., 6 ¢ 9, VIi- VIII. — pentheus (Fawc.) Berio, 1 4, VI; descritta come una Athetis. Callhyccoda viriditrina Berio (I. c., vol. 58, 1935, pp. 63, 64, figg. 5, 6), 1 4 (typus) 2 4 2 (parat.), VI-VII. Hopiotarache semialba Hmp., 1 & 1 9, VIII. i Metapioplasta pergratiosa Berio (1. c., vol. 58, 1937, p. 177), 2 9 (typus, parat.), VII. Tarache Zelleri Wligr., 1 3, VIII (det. Zerny). — opalinoifes Gn., 1 9, VII. — gratiosa Wall, 1 4 10 9, VI-VII. — discoidea Hpff. (?), 1 ©, VII. Eulocastra Tamsi n. sp., 1 4 (typus), VIII. Vedi pag. 202. Bryophilopsis tarachoides Mab., 1 9, VII (det. Tams). Leocyma discophora ab. caeca Berio (1. c., vol. 58, 1935, p. 65, fig. 7), Tie EVIE. — candace Fawc., 1 9, VII. Erebus macrops L., 2 é, VI- VII. Cyligramma lathona Cr., 11 3 2, VI- VIII. — fluctuosa Dr., 1 ¢ 2 9, VIII. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVIII. 7 oa) E. BERIO Achaea mercatoria F., 1 ¢, VIII. — Lienardi Bdv., 4 ¢ 1 2, Vil. Parallelia algira L., 4 3 @, VII - VIII. Grammodes exclusiva Pag., 7 ¢ 9, VII- VIII. Chalciope hyppasia Cr., 1 2, VIII. Mocis repanda F., 4 4 9, VII. Pericyma mendax WIk., 1 9, VIII. Phytometra orichalcea Hb., 1 4, VII. — fracta WIk., 1 9, VII. Ophideres materna Gn., 1 ®, VII. Anomis flava F., 1 ©, VIII. — involuta WIk. (?), 1 ©, VIII. — sabulifera WIk., 1 ©, VI. Pteronycta fasciata Hmp., 1 9, VIII (det. Tams). Lephotavia incivilis WIk., 2 9, VIII (det. Tams). Bareia incedens Wlk., 1 9, VII. Anoba trigonosema Hmp., 2 ®, VII - VIII. Acantholipes circumdatus Wik., 1 @, VII. Radara frequens Holl., 1 9. Zethesides Beltoni Butl., 1 ¢@, VII. Calesia zambesita WIk., 2 2, VII - VIII (det. Zerny). Antarchea fragilis Butl., 1 9, VII (det. Tams). Hypena masurialis Gn., 26 ¢ @, VII- VIII. Sphyngomorpha chlorea Cr., 1 4 1 9, VII. PARTE II. LISTA DEGLI ETEROCERI RACCOLTI A MOGADISCIO DAL MARCH. A. NEGROTTO CAMBIASO (Le specie segnate con asteriseo non sono contenute nell’ elenco precedente) ARCTIIDAE Maenas arborifera Butl. 4 4 8-IV; 3 4 10-IV; 5 ¢ 11-IV; 2 8 GIVE 1708120 IV 10h 6 1S Ve MORE ZOIV= * Utetheisa pulchella L., 2 ¢ 3 9 6-V; 1 2 8-IV. * Amsactarctia radiosa Pag., 1 4 11-IV; 3 4 12-IV; 1 4 13-IV; IA 16 IVES VANVE dip a LOG: *Teracotona submacula Wlk., 1 ® 6-IV. LEPIDOTTERI ETEROCERI 195 AGARISTIDAE Aegocera brevivitta Hmp., 11 9 6-V di cui 5 della f. triangularis Niep. LASIOCAMPIDAE * Beralade sobrina Drc., 1 9 6-V. — Donaldsoni Holl., 1 9 15-IV. LIMACODIDAE * Parasa vivida Wlk., 1 es. 18-IV. NOCTUIDAE Agrotis pictifascia Hmp., 1 3 16-IV; 1 4 13-IV. * — Negrottoi n.sp., 1 4 typus 12-IV. Vedi pag. 199. *Neosema sesamioides Rebel, 1 34 13-IV; 2 4 15-IV; 3 4 18-IV; 1 4 12-IV descritta di Sokotra su un unico esemplare. * Craterestra definiens Wik. (?), 1 ¢ 12-IV; 1 & 13-IV; 1 4 16-IV; 14 6-V. Borolia sp.?, 1 4 indeterminabile, 16 -V. Laphygma exigua Hb., 2 4 6-V; 1 9 13-V. Spodoptera cilium Gn., 2 4 6-V; 1 4 18-IV. * Athetis capicola H-S, 1 3 6-V. * — discopuncta Hmps., 1 4 12-IV. * Sesamia cretica Led, 1 9 18-IV. Gen.? sp.? gruppo di Sesamia 1 34 5-III. * Ethiopica phaeocausta Hmp., 1 4 6-V. * Odontorethra Featheri Hmp., 1 9 18-IV. Androlymnia clavata Hmp., 1 4 16-IV; 1 3 18-IV; 1 4 13-IV. Eustrotia extranea Berio, 1 9 16-IV. — decissima WIk., 1 9 6-V. * — citripennis Hmp., 2 4 1 © 6-V. — pluristriata Berio, 1 9 6-V. * Pseudozarba opella Swoe., 1 ¢ 16-IV; 1 4 2 9 18-IV. *Hoplotarache cornifronis Auriv, 1 4 6-V. * Metapioplasta insocia Wlk., 1 4 6-V. * Acropserotarache elegantissima Berio (1. c., vol. 59, 1937, p. 391), 1 ¢ i Vesa ce Oe le IV Lid 1S IVE hve dI =~ ven SRA Pa eM I 196 E. BERIO * Tarache caffraria Cr., 2 4 12-IV. * Eutelia grisescens Hum., 1 9 6-IV. * Audea melanoplaga Hmp., 1 9 10-IV. * Pericyma umbrina albicinta Gn., 1 9 6-V. * Plecopterodes clytie Gaede, 1 4 15-IV. * Gnamptonyx vilis WIk., 1 9 8-IV; 2 4 15-IV; 3 4 2 ® 16-IV. Parallelia algira L., 4 es. 6-V. * Cerocala albimacula Hmp., 1 2 6-IV; 1 @ 10-IV; 1 2 1 @ 12-IV; LO TS IV es 5) = Ve sioni AVO Chalciope hyppasia Cr., 1 9 18-IV. * Brevipecten cornuta Hmp. (?), 3 ¢ 2 ® 8-IV; 10-IV; 12-IV; rife- risco con dubbio a questa specie descritta dell’ Africa meridionale gli esemplari di Mogadiscio, e dò la descrizione dettagliata di essa. 4 Zethesides Bettoni Butl., 2 9 6-V. . PARTE III. NOTE DIAGNOSTICHE E CRITICHE I. - ARCTIIDAE ‘‘Acantharctia,, radiosa Pag. (fig. 1-5). Pagenstecker nel 1903 (Jahr. Nass. Ver. Nat., 56, p. 13), rivedendo | alcuni Lepidotteri della spedizione Erlanger (1901) descrisse su unico esemplare (9) molto rovinato questa specie assegnandola al genere Acantharctia forse perchè in essa riscontrava la presenza di una promi- nenza frontale. Gaede in Seitz (XVI, p. 101) trattiene la specie nel detto genere, dicendola simile ad A. vittata Aur. Nelle recenti raccolte di Lepidotteri eteroceri in Africa Orientale Italiana ho trovato dei 4 4 di una specie che pur non potendosi riferire ai genere Acantharctia Aur. per una peculiarità di forma della protube- — ranze frontale, corrispondevano tuttavia alla diagnosi di Pagenstecker. Grazie alla cortesia del Prof. Martin Hering del Museo di Berlino, e del Prof. Chr. Fetzer di quello di Wiesbaden, ho potuto avere in comu- nicazione il typus di Pagenstecker che si trova nella ex collezione privata dell’ autore nel detto Museo di Wiesbaden. La specie da me riscontrata in diversi esemplari è effettivamente la radiosa Pag.; però essa va riferita ad un genere a sè stante separato i LEPIDOTTERI ETEROCERI 197 tanto da Acantharctia Aur. dove fu collocata dapprima, come da Amsacta, dove Pagenstecker stesso pare — a quanto vedo nelle etichette del typus — abbia creduto bene forse trasferirla. Ecco i caratteri di questo genere che reputo nuovo: Amsactarctia n. gen. genot. « Acantharctia » radiosa Pag. Proboscide ridotta; antenne del 3 biserrate con lunghi denti ter- minanti ciascuno in una setola; nella 2 cigliate; palpi ridottissimi, Amsactarctia radiosa (Pag.) . Es. ¢ di Mogadiscio - 2. Capo, visto di fronte - 3. Antenna del ¢ - 4 5. Apparato genitale. i . Tibia anteriore coperti di soffici peli; fronte fornita di una protuberanza cuoriforme che, partendo dal clipeo sfumata, giunge con i due lobi superiori fino oltre TN Ay PSPS Ay eH SO CURA 208 SA TaN O a RR IRPI ICI 198 E. BERIO la base delle antenne. Torace coperto di scaglie e peli; addome coperto di scaglie con alcuni rudi peli basali; tibie anteriori fornite di un grosso uncino adunco internamente e uno breve esterno; II e III tibie con 2 soli uncini apicali. Ali anteriori lunghe e un poco strette; termen cur- vato non crenulato; vena 3 dall’ angolo della Cellula; 4 e 5 vicinissime pure da questo; 6 dall’ altro angolo; 10 - 7 - 8 - 9 in quest'ordine dal- l’ angolo stesso; 11 libera. Nelle posteriori 4-+ 5 e 6 + 7 lungamente peduncolate. Per la miglior conoscenza della specie, avverto che essa non ha nes- suna somiglianza con A. vittata Aur., do il disegno di un 4 freschis- simo, nonchè dell’ apparato genitale, della protuberanza frontale, degli uncini deile tibie I e delle antenne del 4 (fig. 1-5). Esemplari visti: 1 9, typus, Davassum, 8-IV-1901 (Erlanger), Mus. Wiesbaden. - 1 6), Mogadiscio, 11-I1V5°3- raside 12-1V REV eo 16-IV; 3 4 4 1 @ id. 8-IV (Marchese Negrotto), Museo di Genova e Coll. Berio. - 1 4, Mogadiscio, (Geom. Giuseppe Olmi), Coll. Fiori, Bologna. - Esp. (4) 28 mm. II. - AGARISTIDAE Aegocera brevivitta f. triangularis Niepelt. Poichè Niepelt recentissimamente (Festschrift E. Strand, III, p. 559, tab. XX, fig. 5, 1937) ha descritto su due esemplari di Afgoi, Somal. It., questa forma di Aegocera brevivitta Hmp. senza poter appurare la na- tura della entità descritta, ritengo utile far noto il rapporto di frequenza da me riscontrato nell’ ambito di due località somale, tra la detta forma e gli esemplari tipici, al fine di contribuire alla conoscenza del valore biologico e sistematico della forma stessa. Mogadiscio 6 - VII -37 (March. Negrotto) 4 9 9 f. triangularis Niep. Mogadiscio 6 - VII -37 (March. Negrotto) 7 9 9 f. brevivitta Hmp. Belet-Amin, Giuba 20 - 6 - 34 (March. Patrizi) 1 9 f. triangularis Niep. Belet-Amin, Giuba 20- 6-34 (March. Patrizi) 7 9 9 f. brevivitta Hmp. »à eg PINO LEPIDOTTERI ETEROCERI 199 II. - NOCTUIDAE Agrotis Negrottoi n. sp. (fig. 6). 4. Capo, torace, ali anteriori, bianche cosparse fittamente di atomi neri e bruni. Addome, ali posteriori, petto e zampe bianchissime. Sulle ali anteriori si distinguono una linea antemarginale doppia e una ombra mediana bruno chiare formate di un maggiore addensamento della spolveratura bruna che copre |’ ala. Una postmediana bruna lunu- lare più sensibile e una antemarginale a zig zag il cui andamento è retto dalla vena ® alla 4, e di qui al margine posteriore è notevolmente rivolto verso l’ esterno. Frangie precedute da tratti bruni e variegate di bianco e grigiastro. Non si distinguono nè reniforme nè claviforme od orbiculare. Inferiormente sulle ali anteriori un punto nero in chiusura di Cellula. 6 Ti 6. Agrotis Negrottoi Berio, n. sp. Holotypus - 7. Eulocastra Tamsi Berio, n. sp. Holotypus. Holotypus: Mogadiscio, 12-IV-27 (March. Negrotto Cambiaso), Museo di Genova. Esp. mm. 34. Vicina come aspetto a Euxoa subalba Wik. In Negrottoi però marca ogni accenno a sporgenza frontale. Ozarba fasciata Wall. (fig. 10). x Il tvpus di Wallegren è conservato al Museo di Stoccolma, assieme con altri 5 esemplari provenienti dalla stessa località e spedizione (Caf- 200 E. BERIO fraria; Wahlberg). Di questi 6 individui, 4 sono 9 9 e dei 2 4 4 è chia- ramente rilevabile che il typus è quello dotato di cartellino di determi- “nazione, poichè porta una fascia bianca larga, mentre I’ altro esemplare, dotato di fascia molto sottile, è una O. abscissa Wilk. La scelta del 1° quale Typus, oltre che 1’ indizio del cartellino (benchè questo non dica: « typus ») è certissima dal confronto colla diagnosi di Wallengren, che parla appunto di una larga fascia bianca. Questo 4, come pure la ® che ho potuto vedere grazie all’ inte- ressamento del Dr. René Malaise del Museo di Stoccolma, appartengono certamente a una specie distinta da abscissa Wlk. e anche molto diffe- rente, a giudicare non solo dall’ insieme, ma specialmente dall’armatura genitale dei 3 3. Le valve sono asimmetriche; la destra termina nella sua parte supe- riore in due sporgenze ben separate da una larga infossatura nel mezzo; la sinistra nella sua parte superiore è più stretta, terminante in unico lobo. Le due valve verso il loro centro portano un lungo sensillo rivolto in alto, esile, fornito sulla cima di qualche sottilissima setola. Questo sensillo che ritengo presente in moltissimi lepidotteri, per averlo rinvenuto non solo in moltissime Ozarba, ma anche in molte Noctuidae, non mi consta sia stato ancora segnalato; in ogni modo la sua presenza è ben certa, benchè difficilmente visibile a cagione della sua trasparenza, e della possibilità di trovarsi situato, a causa della sua fles- sibilità, sopra la valva o nascosto tra i grossi ciuffi di setole del tegumen. Il penis di fasciata è lunghissimo e sottile, fornito di un uncino sot- tile ricurvo e di una borsa membranosa. L’ apparato così descritto è stato esaminato in 6 esemplari e le caratteristiche si sono trovate costanti. Caratteri esterni: Di statura ben superiore ad abscissa Wlk. e a domina Holl. come pure a transversa Moore. Porta una fascia bianca molto larga dotata anche di una linea sfumata longitudinale: presso l’ apice due piccoli cunei neri. Esemplari visti: 4 2 typus e allotypus (lectallotypus) Caffraria (Wahlberg) Mus. Stoccolma. - 2 4 Natal, Mus. Britannico - 1 9 Natal, Durban, II - 1902 (G. F. Leigh) Mus. Britannico. - 1 ¢ Natal, Durban, 1888, Mus. Bri- tannico. - 1 4 Natal, Durban, allev. IX - 1900 (G. F. Leigh) Mus. Bri- tannico. - 1 4 Northedens Natal, Mus. Bri. - 1 4 S. Africa, Port St. LEPIDOTTERI ETEROCERI i 201 . John, Pondoland, 6 - 25 - II - i924 (R. E. Turner) Mus. Brit. - 1 4 Dela- | goa Bay (ex Coll. Oberthur) Mus. Brit. - 2 4 4 Nyassaland, Zomba Plateau, 1920 (Barlow) Mus. Brit. - 1 ¢ id. XI-1920 (Barlow) Mus. Brit. - 1 4 id. Zomba, III - 1920 (Barlow) Mus. Brit. - 1 ¢ id. III - IV - 1920 (Barlow) Mus. Brit. - 1 4 Nyassaland, Mt. Mlanje, 2 - XII - 1913 _ (S. A. Neave) Mus. Brit. - 1 9 Liwonde, Upp. Shire Dist. Nyassaland, III - 1920 (Barlow) Mus. Brit. 8. Ozarba abscissa WIk., valva sinistra dell’ apparato genitale del ¢ - 9. Ozarba Morstatti Berio, n. sp., id. id. - 10. Ozarba fasciata Wall., valva sinistra e metà distale della valva destra. Per comodità di confronto do i disegni delle valve della fasciata © Wall. (fig. 10) e della abscissa Wik. (fig. 8) di cui questa è sempre stata considerata sinonimo. Ozarba Morstatti n. sp. (fig. 9). Questa differisce poco da fasciata Wall., tuttavia le particolarità del suo apparato genitale 4 e il suo abito ne la separano nettamente. Le valve sono simmetriche; la parte inferiore è identica a quella di fasciata, ma superiomente l’ unico lobo forma una protuberanza arro- ASA wr TINGE REI SILENT a, R Mes fo hic ion 202 E. BERIO tondata fortemente chitinizzata. Sensillo più lungo che fasciata. Penis molto più corto che fasciata, senza il lungo uncino e dotato all’ estremità di una sorta di spatola. Caratteri esterni: statura leggermente minore di fasciata; la fascia bianca porta il suo limite esterno incurvato in fuori sia al margine costale che all’ interno. La linea bruna è segnata in certi tratti e rafforzata da una linea quasi nera. Holotypus (4) Amani, O-Africa (Morstatt) Brit. Mus. Esp. 21 mm. Questa e le altre Ozarba mi sono state inviate gentilmente per inte- ressamento del Dr. H. W. T. Tams in occasione di uno studio di revi- sione del genere Ozarba, in corso di compimento. Eulocastra Tamsi n. sp. (fig. 7). Vicina a hypotaenia WlIngr. 4. Palpi ocracei chiari spolverati di bruno, antenne giallo rossastro; fronte biancastra col clipeo molto più chiaro; vertice, patagi, tegole bruni; addome bruno rossiccio. Ali anteriori ocreo scuro con lo spazio distale bruno grigio. Una linea basale alla costa seguita da una antemediana a zig-zag dalla costa al margine interno; orbicolare assente; reniforme oblunga nera. Postme- diana dentellata rivolta in fuori dalla costa alla 4, con una rientranza in corrispondenza della cell. e una più pronunziata nella piega sub- mediana. L’ ante e postmediana formano due segni neri alla costa. Ante- marginale bianca, scura internamente specialmente alla costa e al tornus; arcuata in dentro dalla costa alla vena 4; di qui al tornus nuovamente piegando in dentro alla piega submediana. Frangie lunghe. Ali posteriori bianche col margine e la costa bruni e un debole punto nella cell. Inferiormente petto e addome giallastri lucidi; zampe nere cogli articoli orlati di biancastro; ali anteriori grigiastre colla costa giallastra cosparsa di bruno: inferiori bianche. colla costa macchiata di bruno giallastro. Holotypus: Belet Amin, Somalia, Giuba, VIII - 1934 (Patrizi). Esp. 20 mm. LEPIDOTTERI ETEROCERI 203 Brevipecten cornuta Hmps.? 4. Palpi bianchi; 2° articolo bruno all: estremita; flagello delle an- tenne bianco; pettinazioni lunghissime e bruniccie; capo biancastro; patagi bianchi leggermente rosei con scaglie nere all’ orlo superiore; tegole e torace biancastro rosee. Petto, zampe, addome color paglia chiaro, lucente. Ali anteriori bianche spolverate di grigio: una linea nera basale dalla costa alla vena mediana; una antemediana a zig zag prece- duta da un segno nero alla costa; postmediana molto curvata in fuori tra 6 e 4; oltre questa alla costa un grosso segno triangolare nero, reni- forme nera congiunta alla costa da un grosso segno nero; ali posteriori bianche semijaline. Inferiormente le 4 ali bianche lucenti. 9 simile, ma col bianco sostituito da bruno; ali posteriori brune più oscure all’ orlo; inferiormente le 4 ali brune. Mogadiscio (Negrotto Cambiaso). 204 QUELQUES NOUVELLES ESPECES DE ZAAZ//VAZ (COL. CERAMB.) DE L’ AFRIQUE ORIENTALE . par le Dr. STEFAN BREUNING 1. Docohammus flavescens nov. Stature allongée, les antennes assez robustes, éparsément frangées en dessous, si longues (4) ou distinctement moins longues (9) que le corps, le scape médiocrement long, peu fort, pourvu d’une cicatrice complète, très proéminente, le troisiéme article si long que le quatriéme, un peu moins long que le scape, le onziéme à peine atténué jusqu’ au sommet; les yeux grossiérement facettés, fortement échancrés, les lobes inférieurs un peu plus longs que larges, cinq fois si long que les joues; le front beaucoup plus haut que large, un peu plus large qu’ un des lobes inférieurs des yeux; le pronotum transversal, convexe, pourvu d’une petite épine pointue au milieu du bord latéral, les sillons transversaux sont fins et effacés sur le disque; quelques points fins sur les còtés du disque; |’ écusson quadrangulaire, arrondi au sommet; les élytres sont allongés, convexes, arrondis au sommet, densément finement ponctués, les points trés fins vers le sommet, leur base est finement granulée; la saiilie prosternale très étroite, les cuisses légérement claviformes. Brun foncé, couvert d’ une pubescence jaune de paille; sur les ély- tres une tache transversale grise vague en commun a la suture après l’ écusson et une bande pareille peu large un peu avant le milieu (ces dessins gris très peu distincts); les tarses et les antennes couverts d’ une pubescence gris clair. Long. 10!/,-11 mm, Larg. 3-3 !/, mm. ANDER MRR TNT ERS Rae ee Vier LAMIINAE 205 Type 1 @ de Somalie italienne: Daua Parma, au Musée de Génes, provenant des récoltes de Ruspoli. En outre 1 4 de Gurar également au Musée de Génes (leg. Toncker). 2. Mallonia patrizii nov. Très proche de 1’ albosignata Chevrl. du Natal, mais: une touffe de poils aussi au sommet du sixiéme et septiéme article antennaires, le ' front finement ponctué, le pronotum non granulé, ne pourvu que d’ une bosse peu indiquée de chaque còté du milieu; pronotum et élytres sans bandes noires, mais la partie discale entre les deux taches blanches de chaque élytre couverte d’ une pubescence brun plus foncé que le reste; la tache prémédiane blanche des élytres beaucoup plus petite, n’ envo- yant vers la suture qu’ un mince rameau pointu, qui correspond au bord postérieur de la tache chez albosignata; une petite tache blanche sur les cOtés du quatrième et une un peu plus grande sur ceux du cinquième segment abdominal. Long.: 23 mm, Larg.: 8 mm. Type 1 9 de Somalie italienne: Giuba, Belet Amin au Musée de Génes, provenant des récoltes de Patrizi. 3. Tetraulax pictus nov. Stature relativement trapue, les lobes inférieurs à peine deux fois plus longs que les joues, le disque du pronotum pourvu de 4 sillons lon- gitudinaux, dont les 2 médians courbés, formant un dessin triangulaire a angles postérieurs arrondis et la partie étroite en avant; le bord latéral du pronotum fortement arrondi mais sans tubercule, les élytres légére- ment tronqués au sommet. Noir, couvert d’ une pubescence brun olivàtre mélé de gris clair, l’ écusson d’ une telle gris claire; sur chaque élytre une bande transver- sale gris blanchatre 4 la base extrème, une autre pareille large, ondu- lée prémédiane et une tache pareille dilacérée discale préapicale; ces dessins élytraux bordés en partie de brun noiràtre; les còtés des sterna couverts d’ une pubescence gris blanchatre, le bout apical des tibias inter- médiaires et postérieures et les tarses d’ une telle brun foncée; les an- tennes couvertes d’une telle gris blanchatre, le tiers apical des articles dès le quatriéme d’ une telle brune. Long.: 7 mm, Larg.: 21/, mm. Type 1 9 de Somalie italienne: Belet Amin, au Musée de Génes, provenant des récoltes de Patrizi. 206 | : S. BREUNING A, Eunidia albisparsa nov. Trés proche de caffra Fahr., mais le troisiéme article des antennes étiré en une épine apicale plus pointue, les élytres mouchetés de trés petites taches blanches, les jambes et antennes brun foncé, les articles antennaires dés le quatrième ne annelés de gris qu’a la base. Long. 5 mm, Larg. 1!/, mm. 3 | Type de Zanzibar, au Musée de Génes, provenant des récoltes de Raffray. 5. Eunidia setosa nov. Proche de socia Gah., mais le scape distinctement plus long que le quatriéme ou cinquiéme article antennaire, les antennes assez densé- ment frangées en dessous, les élytres arrondis au sommet. Les élytres marbrés par place aussi de brun foncé, les articles antennaires non rem- brunis au sommet. Long. 5 mm, Larg.-11/, mm. . Type de Somalie italienne: Belet Amin, au Musée de Génes, prove- nant des récoltes de Patrizi. 207 IMENOTTERI CALCIDIDI PER L. Masi Tra gl’ Imenotteri raccolti nel viaggio del March. Saverio Patrizi in Somalia e nell’ Oltregiuba, nel 1934, ho trovato pochi esemplari di Chal- cididae, appartenenti a sei specie; tuttavia il loro studio mi permette di ‘recare un contributo non privo di interesse, per quanto modesto, alla co- noscenza delle Chalcididae di quelle regioni, poichè due specie sono nuove — ed una di queste rappresenta anche un nuovo genere — ed una terza è rappresentata da una nuova sottospecie. Ceratosolen arabicus Mayr (!) Tre esemplari, senza indicazione di habitat. La specie si trova nei ricettacoli del Ficus sycomorus. Gen. STENOTORYMUS n. Corpore lineari; capite rotundato, a latere inspecto crasso, superne vix transverso, occipite non marginato, sculptura minute punctulata pun- ctisque maioribus setas laminares gerentibus sparsis; oculis glabris; an- tennis in specie typica paullum supra mediam faciem insertis, articulo tertio modice abbreviato, obconico; funiculi articulis septem; thoracis dorso fortiter atque dense punctulato, scutelli freno nullo; propodeo ca- rina destituto, superficie uniformi; mesopleura sulco tenui obliquo et sinuato divisa; proalarum nervo marginali longitudine mediocri, postmar- ginali hoc parum breviore, stigmatico sat longo; pedibus anticis brevibus, posticis femore prope apicem unidentato; tarsis omnibus tibia longioribus; abdomine superne minute punctulato, opaco, tergitorum basalium mar- gine integro; terebra longa, valvis hirtis. (1) Questo Agaonino è stato determinato dal Prof. G. Grandi, che qui pubbli- camente ringrazio. È 208 L. MASI Carattere notevole di questo genere di Monodontomerini è la forma stretta e allungata del corpo; altri caratteri importanti per la diagnosi sono: la forma del capo, visto di sopra, quasi cubica; le setole della faccia e del vertice piatte (Fig. b) e troncate all’ apice, parte lineari, parte gradatamente dilatate verso l’ estremità; le antenne inserite piut- tosto in alto. Gli occhi sono glabri; manca la linea occipitale; nello scu- tello non è distinto il frenum; le ali anteriori hanno il nervo marginale piuttosto corto, il postmarginale lungo anche più del doppio dello sti- gmatico. Stenotorymus linearis sp. n. 1 ®, Belet Amin, VII-1934. Femina — Obscure viridis, thoracis dorso cyanescente, abdomine supra obscure violaceo, tergitis 1.-5. lateribus viridi-cyaneis; faciei parte superiore magis virescente, inferiore subcuprea; antennarum scapo atque pedicello subaeneis, flagello reliquo, oculis, ocellis, terebrae valvis et alarum nervis fuscis; alarum lamina dilute castaneo-grisea; pedibus prae- ter coxas fulvis, posticis colore femoris atque tibiae saturatiore. Caput latitudinem thoracis ante tegulas dimensam paullo superans (proportione 10:9), antice visum rotundatum, longitudine et latitudine aequalibus, orbitis longis, oculis modice convexis, fronte pone scapos de- pressa, epistomate obtuse carinato; a latere visum breviter ovatum, or- bita ampla, rotundata subreniformi, genarum sulco conspicuo; superne vix transversum, distantia interorbitali diametrum antero-posteriorem paullo superante, ocello anteriore lineae posteriores tangenti contiguo, ocellis externis areola depressa circumdatis, spatio ab oculo remotis ipso- rum diametrum maiorem aequante. Superficies minute punctulata, pun- ctis maioribus frequentibus at superius sensim minus numerosis; setis laminaribus albidis. Antennae basi contiguae, paullum supra mediam faciem et ad me- diam orbitarum altitudinem insertae; scapo ocellum anteriorem vix supe- rante, leniter curvato; pedicello fere dimidium scapi longitudinis ae- quante, superficie reticulata squamosa; articulo sequenti abconico, aeque longo atque lato, basi bis quam apice angustiore, quam pedicello sesqui- breviore; funiculi articulis quadratis, primo tamen paullo latitudine sua breviore; clava articulis 2 !/, praecedentibus aequilonga. Thorax gracilis, latitudine longior proportione 45:110; prothorace, superne inspecto, vix transverso et scapulis subaequilongo, minute pun- IMENOTTERI CALCIDIDI 209 ctulato; scapularum sulcis fortiter impressis, in parte dimidia posteriore quasi parallelis; scutello elongato, paullum scuto breviore; dorsello lineari transverso, tumidulo. Mesothoracis dorsum sat crasse denseque punctatum; scutellum tamen sculptura minutiore et prope eius basim parum distincta. Saepe ad latera scuti itemque super scapulas et in aliis partibus puncta extant bina vel terna congregata et linea elevata fere un- dique circumdata, quapropter dorsi sculptura rudis atque irregularis ap- paret. Dorselli superficies nitida, reticulato-punctata; propodeum punctis Stenotorymus linearis g. sp. n. - Qu: a capo e torace; b alcune setole piatte della faccia; e capo e antenna di profilo; d trocantere, femore e base della tibia delle zampe posteriori; e pterostigma; f nervatura dell’ ala anteriore. (Figure a c d f, ugualmente ingrandite). densis; metapleura et callus mesopleurae insidens confertim punctata; mesothoracis latera sculptura reticulata, non profunde impressa, tamen super mesosternum et praepectus magis conspicua. Mensurae: thoracis latitudo ante tegulas 45; scuti longitudo 40, latitudo maxima 26, minima 15; scutelli long. 35, lat. 23. Proalae abdominis apicem paullo superantes, latitudine 30 % lon- gitudinis, proportione cellulae costalis, nervi marginalis, postmarginalis et stigmatici sicut 100: 45: 35: 14; margine fimbriato; stigmate pedis ad instar formato, versus alae discum incerte limitato et quasi umbra fu- sca, gradatim evanescente, producto. Pedum posticorum femur magis quam tripla latitudine sua longius, margine ventrali usque ad 5/6 longitudinis recto-lineari; ibique dente 210 A DLE NVASIT vix conspicuo munito, parte reliqua concava; calcar maius tibiae latitu- dine apicali brevius, minoris longitudinem sesquisuperans, articuli tarsa- les spinulis in seriebus parallelis dispositis instructi. Pedum mensurae: I paris femur long. 50, lat. 15, tibia long. 35, lat. 9, tarsus long. 63; III paris, femur long. 60, lat. 18, tibia long. 75, lat. apicis 11, calcari ma- iore 9, tarso long. 88. Abdomen conicum, capiti cum thorace aequilongum, superne minute punctulatum, opacum, lateribus nitidis, reticulatis; tergito primo vesti- gio quodam incisurae medio-marginalis, secundo brevi 2/3 circa praece- dentis aequante, tertio et quarto primo subaequilongis. Terebra corpore paullo longior, valvis conspicue spinulosis. Long. 4 mm. Antrocephalus aethiopicus Ms. A. aeth., Masi, Boll. Soc. Entom. Ital., LVIII, 1926, p. 118-119. A. aeth., Paoli, Prodromo di Entomologia agraria della Somalia ital., Fi- renze 1931-’33, p. 351-352. 1 @, Belet Amin, VII-1934. Esemplare piccolo, di 4 mm., nero e giallo scuro rossastro, non te- staceo rossastro come nei cotipi; il femore posteriore ha i dentelli neri. Nei cotipi la parte media dorsale del terzo urotergite è quasi intera- mente reticolata, oppure lo è solo nella seconda metà; nel piccolo esem- plare di Belet Amin è interamente liscia. Secondo il Prof. G. Paoli la specie è parassita delle larve di Corcyra cephalonica e probabilmente anche di quelle di altri Lepidotteri. Brachymeria amenoeles (Walk.) Chalcis amenocles Walker, List Hymen. Brit. Mus., Chalcid. I, 1846, p. 84. Brachymeria amenocles Masi, Ann. Mus. Civico Storia Nat. Genova, LIX, 1936, p. 123. 1 ®, Gheledi, 1934. Brachymeria Fonscolombei (Duf.) gananensis subsp. n Di questa Brachymeria ho avuto cinque esemplari, tutti femmine, cioè: 2 9 ® di Belet Amin, VII-1934, raccolte nel viaggio del March.. IMENOTTERI CALCIDIDI 211 Patrizi; 2 9 9 di El Dugullé ed una ® di Mogadiscio raccolte dal Sig. Eugenio Confalonieri. Diagnosi: A B. Fonscolombei typica differt statura plerumque ma- iore, corpore magis robusto, thorace antice fortius dilatato, collari ad medium mox declivi ideoque ibi fere nullo; propodei areis discalibus mi- nus distincte in alveolos subdivis; coxis secundi paris pedum saepissime . rubris; tibiis plerumque magis albo, et minus rubro, pictis. Sono stato molto in dubbio nel decidere se questa Brachymeria si dovesse considerare come specie diversa dalla B. Fonscolombei (Duf.), ben nota per la fauna europea e parassita di Sarcofaghe. E veramente, i cinque esemplari somali che ho studiati, hanno un aspetto così carat- teristico, che già ad una ispezione preliminare si potrebbe credere che essi rappresentino una specie distinta. Tuttavia lascio la questione inso- luta, considerandoli provvisoriamente come sottospecie, poichè sarebbe necessario di poter esaminare adesso una serie più ricca di esemplari, e non soltanto individui femmine, e si dovrebbe anche stabilire se e quali altre sottospecie si debbano distinguere nella Brachymeria Fon- ‘scolombei. Di questa ho studiato diversi esemplari dell’ Egitto, del Su- dan, dell’ Uganda e della Guinea Portoghese, senza poter trovare alcun carattere importante che valga a distinguerli da quelli europei e che autorizzi a definire una sottospecie o almeno una varietà: sebbene non si possa affatto escludere che alcune di queste forme potrebbero essere distinte quando la specie fosse studiata su materiale abbondante di di- versa provenienza. Un esemplare che ho avuto dal Giappone sembra non differire se non per lo scutello molto alto; ma una serie di molti esemplari provenienti dal Brasile e ottenuti pure da un Sarcofagide, pre- senta diversi caratteri particolari, per cui si potrebbe forse considerarli come specie. La B. Fonscolombei, indicata finora dagli autori come vi- vente in Europa e negli Stati Uniti, è probabilmente diffusa anche nella Regione etiopica, ma non si potrebbe riconoscere da alcune descrizioni del Walker, del Cameron e di altri se essa sia stata menzionata sotto altro nome. Negli esemplari somali, come ho già detto nella diagnosi, la statura è un po’ superiore: alla media degli esemplari tipici di Fonscolombei, l’ aspetto è più robusto, il torace più largo nella parte anteriore; il col- lare, sulla linea mediana, si presenta anche più corto che nella B. Fon- scolombei; la larghezza massima dello scudo è evidentemente più del 212 L. MASI doppio del lato posteriore (scutellare) di esso, non uguale circa al dop- pio; il capo, di profilo, € un po’ meno largo in proporzione della lun- ghezza, e quindi anche lo spazio malare (osservato perpendicolarmente alla sua superficie e non secondo la norma laterale del capo) è propor- zionatamente un po’ meno largo; le due aree discali del propodeo, ai lati della fossa mediana, sono suddivise da rughe bassissime, poco di- stinte. Riguardo al colorito è da notare che le parti bianche delle tibie sono più estese che nella maggior parte degli individui tipici di B. Fon- scolombei e quindi le parti rosse più limitate; le anche intermedie sono probabilmente quasi sempre rosse, come le posteriori (carattere, questo, che fin’ ora ho osservato solo, tra le specie africane, nella Brachymeria Beccarii mihi) poichè solo in uno dei cinque esemplari che ho esaminati sono rosse scure con macchia anteriore nerastra e in uno solo del tutto nere; il labbro superiore varia dal rosso al nero, come pure variano il metasterno, il peduncolo dell’ addome e l’ ultimo sternite della femmina; lo scapo è ferrugineo o bruno ferrugineo, con macchia bianca sul lato inferiore ed in un solo esemplare è scuro all’ apice inferiormente; i tarsi sono forse quasi sempre un po’ più scuri che nella B. Fonscolombei tipica e un poco più tendenti al rosso. La clava del nervo stigmatico può dirsi piriforme con una sporgenza angolare breve al posto del dente: tale forma mi sembra prevalente nella Brachymeria Fonscolombei tipica, . tuttavia alcuni esemplari di questa specie (Egitto) hanno una clava più dilatata e col dente più definito, come si può vedere in quella di esem- plari tipici della Brachymeria minuta (L.). Rispetto alla Fonscolombei tipica, negli esemplari della sottospecie gananensis non differisce sensi- bilmente la scultura degli sterniti, compreso lo sternite del peduncolo addominale (almeno nelle femmine, poichè tale scultura varia secondo il sesso) nè la proporzione della lunghezza della cellula costale e delle nervature marginale, postmarginale e stigmatica, proporzione che, del resto, è soggetta a notevoli variazioni individuali, specialmente nella mi- sura della nervatura posmarginale. Systasis afra sp. n. 1 9, Belet Amin, V-1934. Femina — Viridis, facie, abdominis basi aliisque partibus plus minus aureo nitidis, tergitis secundo tertioque nec non margine distali tergiti primi superne obscuris; mesosterno etiam obscuro; femoribus viridibus; IMENOTTERI CALCIDIDI 213 tibiis tarsisque primi et secundi paris, cum scapo et pedicello, ochraceo flavis; antennarum annellis, funiculo et clava grisescente fuscis; tibiis posticis usque ad medium griseo-rufis (avellaneis) deinde cum calcaribus atque tarso albis, excepto articulo tarsali ultimo nigro; alis limpidis, ner- vis pallidis flavescentibus. Faciei foveolae rotundatae, puncta includentes, bene distinctae, fere contiguae, in superiore parte capitis in series regulares distributae, inter ‘ torulos et orbitas oblique triseriatae; spatium parvum ad partem infe- riorem externam scrobis antennalis fere laeve, ntidum; epistoma trans- versim minute reticulatum; clypeus nitidus, sublaevis, sculptura reti- culata minutissima non facile conspicienda (X 90). Antennarum scapus ocellum attingens, flagellum capitis longitudini aequilongum, annellis brevissimis, funiculi articulis vix latitudine longio- ribus, clava paullum articulis tribus praecedentibus breviore (13:15). Mesothoracis dorsum dense punctulatum, foveolis rotundis satis nu- merosis 7-8 super scutum prope sulcum scapularem. Postscutellum altum, dorsello latitudine marginem posteriorem propodei aequante. Propodeum ‘superficie dense punctulata, plicis rectis, carina media et margine poste- riore nigris bene conspicuis, ad carinae extremitatem haud excavatum. Mesosternum (vel proprie « episternum ») punctis densis, ab inferiore parte ad superiorem gradatim minoribus; mesopleura (proprie « epime- rum ») leviter insculpta, reticulata, areolis in inferiore parte epimeri et in supero-posteriore episterni melius distinctis; epimerum superne an- tice non marginatum, ad medium latus superius fovea rotundata sub- transversa, maiuscula, limitatum, postice linea impressa fortiter arcuata, quae metapleuram attingit, ab episterno discretum. Praepectus reticula- tum, sculptura minus fortiter quam in scapulis impressa at minus mi- nuta, areolis saepe quadrangularibus. Proalae longitudine cellulae costalis, nervi marginalis, postmargi- nalis et stigmatici sicut 52:30:12:11, nervo stigmatico ad medium mi- nus attenuato, setis erectis tribus praedito; lamina alaris pubescentia haud densa, setis longis infra nervum marginalem seriatis eique perpen- dicularibus numero 6-7; setis fimbriae illis partis distalis laminae aequi- longis. Femur posticum punctis piliferis paucis fere in longitudinem seria- tis impressum, superficie reticulata, areolis irregulariter polygonis. Abdomen thoraci subaequilongum, paullum latius, reticulatum; ter- Li 214 L. MASI gitum primum ultra medium laeve, in spatio reliquo, item atque medium dorsum tergiti secundi tertiique, sculptura reticulata impressum, areolis isodiametricis, minoribus quam in aliis abdominis partibus. Long. 2 mm. Nella conformazione generale e in molti particolari di struttura que- sta Systasis somiglia alla nostra comune S. longicornis Thoms.; tuttavia si distingue facilmente per avere lo scapo, il pedicello e le tibie non metallici, la mesopleura apparentemente quasi liscia, il capo con fossette circolari pitt numerose e pitt marcate; inoltre differisce per le ali a pu- bescenza più rada, pel numero minore di setole (6 o 7 invece di 10) che sono disposte in serie nell’ ala anteriore parallelamente al nervo margi- nale e parallele fra loro. Altre differenze si trovano nel postscutello, nel propodeo, ecc. Il cli- peo, come nella specie longicornis, è rettangolare ed ha bene distinti i due punti impressi agli angoli interni, mentre sul margine esterno è for- nito di due setole discoste fra loro poco più che dalle estremità di esso margine. La conformazione delle antenne e la proporzione della lun- ghezza del flagelllo alla larghezza del capo, sono quasi identiche nelle due specie. - 215 CROSTACEI DECAPODI PER IL Dott. B. PARISI I Decapodi della Spedizione Patrizi da me presi in esame e gentil- mente comunicatimi dal Direttore Prof. O. De Beaux, comprendono le specie qui sotto riportate: Fam. PAGURIDAE Clibanarius sp. 5 esemplari, Chisimaio, estate 1934. x Il carapace è punteggiato e con solchi ben marcati e scarse setole nelle parti marginali. Il rostro è piccolo, triangolare ed arriva fino al livello della base delle scaglie antennali. I peduncoli oculari sono sottili, un po’ più corti della larghezza del margine anteriore del carapace e lunghi quanto i peduncoli antennali ed antennulari. Le squame oftalmi- che hanno il margine setoso e leggermente dentellato. L’ acicula anten- nale arriva fino alla base dell’ ultimo articolo; il flagello è lungo quanto il carapace. I chelipedi sono subeguali. Il capo ha il margine superiore spinu- loso e setoso; la mano ha la faccia inferiore rigonfia, la superiore pia- neggiante, setolosa e fornita di spine ottuse, più sviluppate verso il margine interno: spine e setole consimili si trovano anche sulle dita. I secondi e terzi pereiopodi sono lisci e sorpassano in lunghezza i che- lipedi con tutto il dattilopodite. I dattili sono forniti al margine infe- riore di una serie di spinule e sono lunghi circa 4/5 del propodite. Il colore in alcool è gialliccio chiaro. Il torace dell’ esemplare mag- giore è lungo 9 mm. THB NE ar AO RATA AE NNT ENO PESTO, Do (PI ie GAI) erge A x 2 I Se ae EI 216 B. PARISI A MOR Per la mancanza di materiale di confronto non voglio pronunciarmi sulla pertinenza specifica di questi esemplari. La specie più affine mi pare sia il Clibanarius aequabilis var. merguensis de Man (Journ. Linn. Soc. 1888, v. 22, p. 247), ma dalla descrizione originale e da quella fatta posteriormente dall’ Alcock (Cat. Indian Decapoda, 1905, iP 47) gli esem- plari somali presentano varie differenze. «Fam. CALAPPIDAE Calappa spinosissima H. Milne-Edw. 1 @, fra Chisimaio e Burgao, 1934. Lunghezza 33 mm., larghezza 49 mm. Questa specie, che si potrebbe forse considerare come una semplice varieta della Calappa hepatica (L.) e della quale 1’ Alcock (Journ. Asia- tic Soc. Bengal, v. 55, 1896, p. 144) ha stabilito i caratteri differenziali, pare piuttosto rara e non si conoscono che pochi esemplari dell’ Oceano Indiano. Fam. PORTUNIDAE Thalamita admete (Herbst) 1 4 juv., isola di Chojama, agosto 1934. Specie indo-pacifica. Fam. POTAMONIDAE Potamon (Potamonautes) Bottegoi de Man. Potamon (Potamonautes) Bottegoi, de Man: Annali Museo Genova, v. 39, 1898, p. 261. - Parisi: Atti Soc. Ital. Sc. Nat., v. 64, 1925, p. 98. 266 e 2 2 9, Belet Amin, giugno 1934. 2 4 4 e 1 9, Fonte di Tacunna, agosto 1934. E’ specie comune nella Somalia Italiana e zone circonvicine. Fam. XANTHIDAE Euruppellia annulipes Milne-Edw. 1 9, Chisimaio, fondi sabbiosi, 1934. Distribuzione: Oceano Indo-Pacifico. ray. Re MMR Ge ROVATO NCAA ARTIS R Rate Aarne . PTEROSTICHINI 221 col terzo articolo peloso; parte inferiore pelosa e fortemente punteg- giata, coi proepisterni ed i metepisterni coperti di grossi punti, non permettono di confondere la nuova specie con alcuna di quelle prece- dentemente descritte. L’ Abacetus setifer Tschit. del Madagascar è la specie più vicina, per statura e per la magggior parte dei caratteri fondamentali. Tut- tavia è nettamente diversa, perchè il pronoto del setifer è solo un po’ punteggiato presso la base e le elitre hanno la sutura di colore rossc ferrugineo. L’ Abacetus pilifer Chaud. di Adua è diversamente colorato ed ha il pronoto completamente liscio sul disco. L’ Abacetus coscinioderus Chaud. anch’ esso d’ Etiopia, è diversa- mente colorato e, dalla descrizione, sembra non avere la serie di setole lungo J’ orlo laterale del pronoto; inoltre nella parte inferiore il pro- sterno è rugoso e subpunteggiato, mentre il Patrizii ha una punteggia- tura straordinariamente forte e grossa, quale non avevo finora, nel campo dei Pterostichini, osservato che sui proepisterni di alcuni Caelostomini, per esempio Caelostomus pavidus Laf. e parvulus Tschit. on RO elec) a aM ET RO ANCONI E Neg A eae 222 GIUSEPPE MULLER DI ALCUNI CARABIDI NUOVI 0 POCO NOTI DELL'AFRICA ORIENTALE Grazie al gentile consenso del Direttore Prof. Oscar DE BEAUX e alla cortesia del Conservatore Dott. FELICE CAPRA, ebbi occasione di stu- diare, al Museo di Genova, il ricco materiale di coleotteri abissini e somali proveniente dalle celebri spedizioni di Antinori, Bottego, Fea, Raffray, Ruspoli ecc. nel secolo passato e, recentemente, dai viaggi del Marchese Saverio Patrizi. Mi sono interessato specialmente di alcune nuove forme di Graphipterus, Anthia e Cypholoba, che descrivo qui appresso. Ho ritenuto opportuno di includere in questa nota anche alcuni altri Carabidi inediti del Museo di Genova e di quello di Trieste, che fanno parte della fauna somalo-abissina e che ho avuto occasione di studiare recentemente. Anthia (Thermophila) somala n. sp. Nigra, obscure hirsuta; prothorace cordato, grosse punctato, lateribus haud albosignatis; elytris sulcatis, albomarginatis et macula humerali alba ornatis, interstriis convexis. Long. 25-27 mm. Habitat in Abyssinia meridionali (Dimé - Bass Narok) et in Somalia italica (Brava). Assomiglia a prima vista all’ Anthia galla Thoms. (1), però il pronoto è ricoperto di punteggiatura grossolana fino ai lati, senza pubescenza bianca. (Nell’ Anthia galla il pronoto è ornato ai lati di peli bianchi oppure, in mancanza di questi, si osserva un’ area laterale con punteg- giatura sottile e fitta). Le interstrie delle elitre sono meno costate che (1) Di questa specie ho potuto esaminare due esemplari del Museo di Genova, classificati come Anthia galla Thoms. e provenienti dalla regione tipica (Nilo Bianco. ex coll. Castelnau). CARABIDI NUOVI O POCG NOTI 223 nella galla, convesse ed irte di lunghi peli scuri, eretti. Del resto esse sono ornate, come nella galla, di un lembo laterale e di una chiazza omerale biancastra. Il protorace è cordiforme, come nella galla, però ricco di peli eretti. La nuova specie condivide la lunga pubescenza eretta del dorso, come pure la forma e la scultura del protorace e della testa, con l’Anthia Hedenborgi; però la somala è notevolmente più piccola, sulle elitre manca la macchia apicale, le interstrie hanno una convessità meno ampia ¢ le strie sono più larghe, sulciformi. Dell’ Anthia somala ho visto due esemplari nel Museo di Geneva; uno, che designo come tipo, raccolto da Bottego nel tratto da Dimè al Bass Narok (= Lago Rodolfo), ed un secondo, identico, proveniente da Brava presso Mogadiscio, Somalia Italiana (leg. Rossi 1902). Nota. - Una specie dal protorace nero, con un disegno elitrale con- simile a quello della somala, è stata descritta da BENARD col nome di Anthia Babauiti, dalla Vallata del Kedong nell’ Africa orientale inglese (Bull. Soc. Entom. France, 1921, pag. 95). Io non ho visto questa specie; però nella descrizione non c’ è parola che accenni alla lunga pubescenza eretta in questo insetto, per cui ritengo che essa manchi nella Babaulti. Anche la figura (I. c., pag. 96) non mostra traccia di peli eretti, nè sul protorace nè sulle elitre. L’ Autore dice invece: «Les intervalles..... ecrnés de lignes de soies fines et couchées ». Anthia (Thermophila) hexasticta Gerstaecker BENARD (Encycl. Ent., Coléopt., III, 1928, pag. 181) ha descritto una Anthia hexasticta somaliana sopra una unica ® difettosa del Museo di Parigi, proveniente dalla Somalia (senza indicazione della località). Io conosco questa razza grazie alle raccolte del Maggiore Cesare Lomi du- rante le operazioni di guerra nella Somalia italiana (Mogadiscio, 2 esempl.; Belet-Uen, 3 esempl.). Conosco d' altronde un esemplare della f. typ. di Gerstaecker, che mi è stato gentilmente comunicato dal Museo di Genova; questo esemplare proviene da Mombasa. nel territorio di Zanzibar, non lungi dalla loc. class. dell’ hexasticta, cioè dal Lago Jipe. La forma somala si può definire come una razza a punteggiatura ridotta. Ai lati del protorace, nella regione degli angoli anteriori, vi è un’ area abbastanza grande perfettamente priva di punti; la punteggia- tura delle elitre si riduce ad una fila di puntini piligeri al fondo delle 224 G. MULLER strie, mentre le interstrie sono regolarmente convesse e affatto iscie. Nella vera hexasticta della regione di Zanzibar la punteggiatura de! pro- noto invade parzialmente anche lo spazio laterale dietro gli angoli ante- riori; ie elitre hanno le interstrie quasi carenate, le strie sulciformi e fortemente punteggiate, i punti si estendono parzialmente anche sui fianchi delle interstrie, che sono perfettamente liscie soltanto nel mezzo. In pari tempo le macchie delle elitre sono più piccole e leggermente giallognole. Date queste differenze non vi è dubbio che la forma somala merita un nome qual sottospecie o razza geografica. Però BENARD, nel battez- zarla col nome di somaliana, ha dimenticato che già Lucas (Bull. Soc. Ent. France, 1881, pag. 80) aveva descritto da Saulalé presso Brava (al sud di Mogadiscio) |’ Anihia Megaera, che è evidentemente la razza somala. Le parole di Lucas: « Elytres..... à stries profondes, finement ponctuées, avec les intervalles saillants et entièrement lisses » e la descri- zione delle macchie bianche omerali (« grandes, ovalaires ») non lasciano alcun dubbio in proposito. Quindi la subsp. somaliana Bénard è da con- siderarsi come sinonimo di Megaera Lucas. Recentemente ho trovato nel materiale raccolto durante la spedi- zione abissina organizzata dal Prof. Brunelli (leg. Vatova) una terza razza dell’ Anthia hexasticta proveniente dalla regione tra Filtù e Bogol Magno (nella zona di confine tra la Somalia e i Borana). Questa razza, che denomino fortesculpta m., condivide la punteggiatura del protorace e delle elitre con la hexasticta typ. di Gerstaecker, ma è notevolmente più tozza, le elitre ventricose, l’ apice declive (anzichè spianato), la macchia omerale e la postmediana più grandi, perfettamente bianche. Una revisione del materiale del Museo di Genova, effettuata recen- temente dal collega Dott. Capra, ha dimostrato l’ esistenza della sbsp. Megaera nelle seguenti località della Somalia costiera e lungo il corso dell’ Uebi Scebeli: Villaggio Duca degli Abruzzi (Russo, 1929), tra Giumbo e Merca (Pantano, 1907), Brava (loc. class.! leg. Folchini, 1913), Belet Amin e Bulo Kero (Patrizi, 1934) e Cuban Cubù (Patrizi, 1923). Nei pressi di Margherita, sul Basso Giuba, i caratteri della razza comin- ciano a vacillare; di tre esemplari raccolti ivi dal Marchese Patrizi (1920), due hanno ancora tutti i caratteri della Megaera, mentre uno si avvicina alla sbsp. fortesculpta per la maggiore convessità delle elitre, le strie più abbondantemente punteggiate ed il protorace provvisto di grossi punti CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 225 anche dietro gli angoli anteriori. La vera fortesculpta è rappresentata al Museo di Genova da due esemplari di Dolo (Ruspoli, 1893 e Citerni, 1911) ed uno del Daua Parma (Ruspoli, 1893). Da questo materiale di Genova e da quello conservato al Museo di Trieste risulta che la sbsp. Megaera è diffusa specialmente lungo il corso dell’ Uebi Scebeli, da Belet Uen in giù, mentre la razza fortesculpta abita il bacino del Giuba, tra Dolo e Neghelli. Nel Basso Giuba le due ‘razze si incontrano e si mescolano. Riassumendo, |’ Anthia hexasticta comprende attualmente tre forme geografiche o sottospecie, le cui differenze risultano dalla seguente tabella dicotomica: 1) Protorace con un’area più o meno priva di punti nella zona laterale anteriore. Le strie delle elitre solamente nel fondo con una fila (un po’ irregolare) di puntini piligeri, le interstrie perfettamente liscie. Le macchie bianche delle elitre relativamente grandi, specialmente I’ omerale. - Somalia italiana, lungo il corso dell’ Uebi Scebeli. (Syn.: hexasticta somaliana Bénard). sbsp. Megaera Luc. — La punteggiatura del protorace invade anche l’area laterale dietro gli angoli anteriori. I solchi delle elitre con punteggiatura più forte, che si ‘estende anche sui fianchi delle interstrie . . . 2 2) Statura tozza, protorace fortemente convesso, elitre ventricose, con l’ apice protratto, ma declive; le macchie omerale ‘e postmediana delle elitre più grandi e perfettamente bianche. - Bacino del Giuba, tra Dolo e Neghelli. sbsp. fortesculpta m. — Statura slanciata, protorace meno convesso, elitre ovali-allungate, l’ apice spianato, sporgente, leggermente rivolto all’ insù; le mac- chie omerale e postmediana delle elitre più piccole, leggermente giallognole. - Zona di Zanzibar (Mombasa, Lago Jipe, Witu). sbsp. hexasticta Gerst. Cypholoba Cailliaudi Castelnau. La vera Cailliaudi Cast. della regione del Nilo Azzurro (Sennaar) sembra sia rimasta ignota allo STROHMEYER, essendo che egli nella sua revisione dei Cypholobini (Mitt. Zool. Mus. Berlin, vol. XIV, 1928, pag. 322) mon indica il numero degli esemplari esaminati, come lo fa per la maggior parte delle forme. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVIII. 8 ‘i NU alt 226 G. MULLER Io credo di poter riferire alla vera Cailliaudi Cast. un esemplare 9 del Museo di Genova, che proviene dalla Vallata del Nilo Azzurro (Famaca, leg. Piaggia 1879) e che porta I’ etichetta « polioloma Chaud. ». Il capo è bensì conformato come nella polioloma, esso è però più pic- colo; anche il protorace è più piccolo, con punteggiatura fitta. Le elitre hanno sei coste (oltre la suturale), però la quinta è più bassa e parzial- mente obliterata nel tratto anteriore (1); l’ ottava interstria non è affatto carenata. Gli alveoli sono fitti e separati da strette e acute trabecole, quelli delle file interne lungo la sutura sono trasversali, più larghi che lunghi. L’ angolo apicale esterno è bensì arrotondato, ma visibile, mentre nella polioloma esso scompare del tutto nella rotondità del margine eli- trale. La striscia postscutellare delle elitre è composta di peli bruno-gial- lognoli (senza peli neri alla base); il lembo grigio laterale si estende lungo l’ apice fino all’ angolo suturale. I femori posteriori non raggiun- gono l’ apice delle elitre. La parte inferiore del corpo è in gran parte glabra, come nella polioloma. Lunghezza 24 mm. Cypholoba cinereocincta Fairmaire. Anche questa forma, descritta dell’ Uebi in Somalia, sembra essere rimasta sconosciuta allo STROHMEYER (vedi Mitt. Zool. Mus. Berlin, XIV, 1928, pag. 332). Io ho esaminato finora sei esemplari: uno di Brava al. sud di Mogadiscio (leg. Bottego, 1895); quattro del Villaggio Duca degli Abruzzi (leg. Russo 1929 e 1930), poi uno di Meddo-Erelle (leg. Ruspoli, VII. 1893). Quest’ ultimo figurava finora al Museo di Genova col nome di polioloma (det. Alluaud). La cinereocincta è una forma caratteristica, che differisce dalla polioloma per il suo aspetto grigio, subopaco, col lembo laterale delle elitre poco evidente, però esteso fino all’ angolo suturale. Gli alveoli sono più piccoli che nella polioloma e separati da spazi più larghi, punteggiati e rivestiti di peli giallognoli, disposti obliquamente verso le carene dorsali. Osservo che tale pubescenza è soggetta a variazioni individuali e che è talvolta poco evidente; però permane la caratteristica punteggiatura del fondo elitrale attorno agli alveoli, la quale, in unione alla piccolezza degli (1) La medesima riduzione della 52 costa ho osservato in uno dei quattro esemplari della cinereocineta, provenienti tutti dalla medesima località (Villaggio Duca degli Abruzzi). Non è adunque escluso che anche 1’ esemplare della Cailliaudi di Famaca sia un individuo aberrante e che, normalmente, vi siano sei coste egual- mente sviluppate. CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 221 alveoli stessi, permette di riconoscere facilmente questa forma. Le coste sono in numero di sei (senza contare la costa suturale); manca una set- tima costa accessoria nell’ ottava interstria. Eccezionalmente la penultima (quinta) costa si attenua ed è parzialmente obliterata nel tratto mediano (circa come nell’ unico esemplare della Cailliaudi di Famaca!). I femori posteriori del 4 raggiungono l’ apice delle elitre, quelli della ® sono più brevi (come nella polioloma). Lunghezza dei maschi 26-32 mm.; ‘dell’ unica femmina 35 mm. Il Marchese Patrizi raccolse presso il Villaggio Margherita, nel Basso Giuba, un esemplare (4) di una varietà notevole per la fusione della 5? e 6° serie di alveoli in una sola fila, con totale obliterazione della sesta costa divisoria; solamente alla base e dinanzi al piano apicale le due serie di alveoli sono ancora sdoppiate. Ho trovato un’ accenno a questa formazione in una cinereocincta raccolta dal Prof. Russo al Villaggio Duca degli Abruzzi (1939): la sesta costa delle elitre è quasi obliterata nel mezzo, però le due file di alveoli (5* e 6*) sono ancora separate in tutta la loro lunghezza. Cypholoba grisescens Fairm. FAIRMAIRE ha pubblicato due descrizioni della Polyhirma grisescens di Mogadiscio; una negli Ann. Soc. Ent. Belg., 1884, pag. 71 ed una seconda, più dettagliata, negli Ann. Soc. Ent. France, 1887, pag. 88. Purtroppo, le due descrizioni contengono delle contraddizioni su impor- tanti caratteri relativi alla scultura e al disegno delle elitre. Nella prima descrizione si legge: « Elytris vitta brevi postscutellari > e poi « aequa- liter carinatis »; nella seconda invece: « Elytris vitta suturali longitudinis 2/3 attingente » e poi «costis 5 sat acutis, 3* a medio obsolescente ». Stando alle due descrizioni dello stesso autore, si deve adunque ritenere che la grisescens Fairm. 1887 sia diversa dalla grisescens Fairm. 1884. La descrizione del 1884 sembra che si riferisca ad una forma del gruppo Cailliaudi-polioloma, quella del 1887 ad una forma del gruppo spathulata. Sembra che STROHMEYER (Revisione dei Cypholobini, Mitt. Zool. Mus. Berlin, vol. XIV, 1928) non abbia visto alcun esemplare della grisescens Fairm. Egli la considera come una razza della spathulata (1. c., pag. 364) e non si è accorto che la prima descrizione di FAIRMAIRE (1884) non si presta a tale interpretazione. ; Ge È ) ba PRI ALPERT TA MORE Oy Beak 228 G. MULLER Cypholoba griseostriata Fairm. STROHMEYER (l. c., pag. 354) considera la C. griseostriata come una razza della /eucospilota Bertoloni. Avendo visto esemplari tipici della leucospilota di Ihambane (Mozambico: ex coll. Bertoloni!) e d’ altro canto numerosi esemplari della griseostriata di Mogadiscio (loc. class.!), ritengo dover assolutamente escludere l’ identità specifica delle due forme. I caratteri sculturali delle elitre sono fondamentalmente diversi. La leucospilota ha sei coste eguali, a spigolo acuto e, tramezzo, alveoli allungati, lineari. Tale scultura ricorda la Cypholoba scrobiculata della medesima località (Ihambane) e non può paragonarsi nemmeno lontana- mente con le elitre a coste alternanti e alveoli piccoli, rotondi, della griseostriata; senza parlare poi del disegno grigio affatto diverso. Il Museo di Genova la possiede di Bulo Kero (1 es., leg. Patrizi, 1934), di Belet Amin (2 es., leg. Patrizi, VII. 1934) e di Brava (1 es., leg. Folchini, IX, 1913). Cypholoba fallaciosa n. sp. Elongata, nigra, haud hirsuta, capite prothoraceque subnitidis, elytris opacis, quinquecostatis, sutura omnino deplanata. Caput antice bisul- catum, griseo-pubescens, in medio carinatum, carina inter oculos inter- rupta, postice late impressum; antennarum articulis basalibus intus gri- ‘ seopubescentibus. Prothorax elongato-cordatus, dense punctatus, pube cbscura adpressa nec non pilis flavescentibus ad latera et in sulco me- diano indutus. Elytra elongata, ad basim rotundato-attenuata, apice obtuse rotundata, haud sinuata; supra pilis brunneis, in costis oblique dispositis, adspersa, lateribus apiceque densius griseo-pilosis, vitta suturali griseo- brunnea ultra medium elytrorum producta; costis quinque aequalibus, vix undulatis, in tertia parte apicali evanescentibus, nec non alveolis roiundatis, haud tomentosis, in seriebus quinque subaequalibus dispositis, ornata; olveolorum serie quinta (externa) basi irregulariter geminata, postice divisa, ibidem striis duabus punctorum ante apicem evanescen- tibus signata; elytrorum lateribus inter costam quintam et marginem late- ralem tristriatis, striis regulariter punctatis; plano apicali punctulato, pube- scenti, haud costato, leviter striato-punctato, punctis ante apicem evane- scentibus. Prosternum in medio et inter coxas distincte sulcatum, punctu- latum, breviter hirsutulum, lateribus pilis griseis adpressis indutum, epi- sternis in maxima parte glabris, nitidis, laxe punctatis; mesosternum fere CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 229 glabrum, in medio brevissime hirsutulum; metasterni et coxarum posti- carum lateribus pilis griseis adpressis sat dense indutis; abdomen fere glabrum. Long. 24 mm. Habitat in Somalia italica, apud vicum Duca degli Abruzzi, prope Mogadiscio; etiamsi prope Margherita ad flumen Juba. Appartiene, secondo lo schema dello STROHMEYER (Mitt. Zool. Mus. ‘Berlin, vol. 14, 1928), al gruppo della Cypholoba spathulata Gerst. Senon- chè, essendovi al Villaggio Duca degli Abruzzi già un’ altra forma della spathulata (sbsp. interrupta Fairm.), non è ammissibile, nella stessa loca- lità, la presenza di due razze del medesimo ceppo; per cui devo consi- derare la fallaciosa specificamente diversa dalla interrupta. Sarà riser- vato ad ulteriori studi, se e a quale ceppo delle regioni circostanti alla Somalia Italiana si ricolleghi geneticamente la C. fallaciosa. Ad ogni modo la simiglianza della fallaciosa con la interrupta è tale, da potersi confondere a prima vista le due specie; però un attento esame ne dimostra a sufficienza i caratteri distintivi. La fallaciosa condivide con la interrupta \’ aspetto esteriore, la grandezza, la forma della testa e del prenoto, le elitre opache, cosparse di peli grigi, più addensati ai lati e sul piano apicale (però senza formare un lembo marginale ben delimitato), la sutura piana, con una striscia postscutellare prolungata fin oltre la metà delle elitre, cinque file pressochè eguali di alveoli ro- tondi, nudi, gradatamente più piccoli verso il piano apicale, la quinta fila sdoppiata all’ apice, con una costa rudimentale intetcalata tra le due normali, esteriori. Però le coste delle elitre sono tutte eguali, la terza non è accorciata nè obliterata; i peli giallognoli ai lati del pronoto non formano un lembo nettamente delimitato, come nell’ interrupta; le elitre sono cosparse di pubescenza più breve, più scura, grigio brunastra, costi- tuita da corti peli obliqui allineati ai due fianchi delle costole; la striscia postscutellare è bensì lunga, ma perfettamente parallela e di colore gri- gio-brunastro uniforme (nell’ interrupta essa è assottigliata nel mezzo e forma una piccola chiazza di peli più chiari all’ apice). Il prosterno pos- siede un solco mediano che si estende dal processo intercoxale fin quasi alla terza parte anteriore (nell’ interrupta il solco è ben più debole e limitato alla parte apicale tra le coscie); la pubescenza del prosterno, ed in genere di tutta la parte inferiore del corpo, è più scarsa, l’ addome è quasi glabro; anche sull’ ultimo sternite non si vedono che minutissimi peli, quasi microscopici. 230 G. MULLER Leggendo le descrizioni delle Polyhirma di FarrmarRE (Ann. Soc. — Ent. France, 1887), pensavo in un primo tempo che la fallaciosa potesse essere la grisescens Fairm. di Mogadiscio. Però, prescindendo dal fatto che la grisescens Fairm. 1887 è ben diversa dalla grisescens Fairm. 1884 (vedi sopra!) e che quindi questo nome non si può applicare alla falla- ciosa per motivi di omonimia, risulta in pari tempo che la grisescens 1887 possiede la terza costa «a medio obsolescente », ciò che non è il caso nella fallaciosa; non risulta poi, dalla descrizione di FAIRMAIRE, che vi sia nella grisescens una costa accessoria rudimentale intercalata al- l’ apice tra la quarta e la quinta costa delle elitre. Una interstria rudimentale intercalata nella parte apicale tra le due coste esteriori ricorre anche in parecchie forme del gruppo Cailliaudi sensu STROHMEYER. Però nessuna razza della Cailliaudi ha la striscia suturale grigia prolungata oltre la metà delle elitre; nè si potrebbe attri- buire ia presente Cypholoba al gruppo Cailliaudi, dato che esiste al Villaggio Duca degli Abruzzi già un’ altra forma — cinereocincta Fairm. — che lo STROHMEYER annovera tra le razze del gruppo Cailliaudi. L’ esemplare che considero come tipo della Cypholoba fallaciosa trovasi al Museo di Genova e proviene dal Villaggio Duca degli Abruzzi presso Mogadiscio nella Somalia meridionale costiera (leg. Prof. G. Russo, 1929, 1g). Un altro esemplare del Museo di Genova è stato trovato . ancora più al sud, presso Margherita sul basso Giuba (leg. Patrizi, 1920). Cypholoba divisa Boheman. Descritta del Lago di Ngami. Al Museo di Genova ho potuto esami- riare due esemplari, uno della località classica, ricevuto a suo tempo da Oberthiir, con I’ etichetta: « P. divisa Boh., apud Chaudoir; Lac N’Gama ». Il pronoto ha un solco longitudinale provvisto di peli gialli, disposti longitudinalmente (non trasversalmente, come nella suturella e somalica). Le elitre sono prive di peli eretti; esse hanno un lembo suturale giallo, — perfettamente eguale dallo scutello fino all’ apice, ed il margine laterale giallastro, senza macchie o disegni sul dorso. Vi sono sei coste eguali ed una settima fortemente abbreviata nel tratto anteriore. Cypholoba suturella Chaudoir. Specie descritta dallo Zambesi. AI Museo di Genova esiste un esem- plare di Nyassa, della collezione Oberthiir, con 1’ osservazione « comp. au type ». CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 231 Questo esemplare ha una linea giallognola di peli che va dal collo fino all’ apice delle elitre, ed un lembo laterale poco distinto, formato da brevissimi peli bruni disposti ad angolo o a spina di pesce, solamente all’ apice costituito da peli cinerei più evidenti. Protorace allungato, cor- diforme, con solco mediano abbastanza largo, impresso anche nel mezzo; i peli giallognoli della linea mediana sono disposti trasversalmente nel mezzo del solco. Elitre con sette coste eguali, che si appianano verso ‘ l'apice; fossette regolari, separate da trabecole trasversali. Il margine laterale delle elitre, visto di fianco, è poco incurvato nel mezzo. Il pro- | noto con punteggiatura sottile e fitta e con brevissima pubescenza eretta, appena visibile in profilo; le elitre senza traccia di peli eretti. Cypholoba somalica Gestro. Polyhirma somalica Gestro, Ann. Mus. Genova, XXXII, 1892, 751. Cypholoba intermedia somalica Strohmeyer, Mitt. Zool. Mus. Berlin, XIV, 1928, 342. Materiale da me esaminato al Museo di Genova: il tipo (9) di Wuorandi (Bricchetti-Robecchi, 1891) un cotipo (4) di Webi (Bricchetti- Robecchi, 1891); 1 es. di Eil, Somalia (Franchini); 2 es. raccolti fra Gal- lacaio e Bohotte (Citerni, 1903), dei quali uno era classificato per apicata sbsp. La somalica Gestro rappresenta forse una sottospecie della suturella Chaud., però le elitre sono cosparse di lunghi peli eretti ed anche la pubescenza eretta del pronoto è più evidente. Poi c’ è una chiazza grigia trasversale subito dopo la metà delle elitre, formata da alcune file doppie di peli disposti a spina di pesce; il lembo suturale biancastro si attenua nel mezzo e si allarga un poco dinanzi all’ apice. Infine la punteggia- tura del proncto è meno sottile e meno fitta. Del resto, la conformazione e la scultura delle elitre è come nella suturella. Il tipo, come pure altre due 9 9 che ho esaminato, hanno la set- tima costa più o meno marcata, benchè abbreviata verso le spalle; l’unico 4 (di Webi) ha la settima costa appena accennata dietro la meta delle elitre. Una forma dell’ Africa orientale inglese, classificata da Alluaud per « suturella var. >», appartiene evidentemente alla somalica e non merita, secondo me, una denominazione speciale; sebbene, in molti casi, la chiazza grigia dorsale sia appena accennata da pochi peli disposti a spina 232 G. MULLER di pesce e quindi generalmente poco o nulla affatto visibile (1). Ho visto numerosi esemplari raccolti dal Marchese Patrizi ad Archer’s Post nel- I’ Africa orientale inglese (1920) e due esemplari anche a Gwasso Njiro (1919). Inoltre anche 1 es. proveniente da Giumbo alla foce del Giuba (Ferrari, 1909). Cypholoba Piaggiae Gestro, sensu lato. Il gruppo della Cypholoba Piaggiae Gestro comprende, in Somalia, tre forme geografiche, vicarianti: |’ apicata Fairm., la Piaggiae Gestro ed una nuova forma che denomino transversefasciata. Esse hanno i seguenti caratteri comuni: Protorace irsuto, con solco mediano debole o quasi obliterato. Elitre con peli eretti, di forma ovale o allungata, con la massima larghezza gi dietro, lungamente ristrette all’ innanzi; il margine laterale, viste di fianco, più o meno incavato, incurvo; l’ angolo suturale sporgente e spesso delimitato da una piccola smarginatura o sinuosità del margine apicale. La superficie delle elitre più o meno lucida, anche sul piano apicale, con sei coste, la quinta brevemente accorciata o obliterata alla base, la sesta acuta, sporgente; in alcuni individui si csserva un accenno d: una settima costa nel tratto apicale. Le foveole intercalate fra le coste dorsali piccole, rotonde, oppure molto piccole, puntiformi. Il disegno delle elitre si compone di un orlo laterale grigio ed un lembo suturale com- pleto, grigio o giallognolo, più o meno dilatato all’ apice; in alcune forme si osserva inoltre una chiazza o fascia trasversale di peli grigi sul disco delle elitre, all’ inizio del terzo apicale. Lunghezza del corpo 15-20 mm. (1) SrroHMEyER, nella sua revisione dei Cypholobini (Mitt. Zool. Mus. Berlin, XIV, 1928), assegna la Cyph. suturella al gruppo della divise e la Cyph. somalica al gruppo della intermedia. La differenza tra i due gruppi consisterebbe unicamente nell’ assenza o nella presenza di una chiazza di peli cinerei dietro la metà delle elitre (vedi l. c., pag. 297, capoversi 14 e 15). La riduzione della chiazza grigia o la scomparsa totale della medesima negli esemplari della Cyph. somalica raccolti dal Marchese Patrizi, dimostra ad evidenza 1° artificiosità della divisione proposta dallo SrroHmMEyER. Non vi è dubbio che le numerose forme di Cypholoba debbano essere riordinate e raggruppate secondo il concetto moderno delle specie collettive (« Formenkreise » o « Rassenkreise » nel senso di Kunrzen, RenscH ed altri); però non potrei asserire che ciò sia riuscito allo STROHMEYER, il quale, seguendo un metodo troppo schematico, ha creato un sistema che divide, alle volte, forme estremamente affini ed in altri casi riunisce in una sola specie collettiva specie sicuramente diverse. CARABIDI NUOVI. O POCO NOTI 233 a) Piaggiae apicata Fairmaire. Polyhirma apicata Fairm. Bull. Soc. Ent. Belg. 1885, pag. VIII (tipo: Mo- gadiscio); Ann. Soc. Ent. France 1887, pag. 91, tav. I, fig. 3. Cyph. intermedia apicata Strohmeyer, Mitt. Zool. Mus. Berlin XIV, 1928, 55. Forma snella; protorace stretto, allungato, quasi senza solco mediano, essendo questo ridotto ad una leggera depressione dinanzi alla base e dietro i’ apice; pubescenza poco evidente, negli esemplari meglio con- ‘servati si osserva soltanto nella metà basale una striscia mediana di peli grigiastri disposti trasversalmente. Visto in profilo, il protorace pre- senta peli a spazzola poco lunghi sul dorso, più irti, più lunghi e ine- guali di sotto. Le elitre hanno dei lunghi peli eretti; visto di fianco, il margine laterale delle elitre è distintamente incurvato, con la concavità aperta dal lato ventrale. Sul dorso vi sono sei coste strette ed acute, eguali o leggermente alternanti, talvolta la quinta costa più o meno obli- terata, di rado un rudimento della settima dietro la metà. Lo spazio tra Je due coste parasuturali largamente infossato in tutta la sua lunghezza, e provvisto di un lembo suturale di peli grigi, poco appariscenti; anche il resto della pubescenza elitrale poco evidente, costituito da peli grigi addensati ai lati e in una leggera chiazza grigia nel terzo apicale. Le coste si appianano e scompaiono nella parte apicale delle elitre, che è lucida, leggermente solcata e finemente punteggiata. Gli alveoli sono piccoli, rotondi, foveiformi; essi si prolungano di dietro, oltre la chiazza grigia preapicale, con delle serie di punti ben marcati. Il margine apicale delle elitre ha una piccola ma evidente smarginatura accanto all’ angolo suturale sporgente. Lungh. 17,5-19 mm. Materiale esaminato. - Mogadiscio (Mus. Trieste, leg. Lomi XI-1936, 3 es.; Mus. Genova, leg. Pantano 1908, 4 es., det. BENARD e comp. au type!) - Obbia (Mus. Genova, leg. Bricchetti-Robecchi 1891, 3 es.) - Webi (Mus. Genova, Bricchetti-Robecchi 1891, 1 es.) - Torrente Errer, presso Archeisa, nella Somalia inglese (Mus. Genova, leg. Bottego 1892, 1 es.). Nota. - Gli esemplari della Somalia inglese, tra Laffarugh e Aberiò, classificati da GesTtro per Polvhirma apicata (Ann. Mus. Civ. Genova 1895, 165), appartengono alla apicata Piaggiae Gestro. b) Piaggiae transversefasciata n. sbsp. Forma snella e allungata. Corpo irsuto circa come l’ apicata typ. Protorace con punteggiatura melto sottile e densa; il solco mediano obliterato nel mezzo indicato da una leggera depressione nel tratto ante- — — a # RD ee he ase en ee Pr Arepp a: bs Neer di aa o Ù Tara MATO aa 4 Sah et Ue ¢ Ù 234 G. MULLER riore ed una, più profonda, prebasale. Elitre dietro la meta con una fascia trasversale grigia molto evidente; anche il lembo suturale ben marcato, giallognolo e dilatato verso !’ apice; lateralmente un lembo grigio abba- stanza largo. L’ interstria suturale larga, perfettamente piana, ricoperta di fitta e sottile punteggiatura e delimitata da una fila di alveoli piccoli, puntiformi; anche gli alveoli tra le carene dorsali piccoli, puntiformi, del tutio obliterati nel tratto apicale dietro la fascia grigia dorsale. Lo spazio nero apicale è soltanto debolmente solcato, abbastanza lucido, ad conta della punteggiatura piuttosto fitta e sottile che lo ricopre. L’ apice delle elitre ha una leggerissima smarginatura accanto alla sporgenza del- l’ angolo suturale. Lungh. 20 mm. Differisce dall’ apicata per gli alveoli delle elitre molto piccoli, cun- tiformi, per Il’ interstria suturale perfettamente piana, larga e densamente punteggiata, per il margine apicale meno obliquo e meno distintamente inciso presso l’ angolo suturale, per il protorace più sottilmente punteg- giato, infine per il disegno grigio più marcato e ben delimitato. La linea mediana grigia del protorace, composta di peli disposti trasversalmente, si estende all’ innanzi fino all’ apice. Loc. class.: tra Bohotle e Berbera, Somalia inglese (leg. Citerni, V-VII-1903). Un unico esemplare (2) al Museo di Genova. Nota. - Questa nuova razza era stata confusa dal compianto Dott. Gestro con la sua Polyhirma somalica, come risulta dall’ etichetta apposta all’ esemplare di Citerni. Infatti, la somiglianza del disegno delle elitre e della forma del corpo con la somalica è tale, da giustificare I’ errore. Però la vera somalica, osservata di fianco, ha una sagoma diversa delle elitre, essendo il margine laterale quasi diritto o assai debolmente curvato; il protorace è menc sottilmente punteggiato e distintamente solcato in tutta la sua lunghezza; gli alveoli delle elitre sono viù grandi, a forma di fossette rotonde; il piano apicale è opaco; il margine apicale obliquo si incurva gradatamente verso la sporgenza dell’ angolo suturale, for- mando una leggera, ampia sinuosità obliqua, senza una vera smargi- natura parasuturale. c) Piaggiae Piaggiae Gestro. Polyhirma Piaggiae Gestro, Ann. Mus. Civ. Stor. Nat. Genova, vol. XVI, 1881, 201 (tipo: Lago di Caraba). Polyhirma Piaggiae Gestro pars, ibid. vol. XXXV, 1895, 266. Cyph. divisa piaggiae Strohmeyer, Mitt. Zool. Mus. Berlin, XIV, 1928, 360. iss Mi OM oni re AGNNIP il od Make aL ¥ “sires ay È f \ a) CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 235 Condivide con l’ apicata la caratteristica curvatura del margine late- rale delle elitre (in visione laterale), la grossezza dei punti sul protorace, la grandezza degli alveoli e la loro distanza; però il corpo è, in media, meno snello, il protorace, per quanto individualmente variabile, in media meno allungato, le elitre più corte e convesse, talvolta subgibbose. La striscia mediana di peli grigi, trasversali, sul pronoto è di solito ben visibile in tutta ja lunghezza, il solco mediano quasi sempre distinto anche nel mezzo. Il disegno chiaro delle elitre è limitato ad un lembo laterale grigio ed un suturale giallognolo, mentre il resto è com- pletamente nero, senza chiazze cineree dorsali. La pubescenza eretta del protorace è alquanto più lunga che nella apicata tipica, anche le elitre hanno lunghi peli eretti. Le costole delle elitre si appianano posterior- mente di meno che neli’ apicata tipica e si estendono quasi fino all’ apice. x . Lo spazio juxtasuturale infossato è più largo che nell’ apicata, perfetta- mente piano e densamente punteggiato. L’ apice delle elitre è obliqua- mente troncato e debolmente sinuato verso la sporgenza suturale; alle volte vi è un accenno di una lieve smarginatura accanto alla sporgenza suturale, però mai tanto evidente quanto nell’ apicata. Lungh. 15-18 mm. La descrizione originale di questa Polyhirma si fonda su un esem- plare di Tull-Harré, e su quattro esemplari del Lago di Caraba, nella 1egione dei Somali - Isa, in Abissinia (Antinori, VII-VIII-1877), che io ho potuto esaminare al Museo di Genova. Quale tipo è segnato al Museo di Genova una 9 del Lago di Caraba. Inoltre appartengono alla Piaggiae anche due esemplari di Lafarugh-Aberiò, nella Somalia inglese (Boitego, IX-1892), che sono stati classificati ed elencati da GESTRO per apicata (vedi Ann. Mus. Genova XXXV, 1895, p. 265). Nota. - Allo STROHMEYER (I. c.) è sfuggita la stretta parentela della Pelyhirma Piaggiae con |’ apicata Fairm. Egli mette la prima fra le razze della divisa, la seconda tra quelle dell’ intermedia. L’ affinità della Piaggiae con l’ apicata è tale, che perfino Gestro, 1’ Autore della Piaggiae, ha classificato erroneamente due esemplari di questa specie per apicata. D’ altronde STROHMEYER ritiene l’ apicata e la posticalis Fairm. per due razze della medesima specie (intermedia Boh.). Altro sbaglio, che Gimostra la poca abilità sistematica dell’ Autore. Ambedue le specie, apicata ‘e posticalis, abitano nello stesso territoric (Somalia italiana e inglese) e non possono quindi essere due forme o razze vicarianti. Se si vuole ritenere la posticalis come una forma estrema, somala, del- E © a i 236 G. MULLER x l’ intermedia, non è possibile dichiarare anche 1’ apicata, che convive con la posticalis, come razza dell’ intermedia, ma bisogna assolutamente rite- nerla come specie diversa. — Cypholoba Boitegoi n. sp. Polyhirma Piaggiae Gestro pars, Ann. Mus. Civ. Storia Nat. Genova, XXXV, 1895, pag. 266 (nec 1881!). Oblonga, convexiuscula, nigra, subopaca, tantum pube brevissima induta, elytris glabris, septemcarinatis, sutura omnino deplanata et punc- tulata. Caput antice bisulcatum, in medio longitudinaliter elevatum, parce obscure pubescens; antennarum articulis duobus basalibus intus griseo- pubescentibus. Prothorax cordatus, lateribus antice valde rotundatus, po- stice longe sinuatus, supra dense punctatus et brevissime hirsutus, in medio late sulcatus, ibique pilis flavescentibus transverse adpressis indu- tus. Elytra fere ellyptica, convexa, in apice oblique truncata, flavolimbata, limbo suturali in medio subtiliori, evanescente, in apice perparum trian- gulariter dilatato; carinis sex aequalibus, duabus aut tribus primis fere usque ad apicem preductis, reliquis paullo brevioribus, carina septima in tertia parte basali obliterata; alveolis sat parvis et densis, fere aequa- libus, haud tomentosis; elytrorum lateribus inter carinam septimam et marginem lateralem triseriatim punctatis, serie intermedia (id est stria — nona) punctis longe ciliatis composita; elytrorum apice sat dense punc- tulato, opacc. Prosternum in medio haud sulcatum, dense punctulatum, brevissime hirsutulum, lateribus grosse punctatum, nitidum, glabrum. Mesosternum dense punctulatum, brevissime hirsutulum. Abdomen etiam in medio, sed minus dense punctulatum, fere glabrum. Long. 20 - 22 mm. Habitat in Somalia anglica: Laffarugh-Aberiò (V. Bottego). Etiamsi in Abyssinia: Arussi-Galla (Pullini) et Scioa, Kaka (Antinori). — In me- moriam celeberrimi exploratoris Vittorio Bottego denominata. x Rassomiglia talmente alla Polyhirma Piaggiae Gestro, che è stata confusa dall’ Autore stesso con la sua specie nel volume dedicato al viaggio di Bottego (Ann. Mus. Civ. Storia Nat. Genova, 1895, p. 266). Però un attento esame dimostra con sicurezza la diversità della specie di Bottego dalla vera Piaggiae Gestro (1881), di cui ho potuto esaminare al Museo di Genova il tipo (del Lago di Caraba) e vari cotipi. La Cypholoba Bottegoi differisce dalla Piaggiae anzitutto per l’ as- n senza totale di peli eretti sul pronoto e sulle elitre. La Bottegoi è inoltre CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 237 pitt grande, pitt tozza, il suo protorace pitt cordiforme; gli alveoli delle elitre hanno un aspetto diverso, essendo più fitti, più regolari; la parte apicale delle elitre è più punteggiata, subopaca; il margine laterale delle elitre, visto di fianco, non presenta la forte curvatura che è caratteri- stica della Piaggiae (e dell’ apicata). Il disegno delle elitre è costituito da un lembo giallognolo suturale e laterale, il primo un poco assctti- gliato dietro la metà e nuovamente più largo verso l’ apice; nel solco ‘ mediano del protorace vi sono dei peli giallognoli disposti trasversal- mente (a differenza dalla Cypholoba divisa, che ha i peli disposti in senso longitudinale). I! tipo della Cyph. Bottegoi proviene dalla regione tra Laffarugh e Aberiò nella Somalia Inglese e conservasi al Museo di Genova. Io ho visto di questa località due esemplari (2 2), provenienti dalla spedizione Bottego, settembre 1892. Altri esemplari del Museo di Genova (ritenuti erroneamente da Gestro per Piaggiae) provengono dalla Regione degli Arussi (leg. Pullini, 2 2 2) e da Kaka nello Scioa (Antinori, 1877, 1 9). Cypholoba posticalis Fairmaire. STROHMEYER (l. c., pag. 342) sembra aver visto un unico esemplare, di Mogadiscio. Al Museo di Trieste si conservano numerosi esemplari di Mogadiscio (Lomi!), dell’ Oltre Giuba (Bertozzo!) e di Chisimaio (Bidoli!). Una delle caratteristiche di questa specie è la fusione della 5% e 7? interstria nel tratto apicale; poi il labro superiore leggermente biim- presso al margine anteriore e sporgente nel mezzo. Il lembo grigio sutu- rale non è breve come risulterebbe dalle descrizioni di FAIRMAIRE e STROHMEYER: esso è bensì spesso poco distinto negli esemplari male conservati, però esemplari freschi hanno un lembo suturale che rag- giunge quasi la metà delle elitre. Il protorace è stretto, allungato, fusi- forme, con la massima ampiezza circa nel mezzo; però si osserva, come al solito, una certa variabilità individuale della larghezza rispetto alla lunghezza. a) C. posticalis subsp. virgulifer Sternberg. — Sono d’ accordo con STROHMEYER (I. c., pag. 342) nel considerare la virgulifer Sternberg come una razza del gruppo posticalis. STERNBERG ha descritto la sua Polvhirma virgulifer sopra un unico esemplare (9) di Ferrad in Somalia e l'ha consideraia erroneamente come una specie del gruppo polioloma e Cail- 238 G. MULLER liaudi (Ann. Soc. Ent. France, 1907, pag. 486). Io credo di poter riferire alla sbsp. virgulifer un esemplare (?) del Museo di Genova raccolto a Las Ej in Somalia, tra Obbia e l’ Uebi Scebeli (da Bricchetti-Robecchi) ed elencato come posticalis in un lavoro di Gestro (Ann. Mus. Genova, vol. XXXII, 1892, pag. 751). L’ esemplare di Las Ej è lungo 23 mm.; esso ha tutte le caratteri- stiche plastiche e sculturali della posticalis, tranne l’ apice delle elitre che è distintamente sinuato, con |’ angolo suturale protratto, acuto e la settima interstria costiforme riunita dinanzi all’ apice con la terza inter- stria (anzichè con la quinta). Il disegno grigio delle elitre consta di un lembo suturale che raggiunge la metà del dorso e di un lembo laterale stretto e poco distinto; sul piano apicale vi sono due macchie triangolari, grigio-giallognole, con la punta rivolta verso l’ apice ed inclusa tra la terza e la settima interstria; alla base del piano apicale le due macchie convergono ad arco verso la sutura, estendendosi fino alla prima stria dorsale. All’ apice delle elitre il lembo laterale forma una macchia comune alla sutura. Cypholoba tetrastigma sbsp. n. subfasciata m. Condivide i caratteri plastici e sculturali della tetrastigma, vero il disegno grigio delle elitre è più esteso, composto di una serie di mac- ~ chiette sulla 27, 4% e 6? interstria, che formano una specie di fascia interrotta, trasversale, postmediana; e di due chiazze apicali ampia- mente fuse col lembo grigio marginale. La fascia trasversale interrotta dietro la metà delle elitre ricorda il disegno grigio della posticalis, però essa è composta di macchiette o striscie grigie pressochè eguali (nella posticalis vi è sulla sesta interstria una striscia più lunga, protratta verso l apice); poi vi sono due macchie grigie apicali, una per parte (nella posticalis una sola comune, all’ apice). Le tempie sono più sporgenti, meno ristrette che nella posticalis, il labro superiore è ampiamente arro- tondato al margine anteriore; le coste pari (2%, 4% e 6%) sono accorciate alla metà del dorso, le impari un poco più lunghe. Rispetto alla tetrastigma tipica dell’ Eritrea la subfasciata si distingue anche per il capo più stretto, il protorace stretto e allungato, quasi fusi- forme, con la massima ampiezza poco dinanzi alla metà, il corpo meno irto di peli, con brevissima pubescenza scura sul pronoto e peli ancora più brevi, quasi invisibili, sulle elitre. Il pronoto ha una striscia mediana FON Bee ARTEL Ie SORTA PIATTINO IN QUI CN CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 239 di peli trasversali, grigi, ben visibili, il lembo suturale grigio occupa quasi un terzo della lunghezza delle elitre. Lunghezza del corpo 20 mm. Località classica: Giumbo, alla foce del Giuba, Somalia Italiana (leg. G. Ferrari, 1909, Mus. Genova, 1 ®). Una forma molto affine per la forma della testa e del protorace tro- vasi anche a Mogadiscio (leg. Lomi, novembre e dicembre 1936: Mus. Trieste, 6 esempl.). Però negli esemplari di Mogadiscio il disegno grigio ‘ è più ridotto, la fascia trasversale delle elitre si avvicina più al tipo tetrastigma, essendo la chiazza della seconda interstria molto piccola, ridotta a pochi peli giallognoli; la striscia mediana grigia del pronoto è poco evidente, anche negli esemplari meglio conservati. Cypholoba gracilis sbsp n. brevitarsis m. Razza dell’ Africa orientale inglese, che si avvicina più di tuttte alla C. gracilis tenuicollis Chaud. di Mombasa (1). Essa differisce dalla tenuicollis per il corpo più robusto, meno snello, per la fascia grigia preapicale più stretta, trasversale, non prolungata lateralmente verso ‘l’angolo suturale e, sopratutto, per le antenne ed i tarsi molto più brevi. Nella tenuicollis le antenne raggiungono almeno il terzo basale o quasi la metà delle elitre ed i tarsi posteriori sono lunghi quasi quanto le tibie; nella brevitarsis le antenne sono più grosse e brevi, esse sorpassano di peco la base del protorace, i tarsi sono pure molto più tozzi, alquanto più brevi delle tibie. Anche la testa ed il protorace della brevitarsis sono meno allungati, le elitre più larghe. Del resto tutti i caratteri principali collimano con quelli della tenuicollis: lunga pubescenza eretta sul pro- torace e alla base delle elitre (circa come nella tetrastigma), solco me- diano del protorace quasi assente, senza striscia mediana distinta, elitre con sette coste (compresa la suturale) ed una ottava apicale, tutte le coste egualmente sviluppate, la quarta interrotta dalla macchia grigia dorsale, un breve lembo suturale grigio alla base delle elitre. Lungh. 16,5 mm. Tipo: Fort Hall, Africa orientale inglese (leg. Patrizi, 5. XII. 1919; Mus. Genova, 1 2). (1) Della Cypholoba tenuicollis Chaud. ho potuto esaminare due esemplari di provenienza tipica (Mombasa, leg. Raffray), i quali sono conservati al Museo di Ge- nova con Il’ etichetta « terminalis Chaud. i. litt.». Ora, questo nome non esiste ed è evidentemente inedito; però, stando alla monografia dello STtRoHMEYER, trattasi cer- tamente della Cypholoba descritta da CHAUDOIR col nome di Polyhirma tenuicollis. 240 G. MULLER Graphipterus Caprai n. sp. Niger, articulis antennarum duobus aut tribus basalibus rufescen- tibus. Caput vittis duabus fulvopilosis, antice in fronte plus minusve connexis, parte media frontali late denudata, elevata, subglabra; etiamsi clypeo, labro et genis denudatis. Prothorax parvus, transverse-cordatus, lateribus ante medium subangulatus, postice valde, fere recte angustatus, angulis anticis modice prominulis, subrotundatis, posticis obtusis; dorso convexo, punctulato et pilis ochraceis transverse dispositis undigue, dense obtecto, lateribus albomarginatis. Elytra breviter ovalia, aequa- liter griseo-pubescentia, margine vix dilutiori, humeris late rotundatis, margine apicali oblique sinuato-truncato. Pedes nigri, tarsorum antico- rum maris, articulis tribus primis subtus pilosis, tibiarum posticarum cal- cari externo angusto, leviter incurvo. Long. 14,5-18 mm. Habitat in Somalia, apud Bulo Kero (leg. Patrizi, Mus. Genova). x Questo bel Graphipterus è sufficientemente caratterizzato per il capo denudato anteriormente dinanzi alla fronte e così pure sotto gli occhi, per il protorace piccolo, totalmente ricoperto di pubescenza bruno-ocracea, con l’ orlo laterale più o meno biancastro, le elitre larghe, tondeggianti, sinuate all’ apice e rivestite di pubescenza grigio-biancastra che contrasta col colorito ocraceo del pronoto e per lo sperone esterno delle tibie po- steriori esile, leggermente curvato. Il Graphipterus cineraceus Fairm., - che raggiunge la statura del Caprai, ne differisce, stando alla descrizione, per la pubescenza del dorso unicolore (« cinereo-lutescenti-pubescens »), i femori rossi e le elitre troncate all’ apice. Il Graphipterus soricinus Fairm. è ben più piccolo (11 mm.), uniformemente grigio, coi femori rosso-sanguigni. Il circumdatus Raffr. è pure alquanto più piccolo (10 - 12 mm.), uniformemente grigio, con le elitre non sinuate all’ apice. Il Gr. discicollis Fairm., che raggiunge la grandezza del Caprai, ne differisce essenzialmente per il capo anteriormente pubescente, con una chiazza bianca sotto gli occhi, per il protorace ben più grande, con gli angoli anteriori sporgenti, per le elitre non distintamente sinuate all’ apice, per lo sperone delle tibie posteriori più robusto e quasi angolosamente ricurvo. Anche il castanopterus Fairm. differisce dal Caprai per la pre- senza di una chiazza bianca sotto gli occhi; inoltre per il protorace am- pio, nero, coi margini bruni, le elitre più strette e allungate, non sinuate all’ apice. Le altre specie somale (galla, Patrizii ecc.) hanno le elitre nere con disegni lineari bianchi o giallognoli. NT PSM eh aa ee da bt ed PANS Ah ORNS et ATO TI ml, bah) pris io Peel hhh ian hak tee Ba ein the hens oe i - CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 241 Il Graphipterus Caprai proviene dalle caccie del Marchese Sa- verio Patrizi in Somalia ed è stato preso net dintorni di Bulo-Kero (insieme con una razza speciale del discicollis [sbsp. griseipennis m.l). Una serie di esemplari, fra questi il tipo, conservasi al Museo di Genova; un cotipo al Museo di Trieste. Dedico questa bella specie al collega Dott. Felice Capra, in segno di riconoscenza per il suo valido aiuto durante le mie ricerche sulla fauna somala nelle ricche collezioni del Museo di Genova. Graphipterus Caprai sbsp. n. vitticollis m. Differt a forma tvpica prothorace in medio vitta longitudinali nigra ornato, elvtris pube brunneo-flavescente indutis nec non antennis basi obscurioribus. Long. 15-18 mm. Typus: Mogadiscio in Somalia italica (Mus. Trieste). Sebbene questo Graphipterus differisca già a prinia vista dal Caprai per la presenza di una striscia mediana nera sul pronoto, per le elitre | rivestite di pubescenza bruno-giallognola e per la base delle antenne più scura, io non trovo altre differenze essenziali, per cui sono convinto che si tratta solamente di una razza del Caprai. Non mi dilungo perciò a descriverlo minutamente, essendo la disposizione della pubescenza sul capo, la scultura del medesimo, la forma e grandezza del protorace e delle elitre e lo sperone apicale interno delle tibie posteriori identici. Il tipo del Caprai vitticollis proviene dai dintorni di Mogadiscio e conservasi al Museo di Trieste. Esso è stato raccolto dal Maggiore Cesare Lomi all’ inizio delle operazioni in A.O.I. Altri esemplari si trovano al Museo di Genova, provenienti da Brava, Somalia costiera (leg. Bottego, X. 1895). Essi portano l’ etichetta: « discicollis Fairm. >. Però tale deter- minazione è certaménte inesatta; basta leggere la descrizione del disci- collis (Ann. Soc. Ent. France, 1887, pag. 79), per vedere che si tratta di una specie con pubescenza grigia sotto gli occhi (« capite..... sub oculos griseo-piloso », mentre il Caprai e la sbsp. vitticollis appartengono al gruppo col capo denudato sotto gli occhi. Un esemplare di Giumbo (Somalia, Giuba, leg. Paoli, VI. 1913, Mus. Genova) si può ascrivere ancora al vitticollis, sebbene la striscia denu- data nera del pronoto sia più stretta ed il colorito delle elitre piuttosto grigio-cinereo che giallognolo. Si tratta evidentemente di una forma di Ce Ry Ae Ure Mae EST ons gate CARN MEA e eae Rey ae oe VAI Rete NAPO EA TI Vere i i Wen gt ite ecto i tag ? x 242 G. MULLER passaggio che si avvicina gia alla f. tipica del Caprai. Anche questo esemplare era stato determinato erroneamente per discicollis Fairm. Nota. — Il Graphipterus Caprai ed il discicollis hanno la medesima diffusione e convivono spesso nel medesimo sito. Così p. es. a Moga- discio il Caprai viiticollis insieme col discicollis typ. e a Bulo Kero il Caprai typ. col discicollis griseipennis; ciò che dimostra, una volta di più, l’ assoluta diversità delle due specie in questione. E’ interessante osservare come queste due specie, sistematicamente ben distinte, assumano nello stesso sito un colorito eguale, dovuto evi- _dentemente ad influenze ambientali. Così abbiamo a Mogadiscio il Caprai vitticollis, che imita perfettamente il colorito bruno-giallognolo delle elitre del discicollis, con il quale convive. A Bulo Kero invece compaiono le stesse due specie in veste bicolore, con le elitre grigio biancastre ed il pronoto bruno-ocraceo. Graphipterus discicollis sbsp. n. griseipennis m. A forma typica ex Somalia litorali elytrorum pube griseo-albescente diversus. Pronotum ochraceo-pubescens, in medio nigro-vittatum. Long. 16 - 18 mm. Typus: Bulo Kero, Somalia (leg. Patrizi, Mus. Genova). Condivide tutte le caratteristiche del discicollis Fairm., che è rap- presentate nel Museo di Trieste da una bella serie raccolta da Cesare Lomi nella località classica (Mogadiscio); ma ne differisce per le elitre rivestite di pubescenza grigio-biancastra, che contrasta col colore inten- samente ocraceo della pubescenza del pronoto. Nel vero discicollis Fairm. il rivestimento delle elitre ha una tinta che tende ai bruno o al giallo- gnolo e quindi meno diversa dalla pubescenza ocracea del pronoto. Inoltre nel vero discicollis i palpi e le antenne sono nere, tutt’ al più il primo articolo ferrugineo; nella razza griseipennis di solito i primi tre articoli delle antenne e parte dei palpi rossastri. Infine il protorace del griseipennis è un poco più breve e largo. Le zampe sono nere; in alcuni esemplari (forse immaturi) i femori parzialmente rossastri. E’ stato raccolto dal Marchese Patrizi a Bulo Kero e Belet Amin sul Basso Giuba. Il tipo di Bulo Kero conservasi al Museo di Genova; x un cotipo è stato gentilmente ceduto al Museo di Trieste. Questa razza non può confondersi col Graphipterus Cliffordi Alluaud, AN ie A ARIANO TE dia oi LION yee LITI otti DEI ESILI CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 243 dell’ Alto Giuba, che BURGEON considera nella sua recente revisione del genere Graphipterus, non so se a ragione o a torto, come razza del disci- collis. Purtroppo, ALLUAUD non parla, nella sua descrizione (Bull. Soc. Ent. France, 1927, pag. 189) della pubescenza biancastra sotto gli occhi, che è caratteristica e costante nel discicollis. Ad ogni mode il Cliffordi è ben diverso dal griseipennis per la pubescenza del pronoto eguale a quella delle elitre, di colore « grigio perla chiaro » uniforme. Nota. - Gli esemplari della razza griseipennis che ho potuto esami- nare presentano una notevole, del tutto inattesa, variazione individuale dello sperone apicale esterno sulle tibie posteriori. La sagoma di questo sperone è bensì sempre la medesima, cioè lanceolato e più o meno ango- ‘ lesamente piegato al margine tarsale; però la grossezza dello sperone è variabile, essa raggiunge in un esemplare quasi la grossezza della tibia, mentre in altri essa sorpassa di poco o nulla affatto la grossezza del tarso. Tefflus Patrizii n. sp. Elongatus, niger, subnitidus, supra sat dense erecte-pilosus; episto- | mate postice nullo modo limitato, cum fronte connato; elytris septemcari- riatis, carinis 1%, 3* et 5% ad basim paullo brevioribus, 7% antice valde abbreviata, in tertia parte basali omnino obliterata; episternis prothoracis tantummodo intus, reliquis omnino punctato-pilosis; abdomine dense punc- tato-piloso, in medio glabro. Long. 35 mm.; lat. capitis 4,8 mm.; lat. pro- noti 9,5; lat. elytr. 12,5 mm. Habitat in Somalia meridionali. - Typus: Belet Amin ad flumen Juba, (leg. Xaverius Patrizi; in Museo Genuensi, cotypus in Museo Tergestino). Etiamsi ad vicum «Duca degli Abruzzi» a dom. G. Russo repertus. Specie oltremodo caratteristica per l’ abbondante pelosità eretta su gran parte del corpo. Essa è copiosa ed abbastanza fitta sul pronoto, sulle elitre e sul prosterno, molto fitta sul mesosterno e ai lati dell’ addome. Il capo è relativamente piccolo, le antenne lunghe, esse oltrepas- sano di molto la base del protorace. il clipeo è liscio e perfettamente fuso con la fronte; esso porta due leggere impressioni laterali arcuate, divergenti all’ indietro. La fronte ha la parte mediana convessa e due depressioni sublaterali, debolmente rugose, che terminano anteriormente con una fossetta un po’ obliqua, profondamente incisa. La convessità me- diana della fronte ha un’area abbastanza fortemente punteggiata di Me, te Caen a eee bea e e Ve tee Nas EES SESS Mel PEPIN ray MINIT TER TR AGIO TARIIT ZO Se EN ILE Tee VA Le A AO A e TOMO LOI 244 G. MULLER dietro, tra gli occhi, ed un’ altra con punteggiatura più sottile dinanzi al- l’ altezza degli occhi; il collo è perfettamente liscio. Il protorace è molto più largo del capo, subesagonale, con gli angoli laterali arrotondati, i posteriori ottusi, ma nettamente marcati, i lati di- nanzi alla base diritti o lievemente sinuati; il dorso del protorae abba- stanza convesso, i margini laterali ripiegati; la superficie grossolana- mente punteggiata, con rugosità maggiori, liscie, nel mezzo del disco. Le elitre sono allungate, leggermente ventricose di dietro, quivi circa una volta e mezzo più larghe del protorace. Esse hanno sette coste di- stinte, quantungue la settima costa sia ridotta nel tratto anteriore; essa è nettamente sviluppata dal declivio apicale fin oltre la metà delle elitre ve scompare del tutto appena nella terza parte basale. Nel mezzo delle elitre tutte le coste sono circa di eguale altezza, separate da spazi inter- secati da trabecole granulifere poco dense; verso la base si ingrossano le coste pari, mentre le impari si attenuano e si accorciano prima di raggiungere la base. . L’ addome ha, oltre all’ estesa punteggiatura laterale, un arco pun- teggiato lungo il margine apicale dell’ ultimo sternite. Nel 4 i due primi articoli dei tarsi anteriori sono dilatati e provvisti inferiormente di una spazzola di peli bruni. L’ abbondante pubescenza eretta del dorso ricorda il Tefflus juvenilis Gerst., del quale ho potuto esaminare diversi esemplari al Museo di Vienna (Massai, Afr. or., Baumann 1 es.; Usambara, Neu-Bethel, leg. Moser 3 es.; Taveta, leg. Hòhnel 1 es.). Senonchè il juvenilis Gerst. è più piatto e possiede solamente sei coste elitrali, essendo /a settima (esterna) del tutto obliterata; in pari tempo le coste ancor più strette ed acute, i solchi intercostali larghi, con fitte rughe trasversali, lo spazio laterale tra la sesta costa e il margine ben più stretto; la punteggiatura ai lati dell’ addome molto ridotta o del tutto assente; infine il pronoto quasi piano, con pun- teggiatura fortemente rugosa. i Il Tefflus Patrizii abita la Somalia meridionale. Designo come tipo uno dei cinque esemplari raccolti dal Marchese Saverio Patrizi a Belet-Amin sul Basso Giuba, 7. 1934, e conser- vati al Museo di Genova; un cotipo della medesima località è stato gentilmente ceduto al Museo di Trieste. La specie trovasi anche al Vil- iaggio Duca degli Abruzzi presso Mogadiscio, come risulta da un esem- plare difettoso, privo di testa, raccolto dal Prof. G. Russo nel 1929. CA aa Paes CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 245 Nota. - Recentemente è stato descritto un Tefflus juvenilis sbsp. Jedlickai Basilewsky (Ent. Blatt., vol. 28, 1932, pag. 21). Esso avrebbe un rudimento ben visibile della settima costa (« Vestige de la septième cote très apparent et très developpé »); però non può riferirsi al Patrizii, essendo in pari tempo il pronoto « aplati, très peu convexe, assez angu- leux au milieu du bord latéral ». Patria: Usaramo, Afr. or. tedesca (1 9). Progonochaetus nov. gen. Anisodactylinorum Genotypus: Anisodactylus xanthopus Dej. La maggior parte dei cosidetti « Anisodactylus» dell’ Africa tro- picale e australe costituisce un gruppo naturale, omogeneo, diverso dal ceppo europeo. Ho riconosciuto tale diversita ancor prima di poter con- sultare il lavoro di BuRGEON sui Carabidi del Congo Belga (1) ed ho designato il gruppo africano nelle collezioni del Museo di Trieste col nome di Progonochaetus m. I Progonochaetus differiscono dai veri Anisodactylus europei anzi- tutto per la chetotassia del protorace, il quale possiede, nella doccia laterale, due grossi punti setigeri: uno nella meta anteriore dei lati ed uno circa nella quarta parte basale, quindi nettamente distanziato dal vertice degli angoli basali. (Nei veri Anisodactylus manca affatto il punto setigere posteriore, come pure nel grande gruppo degli Harpalus, Opho- nus e Hypolithus). La macchietta rossa che si vede per trasparenza nel mezzo della fronte nel genere Anisodactylus manca nel genere Progonochaetus. Sulle elitre vi è in tutti i Progonochaetus una serie da cinque ad otto puntini impressi nella terza interstria, dei quali due o tre anteriori si trovano lungo la terza stria dorsale, mentre i posteriori sono scaglionati lungo la seconda stria dorsale. In alcune specie si trovano anche dei puntini im- pressi lungo la quinta e la settima stria dorsale. (Nei veri Anisodactylus non vi è che un solo o nessun punto impresso nella terza interstria). I tarsi sono di sopra più o meno pubescenti; ciò non costituisce però un carattere differenziale, essendovi anche degli Anisodactylus coi tarsi leggermente pelosi (signatus, poeciloides). (1) Devo alla cortesia del Comm. Prof. Oscar pe BeEAux il gentile invio di questo importante lavoro di BuRGEoNn, comparso negli Annales du Musée du Congo Belge, Zoologie, Serie III, Sezione II, Tomo II, fasc. 3-5 (1935 - 1937). AMD ARR ON SP ‘4 j art pa I \ ri : 246 G. MULLER L’esame microscopico delle parti boccali rivela una differenza nelle paraglosse. Queste sono nel genere Progonochaetus notevolmente protratte all’ innanzi oltre I’ orlo apicale della ligula, mentre nel genere Anisodactylus esse raggiungono appena il livello anteriore della ligula Labbro inferiore di Progonochaetus (fig. 1 e 2) e Anisodactylus (fig. 3 e 4) Fig. 1 — Progonochaetus xanthopus Dej. (di Agordat). Fig. 2 — australis Pér. (di Neghelli). Fig. 3 — Anisodactylus binotatus Fabr. f. typ. (di Monfalcone). Fig. 4 — poeciloides Steph. (della Sdobba, Friuli). (fig. 1-4). Le paraglosse dei Progonochaetus costituiscono semplicemente due lobi ovali, sporgenti, oppure esse sono incurvate all’ apice; in una sola specie (xanthopus Dej.) ho osservato numerose setole sul lato in- terno delle paraglosse, mentre le altre specie hanno solamente alcune CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 247 setole nel tratto mediano di unione che rimane coperto dall’ apice cella ligula. Anche la ligula stessa è differente nei due generi: stretta, a lati paralleli, nei Progonochaetus, dilatata verso l’ apice nei veri Anisodactylus. Il genere Progonochaetus comprende numerose specie africane, ritenute finora per Anisodactylus o descritte anche col nome di Sele- . nophorus, Pangus e Harpalus. Cito come specie tipiche lo xanthopus e nigricrus di Dejean; poi tutte le specie elencate provvisoriamente come Anisodactylus nel Catalogo dei Carabidi del Congo Belga di Burceon (1936) e precisamente: incrassatus Boh., uelensis Burg., Colmanti Burg., moestus Chaud. (con le sottospecie bicoloripes e australis), pséudochropus Kuntzen, limbatus Quedt., planicollis {Putz., kapangae Burg. e Overlaeti Burg. Vi appartiene evidentemente anche l’ ochropus Dej. e con tutta probabilità anche 1’ atratus Klug. Eunostus cephalotes n. sp. Totus ferrugineus, oculis nigris; capite magno, nitido, pronoto ely- trisque alutaceis, subopacis. Oculis temporibus fere aequilongis, sulcis frontalibus profundis, arcuatis, postice divergentibus. Antennarum arti- culo primo evidenter clavato, ceteris compressis, subclavatis. Prothorace parvo, capite multo breviore et paullo angustiore, valde transverso, late- ribus antice rotundato-ampliato, postice late sinuato, basi lata, fere recte truncata, supra alutaceo, vix perspicue, brevissime puberulo. Elytris capite paullo latioribus, longis, rectangularibus, depressis, humeris paullo rotundatis, lateribus rectis, fere parallelis, apice truncatis, subsinuatis, supra sat fortiter, minus dense ruguloso - punctatis, vix striatis, serie umbilicata laterali setis nonnullis perlongis, tenuissimis, instructa. Femo- ribus, praecipue quattuor posticis, in margine interno, ante apicem, den- ticulis duobus minutissimis instructis; tarsorum posticorum articulo primo compresso, valde elongato, tribus sequentibus simul sumptis fere longiore, his parvis, subaequalibus; unguiculis glabris. Long. 9 mm., lat. capitis 2 mm., lat. elytr. 2,8 mm. Habitat: Gibuti, in Somalia gallica. Il Museo Civico di Trieste possiede una piccola collezione di coleot- teri raccolti a Gibuti dal compianto Sig. Scabini. Tra questo materiale somalo trovasi un unico esemplare di un bell’ Eunostus, che posso ora classificare grazie ai lavori del Sig. ALLUAUD su questo genere di Carabidi 248 G. MULLER (Bull. Soc. Ent. France, 1919, pag. 279 e «Afra», I. vol., 1936, n. 11, pag. 17). Per il colorito giallo-ferrugineo uniforme e le elitre assai vagamente striate sembra trattarsi di una specie di Xantheunostus All., però certamente diversa dalle quattro specie africane elencate nell’ ul- timo lavoro di ALLUAD. La forma del capo, le tempie grosse e gli occhi relativamente piccoli ricordano la figura dell’ Eunostus harrarensis All. (Afra, 1936, pag. 18, fig. H); però l’ esemplare di Gibuti presenta tali caratteri differenziali, da non lasciare alcun dubbio sulla sua diversità specifica. Anzitutto l’ Eunostus cephalotes differisce da tutte le specie raffi- gurate da Alluad per il protorace ben più corto, fortemente trasversale, tagliato davanti e di dietro in linea quasi retta, con la base più larga che la linea mediana del pronoto, per i solchi frontali più lunghi, arcuati, divergenti all’ indietro e prolungati sulla fronte quasi fino al livello posteriore degli occhi; infine per lo scapo delle antenne più assot- tigliato alla base e più distintamente clavato all’ apice. Il capo ha la massima somiglianza con quello dell’ harrarensis, però è molto più grande, più largo del protorace; quest’ ultimo anteriormente quasi due volte più largo che lungo, la rotondità dei lati meno ampia e spostata più innanzi, la base molto più larga; le elitre troncate alla base con le spalle sagomate quasi ad angolo retto e quindi molto meno arrotondate. Il capo è lucido, quasi liscio, affatto privo di pubescenza, con le cue solite setole sopraorbitali. Le antenne hanno i primi quattro articoli lucidi, con brevissimi e scarsissimi peli; i rimanenti sette articoli opachi, finemente pubescenti, distintamente compressi, con la linea mediana subglabra nerastra; visti dal lato stretto, gli articoli delle antenne ap- paiono leggermente clavati, dal terzo in poi. Il pronoto è quasi nudo, con le due solite setole laterali, i lati anteriormente arrotondati, non angolosi, la base troncata quasi in linea retta, leggermente sinuata verso gli angoli posteriori. Le elitre sono molto allungate, due volte più lunghe che larghe, rettangolari, coi quattro angoli leggermente arrotondati, i lati rettilinei e quasi paralleli, il margine apicale un po’ obliquamente troncato, con orlo membranaceo, |’ angolo suturale un poco sporgente; il dorso delle elitre con punteggiatura mediocremente densa, un po’ rugosa, e zigrinatura microscopica del fondo; le strie vagamente accen- nate verso la base e verso l’apice; la pubescenza limitata ai lati e all’ apice. Dietro le spalle si vede una breve stria di punti sublaterali, CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 249 che scompare però circa alla fine del primo quarto delle elitre. Tra questa breve stria e la doccia laterale dietro le spalle s’ interpone una breve interstria convessa. La serie ombelicata è costituita da un discreto numero di punti distanziati, alcuni dei quali portano dei lunghissimi ed esilissimi peli tattili, che assomigliano per lunghezza e struttura ai peli sensitivi degli Anophthalmus; così ad esempio due lunghi peli tattili alle spalle, due ai lati nella metà apicale, un altro a breve distanza dalla ‘sutura dinanzi al margine apicale. Le zampe sono abbastanza lunghe, i femori muniti di due piccoli dentini piligeri al margine interno, nella parte apicale. Le tibie sono compresse e così pure il primo articolo dei tarsi, il quale, nelle zampe posteriori, è molto lungo, quasi più lungo dei prossimi tre articoli riuniti, quest’ ultimi piccoli, triangolari, sub- eguali, |’ ultimo lungo quanto i tre precedenti, depresso, gli unguicoli semplici. Nota. - ALLuAUD (Afra, vol. I, n. 11. pag. 17) rileva, la rarità degli Xantheunostus che si prendono generalmente di sera al lume e di cui si ignora del tutto la biologia. La depigmentazione totale del corpo ed i lunghi peli sensitivi della nuova specie qui descritta ricordano i nostri Trechini cavernicoli e parlano in favore di una vita eminentemente ter- ricola, ipogea. La presenza di una linea glabra, nerastra, sulle antenne fa pensare a certi carabidi termitofili (Orthogonius, Glyptus ecc., vedi ALLUAUD, Afra, vol. I, n. 10, pag. 30), per cui non è escluso che anche i’ Eunostus cephalotes sia una specie termitofila la quale, al pari dei Paussidi, vola di notte al lume. Osservazioni sul genere Hydroporomorpha Westw. Nel Catalogo Junk, Carabidae, Harpalinae, pag. 1639, sono elen- cate, in base al lavoro del NoTmMman (1), cinque specie di Hydroporo- morpha, nel gruppo dei Pseudomorphini: africana Schauf., Stettin. Ent. Zeit. 1882, 308. - Abissinia. lutea Westw., Rev. Mag. Zool. 1853, 410, tav. 14, fig. 11. - Abissinia. monilis Raffr., Ann, Soc. Ent. France, 1885, 308, tav. 6, fig. 4. - Abissinia. obockiana Fairm., Rev. d’ Ent. 1892, 86. - Somalia francese. Westwoodi Raffr., Ann. Soc. Ent. France, 1885, 309. - Abissinia. (1) Norman H. - A review of the beetle family Pseudomorphidae, ecc. (Proc. U. S. Nat. Mus., vol. 67, 1925, art. 14, pag. 22). mett: 250 G. MULLER Questo breve elenco ci offre un esempio classico di confusionismo sistematico. Le cinque specie appartengono per lo meno a tre, forse a guattro generi ben diversi, i quali si inquadrano in due o tre tribù della famiglia dei Carabidi. Nessuno di questi generi appartiene al gruppo dei Pseudomorphini. Norman ha compilato la tabella del genere Hydropo- romorpha, senza aver potuto esaminare nemmeno una delle cinque spe- cie attribuite dagli autori al genere Hydroporomorpha; ma gli avrebbero covuto bastare le descrizioni originali, per comprendere che si tratta, almeno in parte, di forme sistematicamente ben differenti. Già ALLUAUD (Afra, I, n. 3, 1931, pag. 5) ha rilevato che l’ Hydro- poromorpha obockiana Fairm. è da trasferirsi nel gruppo degli Harpalini (Acupalpini); però egli lascia in sospeso l’appartenenza generica. BEDEL, senza conoscere |’ obockiana Fairm., |’ aveva ridescritta col nome di Egadroma Vaulogeri, dalla Tunisia desertica (conf. ALLUAUD, Jes fee) Ic ritengo, in base ad un esemplare dell’ obockiana conservato al Museo di Trieste, che tale sinonimia sia esatta e che il BEDEL abbia intuito giustamente la posizione sistematica; infatti, provando di rintracciare ii genere con l’aiuto della mia tabella degli Harpalidi (Col. Centralblatt, V, 1930, pag. 18), si giunge senz’ altro al genere Egadroma. Una specie della quale ALLUAUD non parla e che io ho potuto esa- minare, è |’ africana Schauf. Essa è talmente differente dall’ obockiana per l’ aspetto generale e per la conformazione speciale del capo, che non vi è alcun dubbio sulla diversità generica e forse anche di gruppo. Essa sembra essere molto simile alla Jutea Westw., la quale è la prima Hydro- poromorpha descritta (1853); per cui anche |’ africana deve considerarsi come una vera Hydroporomorpha. Le differenze da me riscontrate tra l’ Egadroma obockiana Fairm. e l’ Hydroporomorpha africana Schauf. si possono riassumere nel modo seguente: a) Egadroma obockiana Fairm. - Fig. 5. Hydroporomorpha obockiana Fairm., Rev. d’ Entom. 1892, 86. - Obock. Egadroma Vaulogeri Bedel, Bull. Soc. Ent. France, 1900, 247. - Tunisia. Hydroporomorpha obockiana Alluaud, Afra I, n. 3, 1931, 5. La testa normale, come negli Acupalpini, con occhi grandi, laterali, sulla fronte con due linee oblique che si staccano dalla sutura del clipeo e vanno verso gli occhi; il clipeo ed il labro non ricoprono lateralmente CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 251 le mandibole, queste ben visibili dall’ alto. Antenne pochissimo ristrette verso l’ apice, il primo articolo con setola preapicale. Elitre finemente striate, con microscultura reticolare quasi isodiametrica, senza pube- scenza. Lungh. 4,8 mm. Tipo: Obock, Somalia francese. - MATERIALE ESAMINATO: Saber- -guma presso Massaua, Eritrea (Tellini, I. 1903, Mus. Trieste 1 es.!); . Tessenei, Eritrea occid. (Remedelli, VII, 1936, Mus. Trieste 1 es.!); Mala- kala, Nilo Bianco (Patrizi, VI. 1927, Mus. Genova 1 es.!); Dolo, So- malia mer. (leg. Vatova, X. 1937, Mus. Trieste 1 es.!). - Si spinge al nord fino alla Tunisia desertica: Djebel Cherichira a ponente di Kairouan, donde è stato descritto col nome di Egadroma Vaulogeri Bedel (leg. Vauloger, VI. 1900, 1 es. di sera a volo). Nota. - L’ esemplare della coll. Tellini (Mus. Trieste) porta I’ eti- chetta originale di FAIRMAIRE col nome di Pseudomicrous obockianus m. Evidentemente |’ Autore stesso si era accorto nel 1903 che la sua Hydro- , poromorpha obockiana del 1892 va ascritta ad un altro genere, che egli voleva denominare Pseudomicrous; nome rimasto inedito. Osservo poi che la descrizione originale dell’ obockiana (Rev. d’ Entom., 1892, 86) contiene una inesattezza: « prothorace..... lateribus antice et medio puncto setigero signato ». In realtà non vi è che un solo punto setigero ai lati del protorace, circa nella terza parte apicale. b) Hydroporomorpha africana Schaufuss. - Fig. 6. Silphomorpha africana Schauf. Stettin. Ent. Zeit. 1882, 308. - Eritrea. Hydroporomorpha africana Notman, Proc. U. S. Nat. Mus. voi. 67, 1925, N. 14. La testa grande, uniformemente convessa, senza solchi nè linee frontali; gli occhi quasi inferi, poco visibili dall’ alto; Ze mandibole quasi del tutto nascoste sotto il clipeo ed il labro. Il clipeo fortemente trasversale, circa quattro volte più largo che lungo, il labro grande, con- vesso, anteriormente arrotondato. Le antenne setacee, vale a dire affi- late verso la punta, leggermente compresse, senza setola preapicale sul primo articolo. Le elitre alutacee, con finissima e brevissima pubescenza microscopica, senza strie, tranne la sublaterale che porta la serie dei punti umbilicati. Lungh. 5,8-6 mm. Tipo: Hab. Anseba Abyss. (leg. Dom. Tikeli). - MATERIALE ESAMI- NATO: Cheren, Eritrea, nella regione del fiume Anseba, donde proviene ATI SARA a ri DA i Bee oad ve fi 252 G. MULLER anche il tipo della specie (leg. Zavattari, 1930, Mus. Genova 1 es.!); Gota, nel Harar (leg. Lomi, VII. 1936, Mus. Trieste 1 es.!). Nota. - Ad onta delle notevoli differenze sopraelencate, 1’ Hydro- poromorpha africana ha parecchi punti di contatto con 1’ Egadroma obockiana. Ritengo utile riportare i caratteri comuni che ho potuto riscontrare in questi due Carabidi apparentemente tanto diversi: Mento semplice, profondamente smarginato, senza dente mediano; suture della gola distanziate, parallele; esse terminano davanti con due puntini impressi. Palpi mascellari e labiali eguali, 1’ ultimo articolo subuliforme; il penultimo articolo dei palpi labiali bisetoso. Addome nel 5 6 Fig. — Egadroma obockiana Fairm., capo ed antenna. Fig. — Hydroporomorpha africana Schaufuss. mezzo con quattro sterniti visibili, cgni sternite con un paio di punti setiferi. Mandibole senza seta, il clipeo con un punto setifero laterale, la fronte con un solo punto sopraorbitale; pronoto con una sola setola laterale, senza setola negli angoli posteriori. Tibie intermedie e poste- riori spinulose al margine esterno. Considerati questi punti di contatto, non è escluso che ad onta della diversità generica vi sia una certa affinità sistematica, nel senso che l’ aspetto del tutto particolare e la conformazione della testa nell’ Hydro- poromorpha africana siano il risultato di un processo evolutivo dovuto ad un regime di vita specializzato, che noi ancora non conosciamo. Il genere Hydroporomorpha potrebbe adunque ritenersi per un gruppo del tutto specializzato degli Harpalini; la somiglianza esteriore con alcuni CARABIDI NUOVI O POCO NOTI 253 tipi australiani dei Pseudomorphini (spec. Silphomorpha) non sarebbe che un semplice fenomeno di convergenza (1). Hydroporomorpha lutea Westw. - Purtroppo non ho a disposizione la descrizione originale. Stando però alle indicazioni di RarFrray (Ann. Soc. Ent. France, 1885, pag. 308), il quale dice di aver raccolto nei din- torni di Cheren in Eritrea alcuni esemplari dell’ Hydr. lutea, ho il so- | spetto che si tratti della medesima specie, descritta più tardi da ScHAUFUSS col nome di Silphomorpha africana, della medesima prove- nienza. La descrizione che fa Rarrray (lI. c.) della testa e delle antenne della sua Jutea si adatta perfettamente anche alla specie di SCHAUFUSS. E N: Per quanto riguarda le due nuove specie descritte da RAFFRAY, e cioè la monilis e la Westwoodi, che io non conosco che dalle descrizioni dell’ autore, mi permetto di osservare quanto segue: Hydroporomorpha monilis Raffray, Ann. Soc. Ent. France, 1885, pag. 308. - Tipo: Cheren, Eritrea. (Lungh. 3 mm.). - Non appartiene certamente nè al genere Egadroma, nè al genere Hydroporomorpha. Gli angoli anteriori del protorace acuti e sporgenti, i posteriori marcati e muniti di un punto setigero, le elitre opache, sericee e assai debol- mente striate, le zampe esternamente spinose, dimostrano che si tratta con tutta probabilità di una specie affine agli Aephnidius (Masoreini). Purtroppo manca l’ indicazione sul numero dei punti sopraorbitali. Hydroporomorpha Westwoodi Raffray, ibid. 1885, pag. 309. - Tipo: Cheren, Eritrea. (Lungh. 5 mm.). - La descrizione si adatta abbastanza bene alla obockiana Fairm., ad eccezione delle parole: « Caput..... juxta (1) Dopo la compilazione della presente memoria ebbi in comunicazione dal Museo di Genova diversi tipi di Pseudomorphini della regione australiana e preci- samente: Sphallomorpha picta Cast., Silphomorpha fallax Westw., Adelotopus dyti- scoides Newman e Cryptocephalomorpha Gavarei Rits. Tutti questi veri Pseudomorphini si differenziano nettamente dal genere Hydro- poromorpha (s. str.) per la mancanza della sutura clipeo frontale, essendo il clipeo fuso con la fronte; per i palpi labiali mozzati obliquamente all’ apice oppure secu- riformi (nell Hydroporomorpha subuliformi). Sul pronoto manca il poro setigero la- terale anteriore ed i lati del pronoto sono scavati a doccia più o meno ampia in tutta la sua lunghezza. L’ addome si compone di sei sterniti visibili almeno lateral- mente, con punti setigeri più o meno distinti nel mezzo. Solamente nella Cryptoce- phalomorpha Gavarei si contano soltanto quattro sterniti anche nella porzione late- rale dell’ addome. 254 1 ‘© G. MULLER oculos utrinque punctis duobus longe setiferis». Questa indicazione al esclude naturalmente il riferimento alla tribù degli Harpalini, e fa pen- sare piuttosto ai Masoreini (forse Masoreus?). ORO Concludendo: Il genere Hydroporomorpha nel senso di Norman e del Catalogo di Junk è un agglomeramento puramente artificiale che va smembrato ed eliminato dal gruppo dei Pseudomorphini. Le specie attri- buite a questo genere appartengono a vari gruppi dei Carabidi e precisamente: lutea Westw. e africana Schauf. - al genere Hydroporomorpha obockiana Fairm. - al genere Egadroma (Harpalini) monilis Raffr. - probab. al gen. Aephnidius (Masoreini) Westwoodi Raffr. - probab. ai Masoreini (Masoreus?). Dei MARA Renee Te CSAS SIN A A ENO att Le NCS Se pe 255 EDOARDO GRIDELLI NOTE SU ALCUNE SPECIE DI PRAOGEWA Cast. (Coleopt. Tenebrionidae) Tra i numerosi materiali raccolti dal Marchese Saverio Patrizi, nel corso dei suoi vari viaggi di esplorazione nell’ Africa orien- tale italiana, figurano numerosi i coleotteri tenebrionidi. Lo scopo della presente nota è quello di portare un poco di chiarezza nella sistematica del genere Praogena Cast. (1) e precisamente quella delle specie di Praogena ad avancorpo verde o azzurro ed elitre rosse, trovate da Pa- trizi in numero notevole di esemplari, in varie località. Nel corso del tempo vennero descritte molte specie di questo gruppo, tutte dell’ Africa orientale, le quali figurano poi spesso in quei « cimiteri di nomi» che comunemente si sogliono indicare col nome di elenchi faunistici, o illustrazione del materiale raccolto da una spedizione x. La loro determinazione presentava sempre grandi difficoltà ed è perciò che, approfittando del materiale Patrizi, ho colto l’ occasione per rive- dere materiali di altre raccolte e specialmente gli esemplari originali, tipici (2). I risultati di tale studio mi meravigliarono alquanto, dato che le numerose specie descritte o citate dell’ A. O. I. si riducono a due sole. Questo fatto, del resto, risulta spesso dal lavoro di revisione di un qual- siasi gruppo di coleotteri. Le descrizioni isolate, fatte in epoche diverse (1) Genere prettamente etiopico, il quale conta attualmente circa un centinaio di specie, sparse in gran parte dell’ Africa tropicale, al nord fino al Senegal da un lato e fino all’ Eritrea dall’ altro. Poche specie si trovano nel Madagascar. Mancano del tutto, almeno da quanto si sa finora, nell” Africa settentrionale paleartica, e man- cano pure nell’/Asia, ad eccezione di una specie la quale si trova nell’ isola di Aden, e che viene riferita (io credo erroneamente) alla gagatina Makl. (2) Mi sia permesso di ringraziare tutti gli amici e colleghi che vollero gen- tilmente aiutarmi mettendo a mia disposizione il loro materiale, compresi i tipi ori- ginali. Devo alla cortesia dei colleghi Prof. Oscar De Beaux e Dr. Felice Capra la comunicazione degli esemplari del Museo di Genova e dei tipi della Praogena abys- sinica Gestro. Il Prof. R. Jeannel, del Museo di Parigi. mise a mia disposizione i preziosi tipi descritti da Fairmaire, il signor Pic il tipo della sua semicyanea ed i colleghi Prof. Paoli (Genova) e H. Gebien (Hamburg) mi inviarono tutto il mate- riale delle loro raccolte. 256 E. GRIDELLI da autori diversi, basate sull’ esame di individui e non di serie di indi- vidui, non possono che condurre ad un aumento del numero dei sinonimi. Ed ecco in particolare la sinonimia delle due specie. Praogena abyssinica Gestro Praeugena abyssinica Gestro, Ann. Mus. Civ. Genova XIII, 1878, p. 321. Praogena impressiventris Fairm., Ann. Soc. Ent. France 1887, p. 301. Praogena festiva Pic, Mem. Soc. Ent. Ital. 1927, p. 25 (nec Gerst.). Praogena sanguineipennis Pic, Mem. Soc. Ent. Ital. 1927, p. 42 (nec Gerst.). Il carattere che permette di riconoscere senza alcun dubbio questa specie è dato dall’ ultimo urosternite visibile (quinto) del maschio, il quale mostra una profonda e grande depressione triangolare, longitu- dinale, mediana, apicale, limitata lateralmente da margini convergenti, più o meno careniformi, taglienti. Nelle femmine invece, l’ urosternite mo- stra solo una leggera depressione apicale, mediana, stretta ed allungata. Inoltre il pronoto è largo, trasversale, notevolmente arrotondato ai lati, a punteggiatura quasi sempre molto densa, grossetta; le antenne seno relativamente corte, ad articoli poco allungati; le tibie anteriori sono leggermente sinuate, ad S; le strie delle elitre sono punteggiate; i punti sono molte numerosi e molto vicini l’ un l’ altro; nel tratto basale essi intaccano gli intervalli, mentre diventano gradatamente più piccoli proseguendo verso I’ apice. Lungh.: 9,5-11 mm. Antenne e palpi neri; corpo e zampe neri, con forti riflessi verdi o azzurri; elitre di colore variabile, dal rosso al nero-violetto. Descritta per la prima volta da Gestro secondo esemplari femmi- nili dello Scioa (Museo di Genova!). Fairmaire la descrisse una seconda volta secondo esemplari dello Zanzibar, mettendo in rilievo il carattere sessuale maschile suddescritto. Gli esemplari citati da Pic nel 1927 coi nomi di festiva (1) e di sanguineipennis (2) vennero da me esaminati e trovati identici alla abyssinica di Gestro. La specie va divisa in due forme, aventi valore di razza. : (1) Praogena fostiva Gerst. - Non conosco nè la descrizione originale nè il tipo. Ma ebbi dall’ amico Gebien un maschio dell’ Usambara, il quale corrisponde perfettamente alla descrizione data da Maklin (Monogr. 1863, p. 575). Esso ha l’avan- corpo verde metallico e le elitre metalliche, purpuree o bronzee a seconda dell’ an- golo di incidenza della luce. Il capo ed il pronoto sono costruiti come nella cyaneo- castanea. Il quinto urosternite presenta una depressione allungata apicale mediana, lunga, non limitata lateralmente da pieghe careniformi convergenti come quella della abyssinica. Lung.: 11 mm. - Descritta del Mozambico. (2) Praogena sanguineinennis Gerst. - Non mi è nota in natura. A giudicare dalla descrizione riprodotta da Fairmaire (Ann. Soc. Ent. France 1887, p. 302) essa potrebbe essere identica tanto alla abyssinica quanto alla cyaneocastanea. Nulla è possibile decidere in proposito. Descritta del paese dei Massai. PRAOGENA 257 Praogena abyssinica abyssinica. - P. abyssinica Gestro 1878, impres- siventris Fairm. 1887. - Elitre interamente rosse, ma qua e là compaiono individui le cui elitre sono parzialmente e leggermente infoscate, ed ivi a riflessi verdastri o azzurri. La festiva e la sanguineipennis di Pic (1927) appartengono a questa razza. Scioa: Arramba!, settembre 1877 (elitre rosse); Ambu Adal!, ago- sto 1877. Ambedue gli esemplari, di sesso femminile, vennero raccolti . da Antinori e sono i tipi descritti da Gestro (Museo di Genova). Ho veduto inoltre molti esemplari nelle collezioni dei Musei di Genova e di Trieste e nella collezione del R. Osservatorio di Fitopa- tologia di Genova (coll. Paoli), raccolti nelle seguenti località della Somalia: territoric dei Rahaunin (Citerni 1911); Belet Uen (Medio Sce- beli, Lomi leg. 1936); Villaggio Duca degli Abruzzi (Paoli 1926); Merca; Belet Amin (Giuba, Patrizi 1934); Giumbo (Paoli 1913); Bardera (Fer- randi 1897, Paoli 1913); da Matagoi a Lugh (Bottego 1895); Cumia - Monti Egherta (Bottego 1895). Scende al sud fino a Zanzibar (terra tipica della impressipennis di Fairm.) ma non mi è nota in natura né di questa regione né dell’ Africa crientale inglese. Praogena abyssinica obscuripennis, subsp. nov. - Elitre oscure, di colore azzurro oscuro o verde olivastro. Colorazione rossa assente, 0 ridotta ad una trasparenza bruno rossastra, più o meno diffusa all’ apice e lungo il margine laterale. Sembra essere una razza propria dell’ Hararino ove essa sostituisce completamente la forma tipica. Io la conosco soltanto di Gota (1) ove il maggiore Cesare Lomi la raccose nell’ agosto 1936, in una ventina di esemplari. Praogena ecyaneocastanea Fairm. Praogena cyaneocastanea Fairm. in Révoil, Faune et Flore Comalis, Col. 1882, p. 80. Praogena lineigera Fairm., Ann. Soc. Ent. France 1887, p. 301. Praogena semicyanea Pic, Mélang. exot.-entom. 50, 1927, p. 23. Praogena viridicollis Pic, Mélang. exot.-entom. 50, 1927, p. 23; Mem. Soc. ie i WAS Tos 2 Praogena laeta Pic, Mem. Soc. Ent. Ital. 1927, p. 25 (sine descr.). Nell’ Africa orientale italiana, quasi sempre mista alla abyssinica di Gestro, compare anche questa specie, pure ad elitre rosse ed avan- (1) « Gota » è una stazione della ferrovia Gibuti-Addis Abeba, ad una cinquan- tina di chilometri ad occidente di Dire Daua. Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVIII. 9 258 E. GRIDELLI cerpo verde o azzurro, ma distinta per l’ urosternite anale (quinto) del maschio e della femmina semplice, privo di fossetta, le antenne ad arti- coli più allungati, il pronoto più stretto, meno arrotondato ai lati, a punteggiatura alquanto variabile, ma in tutti i casi più rada o molto più rada. Essa venne descritta per la prima volta da Fairmaire nel 1882, col nome di cyaneocastanea; un cotipo da me esaminato, proveniente dalle raccolte fatte da Révoil nei Monti Ouarsangeli (Somalia settentrionale, inglese), ha i tegumenti azzurri e le elitre rosse, le antenne ed 1 palpi neri ed è lungo mm. 14,5. Lo stesso Fairmaire la descrisse pochi anni depo (1887) una seconda velta col nome di lineigera; l’ esemplare unico che egli conosceva proviene da Mogadiscio ed ha i tegumenti verdi e le elitre giallo rossiccie; in esso gli intervalli primo, terzo e sesto del- l’ elitra destra e primo, terzo e quinto della sinistra sono percorsi da linee longitudinali leggermente infoscate, la cui estensione in lunghezza e la cui posizione variano sui singoli intervalli e non sono simmetriche rispetto alla sutura. Si tratta di una aberrazione individuale priva di importanza e lo stesso dicasi della colorazione diffusa bruno rossiccia dei tegumenti ventrali (torace ed addome) dovuta a maturazione non completa dell’ esemplare. Tutti i caratteri somatici corrispondono esat- tamente al cotipo suddetto della cyaneocastanea. Venne poi descritta una terza volta da Pic, col nome di semicyanea (1927), della quale ho veduto un esemplare inviatomi da Pic quale tipo della sua specie, proveniente da una località dell’ Abissinia, il cui nome è scritto sul cartellino in modo non decifrabile; lungh.: 12 mm. E’ poi per lo meno molto probabile che Pic la abbia descritta ancora una volta col nome di viridicollis (1927) secondo esemplari dell’Uganda, | almeno a giudicare dalla breve diagnosi e dal fatto che gli esemplari determinati e citati dallo stesso Pic con questo nome, raccolti da Paoli al Villaggio Duca degli Abruzzi (1. c., 1927) sono niente altro che cyaneo- castanea ad avancorpo verde, identici alla lineigera di Fairm., ma senza linee oscure. Ed infine lo stesso Pic determinò e citò nello stesso lavoro col nome di «laeta Gerst.» esemplari di Somalia, raccolti da Paoli a Lugh! ed a El Ure!. Non trovo alcuna traccia di questo nome e non credo che Gerstacker lo abbia mai usato. Questo per quanto riguarda la sinonimia di questa specie. Curioso PRAOGENA 259 il fatto che il colore delle elitre è rosso o giallo bruniccio, chiaro, in nessun caso infoscato come spesso si verifica nella abyssinica. Il materiale da me studiato può dividersi in due gruppi di esem- plari, e precisamente: Praogena cyaneocastanea cyaneocastanea. - P. cyaneocastanea Fairm., semiviolacea Pic. - Elitre rosse, coi punti delle strie più sottili. Pronoto azzurro, in media più stretto e più densamente punteggiato. Qui appartengono il cotipo suddetto della cyaneocastanea di Fair- maire, il tipo della semicyanea di Pic, nonchè tutti gli esemplari da me esaminati provenienti dall’ altopiano etiopico e da Harar. Eritrea: Adi Ugri! (Andreini), Ghinda! (Belli 1900, Mus. Genova), Ghinda! (coll. Gebien), Dorfu (Ragazzi 1892, Mus. Genova), So- malia francese: Gibuti! (Mus. Trieste), Harar: Gota! (Lomi leg., Mus. Trieste), Dire Daua! (Lomi leg., Mus. Trieste), Dire Daua! (coll. Gebien). _ Appartiene pure a questo gruppo un esemplare raccolto da Lomi a Uaran- dab!, nella Somalia settentrionale. Praogena cyaneocastanea lineigera. - P. lineigera Fairm., viridicollis Pic, laeta Pic - Esemplari colle elitre giallo brune, coi punti delle strie più grossi; pronoto in media più largo ed a punteggiatura più rada, verde, raramente con riflessi azzurri. Appartengono a questo gruppo il tipo della lineigera di Fairmaire e gli esemplari che Pic determinò o descrisse coi nomi di viridicollis e laeta, nonchè tutti gli esemplari a me noti della Somalia centrale e meridionale. Museo di Genova: Villaggio Duca degli Abruzzi! (Andruzzi, Paoli leg.), Margherita! (Giuba, Patrizi), Belet Amin (Giuba, Patrizi), Brava! (Bottego 1895), Oddur! (Mosconi Bronzi 1930). Africa orientale inglese! (Patrizi 1920). | Museo di Trieste: Merca!; Gabredarre! (Lomi leg.). A giudicare da quanto sopra risulterebbe anche in questa specie la divisione in due forme, una più settentrionale (la quale deve conside- rarsi la forma tipica) ed una meridionale, per la quale va usato il nome di lineigera, anche se usato da Fairmaire per un esemplare aberrante per la colorazione delle elitre. I due gruppi potrebbero avere valore di razze geografiche. Comun- que conviene notare fin d’ ora le piccole differenze che li separano. 260 E. GRIDELLI Colgo l'occasione per descrivere una nuova specie di Praogena, affine alla Severini di Gebien. Praogena Lomii nov. spec. Corpo nero. Elitre con riflessi violetto azzurri, marginate di giallo bruno ai lati ed aila base; la colorazione giallo bruna copre interamente il nono ed il decimo intervallo (parte ripiegata compresa) e si spinge sotto al rigonfiamento omerale, lungo la base sino allo scudetto. Antenne nere col primo articolo bruno; parte anteriore del capo e parti boccali pure di color bruno, più o meno oscuro. Zampe nere, coi femori parzial- mente bruni. Tegumenti ventrali neri, con colorazione bruna, più o meno estesa e più o meno chiara, interessante le zone centrali del pro-, meso- e metasterno e le anche di tutte le zampe. Pubescenza nulla, eccettuato il labbro superiore, nei cui punti (piut- tosto grossi ed addensati nelle zone laterali ed anteriore) sono inseriti corti peli neri, diretti all’ innanzi. I tegumenti dorsali dell’ avancorpo sono resi opachi dalla densa punteggiatura. Gli intervalli delle elitre sono abbastanza lucidi; la loro iucentezza è diminuita dalla densa micro- scultura reticolare. Le elitre sono subcilindriche, lunghe e relativamente strette, a pro- filo trasversale notevolmente convesso, subsemicircolare. I lati sono paralleli tra loro (e perpendicolari alla base) sino circa all’inizio del terzo apicale, per poi convergere abbastanza rapidamente sino all’apice. Nel loro complesso esse sono molto più lunghe che larghe (2,4: 1) ed alla base molto più iarghe della massima larghezza del pronoto (1,4: 1). Le strie sono profondamente incise, a punti piccoli e molto numerosi (molto sottili nel tratto apicale) che non intaccano gli intervalli, i quali sono notevolmente convessi, a punteggiatura rada, e molto sottili; la loro superficie è resa leggermente ineguale (specialmente nelle zone laterali dei singoli intervalli) da lievissime rugosità trasversali. Pronoto leggermente trasversale (1,3: 1; 1,2: 1), con angoli poste- riori, visti dal dorso, retti, a vertice arrotondato. A partire dal vertice degli angoli posteriori i lati corrono dapprima subrettilinei e subparal- leli, oppure appena curvi e leggermente divergenti, fino circa alla metà ove essi cominciano a convergere, in curva leggera, verso gli angoli anteriori che appaiono completamente arrotondati. La superficie dorsale x del proneto è completamente marginata. Il sottile margine laterale è PRAOGENA 261 invisibile dal dorso; il margine basale è leggermente rilevato ed attigua ad esso noto d’ambo i lati una leggera depressione, peco estesa. La punteggiatura è densissima, qua e là subrugosa, a punti grossetti, qua e là confluenti, separati da intervalli molto minori del loro diametro. Essa si dirada alquanto lungo i margini anteriore e basale (il quale è subsinuato ai lati) e lungo la linea mediana ove compaiono traccie più o meno lunghe di una linea mediana lucida, molto irregolare. Intervalli ‘ tra i punti con microscultura reticolare più sottile di quella delle elitre. Il labbro superiore è rettangolare, fortemente trasversale. Il clipeo è perfettamente limitato posteriormente dalla sutura clipeo-frontale, il cui tratto mediano è profondamente inciso; angoli anteriori subretti; pun- teggiatura piuttosto grossa, densa, diradata nella zona mediana poste- riore. Solchi oculari paralleli, bene incisi; guancie in gran parte liscie. non evidentemente solcate; punteggiatura della fronte e del vertice piut- tosto grossa, densa, alquanto diradata neila parte centrale della fronte. Antenne sottili e lunghe; ripiegate all’ indietro esse raggiungono la metà della lunghezza totale del corpo. Gli articoli sono sottili e lunghi, i due terminali leggermente curvi. Il terzo e quarto sono presso a poco equilunghi, molto più lunghi che larghi (2,2: 1). Gli articoli seguenti sono gradatamente più lunghi e più sottili; il decimo è più lungo del quarto (1,4: 1), molto allungato (3,75: 1); l’ undicesimo è più lungo del decimo (1,5: 1), ed è pure molto sottile (6,4: 1); l’ esemplare misurato è un maschio. i L’ apice del processo intercoxale del prosterno è completamente coricato. La parte ripiegata del pronoto presenta una punteggiatura densa, irregolare, fortemente diradata nella zona angolare anteriore, diradata e sottile nella parte articolare rigonfia. Metaepisterni ad orli lisci, colla zona centrale a punteggiatura densissima e rude, rugosa. Metasterno con una stretta zona laterale punteggiata. Urosterniti lucidi, a punteggiatura molto sottile, rada. Labbro inferiore trapezoidale, a lati convergenti posteriormente in linea retta, bifoevolato, con carena mediana sottile e tagliente. Variabilità. - Ho già accennato alla variabilità di larghezza del pronoto. Uno degli esemplari (Arenaga) ha il pronoto maggiormente trasversale. 4 : La fronte è larga, appena più stretta di quella della femmina. Quinto urosternite con una depressione mediana foveiforme, allungata, Di. 262 E. GRIDELLI ovale, spingentesi dal margine apicale fino circa all’ inizio del quarto basale. ® : Quinto urosternite con una depressione ben più piccola e meno profonda, preapicale. Lungh.: 15,5 - 17 mm. - Due maschi e due femmine raccolti dal maggiore Cesare Lomi nel Hararino (Gota e Dire Daua), nel maggio 1936 (1). Tipi: Una coppia di Dire Daua (Museo di Trieste). Questa nuova specie è affine alla Severini Geb. (2). (1) Il Marchese Patrizi raccolse nel 1923 a Arenaga, nella Somalia italiana un esemplare di sesso femminile appartenente al genere Praogena, e che io posso riferire soltanto alla nuova specie suddescritta. Ne differisce per le elitre propor- zionalmente più corte e più larghe, a lati più lungamente convergenti verso 1’ apice. per il pronoto proporzionalmente più corto e più largo, maggiormente arrotondato ai lati, nonchè per il colore delle elitre. Queste hanno i riflessi violetti più accen- tuati, i quali invadono anche i margini gialli, rendendo poco evidente il margine giallo basale e la parte omerale di quello laterale. La fossetta del quinto urosternite e la punteggiatura dell’ avancorpo e delle elitre come nella Lomii. Io ritengo che 1° esemplare raccolto da Patrizi appartenga alla specie da me qui descritta (Lomii) ma che esso rappresenti una razza geografica meridionale, che mi astengo per ora di denominare in attesa di materiale più copioso. (2) Praogena Severini, Geb. Archiv Naturges. 86, 1920, p. 214. - Differisce dalla Lomii, alla quale è indubbiamente molto affine, per la statura minore, per la punteggiatura più grossa delle strie delle elitre e per la punteggiatura del pro- noto. Questa è molto densa, ma a punti perfettamente isolati, separati da intervalli lucidi, in media minori del diametro dei punti. Essa è dunque, pur essendo molto densa, molto meno densa che nella Lomii, non subrugosa, e quindi tutta la super- ficie del pronoto è molto meno opaca. Il pronoto della Severini è inoltre più arrotondato ai lati, i quali convergono sensibilmente, in curva dolce, verso gli angoli posteriori. Nel tipo da me esaminato la colorazione rossa delle elitre è molto diffusa, però si riconosce benissimo che anche questa specie ha le elitre marginate di giallo rossiccio come la Lomii. Inoltre nella Severini dovrebbe esistere’ un notevole dimorfismo sessuale nella lar- ghezza della fronte, il quale non compare nella Lomii, (il maschio della Severini ha gli occhi più grandi e la fronte più stretta del maschio della Lomii; quinto uro- sternite con fossetta di eguale forma e sviluppo). Per contro il mento è eguale nelle due specie ed anche nella Severini esso mostra una carenula mediana tagliente, con- trariamente a quanto dice Gebien nella sua descrizione originale. Lungh.: 11-11,5 mm. - Congo: Banana-Boma. - Ho veduto il tipo, conservato nella collezione del carissimo amico e collega H. Gebien. Me 263 RETTILI OFIDI per G. SCORTECCI Nell’ estate del 1934 il Marchese S. Patrizi, notissimo per i suoi viaggi di ricerca zoologica compiuti tanto nell’ Africa Orientale, quanto in Libia, si recò nella Somalia meridionale e, durante una lunga per- manenza sul corso del basso Giuba, lungo la costa nel tratto compreso tra Chisimajo e Ras Bur Gao, e nelle foreste dell’ alto Bubasci, raccolse un numero imponente di elementi faunistici che donò poi al Museo di Storia Naturale di Genova. Il Prof. Oscar De Beaux, Direttore del detto Museo, volle affidarmi per lo studio, cosa di cui lo ringrazio vivamente, i rettili e gli anfibi di auesta spedizione, i quali formano la raccolta forse più importante, come numero di esemplari, che sia stata fatta nel territorio della nostra Colonia dell’ Oceano Indiano. Insieme con questo materiale interessan- tissimo, il Prof. O. De Beaux volle inviarmi anche altri piccoli gruppi di rettili e anfibi raccolti da varie persone in epoca e località diverse, tanto nella Somalia meridionale, quanto nella centrale e settentrionale. La presente nota riguarda soltanto gli Ofidi. Gli altri rettili e gli Anfibi verranno illustrati in altro lavoro al quale saranno aggiunte anche osservazioni di indole generale riguardanti la erpetofauna somala. TIFLOPIDI Typhlops unitaeniatus unitaeniatus Peters 1 es. - Sponda sinistra del Giuba - Marchese S. Patrizi 1., 1923. L’ esemplare: misura 370 mm. e ha 24 serie di squame intorno alla ‘ metà del corpo. Il rapporto tra diametro e lunghezza totale corrisponde a 46,2. La colorazione è verdastra chiara con una larga striscia bianco gialliccia lungo tutta la regione vertebrale all’ infuori che sull’ ultimis- sima parte del tronco e sulla coda (circa un centimetro e pochi milli- metri di lunghezza). La specie era già ncta per la Somalia. 264 G. SCORTECCI Typhlops unitaeniatus ataeniatus 1 es. (1) - Afgoi - Capitano A. Pantano 1., 1909. 3 es. (2 - 3 - 4) - Afgoi - Capitano U. Casale 1., 1910. 3 es. (5 - 6 - 7) - Balad - Capitano U. Casale 1., X-1911. Blgr. 3 es. (8 - 9 - 10) - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. A. Andruzzi l., 1929. 2 es. (11 - 12) - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. Rapporto tra lunghezza Serie di squame intorno 1 2S NA Ron SOT el s8) | NOS TOI ole Lunghezza totale mm. . | 320 | 303 | 294 | 150 | 205 | 247 | 150 | 400 | 325 | 2'0 | 370 | 420 Diametro del corpomm. | 5 5) Sah 2a Dieu 0517285: M70 010 N20 N18 (845 totale e diametro . .| 64 |60,6/58,8| 60 .68,3:70,5| 60 |44, 454, 1/52, 5/61,6/49,4 alla metà del corpo .| 24 | 25 | 24 | 25 | 24 | 24 | 24 | 24 | 24 | 25 | 24 | 25 Dalla acclusa tabella in cui sono riportati alcuni caratteri riguar- danti i dieci esemplari elencati, risulta che esiste una notevole varia- bilita nel rapporto tra lunghezza totale e diametro del corpo, senza che tale variabilita sia in relazione con la diversa lunghezza degli esempiari. Vediamo infatti che in due di essi (1) e (9) aventi presso a poco le me- desime dimensioni si ha a tale riguardo una diversità notevolissima. Per quanto riguarda la colorazione degli esemplari di questa sotto- specie, assai comune nella Somalia meridionale, non si hanno diversità di sorta; tutti sonc verdastri scuri, tanto nelle parti superiori quanto nelle inferiori, e presentano sulla rostrale una striscetta giallastra longitudi- nale e una macchia di egual colore nella regione cloacale. Typhlops cuneirostris Peters 1 es. (1) - Afgoi - Capitano A. Pantano 1., 1909. 2 es. (2 - 3) - Afgoi - Capitano U. Casale 1., 1910. 1 es. (4) - Sidi Choiama - Marchese S. Patrizi l., VIII-1934. 1 es. (5) - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. 1 2 3 4 5 Lunshezzattotalean een 0132 136 INS 69 110 DiametroRdelKcorp o sn RO e 6 Do 5;D 3559 5 Rapporto tra lunghezza totale e diametro | 22 | 24,7 | 23 | 19,7) 22 Serie di squame intorno alla metà del corpo | 22 22 22, 22 22 RETTILI 265 I dati della acclusa tabella mostrano che il rapporto tra lunghezza totale e diametro oscilla fra 19,7 e 24,7, e che € quindi nel valore minimo un po’ inferiore al normale. Per tutti gli altri caratteri riguardanti le placche e le squame, gli esemplari non differiscono per nulla dal nor- male. La colorazione è nocciola chiara nelle parti superiori con varie e sottili linee longitudinali di eguale colore, ma un po’ più scure, e più c meno distinte. Nell’ individuo di Sidi Choiama, evidentemente un giovane, la colo- razione è pressochè uniforme tanto nelle parti superiori quanto nelle inferiori. La specie, caratteristica della Somalia, era gia nota per il Benadir e per |’ Oltregiuba. LEPTOTIFLOPIDI Leptotyphlops emini Blgr. 1 es. - Neghelli - Marchese A. Negrotto Cambiaso 1., VI-1937. | Essendo |’ esemplare in condizioni non perfette di conservazione non può essere osservato in tutti i suoi caratteri, pur tuttavia con quasi assoluta sicurezza è attribuibile alla specie emini. Di questa è stato rinvenuto recentemente un esemplare dal Prof. Zavattari in località Arere nel paese dei Galla Sidamo. Leptotyphlops ? longicauda (Peters) 8 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. La testa è larga, poco o punto distinta dal collo, il muso è rotondo, diritto; la rostrale è larga presso a poco quanto un terzo del capo, e giunge appena col suo bordo posteriore al livello degli occhi, che appaiono come una macchia biancastra nel centro della quale v’ è un punto nero. La nasale è completamente divisa, larga presso a poco quanto la oculare. x Questa giunge sino alle labbra ed è posta tra due labiali di cui x la prima è molto più piccola della seconda e questa non giunge, o giunge appena, all’ altezza dell’ occhio. La prefrontale è più grande della frontale; la sovra oculare è un po’ più lunga che larga, ed è seguita da due post oculari di cui la prima è di solito più grande della seconda ed ambedue sono più grandi della sopra oculare. La sinfisiale è doppia; le labiali inferiori sono sei. La lunghezza totale degli esemplari oscilla tra mm. 101 e mm. 135. fi diametro del corpo oscilla tra mm. 1,6 e mm. 2,3. Il rapporto tra i 266 G. SCORTECCI lughezza totale e lunghezza della coda oscilla tra 9,6 e 11,2 e normal- mente è poco più di 10. Il rapporto tra lunghezza totale e diametro del corpo oscilla tra 53 e 63. La colorazione delle parti superiori è marronastra o brunastra più o meno scura, e siccome il bordo delle squame è sempre chiaro, le parti superiori appaiono come reticolate; le inferiori sono sempre più chiare delle supericri. In alcuni esemplari a tinta scura anche nelle parti infe- riori appare distinta questa specie di reticolo. Se si confronta la descrizione di cui sopra con quella delle altre specie di Leptotvphlops note per |’ Impero, ed anche con quelle delle altre specie delle regioni confinanti, ci si rende conto facilmente che gli esemplari nominati non possono essere assegnati con sicurezza a nes- suna forma nota. E ci si rende conto anche e particolarmente di un fatto al quale ho già accennato altre volte. Le descrizioni dei Leptotyphlops sono spesso assai confuse, brevi, incomplete, tali insomma da rendere dif- ficile, per non dire impossibile, stabilire con assoluta precisione quali siano i veri caratteri importanti. Se a ciò si aggiunge la forte variabilità che in talune specie esiste tra individuo e individuo, la difficoltà di pren- dere misure esatte, almeno per quanto riguarda il diametro del corpo (poichè tale diametro è non poco diverso a seconda dello stato di con- servazione degli esemplari) si capirà che sino a quando non verrà con-. dotta una accuratissima revisione del genere, non sarà possibile arrivare, in molti casi, ad una esatta determinazione. A mio parere, la specie alla quale gli otto individui su elencati possono essere riferiti con maggiore verosimiglianza è L. longicauda (Peters) nota anche per la regione del Tanganica e per il Kenya (*). Le differenze principali tra gli otto esemplari elencati e quelli di L. longi- cauda consistono nella presenza in questi ultimi di una sola post eculare e nella colorazione che è color carne uniforme. Se effetti- vamente gli esemplari spettano a L. longicauda, è questa la prima volta che la specie viene citata per la nostra Colonia dell’ Oceano Indiano. Leptotyphlops ? fiechteri Scortecci 1 es. Oddur - Commissario Dr. Mosconi Bronzi 1., 1929. Per non aumentare la già accennata confusione esistente nella sud- divisione dei Leptotyphlops, assegno |’ esemplare alla specie fiechteri alla (1) A. Loveridge - Scientific results of an Expedition to rain forest regions in eastern Africa. V. Reptiles. Bullettin of the Museum of Comparative Zoòlogy at Harvard College - Cambridge, Vol. LXXIX, N. 5, Nov. 1936, pag. 231-232. RETTILI 267 quale molto s’ avvicina, facendo notare le differenze non piccole tra esso e gli altri sino ad ora noti. Muso prominente, ricurvo, con una leggera concavita dinanzi la bocca. Rostrale larga presso a poco quanto la meta del capo, giungente col bordo posteriore al livello degli occhi. Nasale completamente divisa; la sutura ha inizio dalla prima labiale. Narici molto vicine alla rostrale e poste nella parte inferiore del capo; oculare un po’ più larga della ‘nasale e toccante le labbra tra due placche labiali, di cui la prima è molto piccola, e la seconda non giunge all’ altezza dell’ occhio. L’ oculare è seguita da una sola placca slargata. La prefrontale è più grande della frontale. Le sovraoculari sono più lunghe che larghe. Le labiali superiori sono cinque; la sinfisiale è doppia. Le serie di squame intorno alla metà del corpo sono 14. Il diametro del tronco è all’ incirca mm. 1,5. La lun- ghezza totale è di 73 mm., la coda misura 6 mm. Di conseguenza il rap- porto tra lunghezza totale e diametro corrisponde a 48,6, e quello tra lunghezza totale e lunghezza della coda a 12,1. La colorazione delle parti superiori è nocciola chiara, quella delle inferiori bianco gialliccia. BOIDI Eryx colubrinus loveridgei Stull es. - Afgoi - Capitano U. Casale 1., 1910. es. - Balad - Capitano U. Casale 1., 1911.. es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. A. Andruzzi 1., 1923. es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. A. Andruzzi 1., III-1924. es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Prof. Paoli 1., 1926. es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. Oo DI 13 GI DI GI Riassumendo le osservazioni compiute su E. colubrinus (ex E. thebaicus), il Loveridge nel suo lavoro del 1936 (*) distingue le forme africane di questa specie in tre sottospecie: E. colubrinus colubrinus, E. colubrinus loveridgei (*), E. colubrinus rufescens (*), la prima caratte- rizzata da un numero di ventrali oscillante tra 175 e 197, dalle squame dorsali disposte in un numero di serie longitudinali varianti da 47 a 49; la seconda dalle ventrali oscillanti tra 162 e 182 e dalle serie di squame dorsali variabili da 53 a 59; la terza, oltre che dalle ventrali variabili (1) Scientific results of an expedition to rain forest regions in Eastern Africa. V. Reptiles - Bull. of the Museum of Comparative Zoòlogy at Harvard College. Vol. LXXIX, N. 5, 1936, pag. 233-235. (2) Olive G. Stull. Occasional papers of the Boston Society of Natural History VIII, 1932, pag. 29. (3) Eryx rufescens n. sp. Ahl; Sitzungsberichte der Gesellschaft naturforschen- der Freunde. 30 dic. 1933, pag. 324-326. 268 G. SCORTECCI tra 181 e 194 e dalle serie di squame dorsali variabili da 44 a 50, dalla colorazione rossastra uniforme delle parti superiori. Queste tre forme occuperebbero, la prima, E. colubrinus colu- brinus, la zcna nord dell’ area di diffusione della specie; la seconda, F. colubrinus loveridgei, sarebbe limitata alla parte meridionale dell’ area di diffusione; la terza è nota con esemplari di Dadab (*) e di Bulbar nella Somalia inglese (°). Gli esemplari elencati i quali, come si noterà dai nomi delle località, sono stati raccolti in una zona non vastissima, presentano le seguenti variazioni di caratteri. Lunghezza totale oscillante da un massimo di 490 mm., di cui 39 spettanti alla coda, ad un minimo di 200 mm., di cui 19 spettanti. alla coda; serie di squame intorno alla metà del corpo da 50 a 59 (esemplari di Belet Amin); ventrali da 185 (esemplare di Balad) a 171 (esemplare di Belet Amin); sub caudali da 24-+ 1 (Belet Amin) a 28+ 1 (Belet Amin); labiali superiori da 13 a 15; serie di placchette sulla fronte tra occhio ed occhio da 9 (Afgoi e Belet Amin) a 14 (Afgoi e Villaggic Duca degli Abruzzi); placchette intorno all’ occhio da 12 (Belet Amin) a 16 (Afgoi). La colorazione è simile in tutti gli esemplari ed essa corrisponde perfettamente a quella normale. Se si tengono presenti le variazioni notate negli esemplari somali, — le sottospecie di E. colubrinus vengono ad essere così caratterizzate. | Serie di squame dorsal ventrali E. colubrinus colubrinus . : È È 5 47 - 49 175 - 197 E. Colubrinus loveridgei . : : : i 50 - 59 162 - 185 E. colubrinus rufescens È 2 3 : 7 44 - 50 181 - 194 L'esame di questi dati mostra peraltro che, mentre effettivamente le due sottospecie colubrinus e loveridgei sono assai bene caratterizzate, la sottospecie rufescens è assai dubbia. I caratteri delle squame ventrali e dorsali sono infatti presso a poco quelli di colubrinus. In quanto al colore, unico elemento sul quale ci si potrebbe basare per la separazione della sottospecie, ritengo che non abbia valore bastante. (4) Dudub, se il nome è questo (invece di Dadab irreperibile), trovasi nella Somalia centrale, una ottantina di chilometri a occidente di Rocca Littorio. (5) L? esemplare di Bulbar è citato dal Loveridge, vedi lavoro notato pag. 235. RETTILI 269 L’esame di questi esemplari e di altri in possesso del Museo di Storia Naturale di Milano, rende possibile di esprimere 1’ opinione che nella parte centrale dell’ area di diffusione della specie Eryx colubrinus, debbano esservi esemplari aventi caratteri intermedi tra colubrinus e loveridgei, quindi di difficile classificazione. Eryx somalicus n. sp. 1 es. - Mahaddei Uen - Luigi Saito 1., 1915. N.° 2118 - Dintorni di Mogadiscio - Giuseppe Scortecci 1., 1931. N.° 2119 - Dintorni di Mogadiscio - Confalonieri 1., 1935. Per la descrizione prendo come tipo uno dei due esemplari del Museo di Milano e precisamente quello raccolto nel 193i che è in state di conservazione migliore. Esso misura in lunghezza totale mm. 295, di cui 26 spettano alla coda; ha il muso largo, cuneiforme, poco dissimile da quello del comunissimo Eryx colubrinus; presenta la placca rostrale assai dilatata trasversalmente, affilata nel bordo anteriore, concava superior- mente. La parte superiore del capo è coperta di placchette irregolari, un po’ più grandi di quelle che si riscontrano in Ervx colubrinus. Contate sulla fronte, lungo una linea che va da occhio a occhio, sono 6. Gli occhi sono assai piccoli e sono circondati da 11 placchette. Tra l’ occhio e le labiali ‘c'è soltanto una serie di squame. Le labiali superiori sono dieci. La sinfisiale non presenta alcun solco. Le squame dorsali, disposte a metà corpo in 40 serie, sono perfettamente lisce su gran parte del tronco, indi presentano una carenatura prima poco distinta poi sempre più mar- cata e marcatissima nella regione caudale. Le squame ventrali sono 161, le sub caudali 24 + 1. L’ astuccio con cui termina la coda è, alla estremità, ricurvo verso il basso. La celerazione di fondo delle parti superiori è grigio rossastra. Su di essa spicca una serie di macchie biancastre circondate da una striscia bruno rossa, macchie che sono lunghe quanto due squame e larghe quanto otto o dieci. Tali macchie sono disposte a distanze assai regolari, ed ora formano con l’asse del corpo un angolo retto, ora sono oblique. Le parti laterali e inferiori sono biancastre. Al confine tra colo- razione rossastra e biancastra, confine poco bene delimitato, c’è una serie di macchie rotonde bruno nere, disposte a regolari distanze l’ una dall’ altra . L’esemplare di Mahaddei Uen, che misura in lunghezza totale mm. 225, di cui 26 spettano alla coda, differisce da quello precedentemente 270 G. SCORTECCI descritto per i seguenti caratteri. Ha dieci placchette intorno all’occhio; le squame dorsali a meta corpo in 39 serie; le ventrali in numero di 156; le sub caudali in numero di 25 + 1; la colorazione di fondo marro- nastra invece che bruno rossa. Questa colorazione pertanto può dipen- dere dal metodo di conservazione. Il secondo esemplare di Mogadiscio misura in lunghezza totale mm. 390, di cui 33 spettano alla coda. Esso differisce dal tipo per i seguenti caratteri. Ha dieci placchette intorno all’ occhio; 159 ventrali, 22 + 1 sub caudali; l’ astuccio con cui termina la coda assai più ricurvo verso il basso; la colorazione delle parti superiori è marrone chiara con le mac- chie rotonde laterali che invece di essere nere, sono rossastre chiare. In complesso dunque se si fa eccezione del colore, che d’altronde ha scarsa importanza, i caratteri presentati da questi tre esemplari sono quasi eguali e tali nel loro insieme da ritenersi più che bastanti per la separazione di una nuova specie distintissima dalle altre di Eryx. La più vicina è probabilmente E. miilleri, ma questa, tra |’ altro, ha un nu- mero assai più alto di ventrali, e un minor numero, invece, di sub caudal. Python sebae (Gmelin) 4 es. in alcool, 4 a secco - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. 2 es. - Ola Uager - Marchese S. Patrizi 1., 18-VIII-1934. La lunghezza degli esemplari in alcool oscilla tra 830 mm., di cui 102 spettano alla coda, a 960 mm., di cui 130 spettano alla coda. Quella degli esemplari a secco da 1520 mm., di cui 190 spettano alla coda, a 2160 mm., di cui 260 spettano alla coda. COLUBRIDI AGLIFI Natrix olivacea olivacea (Peters) 1 es. - Dintorni di Mogadiscio - Tenente A. Pantano 1., IX-1908. L’ esemplare ha 18 serie di squame a metà tronco, 129 ventrali, due anali, 42/42 + 1 sub caudali, otto labiali superiori di cui la quarta e la quinta sono in contatto con l’ occhio, una pre e tre post oculari, 1-1 2 temporali e cinque labiali inferiori in contatto col primo paio di mentali. La colorazione delle parti superiori è grigiastra marrone scura con una striscia plumbea poco distinguibile, larga quanto cinque squame, la quale comincia dalla nuca e percorre tutta la regione vertebrale. Le RETTILI N27] parti inferiori e le labbra sono giallicce chiare. Queste ultime presen- tano qualche striscetta nerastra lungo le commessure delle placche tra di loro. Questo esemplare, misurante in lunghezza totale 500 mm., di cui 108 spettano alla coda, è assai caratteristico per il basso numero di ventrali che normalmente oscillano da 130 a 150 ed anche per quello delle sub caudali, il quale, per quanto la coda sia in piccola parte man- «cante, non arriverebbe certamente alla media riscontrata nella specie. Non mi risulta che prima d’ ora N. olivacea olivacea sia stata citata per la Somalia. Boaedon lineatus Dum. e Bibr. 1 es. - Afgoi - Capitano U. Casale 1., 1909. 4 es. - Afgoi - Capitano U. Casale 1., 1910. 1 es. - Mahaddei Uen - Luigi Saito 1. (Ricevuto dal Museo il 16-II-1915). 2 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. A. Andruzzi 1., 1924. 67 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. i 1 es. - Dintorni di Mogadiscio - Marchese A. N. Cambiaso 1., IV-1937. La serie di squame dorsali variano da 29 a 31. Le ventrali oscil- lano da 191 (un maschio di Belet Amin) a 221 (una femmina di Afgoi). L’anale è costantemente indivisa; le sub caudali variano da 49/49 + 1 (una femmina di Belet Amin) a 71/71 + 1 (un maschio di Belet Amin). Le la- biali superiori sono otto, salvo che in un esemplare dal lato sinistro (Belet Amin) e in un altro (Afgoi) da ambedue i lati, in cui sono nove. Di queste labiali, il più spesso la quarta e la quinta toccano l’ occhio, ma in un caso, invece, la quarta, quinta e sesta (si tratta dell’esemplare di Afgoi con nove labiali) toccano l'occhio; in 19 casi (1 Villaggio Duca degli Abruzzi, 18 di Belet Amin) la terza, quarta e quinta toccano 1’ oc- chio; in un caso, dal lato sinistro del capo, la quinta e la sesta toccano VY occhio (Belet Amin). In un caso (Belet Amin), oltre la terza, quarta e quinta labiali anche la loreale si incunea tra la preoculare e le labiali, toccando l’occhio. Le preoculari sono due in otto esemplari di Belet Amin. e in due esemplari di Afgoi; una in tutti gli altri casi. Le post oculari sono sempre due, le temporali sempre 1+- 2, e delle labiali inferiori, la maggior parte delle volte, le prime quattro seno in contatto con le mentali anteriori. Non è raro peraltro il caso che le mentali anteriori siano toccate da solo tre labiali. i La colorazione è quella normale. La lunghezza totale oscilla da 940 mm., di cui 134 spettano alla coda (femmina di Belet Amin), a 210 mm., di cui 39 spettano alla coda (un giovane maschio di Belet Amin). ARL i) CNOA ro) sala lieth ah Meh ANITA RCE a MARIE SRO E MONCIA] Ny o SEN? Vows A de Paci, (a ERO LARA TECO REI arty RE ESA RARI 272 G. SCORTECCI Lycophidion capense capense (Smith) 1 juv. - Afgoi - Capitano U. Casale 1., 1910. i 3 29,2 4 4 - Balad - Capitano U. Casale 1., X-1911. 18 9 9, 11 4 4 - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. Gli esemplari di sesso maschile misurano da mm. 252, di cui 36 spettano alla coda, a mm. 315, di cui 47 spettano alla coda. Tutti hanno 17 serie di squame a metà corpo, otto labiali superiori delle quali la terza, quarta e quinta sono in contatto con l’ occhio (salvo che in un caso in cui dal lato sinistro del capo si notano sette labiali superiori di cui solo la terza e la quarta toccano l’ occhio), una pre e due post oculari, 1 + 2 temporali, e quattro o cinque labiali inferiori in con- tatto col primo paio di mentali. Le ventrali variano da 158 (Belet Amin) a 174 (Balad); l’ anale è sempre indivisa; le sub caudali oscillano da 33/33 + 1 a 40/404 1. Gli esemplari di sesso femminile misurano da mm. 260, di cui 25 spettano alla coda, a mm. 562, di cui 65 spettano alla coda. Tutti hanno le squame dorsali a metà corpo in 17 serie, una preoculare e due post eculari, 1-- 2 temporali, otto labiali superiori, di cui la terza, quarta e quinta toccano l’occhio; le prime quattro 0, meno frequentemente, cin- que labiali inferiori in contatto colle mentali anteriori. Le ventrali oscillano da 169 (Belet Amin) a 204 (Belet Amin); le sub caudali da 27/27 +1 (Belet Amin) a 42/42 + 1 (Belet Amin). Nella media peral- tro il numero delle ventrali nelle femmine è più alto e quello delle sub caudali più basso che nei maschi. La femmina che presenta il numero di ventrali più alto (204) e il numero di sub caudali maggiore (42/42 + 1) è eccezionale, infatti nessuna delle altre ha più di 30/30 + 1 sub caudali, mentre nei maschi sono comunissimi i casi di 38/38 + 1 sub caudali. La colorazione è assai varia. Negli esemplari di Belet Amin ve ne sono alcuni a tinta bruna uniforme tanto superiormente quanto inferior- mente, altri che si possono dire rari, in cui la colorazione è grigiastra chiara superiormente e grigiastra chiarissima inferiormente; altri ancora i quali hanno sulle squame dorsali macchiette bianche poco numerose. L’ esemplare di Afgoi e tre esemplari di Balad sono grigi rossastri supe- riormente con le squame ricche di macchiette bianche, e inferiormente bruni. Un esemplare di Balad è grigio rosato chiaro superiormente con ciascuna squama munita nella parte posteriore di macchiette bianche, ed è inferiormente grigio chiarissimo uniforme. Uno di Balad, infine, RETTILI 273 x spicca tra tutti per la diversità di colore: superiormente è grigio ros- sastro scuro con le squame macchiate di bianco, presenta l’ ultima serie di squame dorsali e parte delle ventrali bianche e la regione centrale delle ventrali bruna scura. Inoltre nella primissima parte del tronco ha una fascia trasversale biancastra irregolare che occupa tutte le dorsali € si arresta nettamente alle ventrali. Questo esemplare, un maschio, non ha peraltro, per quanto riguarda le placche e le squame nulla che valga a differenziarlo dagli altri. Mi- sura 287 mm., di cui 38 spettano alla coda, e ha 173 ventrali, 38/38 + 1 sub caudali. Prosymna agrestis Scortecci 18 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. Le serie di squame dorsali sono sempre 15. Le ventrali oscillano da 153 a 130 ed il numero massimo è raggiunto dalle femmine, il mi- . nimo dai maschi. L’ anale è sempre indivisa; le sub caudali oscillano tra 23/23 + 1, cifra che è caratteristica di molte femmine, e 37/37 + 1, cifra che si riscontra in un maschio. Le labiali superiori sono sempre sei, e di queste la terza e la quarta toccano |’ occhio. Solo in un caso, la seconda, terza e quarta toccano l’ occhio. Si hanno sempre una pre e una post ocu- lari e 1 + 2 temporali. In un esemplare di sesso maschile, lungo 211 mm., di cui 35 spettano alla coda, dal lato sinistro del capo la quarta labiale superiore si mette in contatto con la parietale corrispondente accompa- gnandola poi per tutta la lunghezza. Al di sotto di essa si trova un’altra placca lunghissima. Dal late destro del capo vi sono egualmente nella regione temporale due lunghe placche, ma la superiore è separata dalla quarta labiale. Si tratta evidentemente di una anomalia. Le prime tre labiali inferiori sono sempre in contatto con le mentali anteriori. Tutti gli altri caratteri deile squame e delle placche sono quelli tipici della = specie. La colorazione delle parti superiori è rossastra e ciascuna squama dorsale è orlata posteriormente di bianco, oppure è plumbea uniferme. Le parti inferiori sono bianco giallicce uniformi, salvo che nel caso di un esemplare, rossastro nelle parti superiori, il quale presenta macchie trasversali brune e poco bene delimitate nella parte centrale delle squame ventrali. La lunghezza totale oscilla tra 295 mm., di cui 33 spettano alia coda, e 152 mm., di cui 16 spettano alla coda. Nella media le femmine raggiungono dimensioni maggiori dei maschi e hanno la coda assai 274 G. SCORTECCI più breve di questi. Ad esempio, un maschio lungo 230 mm. ha la coda di 40 mm., ed una femmina di 238 mm. ha la coda di soli 26 mm. In una femmina lunga 295 mm. si trovano 4 uova quasi cilindriche arrotondate all’ estremità, uova le quali misurano mm. 275 X mm. 7. Chlorophis hoplogaster (Giinter) 1 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. Le squame dorsali sono disposte in 15 serie; le ventrali sono 165 e non hanno traccia alcuna di carenatura; le anali sono due; le sub caudali sono 95/95 + 1; le labiali superiori sono otto e ia quarta e la quinta toccano l’ occhio. Vi é una sola preoculare non in contatto con la frontaie; le post oculari sono due; le temporali 1 + 1; cinque labiali inferiori sono in contatto col primo paio di mentali. La colorazione in alcool è azzurrastra chiara superiormente, gialliccia chiara inferiormente. La lunghezza totale è di circa 865 mm., di cui 250 spettano alla coda. E’ questa la prima volta che la specie viene ricordata per la Somalia. Philothamnus semivariegatus Smith. 1 es. - Afgoi - Capitano U. Casale 1., 1909. 1 es. - Mahaddei Uen - Luigi Saito 1., 1915. 1 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. A. Andruzzi 1., 1924. 8 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. Tutti gli esemplari hanno le squame dorsali disposte a metà corpe in 15 serie, due anali, due post oculari, cinque labiali inferiori in con- tatto col primo paio di mentali. Le squame ventrali oscillano da 167 (Belet Amin) a 175 (Belet Amin); le sub caudali, negli esemplari aventi la coda perfettamente intatta, il che non è troppo frequente, oscillano da 147/147 + 1 (Belet Amin) a 162/162 + 1 (Belet Amin). Le labiali superiori sono sempre nove, e quelle in contatto con l’ occhio due: la quinta e la sesta; fa eccezione peraltro un esemplare di Belet Amin il quale nel lato sinistro del capo ha dieci labiali di cui la quinta, sesta e settima toccano l’ occhio. Questo stesso esemplare inoltre ha due pre eculari, mentre tutti gli altri ne hanno una o, in un sol caso (Mahaddei Uen), due a destra e una a sinistra. Le temporali sono normalmente 2 + 2, ma in un esemplare del Villaggio Duca degli Abruzzi se ne hanno dal lato sinistro del capo 2 + 1, e dal lato destro 1 + 2; in un altro, di Mahaddei, si hanno dal lato destro 2-; 1 e dall’ altro 2+ 2; in un terzo di Belet Amin si hanno da ambedue i lati 24 1 temporali. RETTILI 275 La lunghezza totale oscilla da 1402 mm., di cui 420 spettano alla coda (Belet Amin), a 400 mm., di cui 128 spettano alla coda (Belet Amin). La colorazione è quella normale. Coronella semiornata semiornata Peters 31 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. Questa specie, di cui per la Somalia si avevano sino ad oggi notizie non abbondanti, si è rivelata una. delle più comuni tra i colubridi aglifi di tutta la parte meridionale della colonia. L’ esame dei 31 esemplari su ricordati rivela che le oscillazioni dei caratteri specifici sono un po’ più ampie di quanto si sapeva. Le serie di squame dorsali sono costantemente 21; le ventrali va- riano da un minimo di 183 a un massimo di 199, l’ anale è sempre divisa, le sub caudali variano da 82/824 1 a 92/92 + 1. Le labiali superiori sono costantemente otto, di cui la quarta e la quinta sono in contatto con l'occhio. La preoculare è una e in cinque casi da ambedue i lati, in due casi da un sol lato del capo, è in contatto con la frontale. In tutti gli altri non tocca la placca nominata. Le post oculari sono costantemente due; le temporali sono in tre casi 2 +2 da ambo i lati, in due casi 2 + 2 «da un lato e 2 + 3 dall’ altro, in un caso 2 +- 3 da un lato e 3+ 3 dal- l’altro; in tutti gli altri 2+ 3. Le prime quattro labiali inferiori sono in contatto con le mentali del primo paio in tre casi, le prime quattro da un lato e le prime cinque dall’ altro in due casi; cinque in tutti gli altri. La colorazione giovanile è quella indicata in altro mio lavoro (1). Gli adulti hanno generalmente colorazione grigiastra, e presentano sul dorso, sino a circa metà della lunghezza, macchiette brune poco appa- riscenti. Nella seconda metà sono spesso uniformemente grigiastri. La testa, nelle parti superiori, è grigiastra uniforme; le labbra sono gial- licce. Ai lati del collo si nota spesso una macchia grigio scura assai sbiadita, traccia di quella appariscentissima degli individui giovani. Le parti inferiori sono giallicce e le squame ventrali sono percorse nel margine posteriore, e specialmente ai lati, da una striscetta bruna. Talvolta quesia è ridotta a una macchia bruna laterale. La lunghezza totale degli esemplari oscilla da un minimo di mm. (1) Atti Soc. It. Scienze Nat. 1929, vol. VIII, pag. 271-272. Te a 276 G. SCORTECCI 223, di cui 55 spettano alla coda, a un massimo di mm. 760, di cui mm. 185 spettano alla coda in piccola parte mancante. Dasypeltis scaber (Linn.) 1 es. - Giobar (Giohar?) - Dr. A. Andruzzi 1., VII-1923. 4 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. Le serie di squame dorsali, contate a metà corpo, oscillano da 20 a 22, le ventrali variano da 212 a 232; le sub caudali da 55/55 + 1 a 78/78 + 1 (Belet Amin ambedue gli esemplari). In un sol caso si hanno sei labiali superiori. Tutti gli altri caratteri delle squame e placche sono quelli normali. La colorazione dell’ esemplare di Giobar (Giohar?) e di tre di Belet x Amin, è grigio verdastra con le caratteristiche macchie. L’ ultimo esem- plare, il più grande, è nelle parti superiori uniformemente grigio, nelle inferiori bianco gialliccio. i La lunghezza totale oscilla da 265 mm., di cui 49 spettano alla coda, a mm. 835, di cui 135 spettano alla. coda. Il massimo ed il minimo di lunghezza si riscontrano negli esemplari di Belet Amin. COLUBRIDI OPISTOGLIFI Tarbophis obtusus (Reuss) 1 es. - Balad - Capitano Ugo Casale 1., X-1911. L’esemplare misura 695 mm. di cui 125 spettano alla coda, ha le squa- me dorsali in 21 serie, 235 ventrali, due anali, 73/73 + 1 sub caudali, nove labiali superiori delle quali la terza, quarta, quinta e sesta, sono in contatto con l’ occhio. La sesta appare fusa con la post oculare inferiore. Si ha una sola pre e una sola post oculare, 2 + 2 temporali, le tre prime labiali inferiori in contatto con le mentali. La colorazione è grigiastra marrone superiormente e gialliccia inferiormente. L’ esemplare è eviden- temente anomalo. x La specie € comune in Somalia. Tarbophis guentheri Anders. 1 es. - Afgoi - Capitano Ugo Casale 1., 1910. 1 es. - Balad - Capitano Ugo Casale 1., X-1911. 16 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. Questa lunga serie di esemplari permette interessanti osservazioni di varia indole. Essi hanno una lunghezza totale che oscilla tra 840 mm. RETTILI TT x di cui 155 spettano alla coda, (tale misura è raggiunta da una femmina di Belet Amin con uova grandi, prossime a essere deposte), a 330 mm., di cui 54 spettano alla coda (esemplare di Belet Amin). Nei maschi la coda è assai più lunga che nelle femmine; nella più grande di queste, misurante, come s’ è detto, 840 mm., la coda è appena 150 mm., mentre in un maschio di 624 mm. essa misura 144 mm. In un’ altra femmina lunga 640 mm., la coda è appena 120 mm., mentre in un maschio lungo 545 mm., è 118 mm. Le serie delle squame dor- sali sono nella maggior parte dei casi 19 o 21, ma in un esemplare di Belet Amin, e in quello di Balad (si noti bene, trovato insieme con un altro attribuibile alla specie obtusus) se ne hanno 23. Le squame ventrali oscillano tra 209 e 227, l’anale è sempre indivisa, le sub caudali oscillano tra 57/574 1 e 81/81 1, le labiali superiori oscil- lano tra 9 e 10, e tre di esse (la terza, quarta e quinta, o la quarta, quinta e sesta) sono in contatto con l’ occhio. Le temporali di prima fila sono costantemente due; quelle di seconda sono due (una in un caso e da un sol lato della testa) oppure tre, od ancora, eccezional- mente e da un sol lato della testa, quattro. Le preoculari sono sempre una e le post oculari due o, in casi rarissimi, tre. Tre sono ad esempio nell’ esemplare di Belet Amin, il quale ha le dorsali in 23 serie. Delle labiali inferiori le prime tre, o le prime quattro od anche, in casi rari, le prime cinque, sono in contatto con le mentali. La colorazione è grigiastra nelle parti superiori, gialliccia chiara nelle inferiori, senza macchie di sorta in alcuna parte del corpo. La variabilità dei caratteri delle isquame e placche è, ‘dunque, molto grande ed essa è tanto più rimarchevole in quanto che riscon- trata in esemplari provenienti tutti da una medesima località assai ristretta. Particolarmente interessante si presenta il caso dell’ esemplare di Belet Amin più volte rammentato. Esso misura 383 mm., di cui 53 spettano alla coda, ha le squame dorsali in 23 serie, 226 ventrali, la anale indivisa, 55/55 + 1 sub caudali, 10 labiali superiori delle quali la quarta, quinta e sesta in contatto con l’ occhio, 2 + 3 temporali, una pre e tre post oculari, tre labiali inferiori in contatto con le mentali. Se tale esemplare fosse stato trovato isolato e in località distante da quella in cui furono catturati tutti gli altri, si sarebbe indotti a supporre di tro- varsi di fronte ad un individuo di una specie diversa da Tarbophis obtusus e anche da T. guentheri; trovato invece insieme con gli altri descritti, RARO) ye ay ee ee FS HATTER TN ES En RIO LO TIA ER OR pe TRIO CGIE eee ated eRe Ce TED PET NS VAR" Dna eni e : arid fs Di I pages det BL 278 G. SCORTECCI e pensando che esemplari molto simili a questo, con 23 serie di squame dorsali ed una anale sono stati rinvenuti, come quello di Balad, insieme con altri aventi 21 serie e due anali, si deve logicamente giungere ad una conclusione: la seguente. I caratteri adottati per separare la specie guentheri dalla specie obtusus, sono assolutamente insufficienti perchè troppo soggetti a variazioni. Quindi le due specie dovrebbero essere riu- nite in una sola presentante variazioni considerevoli. Prima peraltro di. decidere in un senso piuttosto che in un altro, credo sia opportuno, con l’ esame di altri esemplari, avere la conferma sicura della supposizione | emessa. Crotaphopeltis hotamboeia (Laur.) 1 es. - Mogadiscio - Capitano A. Pantano 1., IX-1908. 5 es. - Afgoi - Capitano Ugo Casale 1., 1910. 1 es. - Balad - Capitano Ugo Casale 1., X-1911. 1 es. - Giohar - Dr. L. Andruzzi 1., VII-1923. 1 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. L. Andruzzi 1., 2-IX-1923. 2 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi, Dr. L. Andruzzi 1., III-1924. 59 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. Questi settanta esemplari, provenienti da svariate località della Somalia meridionale, hanno permesso di constatare ancora una volta e cen assoluta sicurezza, che la specie non presenta grandi e spiccate variazioni. La lunghezza totale oscilla da 580 mm., di cui 92 spettano alla coda (esemplare di Belet Amin), a 228 mm., di cui 35 spettano alla coda (esemplare di Belet Amin). Le squame dorsali sono sempre in 19 serie, le ventrali oscillano da un massimo di 173 ad un minimo di 158. Le sub caudali oscillano da 64/64 + 1 ad un minimo di 42/42 + 1 (esemplare di Mogadiscio). Le labiali superiori sono per il solito otto e raramente nove, delle quali la terza, quarta e quinta, o raramente la quarta, quinta e sesta od ancora, e con frequenza, la quarta e quinta soltanto, sono in contatto con l’ occhio. Le preoculari sono una o in casi eccezionali 2, le post oculari seno sempre due, e le temporali variano da 1 + 1 in due esemplari di Belet Amin evidentemente anomali, a 1-43 in un solo esemplare di Balad. La colorazione è plumbea scura nelle parti supe- riori, oppure grigiastra più o meno chiara, talvolta chiarissima. Dei settanta esemplari esaminati il più caratteristico è quello di Balad, il quale misura 480 mm., di cui 95 spettano alla coda. Esso ha 19 serie di squame dorsali, 163 ventrali, l’anale indivisa; 58/58 + 1 sub caudali, nove labiali superiori da un lato (di cui la quarta, quinta e sesta in contatto con l’ occhio) e otto dall’ altro, di cui la terza, quarta e quinta 4 È a hi i a È 3 3, RETTILI 279 in contatto con l’ occhio. Ha inoltre una pre e due post oculari e 1 + 3 temporali. Abbastanza caratteristici sono anche due esemplari di Belet Amin nei quali le temporali sono 1-++ 1 (esemplari anomali come s’é detto) e due preoculari. Come in altri individui della specie, anche in questi ho riscontrato nell’ apparato digerente vari anfibi e precisamente delle specie Pufo regularis, Rana mascareniensis e Chiromantis petersi kelleri. Un anfibio di questa ultima specie, lungo, dal muso alla cloaca 72 millimetri, e a zampe distese 168 mm., era nell’ intestino dell’ esemplare di Balad. Crotaphopeltis hotamboeia è comunissima in tutta la Somalia; forse è il colubride opistoglifo più frequente della Colonia. Migiurtinophis pulcher Scortecci 1 4 - Migiurtinia (località imprecisata) - Commissario N. Mosconi Bronzi 1., 28-VI-1930. L’ esemplare, che è il tipo di un nuovo genere e una nuova specie, ritrovata anche nella Haud (8°, 45’ lat. N., 44°, 44’ long. E.) nei terri- torio della Somalia britannica, fu oggetto di una particolareggiata descri- zione sugli Annali del Museo di Genova (°). Hemirhagerrhis kelleri Boettger 14 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. In questi esemplari che giungono alla lunghezza massima di 360 mm. si ha grande costanza dei caratteri specifici riguardanti le placche e le squame; si nota peraltro qualche anomalia. In un individuo, sul lato sini- stro del capo, manca la loreale, e ia prefrontale si dirige verso le labiali mettendosi in contatto con la seconda e la terza di esse. In un altro, sempre dal lato sinistro del capo, invece di due labiali in contatto con |’ occhio se ne hanno tre: la terza, la quarta e la quinta. In fatto di colorazione, invece, le diversità tra gli esemplari sono relativamente notevoli. Alcuni (sei tra giovani ed adulti) hanno la stri- scia vertebrale nera, marcatissima, altri invece l’ hanno più o meno sbia- dita e limitata da ciascun lato da una linea tratteggiata nera. In altri ancora sono visibili soltanto le linee tratteggiate e lo spazio tra esse com- preso lungo la regione vertebrale è appena più scuro delle restanti parti superiori del corpo. (1) Un nuovo genere e una nuova specie di Colubridi opistoglifi della peni- sola dei Somali - Annali del Museo Civico di Genova, Vol. LIX, 30 nov. 1935, p. 1-5. Be tae ae Sead OP Pa SATA I ats SARRI TITO 0 STAR ENER NRE CEREALI , ti m5) Pee haere hes LO AIN 280 G. SCORTECCI x Anche il colore di fondo delle parti superiori è vario; quegli esem- plari che presentano la striscia vertebrale nera sono giallicci chiarissimi, mentre gli altri hanno colore verdastro oliva con intonazione marrone. La specie è assai diffusa in Somalia. Ramphiophis rubropunctatus (Fischer) 1 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Prof. G. Paoli 1., 1926. 3 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. Tutti gli esemplari hanno dimensioni veramente eccezionali. Quelli di Belet Amin misurano rispettivamente 1680 mm. (di cui 570 spettano alla coda), 1550 mm. (di cui 520 spettano alla coda), 1250 mm. (di cui 385 spettano alla coda). L’ esemplare del Villaggio Duca degli Abruzzi misura 1480 mm., di cui 510 spettano alla coda. Il numero delle ventrali, negli esemplari di Belet Amin, oscilla da 211 a 216, quello delle sub caudali da 129/129 + 1 a 151/151 +1. Le preoculari sono due in due esemplari, una nel terzo; le post oculari sono costantemente due; le temporali sono 2 4+ 3 0 2+ 4, e in tutti la quarta e la quinta labiali superiori sono in contatto con 1’ occhio, e le prime cinque labiali inferiori toccano le mentali anteriori. Nell’ esemplare del Villaggio Duca degli Abruzzi si hanno una preoculare dal lato sinistro e due dal lato destro, due post oculari, 2 +4 temporali, la quarta e la quinta labiali in contatto con 1’ occhio, e le prime cinque labiali inferiori in contatto con il primo paio di mentali. Tutti gli esemplari citati hanno le squame dorsali in 19 serie longitudinali a metà corpo. La colorazione degli esemplari di Belet Amin è uniformemente mar- rone verdastra chiara nelle parti superiori e uniformemente gialliccia chiarissima nelle parti inferiori. Quella dell’ esemplare del Villaggio Duca degli Abruzzi è marrone gialliccia chiara nelle parti superiori e gialliccia chiarissima nelle inferiori. x La specie è nota per la Somalia. Psammophis punctulatus Dum. e Bibr. 3 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. L’ esemplare più grande misura 1460 mm. di cui 530 spettano alla coda; ha le squame dorsali in 17 serie, 186 ventrali, 2 anali, 143/143 + 1 sub caudali, una preoculare in contatto con la frontale e con la terza, quarta e quinta labiali superiori, 2 post oculari, 2-+ 3 temporali, 9 labiali superiori di cui la quinta e la sesta in contatto con 1’ occhio, le RETTILI 281 prime cinque labiali inferiori in contatto con il primo paio di mentali. Gli altri due esemplari misurano rispettivamente 1295 mm., di cui 470 spettano alla coda, e 900 mm., di cui 265 spettano alla coda, in piccola parte mancante. Hanno rispettivamente 190 e 184 ventrali, 137/137 + 1 e 90/90 sub caudali. Tutti gli altri caratteri delle placche del capo corrispondono esattamente a quelli dell’ individuo su descritto. L’ esemplare di maggiore lunghezza ha la testa e una primissima ‘parte del tronco verdastre. Giallo invece è il colore di fondo tanto del dorso quanto dei fianchi e del ventre. Sul dorso si notano le tre carat- teristiche stricie nere, e, mentre le squame dorsali comprese tra la grande striscia vertebrale e quelle laterali sono gialle uniformi, quelle esterne sono gialle con uno o più punti neri per ciascuna; le squame ventrali hanno nel margine posteriore quattro o cinque punti neri e nelle restanti parti una fitta e sottile punteggiatura bruna. Gli altri due esem- plari hanno tutti i caratteri del precedente, soltanto le squame dorsali esterne alle linee nere e le ventrali sono di un grigio verdastro; le squame ventrali inoltre sono orlate di gialliccio. La specie è nota per la Somalia. Psammophis biseriatus Peters es. - Hafun (Migiurtinia) - Capitano Medico R. Varriale 1., I-1913. es. - Mahaddei Uen - Sig. Luigi Saito 1., 1915. es. - Mogadiscio. es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. es. - Neghelli - Marchese A. Negrotto Cambiaso 1., VI-1937. Hore Gli esemplari elencati misurano da 832 mm., di cui 315 spettano alla coda (individuo di Belet Amin), a 261 mm., di cui 95 spettano alla coda (esemplare di Neghelli). I caratteri riguardanti le squame e le placche sono i seguenti. Si hanno 9 o 8 labiali superiori, delle quali la quarta, la quinta e la sesta, o la-quinta e la sesta soltanto, od ancora la quarta e la quinta (Neghelli), in contatto con l’ occhio, 2 + 2, 2+ 3, o anche 1 + 3 (es. di Neghelli dal lato sinistro del corpo) e 1 + 2 temporali (questo ultimo fatte si riscontra nell’ esemplare di Mahaddei, in quello di Afgoi e in quello di Neghelli dal lato destro del capo). Le prime cinque labiali inferiori o le prime quattro (Neghelli) sono sempre in contatto con le mentali ante- riori. L’anale è intiera in tutti gli esemplari all’ infuori di quello di Neghelli in cui è divisa. È At 282 G. SCORTECCI Nella colorazione si riscontrano diversita maggiori. Mentre gli esem- plari di Belet Amin e di Mahaddei sono normali, un po’ diversi si pre- sentano quelli di Mogadiscio e di Hafun. Il primo, un giovane che mi- sura 460 mm., di cui 138 spettano alla coda, ha colore molto cupo e per tale ragione, ed anche per i disegni, somiglia molto ad un altro esem- plare della medesima località raccolto dal Prof. Zavattari e di cui in altra sede ho dato la descrizione. Quello di Hafun, un giovane lungo 355 mm., di cui 119 spettano alla coda, è al contrario assai chiaro e somiglia molto ad un esemplare della medesima specie che raccolsi nella Somalia centrale nei pressi di Garoe. In questo peraltro la testa, nelle parti superiori, è grigia gialliccia uniforme e biancastre giallicce uni- formi sono le parti ventrali. DS La specie è nota per la Somalia. Psammophis sibilans (Lin.) 1 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. L. Andruzzi 1., 1924. 31 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. La serie di esemplari raccolti sul basso Giuba dal Marchese Patrizi comprende quindici individui superiori ad un metro dei quali cinque misurano oltre 1300 mm., ma non oltrepassano 1400; uno misura 1420 mm.; due superano un metro e cinquanta ed uno infine, il più grande, è lungo 1670 mm., di cui 424 spettano alla coda. Gli altri sedici esemplari oscillano tra 390 e 775 mm. Quello del Villaggio Duca degli Abruzzi misura 972 mm., di cui 254 spettano alla coda. Per quanto riguarda le squame dorsali, ventrali e sub caudali, tutti gli esemplari rientrano nel normale; nelle placche del capo invece si riscontrano alcune diversità sebbene di non grande importanza. Le labiali superiori sono costante- mente otto, delle quali la quarta e la quinta in contatto con 1’ occhio; vi è una sola pre oculare in contatto o no con la frontale; le post oculari sono solo in rari casi tre, frequentemente si hanno 2 -| 3 e non di rado 1-+ 2 temporali, e non eccezionalmente le sole prime quattro labiali inferiori, invece delle prime cinque, sono in contatto con le mentali anteriori. In fatto di colorazione si riscontrano tre tipi principali. Tutti quelli che misurano oltre un metro di lunghezza sono nelle parti superiori del tronco e della coda di colore marrone verdastro o verdastro, assoluta- mente uniforme, oppure con le squame della linea vertebrale percerse da una serie di macchie bianche giallastre e nere alternate, poco di- dt RETTILI 283 | stinte. La testa, nella maggior parte dei casi, è di colore uniforme simile a quello del dorso; in altri presenta le normali e caratteristiche macchie e disegni, ma non mai molto accentuati. Negli esemplari inferiori ad un metro di lunghezza, invece, la colo- razione è diversa. In 13 di essi è la seguente. Le squame della regione vertebrale sono percorse da una linea giallastra, accompagnata da ciascun lato da due linee nere, tratteggiate. Esternamente a queste linee si hanno . per ciascun lato: prima una striscia marrone larga quanto tre squame, poi una nera larga quanto metà di una squama, indi una giallastra larga quanto due squame. Questa ultima è limitata esternamente da una sottile linea tratteggiata nera. Le ultime tre di squame dorsali sono grigiastre. Le parti ventrali sono uniformemente giallicce. La testa ha i disegni, le macchie, i colori comunemente riscontrabili nella specie. Tale tipo di colorazione è del tutto simile a quella di alcuni indi- vidui del Villaggio Duca degli Abruzzi posseduti dal Museo di Milano. Nei tre rimanenti individui la colorazione è verdastra uniforme su tutto quanto il dorso e la testa, eccezione fatta delle squame della linea ver- tebrale che sono percorse da una distintissima linea a macchie alternate bianco giallastre e nere. Le parti inferiori sono 9 uniformemente gial- lastre chiare o percorse lateralmente da due sottili linee brune. La specie è comune in Somalia. TThelotornis kirtlandi Hallow. 1 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. L’ esemplare misura in lunghezza totale 1160 mm., di cui 430 spettano alla coda in piccola parte mancante. Esso è dunque il più grande che sia stato rinvenuto in Somalia. Ha le squame dorsali in 19 serie, 170 ventrali e 141/141 sub caudali, tre occipitali quasi eguali in grandezza, una sola loreale, una preoculare e tre post oculari, una tem- porale di prima fila e due di seconda, otto labiali superiori delle quali la quarta e la quinta toccano l’ occhio. Le prime cinque labiali inferiori sono in contatto con le mentali anteriori. La colorazione delle parti superiori è lillastra bruna chiara con una punteggiatura fittissima di egual colore, ma di tono più intenso. Le parti infericri hanno colorazione gialliccia chiara con una fittissima punteg- giaiura di eguale tinta delle parti superiori. Le labbra sono giallicce con una punteggiatura bruno nera, e giallicce con punteggiatura nera assai NAAR PEN 284 i G. SCORTECCI rada le prime 25 squame ventrali. Ai lati del collo e della prima parte del tronco vi sono tre macchie nere (per lato) delle quali quelle della prima coppia sono assai più lunghe delle altre. La specie è nota per la Somalia. Dispholidus typus (Smith) 1 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. L’ esemplare misura 1220 mm., di cui 330 spettano alla coda; ha le squame a metà tronco in 19 serie, 172 ventrali, delle quali la 3, 52, 55, 56, 57, 58, 60, 62, 63, 64, 66, 69,70; 71, 72, 73, 74050330836 doppie; due anali, 103/103 + 1 sub caudali, una pre e tre post oculari, 1 | 2 temporali, 5 labiali inferiori in contatto con il primo paio di men- tali dal lato sinistro, e quattro invece dal lato destro. L’ esemplare, evidentemente anomalo, spetta come tipo di colora- zione alla varietà viridis poichè ha, nelle parti superiori, una tinta azzurra uniforme in alcool che corrisponde a tinta verde brillante in vita. La specie è nota per la Somalia. Micrelaps boettgeri Bigr. 5 es. - Balad - Capitano Ugo Casale 1., VII-X-1911. 5 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. Gli esemplari adulti o giovani misurano da un minimo di 203 mm., di cui 12 spettano alla coda, ad un massimo di 347, di cui 27 spettano alla coda. Un giovanissimo, peco più grande di un Leptotiflopide, mi- sura 114 mm., di cui 10 spettano alla coda. Le serie di squame a metà tronco sono costantemente 15, le ventrali oscillano da 196, numero mi- nimo riscontrato nella specie, a 210. L’ anale è sempre divisa e le sub caudali oscillano da 22/22 -L 1 a 26/26 -- 1. Le labiali superiori sono costantemente sette, delle quali la quarta e la terza sono in contatto con l’ occhio. Le temporali sono sempre 1+ 1, e le prime quattro labiali inferiori sono in contatto con le mentali del primo paio. Dei dieci esem- plari, soltanto due non hanno la quinta labiale in contatto con la parie- tale e uno presenta tale carattere da un sol lato della testa. La colorazione è quella normale della specie; ossia la testa e il collo nelle parti superiori e laterali sono bruno neri, le labbra sono gial- licce, le parti superiori del tronco bruno rossastre con ciascuna squama provvista nella parte distale di una macchia gialliccia tondeggiante. Le NR eee RETTILI 285 parti inferiori sono giallastre e spesso le squame sono percorse trasver- salmente da una sbarretta rossastra. chiara. L’ esemplare giovane è nelle parti superiori di colore marrone chia- rissimo e ciascuna squama ha posteriormente una minuscola macchia biancastra; nelle inferiori è gialliccio. Sul collo, nella parte superiore e laterale, si nota una stretta fascia bruna. La specie è nota per la Somalia. Uno di tali Micrelaps, raccolto a Belet Amin il 10 luglio 1934, e misurante poco meno di 25 centimetri, aveva nell’ apparato digerente un Leptotyphlops lungo oltre dieci centimetri, in piccola parte digerito. Brachiophis revoilli Mocq. es. - Afgoi - Capitano U. Casale 1., 1909. es. - Mahaddei Uen - Sig. Luigi Saito l., 16-I-1915. es. - Mogadiscio - Ing. G. Rosazza l., 1936. es. - Mogadiscio - Marchese A. Negrotto Cambiaso l., V-1937. es. - Mogadiscio - Marchese A. Negrotto Cambiaso 1., IV-1937. Tutti gli esemplari, tanto per i caratteri delle squame e delle plac- che, quanto per la colorazione, non presentano nulla di notevole. La specie è assai comune in tutta la Somalia meridionale. Aparaliactus concolor Fischer 8 es. - Balad - Capitano Ugo Casale 1., VII-X-1911. 15 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. Gli esemplari variano in lunghezza da mm. 470 a mm. 350; le squame dorsali sono sempre in 15 serie, le ventrali oscillano da 165 a 145; l’anale è sempre indivisa, le sub caudali oscillano da 55+ 1 a 774 1. Le dimensioni ed i rapporti delle placche del capo tra di loro non offrono particolarità degne di nota, se si fa eccezione di un esemplare di Belet Amin nel quale, dal lato destro del capo, la nasale è in contatto con la preoculare. Per quanto riguarda la colorazione, gli esemplari possono essere divisi in due gruppi distinti: uno formato da quelli di Belet Amin ed uno da quelli di Balad. Questi hanno tinta gialliccia marrone nelle parti superiori e gialliccia chiarissima nelle inferiori; essa è uniforme in un individuo, il più grande; sugli altri si notano due non ben distinte fasce, una sulla nuca e sul collo che si estende sino alle squame ventrali, ed una che occupa la regione dell’ occhio, delle pre e post cculari e le labiali sottostanti. CRE TIA GRATE Ty RROD PI ee cat AS TUTO 286 SCORTECCI G. Gli esemplari dell’ altro gruppo hanno invece colorazione bruna | intensa nelle parti superiori, giallastra marrone chiara nelle inferiori. | Un esemplare giovane, mancante in parte della coda, ha la testa bru- nastra con le due fasce caratteristiche degli esemplari di Belet Amin. La specie è evidentemente assai comune nella zona del Giuba e | in gran parte del Benadir dove, a più riprese, sono stati ritrovati esem- plari. Nella Somalia peraltro sembra sia rappresentata anche da una sottospecie che descrissi nel 1931 e per la quale proposi il nome di boulengeri, sottospecie caratterizzata essenzialmente da un alto numero di ventrali (156-165) e dalla nasale in contatto con la pre oculare. Il Loveridge in un suo lavoro (') mise in sinonimia questa sotto- specie con Aparallactus uluguruensis da lui e dal Barbour descritto nel 1928 per il territorio del Tanganica. Tale specie peraltro,. secondo lo stesso Loveridge, diversifica da A. concolor per la sinfisiale largamente in contatto con il primo paio di mentali e per la nasale in contatto con la pre oculare; ora, gli esemplari che hanno servito di base alla descri- zione di A. concolor boulengeri, non hanno affatto la sinfisiale in con- tatto con le mentali del primo paio, ma essa è largamente separata da quelle per mezzo della prima labiale che si tocca con la corrispondente del lato opposto, carattere che accomuna un intiero gruppo di specie. Aparallactus uluguruensis non ha quindi nulla a che vedere con la sotto- | specie boulengeri. COLUBRIDI PROTEROGLIFI Naia nigricollis Reinh. 1 testa appartenente ad un grosso esemplare - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. L. Andruzzi 1., 1924. 4 es. juv. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi l., 1934. I giovani misurano da 540 mm., di cui 32 spettano alla coda, a 385 mm., di cui 63 spettano alla coda. Le serie di squame intorno alla metà del corpo, sono 21 o 22; le ventrali sono da 189 a 203, le sub caudali oscillano tra 54/54 + 1 e 60/60 + 1, le pre e post oculari sono costante- mente 2 e 3. La sub oculare non raggiunge mai il bordo delle labbra. Le labiali superiori sono da 6 a 7, le temporali da 244 a 24 6, e le prime quattro labiali inferiori sono sempre in contatto con il primo paio di labiali. (1) A. Loveridge: Scientific results of an Expedition to rain forest regions in Eastern Africa, V, Reptiles, Bulletin of the Museum of Comparative Zoòlogy at Har- vard College, Vol. LXXIX, N. 5, Novembre 1936, pag. 270. RETTILI 287 La colorazione in alcool é grigiastra nelle parti superiori e giallastra nelle inferiori. Il collo, tanto superiormente, quanto, e più marcatamente, nella parte inferiore, è occupato da una larga fascia nera. La specie è comune in tutta la Somalia. Naia melanoleuca Hallow. 1 testa e parte del tronco di un esemplare adulto di medie dimensioni - Ola Uager - Marchese S. Patrizi l., 22-VIII-1934. L’ esemplare presenta 23 serie di squame intorno al collo; la parte della rostrale visibile dal di sopra misura poco più di una metà della distanza che la separa dalla frontale (lunghezza un po’ maggiore della media). Le internasali sono più corte delle frontali, la frontale è un po’ più lunga che larga, larga quanto le sopra oculari, lunga quanto la distanza che la separa dalla rostrale, assai più breve delle parietali. Vi sono una pre e tre post oculari, e la preoculare non raggiunge le ‘internasali. Le temporali sono 1+- 2; le labiali superiori sono sette, e di queste la terza e la quarta sono in contatto con |’ occhio, la quinta e la sesta, che è la più grande di tutte, sono in contatto con le post oculari. Le prime quattro labiali inferiori sono in contatto con il primo paio di mentali che sono più brevi delle posteriori. Queste, anterior- mente, sono in contatto tra di loro; posteriormente sono separate da una golare. La colorazione delle parti superiori è marrone scurissima, le labiali sono giallastre cen macchie marroni, il mento e parte della gola sono giallicci uniformi, le parti ventrali sono giallastre con macchiature gri- gio mere che vanno facendosi sempre più fitte sino a occupare quasi. compiutamente le ventrali. (Di queste se ne contano 35). L’ interessantissimo esemplare descritto è il primo di melanoleuca che sia stato rinvenuto in Somalia, dove di conseguenza le specie di Naia divengono tre: una, nigricollis, comunissima per ogni dove, e due forse assai rare; la Naia haie limitata alla estrema Somalia settentrionale, e la melanoleuca a diffusione ancora sconosciuta, ma certamente non molto comune. Nel 1936 in una mia nota sull’ ofidismo nell’ impero italiano d’ Etio- fla, pubblicata nella Ricerca scientifica, vol. I, n. 11-12, accennando alle specie le qualî dovevano essere presenti nell’ Impero, dissi che essendo la melanoleuca presente nel Sudan, nel Kenia e nell’ Uganda, appariva strana la sua mancanza nelle nostre terre dell’Africa orientale. Ora che la Pras | i SARAI, CERI RAS 4 “\ 288 G. SCORTECCI mia supposizione si è dimostrata giusta, bisognerà tenere conto della pre-— senza della nuova forma velenosa quando si tratterà di concretare la. preparazione dei sieri antiofidici. | : Ritengo anche che il non aver ritrovato sino ad ora esemplari di tl questa specie dipenda, non tanto dalla estrema rarità di essa quanto si fat ei | dalla facilità con la quale, persona non esperta, può confonderla con la nigricollis. VIPERIDI Causus resimus (Peters) 1 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. L. Andruzzi 1., 1923. 2 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. L. Andruzzi 1., 1924. i 1 es. - Villaggio Duca degli Abruzzi - Prof. G. Paoli 1., 1926. 3 1 es. - Af Madu - Priarent 1., 1931. 26 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. Questi esemplari misurano in media una cinquantina di centimetri, il massimo è toccato da un individuo raccolto al Villaggio Duca degli Abruzzi nel 1923 dal Dr. Andruzzi, il quale misura 600 mm. di cui 45 spettano alla coda. Il minimo è toccato da un giovane della medesima località catturato nel 1924, il quale misura 175 mm., di cui 14 spettano alla coda. Il numere delle serie di squame dorsali oscilla tra 21 e 23; la maggior parte degli esemplari hanno peraltro 23 serie di squame. Le ventrali oscillano tra 133 e 144, le sub caudali da 16/16 + 1 a 25/25 + 1. Nella maggior parte dei casi, la squama sub caudale che segue l’astuccio conico terminale, è semplice invece che doppia. Le preoculari oscillano da 1 a 2, le sub oculari da 1 a 3, le post oculari da 1 a 3; il numero massimo di pre, post e sub oculari insieme, è di otto, il minimo di guattro; normalmente si hanno due pre, una sub, e due postoculari. Le labiali superiori sono nella maggior parte dei casi sei; quando sono sette l’ ultima è assai piccola. Le temporali sono normalmente 2 + 3, in qualche caso 2--4 e raramente 3 + 4. La colorazione degli esemplari in alcool è azzurrastra chiara supe- — riormente, gialliccia biancastra inferiormente. I giovani hanno di solito tinta più scura e presentano macchie ad accento circonflesso, scure, nella regione del dorso e anche sul collo e sul capo. Unica eccezione; in fatto di colore, è data da un esemplare del Villaggio Duca degli Abruzzi, quello che raggiunge le dimensioni mas- sime. Esso, nelle parti superiori, è uniformemente azzurro lillastro bruno scurissimo, dello stesso cclore che si riscontra comunemente negli RETTILI 289 Atractaspis. Le parti inferiori sono uniformemente giallicce. In questo stesso esemplare ho rinvenuto nell’ intestino un Bufo, appartenente pro- babilmente alla specie regularis, in parte digerito. x La specie € assai comune nella Somalia meridionale. Bitis arietans (Merr.) 1 testa - Villaggio Duca degli Abruzzi - Dr. A. Andruzzi ]., 24-II-1924. 1 es. - Oddur - Commissario Dr. Mosconi Bronzi 1., 1929. - 1 testa - Isole di Chisimajo - Marchese S. Patrizi 1., 1934. 2 es. in alcool e 4 preparati a secco - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. La lunghezza totale degli esemplari oscilla tra 304 mm., di cui 20 spettano alla coda, a 1310 mm. circa, di cui 95 spettano alla coda (esem- plari di Belet Amin). Il numero delle serie di squame intorno alla metà del corpo oscilla tra 31 e 35 (esemplari di Belet Amin), le ventrali oscil- lano tra 136 e 146 (esemplari di Belet Amin), le sub caudali tra 19/19 e 25/25 (esemplari di Belet Amin). Le squame intorno all’ occhio variano da 15 a 16, le labiali superiori da 15 a 16, le serie di scaglie tra la narice e la rostrale tra 2 e 3, le serie di squame tra l’ occhio e le labiali superiori tra 3 e 5, le labiali inferiori in contatto con le mentali tra d'e 4, La colorazione di tutti gli esemplari è quella normale. x La specie è comune in tutta la Somalia. Atractaspis engdahli Lonn. e Anders. 2 es. A e B - Belet Amin - Marchese S. Patrizi ]., 1934. Esemplare A; misura in lunghezza totale 409 mm., di cui 23 spet- tano alla coda, ha le squame dorsali a metà corpo in 19 serie, 223 ventrali, |) anale divisa, le sub caudali 23/23 + 1. La rostrale, nella perzione visibile dal di sopra, è lunga un terzo all’incirca della distanza che la separa dalla frontale; la sutura tra le internasali è più breve di quella tra le prefrontali, la frontale è un po’ più larga che lunga, più lunga di poco della distanza che la separa dalla estremità del muso e non molto più breve delle parietali. L’ occhio è estremamente minuto. Vi sono una pre ed una post oculari molto piccole. Le temporali, di media grandezza, sono esattamente come nel disegno che accompagna la descrizione del tipo. Le labiali superiori sono sei, delle quali la quarta, più grande delle altre, è in contatto con la pre oculare, con l’occhio e la post oculare. La prima labiale inferiore è separata dalla corrispondente Ann. del Mus. Civ. di St. Nat., Vol. LVII. 10 290 G. SCORTECCI del lato opposto dalla sinfisiale. La quarta è molto più grande delle i altre. L’ esemplare B, misura in lunghezza totale 370 mm., di cui 21 spet- tano alla coda; ha le squame dorsali in 19 serie, 231 ventrali, l’ anale divisa, le sub caudali 22/22 + 1. Tutti gli altri caratteri corrispondono a quelli dell’ esemplare precedente, soltanto dal lato destro del capo x anche la terza labiale superiore è in contatto con 1’ occhio. La colorazione di ambedue gli esemplari è plumbea bruna quasi nerastra con riflessi violacei nella parte superiore, marrone rossastra nelle parti inferiori. Come si vede le differenze tra questi due esemplari e quello tipico sono minime. E’ questa la prima volta che vengono ritrovati, dopo quelli tipici, esemplari della specie. i Atractaspis microlepidota microlepidota Giinther 6 es. - Belet Amin - Marchese S. Patrizi 1., 1934. La lunghezza di questi esemplari oscilla da 295 mm., di cui 22 spettano alla coda. a mm. 925, di cui 75 spettano alla coda. Tale iun- ghezza massima è assolutamente eccezionale, e non solo la maggiore riscontrata nella specie, ma, almeno secondo quanto è a mia conoscenza, la massima che si conosca per tutto il genere. e serie intorno alla metà del corpo oscillano da 33 a 35, le ven- trali sono da 228 a 244, l’ anale è sempre scempia, le sub caudali (sem- plici all'infuori che in un esemplare in cui alcune sono doppie) oscillano da 31 + 1 a 38+ 1. Vi sono una pre e una post oculari, e sei labiali superiori delle quali la quarta soltanto, oppure la terza e la quarta, sono in contatto con l’occhio. In cinque casi la placca temporale è più grande della post oculare, mentre in un caso è un po’ più piccola ed eguaglia in grandezza, o supera di poco, le squame che le sono vicine. Al di sopra di essa si trovano una o due temporali (ciò si riscontra nell’ esemplare che ha la placca temporale molto piccola). Le prime tre e, in un caso, le prime quattro labiali inferiori, sono in contatto con le mentali. La rostrale, nella parte visibile dal di sopra, può misurare quanto la distanza che la separa dalla frontale, oppure, e ciò si riscontra di frequente, essere molto più breve, talvolta appena le internasali può essere assai più breve di quella \ a colorazione delle parti superiori è bruna lillastra scura; quella | parti laterali e inferiori ha eguale tono ma è più chiara. Per il numero di serie di squame dorsali, questi esemplari e gli .lavoro da quelli dell’ Eritrea e in genere da tutti gli altri rappresentanti a specie che si ritrovano nella parte nord dell’ area di diffusione. A. microlepidota microlepidota è relativamente comune in Somalia. HEMIPTERA È per CESARE MANCINI NOTA I î =e = Il materiale emitterologico raccolto dal Marchese S. Patrizi nella — Somalia ha un rilevante valore scientifico perchè porta un largo contri- buto alla conoscenza degli emitteri della nostra colonia meridionale ancora così poco nota. Il numero delle specie, da un sommario esame del materiale rac- colto, è veramente importante superando le 200, delle quali alcune sono nuove per ia scienza e moltissime nuove per la regione. In questa 1% nota do un elenco di 79 specie delle quali ben 42 sono nuove per la Somalia e 5 pure per la scienza. ini cri de a dii Le indicazioni delle piante ove sono stati raccolti gli insetti mi fu-- rono comunicate dal Marchese Patrizi su appunti da lui presi all’ atto | della raccolta; riguardo alle indicazioni bibliografiche ho solamente messo — quella dell’ autore della specie e quella del lavoro che mi ha servito per | la determinazione. i Mi è grato ringraziare il Prof. O. De Beaux che volle affidarmi lo studio di così interessante materiale. CYDNIDAE Microporus pallidipennis Reut. Reuter, Ad cognit. Heter. Africae Occid. 1882. Oefv. Vet. Soc., vol. XXV, pag. 3 Belet Amin, IV-1923; 4 esemplari; Bidi Scionde, 1924, un esem- plare. Descritto della Guinea, raccolto pure nell’ Africa orientale inglese e tedesca, nel Dahomey, all’ isola di Madagascar e isole Seycelles; già indicato del Villaggio Duca degli Abruzzi. Ra e Wik ale CACHAN nen tern ra 6 \ HEMIPTERA 293 Aethus indicus Westw. _ Westwood, in Hope Cat 1837, pag. 19 - Signoret, 1881, nm. Soc. Ent. France, pag. 28, tav. I, fic. 69. Belet Amin, IV-1923, VI e VII-1934; 3 esemplari. Specie a larga diffusione tropicale, dall’ Africa all’ Asia meridionale e all’ Australia. Nuova per la Somalia. Macroscytus scutellaris Horv. Horvath, 1919, Ann. Mus. Nat. Hungarici, vol. XVII, pag. 238. Belet Amin, IV-1923; VI a VIII-1934, parecchi esemplari. Descritto dello Zambesi, nella nostra colonia sembra abbondante e sparso; già indi- cato del Villaggio Duca degli Abruzzi, nel Museo di Genova si trovano esemplari di Lugh, XI-XII-1895, Lago Bass Narok, XI-1896 (leg. V. Bottego), Lugh, IV-1920 (leg. S. Patrizi), Brava, IV-1913 (leg. S. Fol- chini), Mahaddei Uen, 1915 (leg. L. Saito). Patrizi ha osservato che questo emittero è attirato in massa dalla carne di coccodrillo putrefatta. _Geotomus parallelus n. sp. Nero lucido, forma allungata, lati quasi paralleli, qualche setola sul capo e sui lati del pronoto. Capo arrotondato, davanti densamente punteggiato, fra gli ocelli liscio, solamente con qualche punto presso il tilo, orlo anteriore debol- mente marginato, tilo libero più largo in avanti che posteriormente. Antenne scure, 2° articolo un poco più lungo: del 3°, 4° e 5° subeguali e leggermente più lunghi degli altri, parte distale degli ultimi tre articoli più chiara. Pronoto molto largo trasversale, alla base del doppio più largo che lungo nella parte mediana, orlo anteriore lungo circa la metà di quello basale; disco molto lucido senza punti, una striscia di punti profondi e fitti presso l’orlo anteriore, lati densamente punteggiati, lobo posteriore quasi liscio con punti sparsi. Scutello molto lungo, arrotondato all’apice con punteggiatura forte ma sparsa, parte basale quasi liscia. Elitre quasi pa- rallele, con marcate serie di punti intercostali e sul rimanente con fine punteggiatura quasi lineare, membrana ialina e corta non sorpassante l’ addome. Meso e metasterno senza placche opache neppure vicino al canale odorifero, lucidissimi fortemente punteggiati. Addone sulla linea 294 C. MANCINI. i è SN mediana liscio, ai lati densamente punteggiato. Zampe nere, tibie con |. lunghe e numerose spine, tarsi testacei. Lungo 31'/, mill., largo 1*/, mill. Belet Amin, VI-1934; 2 esemplari 9, 4. Fig. I — Geotomus parallelus n. sp. - A. Meso e metasterno. Il 4 è alquanto immaturo, ha il lobo posteriore del pronoto e buona parte dello scutello bruno rossastro, le antenne testacee e le zampe brune. | Questa specie si distingue facilmente da tutti gli altri Geotomus africani per il mesosterno senza placche opache. Geocnethus difficilis St. Stal, 1853, Vet. Ak. Férh., 4, pag. 214 - Signoret, 1883, Ann. Soe. Ent. France, pag. 41, tav. 2, fig. 149. Belet Amin, IV-1923; alcuni esemplari. Specie dell’ Africa orientale La AU Aaah NG es RRR AG Si a TRO es A Od TIM Oy yy ATA pata: fi " K Pe \ HEMIPTERA 295 e meridionale e del Madagascar, gia raccolta in Somalia al Villaggio Duca degli Abruzzi. Geocnethus perithrix Manc. Mancini, 1937, Boll. Soc. Ent. Italiana, LXIX, pag. 41. Belet Amin, IV-1923, VII-1934; 3 esemplari, Costa Bagiuni, VIII- 1934; 2 esemplari. Specie da me descritta del Villaggio Duca degli Abruzzi, è stata pure raccolta a Mogadiscio, IV-V-1923 (leg. Dr. An- druzzi); si trova pure in Eritrea, Agordat, II-1930 (leg. E. Zavattari), Museo Civico di Genova. Chilocoris somalicus n. sp. Ovale, depresso, lucido, castagno scuro, elitre ialine giallastre. Capo arrotondato, una volta e mezza lungo quanto largo fra gli occhi, molto infossato nel pronoto, occhi grandi, ocelli contigui all’ orlo interno degli occhi, con finissima e sparsa punteggiatura, due pori setigeri presso |’ orlo interno dell’ occhio e uno più in avanti vicino al tilo, orlo anteriore con 14 piccole spine. Antenne testacee, robuste, secondo articolo cortissimo, terzo e quarto uguali, quinto un poco più lungo di questi ultimi. Pronoto trapezoidale, leggermente convesso in avanti, margine ante- riore interamente orlato, orli laterali con 4 pori setigeri, disco sul davanti leggermente depresso; linea trasversale circa nel mezzo del pronoto, ben distinta e punteggiata, non raggiunge gli orli laterali; lobo anteriore com- pletamente liscio, quelio posteriore con punteggiatura molto scarsa e irre- golarmente distanziata, i punti ravvicinati a due o tre, con vaste zone completamente liscie. Scutello equilatero con scarsa punteggiatura, ai lati con un forte solco con grossi punti non raggiungenti |’ apice. Elitre gial- lastre, ialine, con finissima punteggiatura, nervature indicate in parte da leggeri punti poco visibili. Membrana trasparente, sorpassa di poco l’ apice dell’ addome. Rostro giallo testaceo, piuttosto corto, le placche opache del meso e metasterno occupano quasi tutta la superficie dei segmenti, il canale odorifero è molto allungato e raggiunge quasi I’ orlo esterno, |’ estremità è arrotondata e rivolta verso |’ indietro. Addome lucido, liscio, legger- mente punteggiato ai lati, zampe giallo testacee, femori leggermente pubescenti, tibie con grosse spine. Lungo 3 mill. compresa la membrana, largo 1/, mill. Belet Amin, VI-1934; 1 ¢. ee et 296 C. MANCINI Questa specie è molto vicina, secondo la descrizione, al tenebricola Jeannel dell’ Africa orientale tedesca, ma la si dovrebbe distinguere facilmente per il suo colorito più scuro, per il maggior numero di piccole == ST SS Se OS OR K<—~ II = i N = if, Ss N 4 RCA 3 i (05 ANS A Noh A Wine oH Hee ti Halripes cori if sys: (i DA TS aa S> Sas SE TS a = CSS si 3 N DI ys fn yz; ia A, R Na rs ‘AI Wy (i AS È 43 Ri 4, È P pr \ Fig. II — Chilocoris somalicus n. sp. - A. Meso e metasterno. spine sull’ orlo anteriore del capo, 14 invece di 10, per il minor numero di pori setigeri ai lati del pronoto, 4 invece di 6, per la stria dei pronoto che non raggiunge gli orli laterali e per la forma del canale odorifero. PLATASPIDAE Brachyplatys testudonigra De Geer B. pallipes. F.-Stal, 1864, Hemipt. Afric., I, pag. 8. Belet Amin, VII-VIII-1934; parecchi esemplari raccolti sugli Hibiscus. Specie comune in tutta la regione etiopica. af HEMIPTERA 297 Coptosoma erugatum Mont. | Montandon, 1895, Ann. Mus. Civ. di Genova, XXXV, pag. 100. Belet Amin, VII-1934; 3 ¢ 6, un poco più piccoli del tipo (una @ dell’ Alto Daua), le loro misure sono: lunghezza mill. 1!/, e lar- ehezza mill. 2 */.. Coptosoma puncticeps var. compunctum Mont. Montandon, 1896, Ann. Soc. Ent. Belg., XL, pag. 129. Belet Amin, VII-1934; 2 4 e 2 ®. Specie del Congo belga e di Mozambico, nuova per la Somalia. Coptosoma Bottegoi Mont. Montandon, 1899, Ann. Mus. Civ. di Genova, XXXIX, pag. 555. Belet Amin, VII-1934; parecchi esemplari raccolti su Pupalia sericea Fiori. A differenza dei tipo, questi esemplari sono poco bronzati, hanno le macchie gialle sulla callosità dello scutello meno lunghe, in alcuni esemplari i due tratti gialli trasversali sul disco del pronoto sono ridot- tissimi e appena visibili. Coptosoma Patrizii n. sp. Nero, guancie con una grossa macchia gialla, lati del pronoto con doppio margine giallo nella parte anteriore, pronoto con due macchie gialle abbastanza grandi sul davanti presso l’orlo anteriore e a livello degli ocelli; margine elitrale giallo; scutello con quattro macchie gialle sulla base, due su ciascun lato, una presso |’ estremità della callosità basale e una molto più piccola subtriangolare all’ estremità del piccolo rigonfiamento che fa seguito esternamente alla callosità basale; una stretta fascia giallastra interna lungo |’ orlo esterno dello scutello non raggiungente la base. Superficie del capo con punti infossati ben marcati pure nel vertice; guancie convergenti in avanti pochissimo arrotondate, nere lungo l’ orlo esterno e lungo il tilo, non più lunghe di quest’ ultimo il quale è libero e appena ristretto all’apice, le macchie gialle delle guancie posterior- mente non raggiungono il livello della metà degli occhi. Punteggiatura del pronoto e dello scutello debole e spaziata, più fina e più rada sul disco; solco trasversale del pronoto ben marcato, specialmente ai lati, con una fitta linea di punti più radi nel mezzo; il 298 C. MANCINI solco che separa in due il margine giallo dei lati del pronoto è diritto, infossato, punteggiato e non raggiunge posteriormente l’ orlo esterno. Callosità basale dello scutello debole ma ben limitata posteriormente da una linea molto sottile visibile anche nel mezzo. Antenne leggermente pubescenti, giallastre coi due ultimi segmenti più scuri, zampe giallastre con la base dei femori bruna, tibie posteriori e mediane non incise. Addome quasi liscio con serie di piccolissimi punti lungo la base degli sterniti, altri nel mezzo molto più distanziati, più fitti alle estre- mità; segmenti addominali con orlo esterno giallo e sulla parte ante- riore, presso l’orlo esterno, con una macchia callosa, longitudinale gialla. Segmento genitale 4 nero colla parte apicale gialla. Lunghezza 3, larghezza 298 millimetri. Bubasci, VIII-1934; 1 ¢ raccolto sulla Pupalia sericea Fiori. Molto vicino a C. Bottegoi Mont. distinto facilmente per la totale assenza dei tratti gialli trasversali sul disco del pronoto, per il callo omerale del pronoto scuro, per la diversità delle macchie dello scutello e per la forma delle guancie. Coptosoma subcarinatum Mont. Montandon, 1893, Revue d’ Entomologie, XII, pag. '233. Belet Amin, VII-VIII-1934; 1 4, 1 9. Specie descritta di Zanzibar, nuova per la Somalia. Pseudoponsila puncticeps Mont. Montandon, 1895, Ann. Mus. Civ. di Genova, XXXV, pag. 98. Vittorio, 13-V1-1934; parecchi esemplari. Specie descritta del paese degli Arussi Galla e di Bardera, nel Museo di Genova si trova un esemplare raccolto all’ Arrasc (X-1910, leg. C. Citerni), probabilmente è sparso in tutta la Somalia. PENTATOMIDAE SCUTELLERINAE Calidea Dregii Germ. Germ, 1837, Silb. Rev. Ent. V, pag. 191 - Freeman, 1939, Trans. Ent. Soc. London, 88, pag. 152. Jach Sciummo (Giuba), -1923; 1 4; Belet Amin, VI-1934; 1 ¢. Specie diffusa in tutta la regione etiopica. HEMIPTERA 299 GRAPHOSOMINAE Brachycerocoris Patrizii n. sp. Corpo tozzo, fortemente convesso, tuberculato, largamente ovoide. Capo convesso, fortemente declive, quasi perpendicolare, lungo, subcilin- drico, troncato in avanti, con tre tubercoli uno sul disco, grande trian- golare molto sporgente, due poco più sotto su ogni lato della base del tilo arrotondati e molto meno sporgenti, tilo libero, ocelli circa il dop- DES: e. liane RO Fig. III — Brachycerocoris Patrizii n. sp. pio distanti fra loro che la loro distanza dagli occhi. Rostro molto lungo sorpassa le coscie posteriori. Antenne testacee coll’ ultimo articolo più scuro, 1° articolo più lungo del 2°, 2° e 3° subeguali, 4° lungo come il 1°, 5°: più lungo Pronoto convesso, fortemente declive in avanti, tuberculato, orlo anteriore fortemente inciso, orli laterali molto obbassati formati da due parti molto concave separate da un forte dente ottuso, molto avvanzato e diretto in basso; nel mezzo della parte anteriore del pronoto si trova un grosso corno molto sporgente e rivolto in alto, visto di fianco è semi- cilindrico e arrotondato ail’ apice, visto superiormente è subtriangolare, 300 C. MANCINI a ciascun lato di questo corno vi è un altro piccolo tubercolo; sulla parte mediana vi sono altri 7 tubercoli posti su di una medesima linea tra- sversale ed altri tre si trovano sul disco dalla parte basale di rimpetto a quelli mediani della linea trasversale. Scutello più corto e molto più stretto dell’ addome, un poco più lungo delle corie, base con un grosso tubercolo mediano molto svi- luppato, molto alto, molto più alto che i tubercoli del pronoto, coll’apice largamente arrotondato e crenulato, occupante circa la metà della lun- ghezza dello scutello, ai suoi fianchi vi sono altri due piccoli tubercoli sempre posti nella parte basale dello scutello; sulla parte apicale dello scutello un poco prima della punta si trova un altro piccolo tubercolo conico. Zampe forti e robuste. / Colorito dell’ insetto generalmente, ocraceo molto ‘scuro coll’ ad- dome chiaro, femori e rostro neri, antenne chiare, tibie chiare annellate di scuro, tarsi chiari. Un esemplare è di colorito chiaro. Lunghezza 5 millimetri. i Belet Amin, VI-1934, 5 esemplari, raccolti su di una Gardeniacea della quale imitano perfettamente le gemme secche. Questa nuova specie che sono lieto di dedicare al suo scopritore e amico carissimo, si distingue facilmente dal B. congoanus Schout. per il corno apicale del pronoto che posteriormente non è concavo e per il tuberculo apicale dello scutello che è anteapicale, e per questo carat- tere lo si distingue pure facilmente dal B. afer St. e da entrambi pure per la statura minore. Scotinophora fibulata Germ. Germar 1839, Zeitschr. Ent. I, pag. 63 - Schouteden 1903, Rhynch. Aeth. I, pag. 121. Belet Amin, IV-1923; 1 4 e 1 ®, esemplari molto scuri quasi neri. Specie diffusa in tutta la regione etiopica. Crollissudanusu Dist. Distant, 1910, Ann. Mag. Nat. Hist. (VI), vol. I, pag. 85. Bidi Scionde (Basso Giuba), 1923; 1 ¢, 2 ® ®, Belet Amin, VI- 1934, 1 9 su Scirpus maritimus L. Specie descritta del Sudan, nuova per la Somalia. HEMIPTERA 301 PENTATOMINAE Atelocera stictica Westw. Westwood, 1837, Cat. Hope I, pag. 20 - Stal, 1864, Hemipt. Afric. I, pag. 94. Belet Amin, VI-VIII-1934; 1 ¢, 2 9 9 su acacie. Specie di larga diffusione etiopica. Phricodus hystrix Germ. . Germar, 1937, Silb. Rev. Ent. V, pag. 134 - Stal, 1864, Hemipt. Afric. I, pag. 32. Belet Amin, IV-1923, VI-1934; 3 34 4 e una ninfa. Specie del- l’ Africa australe e di Madagascar, trovata pure nel Congo Belga. Nella nostra colonia si estende più a Nord; nel materiale del Museo di Genova ve ne sono un esemplare di Gubala Ginda 1892-93, leg. E. Ruspoli, e uno di Ghinda (Eritrea) III-1906, leg. D. Figini. Adria parvula Dallas | Dallas, 1851, List. pag. 264 - Distant, 1902, Fauna Brit. India, Rhynch. I, pag. 139, fig. 80. : Belet Amin, VI-1934; i 4. Specie dell’ India, Birmania, raccolta pure nel Senegal, è nuova per la Somalia. Nel materiale del Museo di. Genova ve ne è un altro esemplare 9 raccolto a Mogadiscio IV-V-1923 (leg. Dr. Andruzzi). Diploxys bipunctata Am. e Serv. Amyot et Serville, 1843, Hémiptera pag. 38 - Stal, 1864, Hemipt. Afric. J, pag. 128. Belet Amin, VI-1934; 3 ® 2 raccolte su prati di Cleome strigosa Oliv.; specie raccolta nel Senegal e nell’ Africa australe, nuova per la Somalia. Diploxys nilotica Dist. | Distant 1910, Ann. Mag. Nat. Hist. (VI), vol. I, pag. 91. Belet Amin, VI-VIII-1934; varii esemplari raccolti su prati di Cleome strigosa Oliv. Specie descritta del Sudan egiziano. Amaxosana punctata Dist. Distant, 1910, Ann. Mag. Nat. Hist. (VI), vol. I, pag. 93. Belet Amin, VI-VilI-1934; molti esemplari. Specie dell’ Africa or. portoghese e del Transvaal, nuova per la Somalia. = SY oe aa 0 ge Pea eS Pere E ge een mae ee as tS BIEN a tate Zena reti ue et pet i C. MANCINI — Aeliomorpha divisa Walk. Walker, 1867, Cat. Het. I, pag. 175. i : Belet Amin, VIII-1934; 1 4 determinato da W. E. China. Specie dell’ Africa occidentale, nuova per la Somalia. Aeliomorpha pumila St. Stal, 1853, Osfv. Vet. Ak. Férh. X, pag. 218 - Stal, 1864, Hem. Afric. I, pag. 174. Belet Amin, VI-VII-1934; 2 ® ®. Specie del Sud Africa, nuova per la Somalia. Aeliomorpha bella St. Stal, 1853, Ofv. Vet. Ak. Férh. X, pag. 217 - Stal, 1864, Sue Afric. I, pag. 176. Belet Amin, VII-1934; 2 9 9. Specie del Sud Africa, già trovata in Somalia dai Cap. Bottego, si estende pure più al Nord, nel Museo di Genova vi è un esemplare di Saganeiti (Eritrea) III-1936, leg. A. Na grotto Cambiaso. Aeliomorpha pusana Dist. Distant, 1918, Fauna Brit. India, Rhynch. VII, pag. 128. Belet Amin, VIII-1934; 1 ®. Specie dell’ India, nuova per la Somalia. Eysarcoris inconspicuus H. S. Her. Schaffer, 1844, Wanz. VII, pag. 93 - Puton, 1881, Syn. Hem. France II, pag. 55. Belet Amin, IV-1923, VII-1934; 1 ¢, 2 ® 9. Le due femmine appartengono alla var. simplex Put. Specie a larga diffusione paleo- tropica, dal Sud Europa a tutta |’ Africa, la Siria, I’ India e isole Filippine. Garbula decorata Sign. Signoret, 1861, Ann. Soc. Ent. Fr., pag. 928 - Jeannel, 1913, Voyag. Ail. et Jean. Afr. Or., Hémipt. pag. 45. Bubasci, VIII-1934; 1 ¢, 19. Specie dell’ Africa or., trovata pure nel Senegal, nuova per la Somalia. a È " vpi rita è iii ae CO HEMIPTERA . Carbula usambarica Schout. Schouteden, 1910, Sjostedt’s Kilim. Mer. Exp. 12 (6), pag. 85 - Jeannel, 1913, Voyag. All. et Jean. Afr. Or., Hémipt. pag. 45. Belet Amin, VI-VIII-1934; varii esemplari su prati di Cleome strigosa Oliv. Specie dell’ Africa or. ingl. e di Zanzibar, nuova per la Somalia. Carbula limpoponis St. Stal, 1853, Oefv. Vet. Ak. Férh. X, pag. 219 - Jeannel, 1913, Voyag. All. et Jean. Afr. Or., Hémipt. pag. 45. Piana di Fungalango, III-IV-1923; 1 ®; Belet Amin, VI-VIII-1934; varii esemplari. Specie del Transvaal. Durmia conjungens Germ. Germar, 1837, Silb. Rev. Ent. V, pag. 168 - Stal, 1864, Hemip. Afric. I, pag. 147. Belet Amin, IV-1923; 1 ¢, 1 ®. Specie dei Sud Africa e Transvaal, già raccolta in Somalia. Halyomorpha Distanti Jean. Jeannel, 1913, Voyag. Allaud et Jeannel en Afr. Or. - Hémipt., pag. 71. Bidi Scionde, 1923; 1 4, Belet Amin, VII-VIII-1934; 1 6,1 ©. Specie dell’ Africa orientale, trovata pure nel Congo francese. Farnya versicolor Dist. Distant, 1881, Proc. zool. Soc. London, pag. 271, fig. 1. Belet Amin, VI-VII-1934; 2 ® ®. Specie dell’ Africa or. inglese e Madagascar, nuova per la Somalia. Agonoscelis sansibarica Harold Harold, 1879, Mt. Minch. Ent. III, pag. 42 - Horvath, 1904, Ann. Mus. Nat. Hung. II, pag. 262. Belet Amin, VII-VIII-1934; 1 4, 1 @ su Pupalia sericea Fiori. Specie comune in tutta l’ Africa equatoriale. Stenozygum varium Westw. Westwood, 1837, Cat. Hope I, pag. 34 - Stal, 1864, Hemipt. Afric. I, pag. 186. Belet Amin, VI-1934; 2 9 ® su prati di Cleome strigosa Oliv. Specie del Sud Africa, trovata pure nell’ Uganda, nuova per ia Somalia. har th a rh 4 : N; bi 2) See ee ‘i tO Sen) eo A 304 C. MANCINI Stenozygum poecilum Dall. Dallas, 1851, List., pag. 260. Bubasci, VIII-1934; ! ®, si trova pure al Villaggio Duca degli x Abruzzi 1 9; è specie del Sud Africa, nuova per la Somalia. Determi- nazione W. E. China. Bagrada picta F. Fabricius, 1775, Syst. Ent., pag. 715 - Horvath, 1936, Ann. Mus. Nat. Hung., XXX, pag. 28. Belet Amin, VIII-1934; 2 9 9 su Pedicellaria pentaphylla Schrank., è già stata indicata di Ghinda (Eritrea) e d’ Abissinia, nel Museo di Genova si trova pure di Lugh VI-1937 (leg. Negrotto Cambiaso) e del Villaggio Duca degli Abruzzi. Specie paleotropica: Persia, Mesopotamia, India, Africa or. tedesca, Kitimandyaro. I Eurysaspis Signoreti St. Stal, 1855, Oefv. Vet. Ak. Forh. XII, pag. 183. Jach-Sciummo (Giuba) 1923; 1 ®. Specie dell’ Africa orientale, si trova pure nel Senegal. Platacantha lutea Westw. Westwood, 1837, Cat. Hope I, pag. 31 - Stal, 1864, Hem. Afr. I, pag. 199. Jach-Sciummo (Giuba) 1923; 2 4 4. Specie del Sud Africa e Transvaal, nuova per la Somalia. Nezara Millierei Muls. e Rey. Mulsant e Rey, 1866, Hist. Nat., Punaises Fr. Pentatomides, pag. 290 - Horvath, 1880, Rev. d’ Entom., VII, pag. 173. Bidi Scionde, 1924; 1 4. Specie dell’ Europa meridionale, Siria e Turchestan, trovata pure alle isole Canarie. Nuova per la Somalia, ritengo questa specie diffusa in tutta la nostra colonia e che sia stata confusa colla vicina N. Heegeri Fieb. Nezara viridula L. Linneus, 1758, Syst. Nat., X, pag. 444 - Stal, 1864, Hem. Afric. I, pag. 193. Belet Amin, VI-VIII-1934; Vittorio, VI-1934; varii esemplari. Un solo esemplare appartiene alla forma tipica, tutti gli altri appartengono alla var. smaragdula F. Specie cosmopolita. HEMIPTERA j 305 — Menida decoratula St. | Stal, 1853, Oefv. Vet. Ak. Férh. X, pag. 222 - Stal, 1864, Hem. Afr. I, pag. 207. Belet Amin, IV-1923 e VI-VIII-1934; molti esemplari, Jach Sciummo (Giuba) 1923; un esemplare, raccolta sulle erbe in riva al Giuba e nella boscaglia. Gli esemplari in prevalenza sono molto scuri. Specie del- _ YL Africa orientale, dal Capo alla Somalia. Piezodorus rubrofasciatus F. Fabricius, 1787, Mant. Ins., II, pag. 293 - Distant, 1902, Faun. Brit. India, Rhynch. I, pag. 224. Belet Amin, VI-VIII-1934; varii esemplari, Costa Bagiuni, VIII- 1934; 2 esemplari. Isola Coiama, VIII-1934; un esemplare. Specie a larga diffusione tropicale. DINIDORINAE Aspongopus viduatus F. Fabricius, 1794, Entom. Syst. IV, pag. 117 - Stal, 1864, Hem. Afr. I, p. 216. Mogadiscio, VI-1934; molti esemplari su Cucurbita pepo L. Belet Amin, VI-1934; 2 ¢ 4. Specie sparsa in tutta la regione etiopica, si trova pure in Egitto, Siria e Turchia. Aspongopus nubilus Westw. Westwood, 1837, Cat. Hope, I, pag. 25 - Stal, 1864, Hem. Afric. I, pag. 218. Bidi Scionde, 1923; 1 ®, Piana di Fungalango, III-IV-1923; 1 ®, tutti e due gli esemplari appartengono alla varietà b. di Stal. Specie diffusa in tutta |’ Africa orientale, nuova per la Somalia, è stata raccolta pure ad Afgoi 1910 (leg. V. Casale) ed al Villaggio Duca degli Abruzzi. TESSARATOMINAE Piezosternum calidum var. Breddini Schout. Schouteden, 1905, Rynch. Aeth. II, pag. 217. Belet Amin, VI-1934; 1 9. Indicata dell’ Africa or. tedesca, Usam- bara, Congo e Togo. Ritengo che la forma tipica non si trovi in Somalia. ON A a ae ee 306 Cc. MANCINI COREIDAE GONOCERINAE Cletus pusillus Dall. Dallas; 1852, hist. 1, pag. 497 - Stal, 1865, Hemipt. Afric. IL. pag. oi Belet Amin, V e VI-1934; varii esemplari, Bubasci, VIII-1934; 2 esemplari. Specie dell’ Africa australe e tropicale, trovata pure in Abis- sinia, nuova per la Somalia. Cletus capensis Westw. Westwood, 1842, in Hope Cat. II. pag. 28, Belet Amin, VI e VII-1934; varii esemplari, determinati da W. E. China. Specie descritta del Sud Africa, si trova comune nel Congo, nuova per la Somalia. i Cletomorpha lituripennis St. Stal, 1855, Oefv. Vet. Ak. Férh. pag. 30 - Stal, 1865, Hemipt. Afr. II. oem Belet Amin, VIII-1934; 1 esemplare, Bubasci, VIII-1934; 2 esem- plari. Specie diffusa in tutta 1’ Africa tropicale. PHYLLOMORPHINAE Craspedum phyllomorphum Latr. Latreille, 1829, in Cuvier, Regne anim. III. pag. 438, tav. 19, fig. 3 - Stal, 1865, Hemipt. Afr. II. pag. 104. Belet Amin, VII e VIII-1934; molti esemplari, raccolti nella bosca- glia sulla Pupalia sericea Fiori. Specie del Senegal e dell’ Africa meri- dionale, nuova per la Somalia, si trova pure nell’ Ogaden, Audo II-1892- 1893, leg. E. Ruspoli e nell’ Eritrea, Ghinda, VII-1893, leg. Ragazzi. PSEUDOPHLOEINAE Acanthomia horrida Germ. Germar, 1837, in Silberm. Rev. V. pag. 145 - Stal, 1865, Hemipt. Afr. II. pag. 108. Belet Amin, VII e VIII-1934; 5 esemplari raccolti sulla Pupalia sericea Fiori, Bubasci, VIII-1934; 2 esemplari. Specie del Sud Africa, trovata pure nel Congo e nell’ Eritrea, nuova per la Somalia. HEMIPTERA 307 LEPTOCORISINAE Leptocorisa apicalis Westw. Westwood, 1842, in Hope Cat. II. pag. 18 - Stal, 1865, Hemipt. Afr. IL pag. 88. Belet Amin, VI-VIII-1934; 6 esemplari. Specie diffusa in tutta l’ Africa tropicale, già raccolta in Abissinia, nuova per la Somalia. PYRRHOCORIDAE Odontopus modestus Dist. Distant, 1902, Ann. Mag. Nat. Hist., (7), IX, pag. 88. Bidi Scionde, 1923; 1 esemplare, Belet Amin, VII-1934; 2 esem- plari. Specie descritta dell’Africa or. inglese, già trovata lungo il Giuba. Scantius circumcinctus Leth. | Lethierry, 1883, Ann. Mus. Civ. di Genova, XVIII, pag. 747. Ola Uagér sul Bubasci, VIII-1934; 2 esemplari. Specie descritta dello Scioa, segnalata di Lambarem (Congo. francese), si trova pure nella Guinea Portoghese, Bolama, VI-XII-1899 e Rio Cassine, XII-1899 (leg. L. Fea); nella nostra colonia è stata pure raccolta a Keren, 1870 (leg. O. Beccari) e a Bahar Dar, Lago Tana, VII-1936 (leg. G. Guiglia). Scantius Forsteri F. Fabricius, 1781, Spec. Ins. II, pag. 368 - Stal, 1865, Hem. Afr. III, pag. 10. Belet Amin, VII-1934; 1 ®, Ola Uagér sul Bubasci, VIII-1934; 2 ®. Specie comune in tutta la regione etiopica e si estende all’ Egitto, Siria, Persia e Bengala. Dysdercusfestivus Gerst. Gersticker, 1892, Jahrb. Hamburg. Wiss. Anstalt., IX, pag. 50 - Schoute- den, 1912, Rev. Zool. Afr. I, pag. 303. Ola Uagér sul Bubasci, VIII-1934; 2 esemplari. Specie dell’Africa or. tedesca, nuova per la Somalia. VII AP, Oe S, 7 ADS E CRE ee SPIE SA TOI E I 398 i C. MANCINI Dysdercus cardinalis Gerst. Gerstacker, 1823, Decken’s Reise. III, pag. 416 - Schouteden, 1912, Rev. Zool. Afr. I, pag. 803. Piana di rana) III-IV-1923; Belet Amin, VI-VIII-1934; varii esemplari, Olà Uagèr sul Bubasci, VIII-1934; un esemplare. Specie co- mune in tutta l’ Africa orientale italiana e dannosa specialmente alle piantagioni di cotone. i TINGITIDAE Cantacader Afzelii St. Stal, 1873, Enum. III. pag. 116. Bidi Scionde, 1923; 5 esemplari. Specie della Guinea, trovata pure nel Congo, nuova per la Somalia. Copium glabricorne Mont. Montandon, 1892, Revue d’ Entomolog., XL pag. 267. Belet Amin, IV-1923 e VI-1934; 5 esemplari. Specie di Mozambico e del Congo, nuova per la Somalia. HENICOCEPHALIDAE Henicocephalus tuberculatus Bergr. Bergroth, 1905, Ann. Soc. Ent. Belge, XLIX. pag. 377. Belet Amin, VI-VIII-1934; moltissimi esemplari. Specie descritta del Congo, trovata pure nel bacino del Niger, nell’ Africa orientale inglese e nell’ Abissinia, nuova per la Somalia. REDUVIDAE ACANTHASPIDINAE Paraplynus lugubris St. Stal, 1865, Hemipt. Afr. III. pag. 131 - Jeannel, 1919, Voy. All. et Jeann. en Afr. or. Hémipt. pag. 213, tav. IX. fig. 37. Belet Amin, VI-VII-1934; 5 esemplari presi alla lampada. Specie descritta della Guinea, è comune nella regione dello Chari, trovata pure nell’ Africa orientale tedesca, nuova per la Somalia. ha È ì PRN MRC GETTATE MRT HEMIPTERA 309 Acanthaspis rapida St. Stal, 1865, Hemipt. Afr. II]. pag. 131. Belet Amin, VI-1934; 4 esemplari. Specie del Senegal, nuova per la Somalia. Pasira basiptera St. . Stal, 1859, Oefv. Vet. Ak. Forh. XVI. pag. 190 - Stal, 1865, Hempit. Afr. Afr. III. pag. 122. Belet Amin, IV-1923 e VI-VIII-1934; molti esemplari. Specie del bacino del Mediterraneo, Asia minore, Caucaso e Turchestan, trovata pure nell’ Africa orientale inglese, nuova per la Somalia. Platymeris guttatipennis St. Stal, 1859, Oefv. Vet. Ak. Forh. XV. pag. 188 - Jeannel, 1919, Voy. All. et Jeann. et Afr. Or., Hémipt. pag. 237. Belet Amin, VII-1934; 2 4 4. Specie dell’ Africa orientale australe, già indicata di Gibuti, ritengo che sia sparsa in tutta la Somalia, nel Museo di Genova vi sono varii esemplari raccolti al Villaggio Duca degli Abruzzi, 1929 leg. G. Russo, una ninfa del Basso Ganana VII-VIII- 1893, leg. V. Bottego. Platymeris Erebus Dist. Distant, 1902, Ann. Mag. Nat. Hist. (7). X. pag. 185 - Jeannel, 1919, Voy. All. et Jeann. en Afr. Or., Hémipt. pag. 236. Belet Amin, VI-1934; 1 ¢ e una ninfa. Specie dell’ Africa orien- tale e del Congo belga, nuova per la Somalia, è stata pure trovata al Villaggio Duca degli Abruzzi, 1929, leg. G. Russo e a Mogadiscio IV- 1937, leg. Negrotto Cambiaso. PIRATINAE Ectomocoris Klugi Schout. Schouteden, 1919, Ann. Soc. Ent. Belg. LIII. pag. 412. Belet Amin, VII-1934; 3 © ®. Specie descritta dell’ Eritrea, nuova per la Somalia, raccolta pure al Villaggio Duca degli Abruzzi, 1929, leg. G. Russo. Gli esemplari somali corrispondono completamente alla descri- zione di Schouteden, però il lobo anteriore del pronoto invece di essere tre volte più lungo di quello posteriore è poco più di due volte e mezzo. ; + i a ie i a e PA At ie ot! 310 C. MANCINI - ECTRICHODIINAE Glymmatophora costalis Dist. Distant, 1903, Ann. S. Afr. Mus. III. pag. 60 - Horvath, 1914, Ann. Mus. Nat. Hung. XII. pag. 129. Bidi Scionde, 1923; 1 ®. Specie dell’ Africa orientale inglese e tedesca, nuova per la Somalia, nel Museo di Genova ve ne è un altro esemplare pure ® del Villaggio Duca degli Abruzzi, 1929, leg. G. Russo. Cleptria Mombasae Dist. Distant, 1902, Ann. Mag. Nat. Hist. (7). X. pag. 290. Belet Amin, VII-VIII-1934; molti esemplari. Specie dell’ Africa orientale inglese, nuova per la Somalia. HARPACTORINAE Phonoctonus principalis Gerst. Gerstaecker, 1892, Jahrb. Hamb. wiss. Anst. IX, 3, pag. 52. Belet Amin, VI-VIII-1934; varii esemplari, trovato comunissimo nelle stazioni di Dysdercus cardinalis Gerst. dei quali imita completa- mente il colorito. Specie dell’ Africa orientale tedesca e inglese, già indicata di Somalia. MESOVELIIDAE Mesovelia vittigera Horv. Horvath 1895, Revue d’ Ent. XIV, p. 160. Belet Amin, VI-VII-1934: moltissimi esemplari tanto brachitteri che macrotteri raccolti sulle ninfee: la forma macrottera era pure attirata di sera dalla luce del lume. Tutti gli esemplari macrotteri hanno la mem- brana completa, nessuno è Specie etiopica che si estende però al bacino del Mediterraneo ove è stata segnalata dell’ Algeria, Siria, Albania, Italia e Francia meridionale, nuova per la Somalia. mutilato come spesso succede in questi insetti. SS e HEMIPTERA 311 HYDROMETRIDAE Hydrometra africana Hang. e Ev. Hangerford e Evans, 1934, Ann. Mus. Nat. Hung., XXVIII, pag. 47. Bidi Scionde, 1924; melti esemplari, Belet Amin, VI-1934; 4 esem- plari, Bubasci, VIII-1934; un esemplare. Specie descritta dell’ Africa Orientale, regione del Tanganica, nuova per la Somalia; sembra che x ‘ non si estenda in Abissinia ove è sostituita dall’ H. albolineata Reut. GERRIDAE Gerris hypoleuca Gerst. Gerstaecker, 1892, Jahrb. Hamb. wiss. Anst. IX, 3, pag. 55. Bubasci, VIII-1934; varii esemplari (forma macrottera). Specie dif- fusa in tutta l’ Africa orientale. Limnogonus leptocerus Reut. Reuter, 1882, Oefv. Finska Vet. Soc. Forh. XXV. pag. 40. . Jach Sciummo (Giuba), 1923; 1 esemplare, Bidi Scionde (Basso Giuba), 1924; 1 esemplare, Belet Amin, VI-1934; molti esemplari, Is. Mombasa, IV-1934; 1 esemplare. Specie diffusa nell’ Africa occidentale, Senegal, Costa d’ Oro, Achanti, arriva all’ Egitto e nella nostra Africa orientale. Naboandelus Patrizii n. sp. Colore generale bleu-acciaio; testa nera colla base leggermente marginata di bruno e l’orlo interno degli occhi pure bruno (in alcuni esemplari pochissimo visibile), antenne nere colla base del primo arti- colo gialla; pronoto con una larga fascia gialla, ben delimitata, legger- mente rientrante sui lati verso il terzo anteriore, essa occupa tutta la parte centrale dei pronoto e rimangono così bluastri solamente i lati e uno stretto orlo sul lato anteriore; gli ultimi quattro tergiti sono lar- gamente fasciati di giallo e i femori anteriori nella parte basale sono pure gialli. Antenne sottili col primo articolo incurvato in fuori, un poco più ingrossato dei seguenti e più lungo del 2° ma più corto del 2° e 3° riu- x niti, il secondo articolo è più lungo del 3°, il 3° e 4° sono subeguali (17, Fig. IV — 1. Naboandelus Patrizii n. sp. - 2. Zampa anteriore del 5. Decimo sternite. - 4. Naboandelus Bergevini Bergr. (Cairo Eg.), decimo sternite. 12, 8, 8). Rostro nero, raggiunge l'orlo posteriore delle anche anteriori. Pronoto circa due volte e mezzo più largo che lungo, l’ orlo anteriore è diritto, quello posteriore è leggermente arrotondato. Mesonoto unicolore, | HEMIPTERA i 313 allungato, poco dilatato all’ indietro specialmente nel 4, più corto del metanoto e dell’ addome riuniti, orlo posteriore quasi diritto nel mezzo non sinuato come nel Monodi Poiss., nel 4 leggermente rilevato presso gli angoli posteriori. Metanoto circa due volte più corto del mesonoto, posteriormente con due lobi laterali estesi al di sopra del primo segmento addominale, formando così nel mezzo un angolo ottuso. Primo, secondo e terzo tergite concolori, quarto, quinto e sesto con una larga fascia . gialla che occupa buona parte dell’ articolo, lasciando scuri solamente i lati e una stretta striscia nella parte anteriore, una fascia gialla si trova pure nella metà basale del settimo tergite, rimanendo scura pure la parte apicale. Zampe simili a quelle del Bergevini Bergr., scure, anche gialle, metà basale dei femori anteriori gialla, zampe intermedie più lunghe delle posteriori, femori delle zampe anteriori del ¢ (fig. IV, 2) nella metà basale, con un gruppo di 4 o 5 dentini neri estremamente vicini tra loro, con debole ingrandimento sembrano un ciuffo di setole, questi dentini mancano nelle altre specie. Le appendici laterali del de- cimo sternite (fig. IV, 3) molto simili a quelle del Gonodi Poiss., diver- sissime da quelle del Bergevini Bergr. (fig. IV, 4). Tutti gli esemplari sono atteri. Pie 22: mile are milk 3s uns 2:50 mill tare 1,25, milly 9 Bubasci, VIII-1934, varii 4 4, 1 9. Specie distintissima per la presenza nel ¢ della serie di dentini sulla parte basale dei femori anteriori, mancante nelle altre specie, si distingue facilmente dal Bergevini Bergr. per la differenza del colorito e per la diversa forma delle appendici del decimo sternite e dal Gonodi Poiss. oltre che per il colorito, per l’ orlo posteriore del mesonoto non sinuato nel mezzo. - OCHTERIDAE Ochterus caffer St. Stal. 1855, Oefv. k. Vet. Ak. Forh. XII, pag. 46 - Jaczewski, 1934, Ann. Mag. Nat. Hist., (10), XIII, pag. 606 - Mancini, 1939, Ann. Mus. Civ. Genova, vol. 60 (in corso di stampa). Bidi Scionde, 1924; 1 4, Ola Uagèr sul Bubasci, VIII-1934; varii esemplari. Specie estesa a tutta la regione etiopica. C. MANCINI BELOSTOMATIDAE Diplonychus nepoides F. Fabricius, 1803, Syst. Rhyng. pag. 111 - Mayr, 1871, Verh. Z. B. Ges. s. W XXI. pag. 433. Bidi Scionde, 1923; varii esemplari, Bubasci, V1I-1934; i = m la SO NEPIDAE Ranatra Bottegoi Mont. Montandon, 1903, Bull. Soc. Ent. Italiana, XXXV. pag. 22. Arenaga, IX-1923; 9 esemplari, Belet Amin, VII-1934; 3 esemplari. Specie propria della Somalia. . 315 SU ALCUNI COLEOTTERI SOMALI per F. Capra UNA NUOVA SPECIE DI CECHENOSTERNUM GEB. (Tenebr.) Tra i numerosissimi Tenebrionidi raccolti dal March. Patrizi sul Giuba nei suoi vari viaggi, vi è una piccola serie di una bella specie di Cechenosternum, genere istituito da Gebien (Arch. Naturg., 86 Jahrg., Abt. A, H. 6, p. 9, 1920) per una specie raccolta da Fea nella Guinea portoghese: C. nigromaculatum Gebien (ibid. p. 9, fig. 3, genotipo) e per un’ altra dell’ India: C. Wasmanni Gebien (ibid. p. 10, nota). Nulla si sa dell’ etologia del C. nigromaculatum Geb. nè della n. sp. raccolta dal March. Patrizi: la presenza di una fossetta pelosa sul capo di C. nigromaculatum Geb., per quanto solo sui & ¢, fa pensare a Gebien che essa possa avere abitudini mirmecofile, ipotesi avvalorata dal fatto che il C. Wasmanni Geb., per quanto privo di detta fossetta, venne raccolto con varie formiche: Pheidole ghatica For., Ph. latinoda Rog., Bothroponera sulcata Mayr. Cechenosternum Patrizii n. sp. Cech. nigromaculato Geb. valde affine, differt forma latiore et magis ovata; elytris postice non macula communi apicali ornatis, sed in sin- gulo macula transversa suturam et apicem non attingente; prosterni processu intercoxali acutiore; in 3 fovea frontali lata oculos attingente, carina postica recta, carina antica tripartita. In 9 capite uniformi. Long. 3,2-3,6 mm. Habitat: Somalia Ital. ad FI. Giuba: Belet Amin, VII-1934 (Typus); Piana di Fungalango, III-IV-1923; Margherita, 23-11-1920, March. Patrizi leg. (Typus et Cotypi in Museo Civ. Genova, Cotypi in Museo Civ. Trieste et in Coll. Gebien). Colore rosso bruno, subopaco, elitre ciascuna con due macchie nere trasverse: una, situata prima della metà, dal margine laterale giunge fino alla 3* interstria, anteriormente più o meno smarginata in corrispon- 316 F. CAPRA denza della 4* e 5% interstria; l’altra, ai quattro quinti, più piccola, subtriangolare, un po’ obliqua, giungente alla 2? interstria, ora un po’ protesa in avanti sulla 3* interstria, ora più piccola, di un nero meno intenso e quasi disgiunta dal margine laterale; distanza tra la prima e seconda macchia un po’ variabile, secondo la grandezza della macchia posteriore; tutta la sutura e l’ apice delle elitre sono perciò rosso bruni (nel nigromaculatum il quarto apicale delle elitre è nero). Fig. I. — 1. Cechenosternum Patrizii n. sp.: capo del a 2. id. id.: antenna del . - 3. Cechenosternum nigromaculatum Geb.: capo del du 4. id. id.: parte distale dell’ antenna del dI Capo con punteggiatura fina e fitta, clipeo troncato, lati del capo davanti agli occhi, diritti, sutura clipeo-frontale come in nigromaculatum, occhi non smarginati, sporgenti angolosamente, più che in nigromacu- latum; nella ® fronte leggermente convessa; nel ¢ con una profonda fossetta che lateralmente giunge ai margini interni degli occhi, limitata posteriormente da una carena tagliente subdiritta e anteriormente da una carena ottusa divisa in tre parti: due tubercoli laterali trasversi piccoli ed una porzione mediana circa una volta e mezzo più lunga di uno dei tubercoli, un po’ spostata in avanti; il centro della fossetta è occupato da un ciuffo di peli giaili che si origina sotto la carena posteriore, con i peli in parte rialzati e convergenti verso la linea mediana (nel nigro- maculatum la carena posteriore è sinuosa e, nel mezzo, sporgente in avanti con un lobo tronco, superiormente depresso; la carena anteriore ii diaz Ain e ERS iim ars ee Day See SU ALCUNI COLEOTTERI SOMALI 317 è regolarmente arcuata, anteriormente poco elevata e distinta, più mar- cata ai lati, ove si origina presso il margine posteriore degli occhi; il ciuffo di peli è uniformemente diretto in avanti). Antenne con gli articoli 7-11 distintamente più lunghi che larghi (in nigromaculatum articoli 8-10 più larghi che lunghi, il 7° circa così lungo che largo). Pronoto con la maggior larghezza alla base, con i lati già conver- genti fortemente in avanti a partire dal quarto basale, con il iato ante- riore un po’ meno lungo della meta del lato posteriore, questo assai leggermente bisinuato; angoli posteriori retti, vivi; angoli anteriori ottusi, arrotondati; opaco, con punteggiatura superficiale fine e piuttosto rada (Xx 35); alla base due fossette scure come in nigromaculatum (in nigromaculatum il pronoto è meno trasversale, un po’ convesso in avanti, più declive agli angoli anteriori, con la base diritta e con i lati conver- genti in avanti a partire dalla metà). Elitre un po’ meno opache del pronoto, ristrette all’ indietro fin dalla base, angolo omerale ottuso, strie dei punti come in rnigromacu- latum nella metà basale dell’ elitra, ma sovrapposte a una linea scura stretta e poco evidente così che le interstrie appaiono del doppio più larghe delle strie, inoltre con punteggiatura assai leggera e rada, ma evidente anche nella parte rossa delle elitre (in nigromaculatum le elitre sono parallele fino quasi ai due terzi, la linea scura delle strie è assai larga, ben più larga della linea chiara delle interstrie, la punteggiatura delle interstrie è assai più leggera e difficilmente visibile anche in corri- spondenza delle macchie nere). Prosterno col processo intercoxale più stretto e meno lanceolato che in nigromaculatum. Per la forma generale del corpo (particolarmente pronoto ed elitre) il Cech. Patrizii si avvicina di più al Cech. Wasmanni Geb., a me ignoto in natura, ma ne differisce per la statura maggiore e principalmente per i caratteri della fronte del 4, la quale nel Wasmanni è invece uni- forme come nella 9. SUL CHIRONITIS FLABELLATUS Bouc. (Scarab.) La bella e recente monografia di Janssens sugli Onitidi (1) mi ha indotto a riesaminare i due esemplari tipici del Chironitis flabellatus (1) A. Janssens — Revision des Onitides - Mém. Mus. R. Hist. Nat. Belg., 2e ser., fasc. 11, pp. 1-200, 107 figg., tav. I-II, 1937. F. CAPRA Bouc. (Ann. Mus. Civ. Genova, LI, 1923, p. 90) raccolti a Margherita sul Basso Giuba dal March. Patrizi e rimasti ignoti in natura al Janssens. | La descrizione del Boucomont è esatta, ma credo opportuno dare alcuni cenni complementari e specialmente alcune figure, che permet- tano un più facile riconoscimento della specie. Fig. II. — Chironitis flabellatus Bouc. - 1. Tibia anteriore del 4 olotipo dal di sotto. - 2. id. id. del 4 paratipo. - 3. Femore posteriore. - 4. Tarso posteriore. - 5. Edeago, visto di lato. - 6. Parameri, visti di sopra. - 7. Apice dei parameri, visti di fronte e maggiormente ingranditi. i (Le figg. 1-6 ugualmente ingrandite). Epistoma col margine rilevato, anteriormente smarginato, ai lati regolarmente arcuato, con traccia appena accennata di un rilievo tra- sversale (un po’ più avanti e assai meno accennato che in Chir. furcifer Rossi). | Elitre ampiamente concave dietro il callo omerale tra la 5* inter- stria e la carena laterale, questa molto sporgente e viva, orizzontale, inferiormente crenellata fino circa ai due terzi. ae pono ia IS. ITA eve Sparco Lt Ra GAR a ht! BONS SU ALCUNI COLEOTTERI SOMALI 319 Parte inferiore del corpo a lucentezza grassa per la netta micro- scultura a maglie isodiametriche. Protorace inferiormente ai lati con punteggiatura assai superficiale e rada. Prosterno posteriormente solo un poco sporgente ad angolo diretto in basso, a microscultura profonda senza punti o granuli. Mesosterno fittamente od irregolarmente granu- lato, un poco ruguloso anteriormente, con leggera carena mediana; sutura meso-metasternale molto marcata, nel mezzo con un’ incisione ad angolo retto stretta e poco profonda. Epimeri mesosternali più opachi, con pochi granuli sparsi, con il lato anteriore convesso e spigolo antero-esterno spor- gente a spina conica un poco ottusa. Metasterno, in avanti, con due gib- bosità granulose, limitanti un’ area triangolare liscia, sulla parte mediana coperto di granuli lucidi irregolarmente spaziati, più piccoli e più radi ai lati. Tibie anteriori fortemente ripiegate all’ interno ed in basso e obli- quamente troncate nel tipo (esemplare maggiore), poco curvate ed a punta conica nel paratipo; dopo la metà, circa al livello del 2° dente esterno, con una forte lamina bidentata, il cui dente posteriore è forte- mente ripiegato in basso specialmente nel tipo, meno obliquo nel paratipo. Zampe medie normali, femori col margine posteriore spianato e fortemente convesso; tarsi di struttura normale, un poco più brevi della tibia. ; Femori posteriori come nella figura; tarsi posteriori simili a quelli di Chir. furcifer ma ancora più appiattiti e gradatamente allargati, così che il 5° articolo è il più appiattito ed è più largo del 1°. Edeago a pezzo basale lungo circa come il distale, parameri visti di sopra attenuati, solo l’ angolo inferiore apicale un poco rigonfio. Per ia forma dei tarsi posteriori il Chir. flabellatus Bouc. è vicino al Chir. furcifer Rossi e forme affini. I PRIONINI DELLA SOMALIA ITALIANA (Ceramb.) Lo studio dei Prionini raccolti dal March. S. Patrizi nei suoi vari viaggi nella Somalia meridionale mi ha indotto a esaminare tutto il materiale somalo di questa famiglia conservato nel Museo Civico di Genova, in parte già studiato in precedenza dal Lameere, nonchè quello raccolto dal Prof. G. Paoli, Direttore del R. Osservatorio per le Malattie delle Piante di Genova, ed alcuni interessanti esemplari avuti in studio dal Prof. A. Mainardi, di Livorno, ed in parte generosamente donati per le nostre collezioni. 320 F. CAPRA Aulacopus natalensis White Lameere, Mém. Soc. Ent. Belg. XI, 1903, p. 96 » » » » » » » » » » » » » » » » GENERI, SPECIE E FORME NUOVE DESCRITTE NEL PRESENTE VOLUME 140 136 137 145 145 144 142 149 218 29 222 224 236 228 239 233 238 240 241 242 245 243 TENEBRIONIDAE Cechenostennum . Patrizia, Capra, im. Spi: ye ne ees eee Praogena abyssinica ssp. obscuripennis Gridelli, n. ssp. . Pracsenaveonui Gridell, NES CERAMBICIDAE Cantharocnemis (Cantharoctenus) Mainardii Capra, n. sp. Docohammus flavescens Breuning, n. sp. ENMUIGIGNaLOGS DOTSa ECT ile Speer ela ine EunidialSct0s44BICUNIAN: Sly Sag ine fee wo de Mallonia Patizi Breuning. sey Sp.) I he eee Tetraulax pictus Breuning, n. s. Hymenoptera MUTILLIDAE Glossotilla suavis ssp. castanea Invrea, n. sp. OdonallafGrazia ni invite Rs pe e Pristomutilla patriziana Invrea, n. sp. PyenotloNlicioraMivie sp ER Smicromymue C@aroselliralnvne adem; Spt nein een irogaspidias Ratizire liwceasemie Span enna BETHYLIDAE MEStiSTSOnRA SMISE PI I a CHALCIDIDAE Brachymeria Fonscolombei ssp. gananensis Masi, n. ssp. . StenotarsUs MAS NOIRE Stenotanyus linearis Masi (isp (es 409 297s ee SWSEGSIS Gia waste Mee SD RR Lepidoptera AMATIDAE Apisa canescens ssp. microcanescens Berio, n. ssp. . ARCTIIDAE Amsactarctia Berio vie afer aie AE Maenas” minorata Berio Ne sp Me e LYMANTRIIDAE Cropera Confalonierii Berio, n. sp. » » » » » » » » » » » » » » 125 118 126 120 127 122 133 210 207 208 212 59 178 LIMACODIDAE eGavara Caprai Berio; n. sp... . NOCTUIDAE Agrotis Negrottoi Berio, n. sp. . . . Borollia Patrizii Berio, n. sp. £ Gal'hyccoda Beno, nm. sen. 1. 7... Callhyccoda viriditrina Berio, n. sp. Eublemma galacteoides Berio, n. sp. Eiocasinag wanmst Berio, n. ispi 60... Eustrotiaextranea:Berio, n. Sp... . Eustrotia pluristriata Berio, n. sp. (sub did. G@iubicolanta Beno, lM. senso i... Giubicolanta orientalis Berio, n. sp. Leocyma discophora ab. caeca Berio, n. ab. . Matapioplasta pergratiosa Berio, n. sp. Ozarba albomediovittata Berio, n. sp. Ozarba deficiens Berio, n. sp. Ozarba Morstatti Berio, n. sp. Ozarba scorpio Berio, n. sp... . Ozarba semiluctuosa Berio, n. sp. . imonazennyiamsia Beno, isp. GEOMETRIDAE dira Patrizii Berio, n. sp. Anisodes imperialis Berio, n. sp. Scopula africana Berio, n. sp. . Neuroptera ASCALAPHIDAE Phalascusa Patrizii Navas, n. sp... . MYRMLEONIDAE Cueta obliqua Navas, n. sp. . Nora Navas i noel yk ees) a en ee Nima, somatica (Navas, n. Sp! 2.) 2. Hemiptera - HETEROPTERA ~ Brachycerocoris Patrizii Mancini, n. sp. Chilocoris somalicus Mancini, n. sp. » » » » » » » » 179 199 61 63 64 174 202 118 as 176 Lori 65 hea lo 62 201 61 176 60 179 180 180 50 32 53 54 299 295 Naboandelus Patrizii Mancini, n. sp. . HOMOPTERA Fulgora somaliana Lailemand, n. sp... Macropsis fusca Lallemand, n. sp. . . Mesophylla lineata Lallemand, n. sp. Patriziana Lallemand, n. gen. . . Patriziana elongata Lallemand, n. sp. Sepullia callosa Lallemand, n. sp. . REPTILIA Ophidia Eryx somalicus Scortecci, msp. ey NG Dol Cae . DE Beaux — Presentazione . Patrizi — Parte narrativa (30-IX-1935) . . Bacci — Molluschi (8-1V-1939) . Berio — Nuove specie di Eteroceri (30-X1I-1935) . Berio — Nuove specie di Eteroceri. Noctuidae, Lymantrii- dae, Limacodidae, Geometridae (30-1V-1937) . Berto — Lista dei Lepidotteri Eteroceri, con note e diagnosi di Eteroceri africani (25-VIII-1938) . BREUNING — (Juelques nouvelles espèces de Lamiinae (Col. Ceramb.) de l’Afrique orientale (19-1X-1938) . Capra — Su alcuni Coleotteri somali (8-1V-1939) . De Beaux — Mammiferi (10-I11-1937) . DI GCaPoRrIACcO — Scorpioni, Pedipalpi, Solifugi e Cherne- tidi di Somalia e Dancalia (10-XT-1936) . . M. Guipint — Glossine e Tabanidi dell’ Africa Orientale Italiana esistenti nel Museo Civico di Storia Naturale di Genova (8-IV-1939) . GRIDELLI — Nota su alcune specie di Praogena Cast. (Co- leopt. Tenebrionidae) (15-XT-1939) . GuieLIA — Pesci (30-1X-1935) . GuieLiA — Imenotteri aculeati (7-IV-1938) . Invrea — Mutillidae e Chrysididae STE (20 VIII-1936) . . LALLEMAND — Homoptera (30-XII-1935) . Mancini — Hemiptera Nota I (8-[V-1939) . Mast — Nuova specie di Mesitius er Bethylidae) (27-VII-1936) . Masi — Imenotteri Calcididi (19-IX- aes . Mottont — Uccelli (15-11-1936) . Mutter — Di alcuni Carabidi nuovi o poco noti dell’ Africa Orientale (28-XII-1938) La data che segue i titoli è quella di pubblicazione dell’estratto delle memorie. » » » » » » » Vv 1- 26 333-338 56- 65 174-181 139-203 204-206 315-332 150-173 135-148 339-349 255-262 Q7- 59 183-188 115-131 79- 84 992-314 132-134 207-214 85-101 999-254 Navas — Neurotteri (30-IX 1935) . NieLsen — Odonati e Catalogo degli Odonati del “Corno Orientale dell’ Africa ,, (30-X1-1935) PGE se ue A > Si G. PAoLI — Nota sui generi Spalacomimus Karsch e Bradyo- Va pistus Karsch (Orthopt. Phasgonur.) :30-RI-1936) . . . » 102-4114 x B. PARISI — Crostacei Decapodi (10-XL-1939) . . . . . » 5917 G. Scorreccr — Rettili Ofidi (15-£T:1939) . . . . 2. . >» 963.201 © S. L. STRANEO — Pterostichini (Coleopt. Carabidae) (10-X1-1938) » 219-224 is M. C. Ascari — Il Museo Civico di Storia Naturale “ Giacomo Doria,, in Genova e il suo contributo allo studio faunistico delle Colonie Italiane. Elenco delle pubblicazioni con pre- Di fazione di Oscar De Beaux (30-IV-1937). . . . . . » 343 Elenco dei generi, specie e forme nuove descritte nel presente Uno VOlMME i, TA I OT A A PROF. OSCAR DE BEAUX - DIRETTORE RESPONSABILE PRINTED IN ITALY ANN. MUS. CIV. ST. NAT. LVIII Tav. | ANN. MUS. CIV. ST, NAT. LVII Tav. Il gen 4 > FA “Ad Ci ed Ul MEMI, Tav. ANN. MUS. CIV. ST. NAT. LVII sn i At ie Hye PR L'ira tia MUS, CIV. ST. NAT. LVIII Tav. IV iy ii i, brat" ANN. MUS. CIV. ST. NAT. LVIII Tav. V È E Tav. VI ANN. MUS. CIV. ST. NAT. LVIII SLI) ESPRIT, cence cop ORE “ E po , = Ae pout Ne ia) È AE AN Q i RA UN TE RIDI 3 oye vats . De » CORI ate age MARI VAI ANN. MUS. CIV. ST. NAT. LVIII Tav. VII ANN. MUS. CIV. ST. NAT. LVIII Tav. VIII Tay. IX \ <—_. / . : > \ ) a _ DS N Ì > . _ eZ N ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LVIII Tav. X ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LVIII _ a... _ 7 . Tav. XI ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LVIII \Z NZ T. _r ary An, rey att ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LVIII Tav. XII ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LVIII Tav. XIII Tav. XIV j NOVA LVIII IV. ST. NAT. GE ANN. MUS. C N = nT Golly ie es dd ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LVIII Tav. XV SN > NS NG SS 4% j ERTS 7 ANN. MUS. CIV. ST. NAT. GENOVA LVIII Tay. XVI iy VW War Vu wa j \F, A \ UIYY i \ | | i WE Ny \ \ . = | i IN ANA J) AN Ned Nodi 5 | N iW: SS GRA A IN Wii © SANA E A ey Ie \e I ead | Juguy VO V Se MM - \ IS © VUTTITOITOI Y ° vv Vu o |\C ACC. Y , ¥v MSS wy age vv a NA! Malva DI DI >. PD 1 i E ATAAAATAA® NANNA 79 D DI DI Bo. ») DI DI > DD) DI J d » >» DI Me x © ANSA] = AR AIA f AA > AAAAAAAAA AARAAAAAAAA \ Wanna i) AA a AS Alea -) SAARRRARA 2: AAA AA AaAATVTII \ ee \ V| } lal eli | RARA AA RARARA 9 ARR AAA RARA AARARA AA Miaaaanenn ie \AAAAAA AAAAA AMARA. AfAalzal. \ Î \ \ Aa DA AAAA AAW AARAAA | PA AAA QI AZ a RA ANA \ | ARRRARAAARARA Aaa AAA. A AD 19 Î f i} . \ yi \AAAA ARA ANA MAAR A sew Y | aa o AZARARAAARRARARARRAR AV Ar ARAAAA an ARAMA AL “QC UNH NNN 3 9088 01230 2485